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Cenni sulla situazione legislativa europea e italiana

Capitolo 8: Caso studio in termini energetici

8.1.2 Cenni sulla situazione legislativa europea e italiana

I temi riguardanti il fabbisogno e il risparmio energetico sono stati ampiamente affrontati nel corso degli anni portando alla creazione di nuove norme, materiali più performanti e, in generale, ad un nuovo modo di concepire l’edificio. A livello nazionale però si è dato maggior peso e rilevanza ai consumi dovuti al riscaldamento, trascurando la problematica del risparmio energetico in fase estiva che, soprattutto in zone climatiche mediterranee dove si hanno inverni miti ed estati molto calde, non è assolutamente da sottovalutare ma diventa anzi prioritaria. Da qui l’importanza di ottenere un edificio con un livello di comfort accettabile e bassi consumi sia in inverno che in estate, tenendo conto del fatto che progettarlo e ragionare in termini di consumi esclusivamente invernali è errato. I dati confermano quanto detto: in Italia il fabbisogno energetico estivo giornaliero, da sempre inferiore rispetto a quello del periodo invernale, ha superato quest’ultimo a partire dal 2006 poiché i valori massimi di fabbisogno si sono registrati esclusivamente in estate. Una delle principali cause dell’incontrollato aumento e degli elevati consumi generati dalla climatizzazione estiva è sicuramente la presenza di leggi, sia a livello Italiano che Europeo, create con il solo scopo di ridurre il fabbisogno energetico di riscaldamento ma non di raffrescamento. Termini come “trasmittanza termica periodica”(Yie), fattore di attenuazione (f) risultano infatti meno conosciuti rispetto al più comune “trasmittanza”, poiché riguardano concetti legati al comportamento energetico dell’edificio in regime estivo piuttosto che invernale.

Con la Direttiva 2002/91/CE del Parlamento Europeo si è voluto però prendere provvedimenti per migliorare le prestazioni degli edifici, esistenti (con metratura sup. a 1000mq) e nuovi, tramite la riduzione di consumi energetici dovuti al riscaldamento, condizionamento, illuminazione e acqua calda sanitaria. Oltre a tale obiettivo, quindi il rispetto del protocollo di Kyoto, la Direttiva definisce una metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici nonché standard minimi da raggiungere non solo per il riscaldamento, sostituendo il concetto di “prestazione termica invernale” con “prestazione energetica globale”. I temi trattati in tale documento non erano sicuramente presenti nella maggioranza delle normative appartenenti ai paesi europei, Italia compresa, le quali affrontavano il contenimento energetico dal punto di vista prettamente invernale. A partire dal 1 luglio 2012 la Direttiva 2010/31/UE ha sostituito quella del 2002: con essa è previsto che gli edifici costruiti successivamente al 31/12/2020 dovranno essere ad energia “quasi zero”.

In Italia vengono trattati tali argomenti in maniera più approfondita grazie al D.Lgs 192/2005 (attuazione della direttiva 2002/91/CE e modificato ed integrato dal D.Lgs 311 del dicembre 2006) e il D.P.R. 59/09 (regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b) del D.Lgs n.192 del 19 agosto 2005, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE). Quest’ultimo in particolare, tratta il calcolo dell’indice di prestazione energetica relativo all’involucro edilizio per quanto riguarda il regime estivo (Epe,invol) sia per gli edifici esistenti che quelli di nuova costruzione soggetti a ristrutturazione.

Fig.64: Tabella - Limiti relativi agli edifici residenziali, D.P.R. 59/09.

Il suddetto indice, che si basa sulla destinazione d’uso e la zona climatica, per gli edifici residenziali è dato dal rapporto tra il fabbisogno di energia termica necessaria al raffrescamento dell’edificio e la superficie utile. Sempre nel solito decreto vengono affrontate le prestazioni energetiche in regime estivo dei componenti trasparenti ed opachi. Anziché considerare una massa superficiale maggiore di 230 kg/m2 per chiusure opache verticali, orizzontali e inclinate è possibile, in via alternativa, verificare che la trasmittanza termica periodica delle pareti verticali opache (eccezion fatta per quelle collocate a nord- ovest, nord, nord-est) risulti minore di 0.12 W/m2K mentre per le strutture opache orizzontali e inclinate, minore di 0.20 W/m2K . Essa è stata introdotta appunto come alternativa alla massa superficiale ed è definita, all’art.2 comma 4 del D.P.R., come un “parametro che esprime la capacità di un componente edilizio di attenuare e sfasare nel tempo il flusso termico proveniente dall’esterno che lo attraversa nell’arco delle 24 ore della giornata”. Sostanzialmente si ottiene dal prodotto tra il fattore di attenuazione e la trasmittanza termica stazionaria (W/m2K):

Yie = U f (dove il pedice sta ad indicare interno-esterno)

Per le superfici vetrate esiste invece la possibilità di utilizzare un fattore solare minore o uguale a 0.5 in alternativa all’installazione obbligatoria di sistemi schermanti qualora quest’ultimi non risultino convenienti da un punto di vista tecnico-economico.

Il concetto di “valutazione qualitativa delle caratteristiche dell’involucro edilizio volta a contenere il fabbisogno per la climatizzazione estiva” è introdotta però dalle Linee Guida nazionali, presenti nel D.M. Sviluppo economico del 2009, e prevede due metodi:

- determinazione dell’ Epe,invol e classificazione dell’edificio in base a specifica tabella (Fig.65), per edifici appartenenti a qualsiasi destinazione d’uso e zona climatica;

- determinazione di indici prestazionali quali sfasamento ! [ore] e fattore di attenuazione f, coefficiente adimensionale, e classificazione dell’edificio in base a specifica tabella (Fig. 66) per edifici appartenenti a qualsiasi destinazione d’uso e zona climatica.

Fig.65: Tabella - Primo metodo di classificazione delle prestazioni degli edifici, Linee Guida nazionali.

Fig.66: Tabella - Secondo metodo di classificazione delle prestazioni degli edifici, Linee Guida nazionali.

Poiché lo sfasamento rappresenta il tempo che intercorre tra il picco di temperatura sul lato esterno e quello sul lato interno, tanto maggiore sarà il suo valore quanto migliore sarà il comportamento della parete. Al contrario il fattore di attenuazione dovrà possedere un valore più basso possibile, poiché è definito come la diminuzione dell’ampiezza che subisce l’onda termica nel passare attraverso il componente edilizio. Qualora i valori di ! e f non rientrassero negli intervalli fissati, è lo sfasamento a prevalere per la classificazione della prestazione dell’edificio.

8.1.3 Conclusioni

A livello europeo, in particolare per alcuni Paesi appartenenti all’area mediterranea come l’Italia , il susseguirsi delle varie leggi riguardanti il controllo dei consumi energetici nel periodo estivo, è la prova della graduale sensibilizzazione che sta avvenendo nei confronti di tale problematica. Nonostante il quadro normativo sia talvolta incompleto, poco chiaro e la sua evoluzione sia avvenuta in ritardo rispetto a quella dei consumi, lascia trapelare la volontà di controllare la climatizzazione estiva realizzando involucri idonei al surriscaldamento che si verifica in tale stagione. Perché è proprio l’involucro che può modificare l’influire delle condizioni climatiche esterne e garantire condizioni di comfort adeguate all’interno di un edificio. Al di là del rispetto delle prescrizioni legislative, che servono comunque da input e come indicazioni da seguire in futuro, è importante pensare concretamente ad un approccio progettuale dove è il solo involucro a realizzare tutto ciò. Con la possibilità di utilizzare impianti tecnologici di ogni tipo, oggi gli edifici possono essere costruiti in qualsiasi condizione climatica utilizzando elevate quantità di energia per ottenere le temperature necessarie nei vari ambienti interni. La tradizione costruttiva presente nell’area mediterranea, dimostra però che alla massa muraria, oltre al compito strutturale, era assegnato quello di mantenere condizioni di comfort ottimali sia in inverno che in estate. Le caratteristiche della parete (massa, inerzia termica, materiali, forma ecc.) sfruttano al meglio la presenza di sole, vento e in generale le peculiarità climatiche circostanti perché progettata in base ad esse e con cognizione di causa. Questo per dire che è possibile raggiungere tali obiettivi senza l’ausilio, o comunque riducendo di molto, l’utilizzo di impianti di climatizzazione tramite la conoscenza e lo studio dei materiali, delle forme e del clima. Tutto ciò sfruttando nuovi materiali disponibili e tecniche costruttive differenti notevolmente cambiate nel corso dei millenni. La sfida per i progettisti sarà individuare le soluzioni migliori in termini di tecnologia, materiali e forme. Compito dei legislatori invece, quello di trovare opportuni metodi e requisiti minimi per verificare le prestazioni energetiche degli edifici. In conclusione, la Direttiva Europea 2002/91/CE ha di fatto portato alla luce le problematiche relative al periodo estivo: né legislatori né progettisti potranno più trascurare un problema realmente esistente e del quale non si può far finta di niente.

8.2 Comportamento energetico dell’edificio

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