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Chiesa di Santa Maria del Pozzo Villa D’Elce, Lanciano (Ch)

ARCHITETTURA RELIGIOSA

Si tratta di una chiesa rurale ad impianto rettangolare, contrassegna- ta da un’interessante facciata bicro- ma in mattoni.

Poche le notizie storiche che la riguardano. Nel 1809, quando viene redatta la pianta della città di Lan- ciano, con la divisione in sezioni del suo territorio, la sezione di Villa d’El- ce non compare, a differenza, tra le altre, di quelle di S. Giusta e Maria SS. della Concezione, che prendono il loro nome dalle due chiese rurali che vi si trovano. La prima notizia sulla chiesa risale al 1872 quando, in data 19 novembre, riceve la visi- ta dell’Arcivescovo Petrarca e risul- ta appartenere alla parrocchia di S. Agostino. Nel 1906 la chiesa è men- zionata in un documento relativo al progetto di una strada rotabile per Villa d’Elce, a sud della città, che la dice insistente su un fondo di pro- prietà del barone De Riseis.

Quando la chiesa sia stata abban- donata non è dato sapere. Sembra tuttavia risalire alla metà del Nove- cento l’intervento di consolidamento con catene, realizzato a contrastare la spinta delle volte: forse tentativo

Figg. 1-2: pianta e vista generale

foto e disegni di M. Annese, S. Rapino

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138 tostanti, e coperto quasi integralmente l’antica pavimentazione, invasa da una coltre di vegetazione che sta avendo ragione di tutta la fabbrica.

La struttura ad incannucciata delle volte sembra confermata dai pochi resti, e in linea con una tradizione co- struttiva molto diffusa in tutta la re- gione. Lo stato di rudere della chiesa ne ha scoperto anche i muri, a sacco, con uno spessore di circa 75 centi- metri e rivestimento in pietra arena- ria, dalla pezzatura molto eterogenea in quanto a dimensioni e lavorazione, destinata tuttavia a scomparire sotto l’intonaco, ancora presente in tracce, soprattutto sul prospetto.

La facciata, a capanna, conserva i ca- ratteri della chiesa rurale, con le due finestrelle ai lati del portale e il campa- nile a vela, in mattoni e di fattura chia- ramente recente, come il finestrone e lo stesso portale, gli ultimi elementi, probabilmente, ad essere rinnovati, prima che la fabbrica fosse consegnata all’abbandono e al degrado.

Lo stato di conservazione, pur grave, non sembra essere ostacolo ad un re- cupero della chiesa e del complesso cui partecipa, ancora possibile se si prov- vede a dar loro conforto con un inter- vento di reintegrazione delle parti, che ne ottimizzi le residue capacità struttu- rali, proponendone al contempo un uso pertinente in grado di garantire manu- tenzione e identità. Bibliografia Di VesteA L., 1923 rUBini A., 1981 rUBini A., 1988 Fonti

ACPE, Catasto Napoleone, registro n° 00404, sez. D, n° 444, p. 592

Fig. 3: rilievo del prospetto laterale Fig. 2: rilievo della pianta

Bibliografia BoCAChe U., mss. s.d. CArABBA f., 1995 CArABBA f., 1998 mArCiAni C., 1974 sArgiAComo f., 1999 sArgiAComo f., 2000 141 Con la chiesa dell’Assunta di Ates-

sa quella di Lanciano ha in comune anche la geometria della facciata, divisa in tre livelli da un ordine ar- chitettonico forse originariamente rivestito d’intonaco per creare un efficace contrasto con il fondo di mattoni a vista. Il primo livello del prospetto è definito da un porta- le bugnato simmetrico rispetto alle ampie finestre laterali, e chiuso da massicce paraste che girano, con la loro base di ordine toscano, anche sui fianchi altrimenti privi di arti- colazioni; il secondo è ordinato da due coppie di lesene raccordate da un’ampia cornice superiore che fa da base al timpano: il tutto composto con una perizia tecnica e costruttiva molto consapevole riguardo all’uso del mattone e delle sue possibilità formali, i cui residui si impongono oggi sufficienti per reclamare il re- cupero della fabbrica e la sua resti- tuzione all’uso e all’interesse.

Fig. 6: vista generale dell’interno Fig. 7: prospetto laterale

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140 estremo di mantenere una fabbrica ormai fuori dal circuito d’interesse e irreversibilmente consegnata al di- suso e al degrado.

Nonostante gli squarci che si sono aperti sulle pareti e l’avanzato degra- do che investe tutta la struttura, an- cora riconoscibile è la sua articolata geometria. L’interno si articola in tre campate, precedute da un endonar- tece e concluse da un locale destina- to a sacrestia, forse costruito, con il campanile, in epoca successiva rispet- to alla chiesa ed oggi in uno stato di conservazione migliore. La copertura è a volta, a vela sulle due campate del- la navata, a cupola su quella del coro, quest’ultima in gran parte caduta, a rivelare la copertura a tetto in legno superiore. Le robuste paraste che ar- ticolano la navata e portano gli arconi di raccordo tra le vele, hanno capitelli ionici realizzarti a stucco e finemen- te lavorati, come le cornici che peri- metrano l’invaso e ne sottolineano le membrature, conferendogli un decoro e una qualità compositiva generalmen- te estranea alle chiese di campagna, e qui confermata anche all’esterno.

Il motivo bicromo della facciata è ottenuto con mattoni gialli e rossi, ordinati con un motivo decorativo a croce, più ordinato nella parte ba- samentale, meno preciso nella zona superiore. Esempi vicini al prospetto di S. Maria del Pozzo sono ad Ates- sa, nella chiesa di S. Antonio e della Madonna dell’Assunta, costruite en- trambe tra il XVIII e il XIX secolo. La policromia dei mattoni e la tessi- tura alla gotica dell’apparecchio mu- rario sono infatti motivi comuni alle tre chiese, assimilabili anche per la tipologia a navata unica e copertura a volta.

Figg. 3-4: vista e rilievo del prospetto

Fig. 5: vista della volta

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