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Cinema e scienza: la ricerca da sviluppare

Nel documento Il cinema che parla di sostenibilità (pagine 40-45)

7. Lo scienziato disarmato: Appartengono a questa categoria gli scienziati che

2.6 Cinema e scienza: la ricerca da sviluppare

Prima di passare al prossimo capitolo, ci sembrava interessante suggerire quali possano essere i filoni di ricerca, sul rapporto tra cinema e scienza, ancora da studiare.

Riprendendo le osservazioni di David Allen Kirby17, ne abbiamo individuato alcuni che cercheremo di riprendere e approfondire nell’ultimo capitolo.

In particolare, ragioneremo su quale sia l’approccio corretto (o se esistano più approcci) alle tematiche della sostenibilità, cercheremo di capire in che modo si sviluppa la ricerca di autenticità e quali siano i significati culturali, ovvero se i film in qualche possono modificare atteggiamenti e generare cambiamenti a livello sociale. Ma andiamo con ordine.

Secondo Kirby, per prima cosa, è importante riconoscere la convivenza di approcci diversi nel modo di considerare la scienza nel cinema.

La scienza nella fiction non va più definita solo come informazione fattuale ma si articola in quelli che Kirby definisce i «sistemi della scienza». Essi includono i metodi della scienza, le interazioni sociali tra gli scienziati, l’equipaggiamento di un laboratorio, l’educazione scientifica, i collegamenti con l’industria e lo stato, unitamente ad aspetti della scienza che esistono, in parte, al di fuori della comunità scientifica, come la politica scientifica, la comunicazione scientifica, e i significati culturali.

Ecco che gli studi su scienza e cinema dovrebbero puntare di più a capire come i «sistemi della scienza» vengono rappresentati nel cinema, come queste rappresentazioni si sono sviluppate col passare del tempo, come le tecniche cinematografiche contemporanee contribuiscano a queste rappresentazioni, e il

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ruolo di queste rappresentazioni sui sistemi della scienza appartenenti al mondo reale.

Tra gli aspetti che richiedono maggior approfondimento vi è anche «la produzione cinematografica» che secondo Kirby, al momento, è forse l’ambito meno studiato.

Un aspetto che nella ricerca sulla produzione, richiede maggiori studi e riflessioni è il concetto di «autenticità» che riprenderemo anche in riferimento alle tematiche della sostenibilità..

Da una parte scienziati e organizzazioni scientifiche che lavorano su film popolari hanno bisogno che chi fa il film mantenga l’autenticità delle rappresentazioni scientifiche. Chi fa il film, dall’altra parte, ha bisogno solo di ottenere l’autenticità per il film, e chiede agli scienziati un aiuto per mantenere un livello accettabile di verosimiglianza. Questa discrepanza nelle esigenze di ambo le parti conduce a molteplici interpretazioni del termine «autenticità».

Per gli scienziati essa richiede un’aderenza alla verosimiglianza scientifica nel corso dell’intero film. I registi invece considerano un film come scientificamente autentico se ha una verosimiglianza scientifica all’interno dei limiti rappresentati da budget, tempo e narrazione.

È stato esaminato anche l’utilizzo degli scienziati come consulenti nei film di Hollywood più recenti18. L’impiego di consulenti scientifici rappresenta una commercializzazione della conoscenza che permette ai registi di creare la loro personale autenticità relativamente alla scienza. L’autenticità non è un termine univoco perché l’esperienza scientifica diventa un concetto flessibile nel contesto dei film hollywoodiani. Chi e che cosa rappresenti un esperto dipende dalle esigenze dei registi per la loro produzione. Infine, la richiesta di autenticità da parte dei registi per la fiction può essere dannosa per la letteratura scientifica perché il cinema non fa distinzioni tra scienza precisa e imprecisa, lasciando che il

pubblico creda alle informazioni inesatte o non accetti quelle dettate da rigore scientifico.

Anche le ricerche sulle analisi del contenuto per determinare quale e quanta scienza sia presente nel cinema, sono da potenziare secondo Kirby. Ci sono stati infatti solo due studi di largo respiro. Andrei Tudor (1989) ha intrapreso l’analisi del contenuto di 990 horror prodotti tra il 1931 e il 1984.

Gli horror fanno paura introducendo una minaccia mostruosa all’interno di una situazione normale e per Tudor la scienza è la minaccia mostruosa più frequente nei film dell’orrore (251 su 990, cioè il 25%). Tuttavia a partire dal 1960 vi è stato un declino significativo nella quantità di horror basati sulla scienza. Ciò non implica necessariamente un cambio di atteggiamento verso la scienza da parte del pubblico, ma piuttosto un cambiamento nella produzione di horror, che a partire dagli anni Settanta diventano più psicologici.

Il secondo studio è di Peter Weingart e colleghi che hanno analizzato 222 film di tutti i generi, creati nel corso di 80 anni, alla ricerca sia di temi ricorrenti che dei cambiamenti intervenuti nella rappresentazione della scienza nel cinema19. Ovviamente, vista la sua dominanza sui nuovi media20, la scienza medica è il campo di ricerca più presente nei film, seguito dalle scienze fisiche (chimica e fisica). L’ampio quadro delineato da entrambi gli studi è una storia del cinema che esprime la radicata paura di fronte alla scienza e alla ricerca scientifica nel ventesimo secolo.

Occorre però specificare che la paura non è rivolta alla scienza in quanto strumento conoscitivo della realtà, piuttosto rispetto ai poteri forti fuori controllo, dei quali, in certi casi, proprio la scienza può far parte.

Terza direzione da seguire e da potenziare è lo studio dei significati culturali.

19

Weingart P and Pansegrau P., Introduction: perception and representation of science in literature and

fiction film, Public Understanding of Science, 12, 2003, (pp. 227 – 228).

20

A tal riguardo il campo di ricerca più prolifico nell’ambito della rappresentazione della scienza nel cinema è quello che Turney21 definisce come «storia culturale delle immagini», dove l’analisi testuale di film fiction fornisce ai ricercatori un ampio spettro di contesti sociali, atteggiamenti sociali e cambiamenti sociali in relazione a scienza e tecnologia.

Prodotti culturali popolari, come la fiction, non si limitano a rispecchiare idee su scienza e tecnologia, ma producono anche degli stimoli sia per il pubblico che per gli scienziati in una reciprocità creativa di scienza e cultura.

In questo contesto, le rappresentazioni di scienziati sono particolarmente importanti perché rappresentano il volto pubblico della scienza. Renato Schibeci e Liby Lee sostengono che le immagini cinematografiche degli scienziati giocano un ruolo importante anche nel costruire la «cittadinanza della scienza» negli studenti, collocando la scienza nel suo contesto socioculturale22.

Questi stereotipi sono ricorrenti nel cinema perché hanno un’utilità narrativa: rappresentano una scorciatoia. Il pubblico riconosce facilmente queste caricature, così il regista non ha bisogno di utilizzare il tempo prezioso del film per delineare un personaggio nel suo contesto.

Per concludere secondo Kirby c’è ancora bisogno di una seria ricerca accademica per capire esattamente, come e perché, i registi producono immagini della scienza nei film. In particolare bisogna ancora comprendere qual è l’approccio con la scienza di chi scrive il copione, quanto sia importante la scienza per i tecnici degli effetti speciali, che ruolo gioca la scienza per gli ideatori di produzione, per gli esperti di scenografia e quale sia il rapporto del cinema con gli altri media nel creare un immaginario «tecnoscientifico».

Tenendo presente gli spunti di Kirby, procediamo verso il cuore della nostra analisi: il cinema che parla di sostenibilità.

21

Turney J., Frankenstein’s footsteps, New Haven, Yale University Press, 1998.

22

Ma che cosa si intende quando parliamo di sostenibilità? È un termine che non si può banalmente ridurre ad un semplice insieme di problematiche da trattare. È forse meglio parlare di un nuovo approccio culturale? Proprio a queste domande cerca di rispondere il prossimo capitolo che fornirà gli ultimi strumenti prima di affrontare la parte conclusiva di questo lavoro.

Nel documento Il cinema che parla di sostenibilità (pagine 40-45)

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