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2.1 NASCITA E SVILUPPO DEL GENERE TESTIMONIO IN ARGENTINA

2.1.1 Cenni critic

Il genere testimonio ha acquistato importanza negli ultimi decenni, per la sua produzione di una nuova pratica discorsiva e per gli studi critici incentrati su di esso. L’interesse della critica e dei dibattiti a livello accademico può essere attribuito a diversi fattori. Tra questi, i più rilevanti sono tre: l’importanza politica del mondo rappresentato, il dibattito che apre in relazione con la letterarietà e la configurazione di un nuovo canone.

Il testimonio è per l’America Latina una modalità discorsiva che ha superato il limite tra letteratura e informazione, portando il dibattito sulla funzione politica della letteratura e sul problema della referenzialità.

Durante gli anni Ottanta la riflessione teorica sul testimonio porta alcuni critici a proporre un definizione di questo genere evidenziando il suo situarsi ai confini della letteratura, spazio dal quale si fa portavoce dei desideri di lotta dei settori sociali emarginati.

Un concetto da non trascurare è quello di novela-testimonio di Miguel Barnet, secondo cui il romanzo-testimonio è una variante del racconto che propone un’indagine approfondita della realtà partendo dai fatti principali, descrivendoli attraverso i protagonisti e le loro azioni, e sopprimendo così l’io-narrante dello

scrittore.

Secondo Barnet, l’autore del romanzo-testimonio ha la missione di rivelare la Storia alternativa, “la otra historia”, e per fare ciò deve indagare anche sul campo. L’estetica è subordinata al pratico. Si articola così la memoria collettiva, il “noi” prende il posto del “io”. 112

Altro contributo importante nel dibattito attorno al testimonio è quello di Achugar, secondo il quale il racconto testimoniale viene gestito dagli interlocutori tanto politicamente quanto esteticamente, attraverso l’uso di stategie narrative già esistenti nella tradizione canonica, l’eliminazione della distanza tra scrittura e praxis e la costruzione di un soggetto sociale che è legato al cittadino comune e non letterato, ma allo stesso tempo differente rispetto a esso. Secondo Achugar i tratti distintivi del testimonio si trovano, a livello dell’enunciato, nel registro della voce dell’Altro e nell’effetto oralità/verità, e, a livello pragmatico, nella sua funzione di denuncia che permette l’ingresso della sfera pubblica nel mondo letterario. 113

Queste caratteristiche segnano le differenze tra testimonio e autobiografia, considerata come discorso intorno alla vita privata, e chiariscono la loro relazione con la letteratura. Infatti, riguardo a quest’ultimo aspetto, Achugar sostiene che l’autobiografia circola come letteratura però non si identifica come fiction, ma come elaborazione ideologica formale. Invece il testimonio si allontana da questo campo e appare in spazi un tempo lontani da quello letterario, come quello giornalistico.

John Beverly114 isola tre problemi intorno ai quali si concentra la critica: 1. La relazione del testimonio con la letteratura;

2. La questione della verità del testimonio; 3. Il rapporto tra testimonio e politica.

Per quanto riguarda la relazione testimonio-letteratura, per alcuni critici quella del testimonio è una forma di letteratura che recupera la voce dell’emarginato

112 M. Barnet, “Testimonio y comunicación”, in Literatura y Testimonio, Jara Vidal, Minnesota, 1984. 113 H. Achugar, Op. cit.

114

J. Beverly, “¿Posliteratura? Sujeto subalterno e impasse de las humanidades”, in Casa de las

o del rivoluzionario e porta a una rimodellamento del canone. Per altri si tratta semplicemente di una forma di letteratura alternativa, osteggiata dal Potere e dalla cultura accademica, in quanto rende possibile la ricostruzione di verità subalterne.

Nella sua teoria, John Beverly mantiene il testimonio fuori dal campo letterario attraverso il suo scopo etico e politico e il suo fine solidale con le vittime della società. Beverly sostiene che inserire questo genere nella categoria della finzione letteraria significa considerarlo semplicemente come una forma letteraria, dimenticando così il suo potere sul lettore. Secondo la sua posizione, al testimonio non andrebbe segnato un grado, neanche minimo, di finzione. La teoria di Beverly, seppur utile al dibattitto, ci appare perlomeno fuorviante. La narrativa storica e quella di finzione appartengono alla medesima categoria in quanto si tratta di due linguaggi simbolici. Esiste in entrambe una trama, una serie di eventi, un soggetto che prova a mettere ordine all’interno del flusso caotico della vita, e a cercarne un senso.

In altre parole, in narrativa fiction e non-fiction non si oppongono ma si completano. Ogni tipo di racconto è rappresentazione e creazione.

Ogni “contratto di finzione” è retto da un patto di lettura. Dunque la distinzione fiction-non fiction non può eludere i problemi che sorgono attorno a due nozioni: quella di referente e quella di verità.

Usando le parole di Goicochea, la semantica della finzione cerca una spiegazione dei “mondi possibili” attraverso il loro rapporto con il “mondo attuale”. Il possibile supera il reale e si offre come mondo alternativo.115

Di conseguenza, crolla la discussione sulla “verità” come concetto sovrapposto a realtà (o “referente”) e viene recuperata la nozione di “verità possibile” in un universo semantico.

Il mondo della fiction è duale, poiché in esso coesistono un universo attuale e un universo secondario. Si accede al mondo possibile dal mondo reale che lo rende credibile, ma attraverso canali semiotici. Esiste uno spazio simbolico di significato condiviso da lettore e scrittore, e in esso si trovano tracce di realtà

che aumentano la credibilità e garantiscono il patto di lettura. Il senso si trova nel punto d’incontro tra mondo del testo e mondo del lettore.

Uno dei principi teorici che consideriamo importanti per lo studio del genere testimonio è che l’effetto della finzione sulla realtà è discorsivo, perché si affaccia su altri universi simbolici. A partire dalla fiction si può interpretare il mondo presente e modificare l’orizzonte simbolico della cultura.

Le opere che verranno analizzate in questa ricerca sono romanzi testimoniali, in quanto possiedono le caratteristiche tipiche del genere, come la tecnica narrativa, il tipo di contenuto e l’interdiscorsività.

La costruzione della trama (il suo montaggio) e il contenuto danno al romanzo testimoniale un carattere narrativo peculiare. Alla base del montaggio di questo tipo di racconto troviamo due elementi: la soggettivizzazione e l’intertestualità. Infatti, uno dei tratti tipici del testimonio è la capacità di trasformare personaggi provenienti dalla realtà in personaggi apparentemente costruiti a tavolino e, dunque, finti. Il narratore può essere allo stesso tempo testimone, attore e giudice di ciò che viene narrato, ma la sua voce parte sempre dall’esperienza e dalla storia, non racconta una vicenda personale fine a se stessa ma diventa rappresentativa per un gruppo intero, con il quale si identifica come soggetto.

Il narratore esprime così la sua versione dei fatti narrati, ed è la presenza di questo soggetto e del suo essere coinvolto nel racconto a determinare la differenza tra racconto testimoniale e racconto storico o giornalistico.

Per quanto riguarda l’altro elemento sopra citato, l’intertestualità, bisogna considerare che il testimonio è la narrazione di uno o più avvenimenti, e quindi trasporta i fatti sul piano del discorso, ma interagisce con altri linguaggi e diverse fonti per dare una versione alternativa a quella narrata dalla storia ufficiale o dalla stampa. È la citazione lo strumento utilizzato da un metodo narrativo che cerca il senso delle cose dopo una fase di indagine, una di selezione delle fonti e una di costruzione della trama. Per questo il racconto testimoniale si appella anche alla competenza del lettore e alla sua capacità di comprensione. Il processo di lettura ricontestualizza i frammenti citati nel

racconto, ricercandone contemporaneamente il senso.

Questa struttura narrativa implica un montaggio del materiale, in altre parole usa un metodo che ha lo scopo di romanzare i documenti e le fonti raccolte. In tal modo, il romanzo testimoniale entra nell’ambito della letteratura grazie alla sua composizione testuale.

Come abbiamo già ricordato, una delle particolarità del genere testimonio è anche l’importanza del suo contenuto. L’autore, è opportuno ribadirlo, riferisce storie anche personali ma che sono comunque significative per un intero gruppo sociale.

Nei testi di Walsh e Bonasso che prenderemo in esame nei prossimi paragrafi, non recupereremo la voce di un gruppo di emarginati, come succede nella maggior parte dei romanzi testimoniali latinoamericani, ma troveremo il grido di denuncia di un altro tipo di gruppo: quello delle vittime. Si tratta, in questo caso, dei desaparecidos, dei prigionieri politici, dei torturati e, in generale, di tutte le vittime della violenta dittatura argentina.

Questi esempi di testimonio costituiscono una vera e propria denuncia del potere e della violenza dello Stato, puntando un fascio di luce sulla relazione tra oppressore e oppresso.

Altro elemento interessante è la cura dei dettagli e dei particolari anche privati dei protagonisti, oltre che degli eventi. È un metodo che dà maggiore credibilità alla storia narrata.

Ma qual è la funzione politica del romanzo-testimonio? La risposta è la sintesi delle osservazioni fin qui riportate: il romanzo testimoniale racconta quello che i canali ufficiali, siano essi la stampa o gli studi accademici, non hanno mai raccontato, o hanno raccontato in modo filtrato.

Certo, la verità non è relegata solo alla voce del narratore, poiché l’ethos del testimone si intreccia con quello del lettore. La funzione politica è quindi garantita da quel legame che si crea tra autore e destinatario del messaggio, ed entrambi condividono la medesima posizione, storica e critica, di fronte ai fatti narrati.

testimonio riguarda l’interdiscorsività. Il romanzo appartenente a questo genere necessita di una comprensione e un processo di lettura che permetta al lettore di scovare le relazioni con altri livelli della narrazione.

Grazie all’interdiscorsività il genere testimonio entra nel contesto letterario allargandone il campo, introducendo al suo interno altri generi provenienti dalla cultura di massa (come il noir, per esempio) e abbracciando contributi di ambiti un tempo estranei alla narrativa, come quello sociologico e politico.