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centenario della nascita

Nel documento A CCADEMIADEI R OZZI (pagine 53-56)

Eventi

Il ‘Maestro dell’Osservanza’, uno dei pit-tori più alti e raffinati del Quattrocento senese, altri non era che il giovane Sano di Pietro, così come credeva a suo tempo Cesare Brandi. Questo è quanto hanno sostenuto storici dell’arte del calibro di Luciano Bellosi, Alessandro Angelini (Università di Siena) e Andrea De Marchi (Università di Udine), animando due gior-nate di studi dedicate alla vita e alle opere di Sano di Pietro, svoltesi il 5 e 6 dicembre presso l’Accademia dei Fisiocritici di Siena e il Museo Cassioli di Asciano.

Il convegno Sano di Pietro: qualità,

devo-zione e pratica nella pittura senese del Quattrocento è stato promosso dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi di Siena, dal Kunsthistorisches Institut in Florenz - Max-Planck-Institut, dalla Fondazione Musei Senesi, dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantro-pologico, dall’Amministrazione Provinciale e dal Comune di Siena, con il sostegno della Banca Monte dei Paschi di Siena Spa -Gruppo Bancario MPS e della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, per ricordare il sesto centenario della nascita del celebre pittore, che vide la luce a Siena il 1° dicem-bre 1405 (cioè nel giorno del patrono Ansano).

La prima sezione del convegno è stata dominata dalla questione dell’identificazio-ne del giovadell’identificazio-ne Sano di Pietro dell’identificazio-nel ‘Maestro dell’Osservanza’. La personalità artistica di quest’ultimo fu ricostruita più di mezzo secolo fa attraverso gli studi di Alberto Graziani, il quale gli riferì una serie di

note-voli dipinti “d’una cultura parallela a quella del Sassetta ma piú insistentemente arcai-ca”, tra i quali spiccano il trittico eponimo nella chiesa dell’Osservanza, la Natività

della Vergine del Museo Civico d’Arte Sacra di Asciano e il gruppo di divertenti Storie di

Sant’Antonio Abate ora disperse in vari musei. Buona parte della storiografia artisti-ca crede oggi che l’attività del ‘Maestro dell’Osservanza’ non rappresenti altro che la fase giovanile di Sano di Pietro, del quale si conoscono opere sicure solo a partire dal 1444, quando il pittore era quasi quaran-tenne. Di contro, vi è una altrettanto nume-rosa schiera di studiosi che difende l’auto-nomia del ‘Maestro dell’Osservanza’, sotto-lineando come le opere dell’anonimo rag-giungano una altezza qualitativa decisa-mente assente nei dipinti di Sano di Pietro.

Chi ha seguito il convegno, infatti, ha potuto ben comprendere come l’identifica-zione del ‘Maestro dell’Osservanza’ nel gio-vane Sano di Pietro non convinca affatto tutti gli studiosi che si sono occupati del-l’argomento, e lo ha fatto ben intendere Michel Laclotte (Institut National d’Histoire de l’Art di Parigi): uno degli illu-stri studiosi stranieri che hanno partecipato a questa importante occasione di studio. Si è trattato infatti di un incontro che ha rac-colto a Siena alcuni tra i maggiori esperti dell’arte senese del Quattrocento, italiani e stranieri, i quali hanno presentato impor-tanti novità sull’attività del maestro, dando luogo a un dibattito scientifico che è stato assai apprezzato dai numerosi partecipanti. Anna Maria Guiducci e Cecilia Alessi hanno presentato alcune scoperte frutto del

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loro quotidiano impegno presso la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le pro-vince di Siena e Grosseto: la prima ha trat-tato delle tecniche pittoriche utilizzate da Sano di Pietro nei molti polittici della Pinacoteca Nazionale che sono stati recen-temente restaurati; la seconda ha invece posto all’attenzione del pubblico un curio-so inserto aggiunto nel 1443 da Sano di Pietro al ciclo di affreschi della sala di Balìa del Palazzo Pubblico, dipinto nel primo decennio del Quattrocento da Spinello Aretino. Gianni Mazzoni (Università degli Studi di Siena) ha accennato invece alla grande fortuna primonovecentesca del pit-tore, svelando una serie di falsificazioni di opere di Sano messe a punto da alcuni ‘pit-tori di quadri antichi’ degli inizi del secolo XX, tra i quali vi fu anche il celebre Icilio Federico Ioni: riconosciuto come autore di una tavola del Museo Lia di La Spezia, già creduta autografa di Sano.

Ben tre relatori hanno poi testimoniato il notevole interesse mostrato ormai da

diversi anni per l’arte del Quattrocento senese dagli studi olandesi: Victor Schmidt (Università di Groningen) ha parlato di un raro reliquiario del Museo di Dresda che Sano dipinse probabilmente per il conven-to di Santa Marta a Siena, mentre Ludwin Paardekooper ha approfondito la ricerca sull’alternanza di forme gotiche e rinasci-mentali nelle carpenterie delle molte pale realizzate dal maestro per la città e il conta-do. Machtelt Israëls ha invece trattato il tema della messa a punto delle prime immagini di San Bernardino da parte non solo di Sano di Pietro, ma anche di ulterio-ri pittoulterio-ri come Pietro di Giovanni d’Ambrogio e Stefano di Giovanni detto il Sassetta, riconoscendo pure a quest’ultimo un discusso dipinto conservato oggi nella nostra Pinacoteca.

Che poi Sano di Pietro, con il suo lin-guaggio figurativo denso di arcaismi gotici, fosse stato un pittore particolarmente apprezzato dal pubblico dei molti monaste-ri e conventi femminili senesi del suo tempo è stato dimostrato dagli ultimi tre interventi,

SANO DIPIETRO

pala di San Maurizio

Siena - Pinacoteca Nazionale (part.)

SANO DIPIETRO

Madonna dell’Umiltà

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dedicati ad approfondire le vicende di tre importanti polittici del maestro, ora conser-vati nella Pinacoteca Nazionale. Dóra Sallay (Museo di Estzergom) ha ricostruito la dis-persa predella del polittico dipinto per il distrutto convento di agostiniane di San Giovanni all’Abbadia Nuova, che sorgeva un tempo vicino alla fontana dei Pispini, Linda Pisani (Università di Pisa) ha trattato della grande pala per le benedettine del monastero di Santa Bonda fuori Porta San Marco e Gabriele Fattorini (Fondazione

Musei Senesi) del polittico per le clarisse di Santa Petronilla, le quali avevano il loro convento poco lontano dall’Antiporto di Camollia. Un finale che, nel sottolineare da un lato gli aspetti devozionali dell’arte del maestro e dall’altro il suo grande successo presso il pubblico del clero regolare, è risul-tato perfettamente in linea con il necrologio che ci attesta oggi la morte del pittore (1481): “Ansanus Petri pictor famosus et homo totus deditus Deo”.

G.F.

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Nel documento A CCADEMIADEI R OZZI (pagine 53-56)

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