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3.3 – I centri di antica e prima formazione

Il "centro matrice" individuato nella cartografia del PPR è considerato bene paesaggistico d'insieme e spesso la sua configurazione è differente dal centro storico perimetrato nei PUC, sia per il significato del "centro matrice di antica e prima formazione" che per la metodologia e scala utilizzata.

Dal raffronto delle rispettive perimetrazioni dei centri matrice con quelle dei centri storici sono emersi pertanto sensibili scostamenti, che possono essere corretti in attuazione del PPR tramite copiafinicazione. Ovvero l'operazione di verifica del perimetro del Centro Storico, può essere anticipata rispetto all'adeguamento del piano urbanistico, anche al fine di rendere libera l’attività edilizia per le parti che non possiedono i requisiti tipici della zona A.

Tale verifica può essere predisposta attraverso un atto ricognitivo del Comune, tramite confronto su vecchio catasto o altra cartografia storica, avvalendosi eventualmente della collaborazione con l'ufficio del piano regionale. Del risultato delle verifiche congiunte è detto atto attraverso Determinazione del D.G. dell'Urbanistica, che sostituisce la perimetrazione della cartografia del PPR.

In relazione al suddetto raffronto possono presentarsi i seguenti casi:

- zona A coincidente con il "centro matrice": le concessioni edilizie per interventi diversi da quelli di restauro e ristrutturazione interna possono essere rilasciate nel solo caso in cui la zona A sia interessata da un Piano Particolareggiato, preventivamente riconosciuto coerente con i criteri e gli indirizzi dell’art.52 del PPR;

- ambito del "centro matrice" più ampio della zona A, comprendente anche altre zone urbanistiche: fino alla verifica della delimitazione del centro storico, da effettuarsi secondo la procedura suggerita, le operazioni consentite all'interno del "centro matrice" sono limitate a quelle previste alla lettera a) e b), comma 1, dell'art.52. Soltanto dopo tale verifica della delimitazione del centro storico approvata dal consiglio comunale gli interventi nelle zone esterne possono essere realizzati in conformità alle destinazioni di zona del piano urbanistico comunale vigente;

- Fino all’adeguamento al PPR sono comunque escluse, in ogni caso, edificazioni su lotti liberi, interni alle zone A, comunque delimitate.

3.3.1 – Riconoscimento e pianificazione urbanistica dei centri matrice

Il Piano Paesaggistico comprende un attento riconoscimento delle principali risorse storico culturali, è al livello della pianificazione comunale che è prevista la ricognizione locale della maggior parte di esse e l’individuazione dello specifico progetto di tutela. Il Piano orienta la regolamentazione comunale nel senso di un prevalente contenuto conservativo, ed in ogni caso impone di argomentare le modificazioni sulla base di rigorosi criteri di compatibilità. I principali riferimenti documentari sono la carta “La Marmora-De Candia” del 1839, il “catasto De Candia” del 1842, il primo IGM ed i successivi degli anni ’20, ’30 e ’40 del 900. Le grandi classi di insediamenti storici sono state riconosciute nel modo seguente:

a) il sistema delle sette città regie b) la trama dei centri rurali c) i centri di fondazione sabauda

d) i poli urbani riorganizzati tra ‘800 e ‘900

e) le città e i centri di fondazione degli anni ’30 del ‘900

f) i centri specializzati del lavoro – villaggi minerari e industriali, villaggi delle bonifiche e delle riforme agrarie dell’800 e del ‘900.

Il Piano dovrà prevedere che i Comuni, nell’adeguamento e nella nuova formazione degli strumenti urbanistici si conformino, tra l’altro e principalmente, ai seguenti indirizzi:

+ conservazione della stratificazione storica, da mantenere leggibile nelle sue fasi eventualmente diversificate;

+ conservazione e valorizzazione delle tracce che testimoniano l’origine storica dell’insediamento;

+ riconoscimento e la valorizzazione dei margini, sia che venga riconosciuta una cinta murata, sia che tali margini si identifichino con recinti, percorsi;

+ esigenza di evitare saldature tra nuclei contermini, salvaguardando identità e differenze specifiche;

+ intervento integrato tra pubblico e privato, con il recupero e riuso finalizzato a mantenere o consolidare il necessario mix di funzioni residenziali e produttive; + la riqualificazione dell’aspetto ambientale e del paesaggio urbano, con

l’eliminazione delle superfetazioni ed il recupero e la riqualificazione degli spazi pubblici;

+ individuare misure per riqualificare i tessuti di antica formazione anche attraverso interventi di ristrutturazione urbanistica, per sostituire parti incongrue ed incompatibili, nella ricerca del disegno e della trama originari del tessuto.

E ciò analizzando i seguenti fattori:

+ quadro geografico: orografia, idrografia, rapporto con gli elementi naturali, giaciture

+ funzioni e ruoli nelle reti insediative territoriali + margini, eventualmente fortificati

+ assi e poli urbani

+ caratteri dell’edificato, tessuti e tipologie edilizie

+ presenza di complessi e manufatti di carattere emergente e monumentale, + presenza di verde storico, parchi, giardini e ville, slarghi e piazze

+ caratteri, significatività, rappresentatività e fruibilità dello spazio pubblico, delle sue superfici e dell’arredo urbano

+ stato di conservazione del patrimonio storico

+ criticità in atto, problemi di recupero e riuso emergenti.

Se i centri storici costituiscono i nodi della rete insediativi regionale, non meno rilevanti sono gli elementi di connessione costituiti dalla rete infrastrutturale storica, ancora una volta documentata dalla carta “La Marmora-De Candia” del 1839, dal “catasto De Candia” e dalla serie storica delle carte IGM sino agli anni ‘50. Le categorie di elementi interessati sono le seguenti:

+ tracciati ferroviari, stazioni, caselli, gallerie, ponti + viabilità storica e panoramica, case cantoniere, ponti + porti e scali portuali, rotte commerciali antiche, fanali, fari + infrastrutture idrauliche

+ aeroporti storici

+ percorsi storici della transumanza

Un analogo significato di connettivo per la struttura del paesaggio regionale è costituito dalle trame e dai manufatti del paesaggio storico agro-pastorale comprendenti recinti storici (principalmente in pietre murate a secco), colture storiche specializzate, costruzioni temporanee, ricoveri rurali quali pinnette, baracche e simili, fattorie, magazzini, stalle depositi, dispense, neviere, etc. nonché dalle aree d’insediamento produttivo di interesse storico culturale, come luoghi caratterizzati da forte identità in relazione a fondamentali processi produttivi di rilevanza storica quali le aree delle bonifiche, le aree dell’organizzazione mineraria, le aree delle saline e terrazzamenti storici.

Il PPR attribuisce un’importanza decisiva a queste componenti del territorio storico, senza le quali la stessa riconoscibilità e fruizione degli elementi puntuali emergenti è messa in forse;

anche in questo caso viene rinviato prevalentemente al livello comunale il riconoscimento e la regolazione puntuale di queste categorie di risorse, che devono tuttavia essere poste al centro del “progetto di paesaggio locale” nei differenti contesti regionali.

Inoltre, allo scopo di favorire il riconoscimento e la formazione di sistemi di articolazione e fruizione delle risorse storico culturali, il PPR individua all’interno del territorio sardo i sistemi storici culturali che rappresentano le relazioni sussistenti tra insediamenti e percorsi storici, archeologie, architetture ed altre componenti di paesaggio con forti valenze unitarie e rilevanti connessioni di significati ambientali e culturali.

CAPITOLO 4