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CIFRE - DATI - NOTIZIE - FATTI - GIUDIZI riferibili alla emigrazione italiana

Dal mare dei Rei Paese partono ogni anno 170,000emigranti ; dallaGranBretagna 185,000; dall'Austria-Ungheria 61,000; dalla Germa-nia 40,000; dalla Russia 37,000 e 36,000 dalla Spagna. L'Irlanda infelice, è vero, dà 11 emi-granti per ogni mille abitanti, mentre l'Italia non ne dà che 6. Peraltro la Scozia ne dà solo 4, l'Inghilterra e la Norvegia 3, e meno gli altri Stati (Austria 1, Germania 0.77).

Genova è il maggiore sbocco del movimento emigratorio degli italiani.

Ecco la statistica degli ultimi cinque anni: Genova, emigranti partiti, per ogni anno, 120,000; rimpatriati 43,000.

Napoli, partiti 50,000; arrivati 10,000.

Palermo, partiti 2000; arrivati 700. Dal 1882 ad oggi dal porto di Genova parti-rono un milione e mezzo d'emigranti e ne ritor-narono seicentomila. Onde possiamo affermare

— gli stranieri non raggiungendo il 10 % ~~ che, dei soli partiti da Genova dal 1882, oltre 800,000 nostri connazionali rimasero di là

del-l'Oceano. Negli 800,000 sono compresi i morti,

è vero, ma non i nati, che sono in numero di molto superiore.

Dei partiti da Genova soltanto il 4 per cento presero il passaggio in la classe o 2". Degli arrivati, oltre il 10 per cento. Anco nella con-dizione sociale della professione è vantaggio, poiché figura, fra gli arrivati, un numero ri-levante di persone che, partiti operai, ritor-nano negozianti.

Nel sesso e nell'età è invece sconforto. Negli emigranti ì minori degli anni 12 danno circa il 29 per cento appetto agli adulti; e nei ritornati la proporzione diminuisce al solo 20 per cento. Cosi per il sesso, poiché negli emigranti le femmine danno il 36 per cento in riguardo ai maschi, e nei rimpatriati non danno che il 30 per cento.

Dei partiti negli ultimi 14 anni, il 48 per cento ebbero il viaggio pagato dai Governi americani o dagli speculatori privati.

Sono di qualche conforto i rimpatrii, in cui l'indigenza scompare quasi: dal 50 per cento circa, delle partenze, scende al 3 per cento. E gli agiati, che viaggiano in la e 2* classe, partiti in ragione del 4 per cento, ritornano in ragione del 10. I non italiani, nel movi-mento migratorio del porto di Genova, contano per il 7 per cento nelle partenze e l ' I per cento negli arrivi. Povere cifre e da ridursi ancora più, poiché è noto che gli stranieri, eccettuati quei pochi delle linee di New York e dell'Australia, sono in gran parte tirolesi, dalmati, del litorale austriaco, svizzeri, geo-graficamente italiani, emigranti all'America Meridionale in comune sorte coi nostri.

Dal 1882 ad oggi, dal porto di Genova, su un milione e mezzo di emigranti partiti, 760,000 si sono diretti al Piata e 719,000 al Brasile. Su 592,000 rimpatriati, dal 1884, dal Piata ne ritornarono 300,000 e dal Brasile

176,000.

La proporzione tra i partiti e i rimpatriati, dopo di avere oscillato grandemente, ora in questi ultimi anni si affermò di 38 rimpatriati su 100 partiti pel Piata e di 36 su 100 partiti per il Brasile.

In 17 anni di vita in questo porto vidi sem-pre che i rimpatrii, in proporzione superiore al terzo dei partiti, furono causati da vere fughe dall'America per noti disastri, e i rim-patrii in minor proporzione del terzo dei partiti, originati da anemia di danaro per il costoso viaggio.

l'espe-rienza della pratica fra il movimento migra-torio di questo porto mi fanno certo che la media dei rimpatriati ha trovato buona fortuna in America.

Fra quelli che soggiornaronvi oltre un de-cennio, molti dei buoni ritornarono ricchi; pochi indigenti.

Gli spostati, gl'infelici sotto qualsiasi cielo, e più di tutti le canaglie, ritornano quali partirono. La nostra emigrazione gratuitaattualmentesi riversa negli Stati di San Paolo, Minas Geraes,

e, in limitato numero, nello Stato di Rio Ja-neiro. In tutti gli altri Stati del Brasile si

ri-versa invece la più debole corrente della nostra emigrazione spontanea, a pagamento. Corrente più debole, ma di non minore rilevanza, poi-ché è fra i nostri emigranti a pagamento, che sono i mercanti, gl'industriali, i professionisti, gli artefici del presente e del futuro nostro traf-fico commerciale marittimo.

Della nostra emigrazione di Stato al Brasile si hanno contradittorie notizie: le sorti sono o di troppo glorificate o tinte di troppo fosco.

Peraltro continuando a crescere l'esodo, a me pare che vi ha indizio, se non prova, di men triste ventura.

Chi scrive, preposto dalla fiducia del Governo, qui nel primo porto del Regno, a disciplinare l'emigrazione per la tutela della legge, dal 1881 ad oggi, non crede peccare di soverchia pre-sunzione a darne giudizio.

Ed è benigno, poiché per le notizie accer-tate per ragion d'ufficio nelle partenze degli emigranti e negli arrivi dei rimpatriati, si dee proclamare essere l'emigrazione un bene. Un bene la spontanea, perchè fonte di ricchezza nazionale sino da ora, inizio di commerci fu-turi ; e un bene la gratuita, perchè sfogo alle ristrettezze economiche del paese.

Poco può nelle nostre campagne la voce al-lettatrice della stampa venduta allo straniero, poco l'opera degli agenti sfruttatori; molto in-vece l'esperienza dei già partiti e le notizie dei parenti ed amici, delle persone cioè care che ebbero e che hanno buono stato in America.

Nè è umano il credere che migliaia e mi-gliaia d'italiani intraprendano il lungo viaggio come pecore matte, e continuino nello espatrio, per lungo ordine d'anni, traditi tutti da in-gannevoli miraggi.

L'esperienza di oltre tre lustri a me insegna che non vi può essere corrente emigratoria, nè spontanea, nè artificiale, ove gl'italiani non tro-vino la loro fortuna. La nostra emigrazione al Messico, a Costarica, al Chili cessò di subito perchè non ebbe oneste e liete accoglienze: nè a vivificarla potè la cupida speculazione e l'oro straniero. Non v ' è artifìcio che valga contro la natura nei fatti.

Ma per gf' interessi economici della nazione, fosse anco l'emigrazione una piaga, come molti dicono con ripugnante vocabolo, è pur sempre necessità, a me chirurgo di questa piaga, pro-clamare che nel male è il bene, perchè

l'emi-grazione è la sola risorsa della patria mari-neria.

Tutti sanno che il porto di Genova conta da solo per i due terzi dei porti della nazione, e che può considerarsi l'unico emporio per il nostro traffico marittimo mondiale, precipua ricchezza dell'Italia.

Senonchè ciò che ignorano i più è che il traffico marittimo internazionale nel porto di Genova è fatto per 91 parti dalie bandiere stra-niere e per sole 9 parti dalla bandiera italiana.

La bianca croce di Savoia nel porto di Ge-nova, escludendo le linee dell'America, non tras-porta annualmente, nel traffico internazionale, che sole 116,000 tonnellate di mercanzie e non oltre 8000 passeggieri.

Così nella media degli ultimi cinque anni. Ecco quanto rimane di gloria alla bandiera d'Italia sui mari dei vecchi continenti, nelle linee d'Europa, Asia ed Africa: un guadagno, cioè, per la ricchezza nazionale^di non oltre 4 milioni di lire per ogni anno!

Invece le linee tra Genova e l'America Me-ridionale danno alla bandiera nazionale il vanto del 75 per cento sul!'intero traffico italo-ame-ricano.

Il trasporto delle mercanzie, affidato alla no-stra bandiera, è di circa 130,000 tonnellate all'anno; ed è guadagno in più del trasporto di 150,000 passeggieri. Onde un guadagno to-tale alla bandiera italiana, viaggiante tra Ge-nova e le sponde del Piata e del Brasile, di 23 milioni di lire per ogni anno.

Tale il presente; e l'avvenire?

Nell'America Meridionale abbiamo non meno di 2 milioni e mezzo, e forse 3 milioni, d'ita-liani, compresi i nati.

Non produrranno ricchezza?

La storia ammonisce che le colonie libere arricchiscono la madre patria di quanto la im-poveriscono quelle di conquista.

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