Se negli anni ottanta e novanta i repertori d’azione dei CSA erano di protesta – cortei, assemblee, irruzioni in basi militari o siti nucleari, occupazioni di luoghi pubblici o di spazi urbani dismessi – l’apertura di associazione e cooperative ha contribuito a modificare questo quadro, sperimentando nuovi repertori d’azione, fornendo servizi diretti al pubblico finalizzati alla costruzione di un “welfare dal basso”. Questo viene considerato come un sistema di welfare che nasce all’interno delle comunità locali ed attraverso la realizzazione di servizi che allarghino i confini della cittadinanza sociale.
Nell’ottobre del 1989 e nella primavera del 1990 due edifici vengono occupati a Mestre e a Venezia: il primo è il Rivolta, il secondo il Morion. Entrambe le occupazioni sono alimentate da due circostanze particolari: prima di tutto per l’ondata di occupazioni in tutto il paese in solidarietà al Leoncavallo; in secondo luogo grazie al movimento studentesco delle Pantere.
Il primo Rivolta era in un sito industriale decadente e gli occupanti si preoccuparono più a organizzare eventi musicali che iniziative politiche, iniziando dai concerti che portavano migliaia di persone; nessuno era abituato a numeri
simili, quegli anni furono il periodo boom dei centri sociali, grazie alle produzioni culturali nuove, come le posse.
Oltre ad organizzare concerti però, non riuscivano ad acquisire una vera e propria identità politica, anche perché le iniziative erano più spesso a Venezia. Le cose iniziarono a cambiare all’inizio degli anni novanta quando il centro dell’intervento politico si spostò a Mestre e il Rivolta divenne uno dei centri sociali più importanti in Italia. Nel 1994, infatti, molti studenti medi iniziarono a frequentare lo spazio e a organizzare degli eventi. Con il contributo di questi nuovi occupanti, i “vecchi” si decisero a cambiare posto, attraversando la strada e occupando una nuova fabbrica.
Il “nuovo” Rivolta nasce in una ex fabbrica di spezie, la “Paolini-Villani”, in via Fratelli Bandiera, una strada che divide a metà la città di Marghera tra la zona industriale e la zona residenziale. La fabbrica è un centro multifunzionale che può ospitare migliaia di persone e permette agli attivisti di sviluppare diversi progetti, dai grandi concerti all’accoglienza di migranti e senza dimora:
“ i m m e d i a t a m e n t e , d i v e n n e s u b i t o l a p o s s i b i l i t à d i a v e r e u n p o s t o d o v e s t a r e p e r a l c u n i g i o v a n i c o m p a g n i . Q u e s t o e r a m o l t o i m p o r t a n t e p e r c h é l a m a n c a n z a d i a l l o g g i a p r e z z i a c c e s s i b i l i è u n o d e i g r a n d i p r o b l e m i d i q u e s t ’ a r e a . Q u e s t o p e r c h é c i s o n o m o l t e f a m i g l i e o p e r a i e , e a l l ’ e p o c a , q u a n d o o c c u p a m m o q u e s t o p o s t o , i l r e d d i t o e r a m o l t o p i ù b a s s o r i s p e t t o a d a l t r e c i t t à c o m e P a d o v a . ( … ) M e n t r e a V e n e z i a c ’ e r a n o m o l t i s t u d e n t i , a M e s t r e l a m a g g i o r a n z a e r a n o g i o v a n i l a v o r a t o r i o d i s o c c u p a t i e l a s i t u a z i o n e e r a a n c o r a p e g g i o r e d a u n p u n t o d i v i s t a s o c i a l e . I l R i v o l t a è s e m p r e s t a t o u n p o s t o v i s s u t o d a l l e p e r s o n e , c o s a c h e
n o n a c c a d e m o l t o s p e s s o n e l l e a l t r e c i t t à . Q u e s t a è u n a p e c u l i a r i t à d e l R i v o l t a , p e r c h é a p p e n a e n t r i l a p r i m a c o s a c h e v e d i è l a c a s a d e l c u s t o d e , e i m m e d i a t a m e n t e q u e s t a d i v e n t a i l p o s t o d o v e u n o p u ò v i v e r e . R i c o r d o c h e l a p r i m a c u c i n a e r a n e l l a c a s a d e l c u s t o d e e v o l e v a m o m a n g i a r e t u t t i a s s i e m e a p r a n z o . E r a u n a c o s a s p o n t a n e a … l ’ i n i z i o d i u n m o d o d i v i v e r e … l a c u c i n a , l ’ a p p a r t a m e n t o e l a v o g l i a d i c o s t r u i r e c o o p e r a z i o n e e u n f o r t e s e n t i m e n t o d i c o m u n i t à ” . ( i n t e r v i s t a n . 2 )
In poco tempo il Rivolta divenne il centro dell’attivismo radicale nell’area metropolitana di Venezia- Mestre e la rete dei centri sociali del Nord Est iniziò ad attribuirvi maggior centralità. Il dibattito iniziò a concentrarsi su alcune questioni come il federalismo municipale, il “welfare dal basso”, il lavoro indipendente, l’impresa sociale e l’opportunità di candidare qualcuno alle elezioni locali.
Quello fu un periodo di rinnovamento teorico, alimentato da circostanze internazionali, nazionali e locali favorevoli. A livello internazionale, la rivoluzione zapatista aveva rinnovato le categorie politiche e i repertori di azione e comunicazione. Il suo focus erano le comunità locali, la democrazia partecipata, la comunicazione, l’accento sul binomio conflitto e consenso, il loro approccio critico al Marxismo e alla Sinistra tradizionale. A livello nazionale la situazione politica italiana era ancora in subbuglio anche se meno rispetto all’inizio degli anni novanta. La crescita del movimento regionalista Lega Nord a Venezia, con il 30% di voti che lo fecero diventare il maggior partito nel 1993. A livello locale invece, l’insediamento del centro sinistra in giunta, sotto la guida di Cacciari, insieme ai Verdi e a
Rifondazione, portò a una nuova relazione tra le istituzioni e il movimento dei Centri Sociali.
Il contatto tra i centri sociali e le istituzioni locali fu possibile grazie alla presenza di figure “ponte” da entrambe le parti. Da un lato, alcuni amministratori locali supportarono alcune campagne e iniziative organizzate dal Rivolta, come accadde nel 1997 quanto gli attivisti ospitarono un gruppo di immigrati dalla Moldavia, evitandone l’arresto, e il consigliere Bettin22 organizzò una conferenza stampa per appoggiare l’iniziativa. Dall’altro lato, alcuni attivisti vedevano nelle istituzioni locali una possibilità di costruire una sfera pubblica non statale e lo sviluppo di forme di welfare dal basso. Per questo nel 1996 due attivisti del Rivolta si candidarono alle elezioni locali e uno dei due fu finalmente eletto come membro dei Verdi diventando consigliere comunale nel 2001.
Questo cambiamento istituzionale fu fortemente criticato da molti antagonisti e anche da alcuni attivisti interni, che dopo un lungo dibattito, decisero di andarsene. Secondo questi critici, supportando il centro-sinistra locale e accettando aiuti finanziari, il Rivolta era diventato
22 A G i a n f r a n c o B e t t i n s i d e v e i l p r e g i o d i a v e r c r e a t o l ’ u n i t à o p e r a t i v a c o m p l e s s a “ E t a m ” ( s v i l u p p o d i c o m u n i t à e a c c o m p a g n a m e n t o d i p r o c e s s i p a r t e c i p a t i v i ) c h e l a v o r a s o p r a t t u t t o n e l t e r r i t o r i o d i M a r g h e r a . Q u e s t a p r o m u o v e e s o s t i e n e p r o c e s s i d i p a r t e c i p a z i o n e d e l l a c i t t a d i n a n z a e d e i d i v e r s i s o g g e t t i i s t i t u z i o n a l i p r e s e n t i n e l t e r r i t o r i o . C o n l a n a s c i t a d i E t a m v i e n e i s t i t u i t a l a f i g u r a d e l l ’ o p e r a t o r e d i s t r a d a , i n t e s o c o m e s o g g e t t o i n t e r m e d i o t r a l e p e r s o n e e i l t e r r i t o r i o . E t a m f a d i v e n t a r e l a p a r t e c i p a z i o n e d e i c i t t a d i n i i l t r a m i t e t r a l e p o l i t i c h e s o c i a l i e q u e l l e t e r r i t o r i a l i , a t t i v a n d o f o r m e d i a s c o l t o e d i c o n d i v i s i o n e d e i p r o g e t t i d i t r a s f o r m a z i o n e e r i q u a l i f i c a z i o n e d e l l a c i t t à .
“istituzionalizzato” e i “rivoltini” accusati di essere traditori dalla parte del nemico.
La seconda fase, iniziata nel 1999, fu un punto fondamentale di svolta per il centro sociale. Questa è caratterizzata dalla creazione di associazioni d’intervento sui diritti sociali, dalla partecipazione al movimento no global, e in contemporanea dal dibattito sulla nuovo globalizzazione. Nel settembre del 1999 il Comune decise di acquistare la fabbrica Paolini-Villani, che venne temporaneamente assegnata all’associazione Officina Sociale per organizzare iniziative culturali e sociali. Questo aprì nuove prospettive: era un’ottima opportunità di stabilire le loro condizioni e rafforzare ciò che il movimento diceva da anni sul welfare dal basso e sulla costruzione di forme di cooperazione sociale e partecipativa. Secondo gli attivisti, l’interazione tra conflitto e cooperazione poteva essere l’antidoto alla degenerazione mercenaria del welfare. Di conseguenza alcuni attivisti furono impegnati nella creazione di associazioni per elargire servizi di welfare; questo processo incluse i contatti e le relazioni con le istituzioni, con regole, statuti, professionalità diverse.
“ p e r a l c u n i a t t i v i s t i e r a d i f f i c i l e v e d e r e c o s a s t a v a m o f a c e n d o c o m e a t t i v i s m o p o l i t i c o , c o m e c r e s c i t a p o l i t i c a … a n c o r a o g g i q u e s t a t r a n s i z i o n e n o n è f a c i l e d a c o m p r e n d e r e . I l f a t t o c h e p r e n d i d e i s o l d i p e r f a r e d i v e r s e a t t i v i t à è c o m e d i r e ‘ q u e s t o è l a v o r o , l a p o l i t i c a è u n ’ a l t r a c o s a ’ . ( i n t e r v i s t a n . 6 )
Le attività del Rivolta si concentrano negli eventi culturali: concerti, reading, presentazioni di libri e di produttori di cibo a chilometro zero. Il Rivolta fornisce
che gli attivisti ritengono come bisogni primari fondamentali. Questi servizi sono diretti a persone di diversa età, caratteristiche culturali e status sociale. Non solo il Rivolta fornisce servizi a destinatari locali, ma vi è anche un gruppo politico che organizza campagne specifiche per focalizzare l’attenzione sulla destinazione di determinati servizi.
Tutte le associazione e le organizzazioni presenti all’interno del Rivolta costituiscono quello che viene definito il ‘fare società’: costruire una società civile basata su reti solidali per andare oltre l’individualizzazione delle attuali relazioni sociali.
Questi sono i mattoni di un nuovo tipo di welfare, che non è più centrato sullo stato ma basato su un’autorganizzazione dei cittadini e delle società locali ed è caratterizzato dalla partecipazione e lavora sull’interesse di quegli attori sociali non rappresentati. Il Rivolta e le associazioni sono soggetti individuali che articolano le proprie azioni in diversi modi:
“ m a , s i a c h i a r o , q u a n d o c ’ è u n ’ i n i z i a t i v a , t u t t i n o i n e p r e n d i a m o p a r t e . Q u a n d o i l R i v o l t a e r a s o t t o a t t a c c o , c h i f a c e v a p a r t e d i u n ’ a s s o c i a z i o n e , t u t t i n o i … c i s i a m o b l o c c a t i p e r d i f e n d e r e c i ò c h e r i t e n i a m o a p p a r t e n e r e a t u t t i ” ( i n t e r v i s t a n . 4 )
Ogni associazione significa specializzazione in qualche argomento, riflette una complessità e l’eterogeneità delle questioni sollevate dagli utenti di tali servizi:
“ c o n R a z z i s m o S t o p , a b b i a m o d o v u t o s p e c i a l i z z a r c i , p e r c h é , p e r e s e m p i o , q u a n d o u n m i g r a n t e a r r i v a e d o m a n d a q u a l c o s a , s i g l i d i a m o i n f o r m a z i o n i s b a g l i a t e
p u ò e s s e r e u n g r o s s o p r o b l e m a … n o n p o s s i a m o s a p e r e l e c o s e s b a g l i a t e . D o b b i a m o c o n o s c e r e l e l e g g i , a s c o l t a r e g l i a v v o c a t i , f a r e d o m a n d e . S e i o s b a g l i o u n a r i s p o s t a p u ò n o n e s s e r e u n p r o b l e m a p e r m e m a p u ò c r e a r e p r o b l e m i a l u i e a l s u o p e r m e s s o d i s o g g i o r n o . ” ( i n t e r v i s t a n . 4 )
La rete esterna è estremamente mutevole e varia in base alle caratteristiche degli eventi, dipende dalle circostanze e dalle battaglie. Per questo bisogna distinguere tra il Rivolta, le associazioni e le cooperative. Le “alleanze” e le relazioni sono basate su specifiche attività e progetti concreti piuttosto che su finalità ideologiche.
Come già affermato, il Rivolta fa parte del Movimento dei Centri Sociali del Nord Est, che a sua volta fa parte del Movimento dei Disobbedienti. La rete del Nord Est raggruppa al suo interno centri sociali, radio, associazioni dislocati in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Tutti questi vengono coinvolti in battaglie comuni e sotto un’unica identità. Quindi ci sono due tipi di reti da considerare: la prima è basata su singoli progetti, la seconda è fondata su principi ideologici:
“ l e n o s t r e r e l a z i o n i c o n a l t r i s o g g e t t i s o n o s p i n t e s u l l a b a s e d i c o s a v o g l i a m o n o i . P e r e s e m p i o , s u l l ’ i m m i g r a z i o n e , p u o i f a r e c o s e c o n l a C a r i t a s o c o n D o n M a r i o , c h e è u n p r e t e m a m o l t o p i ù s i m i l e a n o i r i s p e t t o a t a n t i u o m i n i d i s i n i s t r a . A c c a d e m o l t o s p e s s o d i a v e r a c h e f a r e c o n p e r s o n e c a t t o l i c h e , p i u t t o s t o c h e c o n p a r t i t i d e l l a s i n i s t r a . ” ( i n t e r v i s t a 3 ) .
Queste relazioni costituiscono una sorta di solidarietà interna, sebbene alcune siano temporanee.
3 . 1 I P R O G E T T I D I “ W E L F A R E D A L B A S S O ”
I centri sociali sono stati spesso considerati come fenomeni devianti locati ai margini del panorama politico. Soprattutto in passato, i giornali al massimo riferivano di un fastidioso ritorno agli anni Settanta; nei casi peggiori invece iniziavano vere e proprie campagne contro i CS definendoli come gruppi sovversivi, superiori alle leggi, addirittura connessi con gruppi terroristici.
Distanti dall’essere fenomeni sovversivi, i centri sociali sono una delle maggiori espressioni di aggregazione politica giovanile; la loro politica è basata sulla partecipazione, le responsabilità individuali, si tratta di aspetti del processo di modernizzazione, come il passaggio a una società post industriale e la trasformazione del welfare-state. I centri sociali intervengono nella redistribuzione delle risorse di welfare, di spazi urbani, difendono la loro identità per creare una sfera pubblica, autonoma ed extra istituzionale.
Nelle prime occupazioni degli anni ottanta, il centro sociale fornì all’utenza servizi sociali e culturali: concerti, attività sociali, corsi di lingua per stranieri.
Al Rivolta, la transizione dai servizi invisibili a quelli visibili e la costituzione di un’organizzazione formale inizia alla fine degli anni Novanta. L’inizio di questo processo è il risultato di un’interazione tra scelte soggettive e opportunità politiche: il dibattito sul welfare dal basso, alcuni importanti cambiamenti nelle politiche locali e altri significativi cambiamenti nel macro livello. La combinazione di queste circostanza rende possibile la proliferazione di un gran numero di associazioni, cooperative e organizzazioni.
A S C : A G E N Z I A S O C I A L E P E R L A C A S A
L’Agenzia Sociale per la Casa nasce nel 1998, quando alcuni studenti universitari e attivisti del Rivolta, occupano la prima casa a Venezia :
“ c o m e a r t i c o l a z i o n e f o r t e , m a t e r i a l e e c o n c r e t a d i t u t t o i l r a g i o n a m e n t o s u l r e d d i t o d i c i t t a d i n a n z a . È s t a t o u n r a g i o n a m e n t o c h e l e g a v a g l i s t u d e n t i : i l d i r i t t o a l l o s t u d i o e l ’ a c c e s s o a l l a c u l t u r a ; p e r n o i è u n r a g i o n a m e n t o c h e c o n t i n u i a m o a f a r e . I n q u e l m o m e n t o l ’ a b b i a m o f a t t o c o n l e t u t e b i a n c h e , c o n u n b l i t z a l P r o v v e d i t o r a t o e a l l ’ A t e r , c o m e p a r t e i n t e g r a n t e . I n u n a c i t t à c o m e V e n e z i a , c o i p r o b l e m i a b i t a t i v i c h e h a , i n p a r t i c o l a r m o d o p e r g l i s t u d e n t i u n i v e r s i t a r i , q u e l l o d e l l a c a s a è u n o s c o g l i o s p e s s o i n s o r m o n t a b i l e , v i s t o c h e l a s t r a g r a n d e m a g g i o r a n z a d e g l i s t u d e n t i d i C a ’ F o s c a r i s o n o f u o r i s e d e ; e i l m e r c a t o d e l l e c a s e è u n a s o r t a d i p i s c i n a p e r p e s c e c a n i ” ( i n t e r v i s t a 3 ) .
Successivamente l’ASC è cresciuta fino a contare più di centro occupanti e quaranta abitazioni occupate, perché come ci dice un attivista “quello che caratterizza l’ASC, rispetto agli altri comitati casa, è un discorso sui nuovi disagi abitativi, sugli invisibili, gli studenti fuori sede, i lavoratori precari, i flessibili, i migranti, i disoccupati, le coppie, la gente che non riesce ad andare fuori casa”. Tra le attività principali, oltre all’occupazione di case, vi sono attività di aggregazione nei quartieri più periferici e degradati di Venezia e Mestre, inchieste sulle condizioni abitative e sul mercato immobiliare, consulenza agli inquilini. I rapporti con le istituzioni in questo campo sono
conflittuali, le controparti sono il Comune e l’ATER23, che ricorrono spesso all’uso della forza pubblica per ottenere lo sgombero; in tutta risposta la politica dell’ASC è quella di occupare alloggi talmente fatiscenti da non poter essere assegnati e formalizzare le occupazioni. Richiedono subito la residenza e pagano un affitto, minimo, per risultare “in regola”; questo anche in sede di tribunale avvantaggia gli occupanti perché l’ATER ha sempre accettato i bollettini di pagamento quindi ha tacitamente accettato una forma di contratto.
S C U O L A D I I T A L I A N O L I B E R A L A P A R O L A
La scuola di italiano Liberalaparola si è costituita a partire dalla condivisione di idee e intenti su ciò che riguarda le pratiche di accoglienza dei migranti e il loro diritto a partecipare in prima persona ai processi di costruzione di una società aperta e antirazzista.
Il territorio di Mestre e Marghera ha dimostrato ancora una volta di saper rispondere alle politiche discriminatorie e razziste del Governo in tema di immigrazione, sviluppando una serie di servizi rivolti ai migranti costruiti dal basso: LiberaLaParola è tutto questo.
La scuola infatti lavora per la promozione dei diritti dei migranti e attiva forme di collaborazione e condivisione : studenti, insegnanti, operatori del sociale, lavoratori uniti dall’esigenza di contrastare le tendenze xenofobe e i pregiudizi
23
P r o p r i o i n q u e s t i g i o r n i , o t t o b r e 2 0 1 3 , è v e n u t o f u o r i s u i g i o r n a l i i l c a s o “ a f f i t t o p o l i ” i n c u i è i n d a g a t o M a r c o n , d i r e t t o r e d e l l ’ A t e r r e g i o n a l e , a c c u s a t o d i a v e r v e n d u t o a p p a r t a m e n t i a p r e z z i d i f a v o r e a d a m i c i .
che penalizzano soprattutto quegli individui la cui cittadinanza è precaria e instabile.
Gli attivisti ritengono che la lingua debba essere uno strumento di liberazione e non di limitazione della libertà, come nel caso di test selettivi e discriminatori. Imparare la lingua costituisce quindi un bisogno primario, uno strumento di sopravvivenza e la chiave d’accesso al mondo della scuola e del lavoro.
Alessandra ci racconta com’è nata la scuola:
“q u a n d o s o n o a r r i v a t a a V e n e z i a c o n q u e s t e t r e a m i c h e h o u n p o ’ f o r z a t o p e r a p r i r n e u n a … a l l ’ i n i z i o c i v e n i v a d e t t o c h e V e n e z i a è l a c i t t à d e l l ’ a c c o g l i e n z a p e r e c c e l l e n z a , d o v e c ’ è u n w e l f a r e c h e f u n z i o n a b e n i s s i m o e c i s o n o t a n t i s s i m e s c u o l e d i i t a l i a n o . V e r o , v e r i s s i m o . P e r ò l e s c u o l e d i i t a l i a n o c h i e d o n o i l p e r m e s s o d i s o g g i o r n o . S o n o s c u o l e i s t i t u z i o n a l i , q u i n d i s e g u o n o d e l l e r e g o l e . L a n o s t r a s c u o l a è u n a s c u o l a l i b e r a , i n c u i n o n v e r r à m a i c h i e s t o i l p e r m e s s o d i s o g g i o r n o a n e s s u n o . E d è u n a s c u o l a c h e n o n c ’ e r a e q u e s t o è i l m o t i v o p e r c u i a n c h e n e l l a c i t t à d e l w e l f a r e q u e s t a s c u o l a è d i v e n t a t a u n ’ e s p e r i e n z a i n c r e d i b i l e c o n d e c i n e d i s t u d e n t i c h e n e g l i a n n i s o n o d i v e n t a t e c e n t i n a i a . U n a s c u o l a i n c u i l e p e r s o n e c h e v e n g o n o n o n d e v o n o a v e r e m a i p a u r a c h e q u a l c u n o e s e r c i t i u n c o n t r o l l o s u d i l o r o , u n a s c u o l a d a c u i l a p o l i z i a s t a l o n t a n a … ( i n t e r v i s t a 8 )
La scuola viene ospitata all’interno dello spazio chiamato “caffè esilio”, ovviamente a titolo gratuito, e nasce con l’idea di condivisione e cooperazione che si può instaurare con gli insegnanti e con gli studenti. Come ci ricorda ancora Alessandra:
o r g a n i z z a r e f e s t e , c u c i n a r e i p i a t t i d e l s u o p a e s e d i o r i g i n e o i m p a r a r e q u e l l i d e g l i a l t r i , s c r i v e r e u n a c a n z o n e , f a r e d e i v i d e o … ( i n t e r v i s t a 8 )
La scuola di italiano mette in relazione il centro sociale Rivolta e i suoi attivisti con il quartiere, con la città di Mestre e Marghera, crea dei legami duraturi che portano poi molti studenti a condividere le lotte per i beni comuni e a scendere in piazza a fianco dei militanti.
G L I I N V I S I B I L I – C O O P . C A R A C O L
A causa della sua posizione geografica, l’Italia e il Nord Est rappresentano di fatto la via di fuga e il naturale punto di arrivo per molti rifugiati. A partire dagli anni novanta, il numero dei cittadini fuggiti dell’ex Jugoslavia è cresciuto drammaticamente, aumentando del 270%, così come quello dei cittadini albanesi. Nel 1992 arrivarono centinaia di rifugiati, accampati nella terraferma veneziana e occupando aree insieme a degli attivisti del Rivolta. Come ci racconta un’organizzatrice di questo progetto:
“a b b i a m o o c c u p a t o i c a m p i p r o f u g h i d u r a n t i l a g u e r r a i n Y u g o s l a v i a c o n i p r i m i i m p o r t a n t i f l u s s i d i c i t t a d i n i , l a m a g g i o r p a r t e R o m d a l K o s o v o , a r r i v a t i p r i m a d e l l a g u e r r a n e l 1 9 9 2 . S i s o n o a c c a m p a t i s o t t o a l c a v a l c a v i a e n o i s i a m o a n d a t i c o n l o r o p e r c h i e d e r e u n p o s t o d i p r i m a a c c o g l i e n z a , d o v e p o t e s s i m o m e t t e r e a l c u n i c a r a v a n . C o s ì c r e a m m o d u e c a m p i p r o f u g h i , u n o a S a n G i u l i a n o e u n a Z e l a r i n o . F u u n a v i t t o r i a n e l l a b a t t a g l i e d e g l i s p a z i u r b a n i . G i à , m a o t t o a n n i d o p o , q u e l l e p e r s o n e e r a n o a n c o r a l ì ( f i n o a l r e c e n t e s g o m b e r o ) , t r a s f o r m a n d o q u e l l a t e m p o r a n e a s i s t e m a z i o n e i n u n g h e t t o . N o n v o l e v a m o
Con queste premesse nasce l’associazione nel 2002 ed è una rete di sportelli informativi costituita da associazioni e CSA del Nord Est che già operavano sulle tematiche del lavoro, del precariato, dell’immigrazione e della casa. Ha una struttura reticolare che connette gruppi e associazioni e mette in comunicazione figure del precariato differenti e quindi accresce il loro potenziale di mobilitazione.
Il nome e il logo dell’associazione (una maschera bianca) vogliono rappresentare l’invisibilità di fronte ai diritti di cittadinanza del fordismo; il numero crescente di questi soggetti sociali senza diritti è il risultato dei processi di smantellamento dei sistemi di welfare e dei cambiamenti economici e tecnologici degli ultimi decenni:
“ I p r o c e s s i d i r i o r g a n i z z a z i o n e s o c i a l e e d i r i s t r u t t u r a z i o n e d e i r a p p o r t i d i p r o d u z i o n e s o n o i n c e n t r a t i i n e s o r a b i l m e n t e s u l l a n e c e s s i t à d a p a r t e c a p i t a l i s t i c a d i r i d u r r e s e m p r e d i p i ù i l s i s t e m a d e l l e g a r a n z i e : d a l l a v o r o , a l l a s a n i t à , a l l a s c u o l a , a l l a c a s a , a t u t t i i s e r v i z i s o c i a l i p i ù i n g e n e r a l e p e r f i n i r e c o n l e n o r m a t i v e i n m a t e r i a d ’ i m m i g r a z i o n e . S u l l a b a s e d i q u e s t o p r e s u p p o s t o i n c o n f u t a b i l e è i n n e g a b i l e c h e s i s t a a l l a r g a n d o s e m p r e d i p i ù l a f a s c i a d i s o g g e t t i c h e , p r i v a t i d i d i r i t t i a c q u i s i t i e d i g a r a n z i e d i r e d d i t o , l a v o r o e s e r v i z i s o c i a l i , s o n o d e s t i n a t i a d i v e n t a r e “ i n v i s i b i l i ” a p p u n t o , a n o n e s i s t e r e p i ù c o m e p e r s o n e , t i t o l a r i d i d i r i t t i e c o m e t a l i “ v i s i b i l i ” , p e r e s s e r e i n v e c e t a n t i n u m e r i c o n l a s t e s s a v a l e n z a c h e h a n n o l e m e r c i ”24. 24 I n v i s i b i l i , u n m o v i m e n t o d i l o t t a p e r i d i r i t t i e l a d i g n i t à : “ P r o g e t t o d i c o s t r u z i o n e d e l l o s p o r t e l l o d e g l i I n v i s i b i l i ” , P a d o v a , 2 0 0 2 .
L’associazione offre dei servizi alla moltitudine di figure sociali che vivono nella precarietà; questi variano dalla lettura della busta paga alla consulenza sulle procedure di regolarizzazione per i cittadini stranieri, i ricongiungimenti, le norme sulla permanenza. Accanto a queste attività ne vengono svolte altre di sensibilizzazione o di tipo conflittuale. Lo “sconto sulla spesa” è una di queste: gli invisibili si presentano alle casse dei supermercati e impongono uno sconto per i clienti presenti in quel momento; combinano quindi forme di azione diverse attraverso l’organizzazione del conflitto e l’individuazione di interessi e problematiche comuni aspirano a ricomporre ed organizzare molteplici attori.
La cooperativa Caracol nasce dalla scelta di alcuni attivisti del Centro Sociale Rivolta di aiutare le persone senza dimora utilizzando gli stessi spazi del centro per accoglierle e dare loro assistenza. Ad oggi fa parte del tavolo di lavoro del Comune di Venezia insieme ad altri soggetti (come la Caritas e la coop. Gea) che insieme cercano di migliorare i servizi per i senza dimora. Il lavoro più importante viene svolto dalla cooperativa durante i tre mesi invernali più freddi: da dicembre a febbraio infatti gestisce il centro di accoglienza con ventiquattro posti letto e con circa una quindicina di operatori. Questi ogni sera escono in due gruppi, uno a Venezia e uno a Mestre, per dare assistenza alle persone in strada, alcune vengono portate a dormire nel centro, ad altre viene dato un tè caldo e delle coperte; il criterio di scelta per selezionare chi portare è lo stato di salute delle persone, prima di tutto donne e bambini, poi anziani o persone malate. Ogni sera gli operatori compilano una scheda con i nomi degli utenti ed ogni qualvolta ci siano nuovi contatti vengono anche segnalati l’età e la provenienza, così da
avere ogni anno un’idea più chiara possibile di quali tipologie di persone versino in stato di emergenza.
Ogni anno, inoltre, in quel periodo viene organizzato un pranzo di Natale all’interno del centro sociale per dare a queste persone disagiate e in difficoltà un momento di socialità e di scambio con gli operatori e gli amministratori del Comune di Venezia. Oltre all’ “Emergenza Inverno”, la cooperativa Caracol effettua quotidianamente uscite per assistere e relazionarsi con i senza dimora, effettuando così un ulteriore mappatura del territorio e dei risultati del servizio.
“ o g n i a n n o v e d i a m o p i ù g e n t e i n s t r a d a , è u n a u m e n t o p r o g r e s s i v o … n e l c o r s o d e g l i a n n i a b b i a m o v i s t o c h e c ’ è s e m p r e p i ù l ’ e s i g e n z a d i p a s s a r e u n a n o t t e a l c a l d o . A b b i a m o t r o v a t o p i ù d o n n e , m a s i c u r a m e n t e c i s t i a m o a n c h e s c o n t r a n d o m i n o r i d i s p o n i b i l i t à e c o n o m i c h e i n t u t t i i s e r v i z i ” ( i n t e r v i s t a 6 )
Inoltre gestisce con la coop. Gea il servizio docce due volte a settimana al drop-in di Mestre, risponde al “telefono bianco” per segnalazioni o emergenze e nel suo lavoro di strada mette in contatto gli utenti con i diversi servizi del Comune.
Il lavoro viene svolto in team e in continua relazione con gli assistenti sociali del Comune di Venezia; il progetto senza dimora è una vera rete di servizi utili a chi è in stato di disagio. Gli operatori della coop. Caracol nel periodo invernale sono sedici (tra dipendenti e volontari), mentre durante il resto dell’anno sono in quattro. Gli utenti che usufruiscono del servizio sono perlopiù uomini, tra i trenta e i sessant’anni, di origine straniera soprattutto, vittime della crisi e della legge Bossi Fini che li reclude a uno stato di irregolarità. Ci sono anche alcune donne, circa una decina, e alcuni giovani, spesso
P A L E S T R A P O P O L A R E R I V O L T A
La palestra popolare Rivolta nasce nel 2012 sull’onda di ciò che molti centri sociali in Italia hanno messo in pratica già da un po’: utilizzare lo sport come strumento di conquista politica in difesa dei diritti.
Lo sport, per principio, dovrebbe aiutare a socializzare e aggregare i giovani, dando un’alternativa concreta a un futuro talvolta difficile. Creare una palestra all’interno del centro sociale, rappresenta un vero e proprio progetto politico: aggregare persone e coinvolgerle nelle lotte portate avanti dal centro sociale; in particolare nelle battaglie legate proprio alle attività sportive: la discriminazione razziale e sessuale in primis. Inoltre, nel caso specifico del territorio di Marghera, risponde a una concreta necessità di spazi sportivi accessibili a tutti: “ L ’ i d e a d i f a r n a s c e r e u n a p a l e s t r a p o p o l a r e a l l ’ i n t e r n o d e l C S R i v o l t a p a r t e d a u n a n o s t r a e s i g e n z a d i p r o p o r r e n u o v i s p a z i p e r l a f o r m a z i o n e f i s i c a e n u o v i s p a z i p e r l ’ a g g r e g a z i o n e g i o v a n i l e a l l a c i t t à . T a l e e s i g e n z a è f r u t t o d e l c o n t i n u o s c a m b i o d i r e l a z i o n i e i d e e c h e i l C S R i v o l t a h a c o n l a c i t t a d i n a n z a d e l l a t e r r a f e r m a v e n e z i a n a i n p a r t i c o l a r m o d o c o n M a r g h e r a . L a m a n c a n z a d i s t r u t t u r e r i c e t t i v e a l l ’ a t t i v i t à f i s i c a p r o p r i o a M a r g h e r a , d i s p a z i c h e e s c a n o d a l c i r c u i t o d e l l a c o m p e t i t i v i t à e d e l l a m e r c i f i c a z i o n e d e l l o s p o r t , d i s p a z i c h e r i s p e t t i n o i d i r i t t i f o n d a m e n t a l i d i q u a l s i a s i a t l e t a e p e r s o n a c i h a s p i n t o a l l a c r e a z i o n e d i u n a s s o c i a z i o n e s p o r t i v a c h e i n g l o b a s s e a l s u o i n t e r n o l a P a l e s t r a P o p o l a r e R i v o l t a . A d o g g i a l l ’ i n t e r n o d e l l a p a l e s t r a s i s v o l g o n o c o r s i d i B o x e , F i t b o x e , M u a y T h a i e T e l i a e r e i , i l n o s t r o l a v o r o n e l l ’ i m m e d i a t o f u t u r o è a t t o a f a r c r e s c e r e q u e s t o s p a z i o e r e n d e r l o f r u i b i l e a q u a n t e p i ù r e a l t à s p o r t i v e a q u a n t e p i ù p e r s o n e ,
i n c r e m e n t a n d o l a p r o p o s t a d i c o r s i e a g e n d o s u l t e r r i t o r i o c o n u n a s p i n t a d a l b a s s o s u l l e t e m a t i c h e d e l i c a t e d e l r a z z i s m o e d e l l a d i s c r i m i n a z i o n e d i g e n e r e n e l l o s p o r t ” . ( i n t e r v i s t a 9 )
Fare un discorso politico sullo sport, significa accendere i riflettori su tutto ciò che i media nazionali non mostrano: le discriminazioni razziali (che non riguardano solo i cori da stadio) sono all’ordine del giorno, soprattutto nei regolamenti; la campagna “Gioco anch’io” promossa dall’associazione Sport alla Rovescia, ha portato avanti una battaglia politica affinché fosse abrogato l’art. 40 che escludeva dai campi da gioco i figli di immigrati extracomunitari perché non cittadini italiani. Attualmente invece, per esempio, sta portando avanti una battaglia contro la discriminazione sessuale, contro i giochi olimpici in Russia, paese promotore di leggi omofobe e sessiste.
3 . 2 U N O S P A Z I O D I P R O D U Z I O N E C U L T U R A L E
Il centro sociale Rivolta ha come prima forma di auto finanziamento le attività culturali, siano esse musicali, teatrali o altro.
Tra gli anni ottanta e novanta, nei centri sociali sono nate “le posse”, un fenomeno musicale underground che si diffuse nel territorio attraverso i circuiti alternativi. Fu il periodo d’oro dei centri sociali, in cui migliaia di giovani gravitavano intorno a questi spazi, vivendone a pieno lo spirito anticonformista e antiproibizionista; i costi di ingaggio erano più accessibili, così potevi far pagare anche il biglietto di entrata pochi soldi.
Oggi purtroppo, oltre a non essere più in auge quel tipo di musica, se non per i nostalgici degli anni novanta, i
anche i biglietti all’entrata hanno un costo maggiore. Ciò nonostante il Rivolta ha cercato di rinnovarsi, cercando com’è giusto, di seguire le tendenze del momento. Ecco perché da cinque anni organizza una serata di musica elettronica ogni mese, intercettando un’ampia fascia di giovani che altrimenti in un centro sociale difficilmente entrerebbero, non per ideali politici ma proprio per gusti musicali. Se ai giovani piace frequentare le discoteche, ci vuole l’intelligenza di andargli incontro, perché il ruolo che ha un centro sociale è anche quello di aggregare giovani cercando di trasmettere loro alcuni principi. Anche il problema delle sostanze, problema che colpisce una fascia sempre più giovane della società, è un problema che viene trattato con molta attenzione in questo spazio, collaborando con il servizio “riduzione del danno” del Comune di Venezia. Gli attivisti del Rivolta sono antiproibizionisti, ma sono contro lo spaccio e contro l’uso di droghe pesanti.
Oltre a questi grandi eventi, che, al di là dell’elettronica, vedono in campo artisti di fama internazionale, il Rivolta cerca di rivolgersi anche al circuito di musica alternativa e indipendente, favorendo le band giovani e locali, dando così la possibilità a molti giovani di ascoltare musica di qualità senza dover spendere soldi.
Il centro sociale Rivolta, come gli altri centri sociali del Nord Est, è parte attiva del Festival di Sherwood che ormai da moltissimi anni si svolge a Padova in estate. Anche questo festival ha come obiettivo una proposta culturale a trecentosessanta gradi che comprenda concerti, dibattiti politici, presentazione di libri, performance teatrali.
Palestra Popolare Rivolta
Comitato No Grandi Navi
Palestra Popolare Rivolta
Esibizione al Venice Sherwood Festival 2013
Assemblea Sociale per la Casa