CAPITOLO SECONDO LA FORMAZIONE COME STRUMENTO DI CONSAPEVOLEZZA
2.5 Circuiti Teatrali Regionali: un'occasione mancata?
Vorrei concludere la trattazione del tema della formazione del pubblico teatrale con un breve riferimento ad una situazione carica di potenzialità non ancora sfruttate appieno. I Circuiti Teatrali Regionali, infatti, presentano nel loro atto costitutivo la vocazione ad essere punti di riferimento fondamentali nel territorio per quanto riguarda le attività di ditribuzione, promozione e formazione del pubblico.
È un fenomeno la cui formazione è legata alla stagione di grandi cambiamenti nel campo delle arti degli anni Settanta, in particolar modo sulla scia dell'affermazione del principio di decentramento, che, in ambito teatrale, crea l'opportunità per un'estensione territoriale e sociale dell'idea e dell'obiettivo di un “Teatro d'Arte per tutti”, riprendendo il termine chiave dell'esperienza del Piccolo Teatro di Milano. Di conseguenza assumono un nuovo ruolo Comuni, Province, Regioni, che sono chiamati a relazionarsi in modo concreto con l’esercizio teatrale e a rendere finalmente reale la concezione di teatro come diritto e opportunità per il cittadino, come servizio pubblico esteso in modo capillare nel territorio regionale (GALLINA M., 2005, pp. 219268).
Analizzando in specifico il campo d'azione dei Circuiti, rileviamo, dalla normativa vigente (cfr. D.M. 12 novembre 2007, art. 14), che sono “Organismi […] che svolgono attività di distribuzione, promozione e formazione del pubblico nell'ambito del territorio della [...] regione e che non
producano, coproducano o allestiscano spettacoli direttamente o indirettamente ”35. Il primo elemento che si evince è la volontà di concentrarsi sull'incremento delle attività legate alla “domanda”, lasciando la produzione a “organismi, per almeno il novanta per cento di nazionalità italiana, rispondenti a chiari requisiti di professionalità e di qualità artistica
”36 operanti nell'ambito delle performing arts. Quindi obiettivo primario è creare un'organico sistema di gestione dell'attività teatrale in relazione al suo pubblico su un territorio regionale, attraverso un “progetto di distribuzione comprensivo di varie forme di produzione teatrale, sulla base di un repertorio qualificato e riferito anche alla produzione contemporanea italiana ed europea non caduta in pubblico dominio”37 e un “progetto di
informazione, promozione e formazione del pubblico, anche attraverso iniziative tese ad accrescere la conoscenza del teatro, con la promozione di incontri con gli artisti, attività editoriali e rapporti con il mondo scolastico ed universitario”38.
Il primo punto considerato fa riferimento all'implementazione delle strutture attraverso cui si realizza, o che forniscono, la diffusione del teatro (compagnie di giro; teatri stabili e comunali ecc.), allo scopo di creare un rapporto equilibrato con le varie forme di produzione teatrale, con particolare attenzione a quelle legate al contemporaneo. Tale funzione, come evidenziato da Gallina (2001), assume una valenza informativa e artistica, in quanto procede con una selezione dell'offerta; una valenza tecnicoorganizzativa, perchè passa attraverso la definizione di un cartellone (calendari, gestione degli spazi e degli spettacoli, campagne
35 DM 4 novembre 1999, n. 470, Capo II: Settori teatrali (artt. 1219), art. 14, comma 1 in www.gazzettaufficiale.it.
36 Ivi, comma 2.
37 Ivi, comma 2d.
pubblicitarie e ufficio stampa) ed infine una funzione economica, nell'orientamento all’efficienza nell’impiego delle risorse e al rispetto del principio di economicità. Ma ciò che soprattutto interessa ai fini della presente ricerca, è il secondo punto, nel quale l'accezione di formazione del pubblico è utilizzata nella suo significato di “crezione” di un bacino d'utenza; ciò lo si intuisce dall'utilizzo della congiunzione anche per specificare solo in un secondo
momento l'utilizzo di pratiche più propiamente “formative” per adempiere agli obiettivi promozionali intesi. Tuttavia questa considerazione non disminuisce la portata dell'enunciato ministeriale, il quale si sofferma, dandone risalto, alla necessità di sviluppare nella comunità una
conoscenza del teatro per accrescere la capacità di giudizio critico della
stessa e di lettura dei nuovi linguaggi di ricerca. Perciò lo Stato si propone come promotore di un’effettiva diffusione della cultura, rendendola più accessibile, ponendo i Circuiti come elemento di connessione e mediazione fra il sistema teatrale e il pubblico, tra l'offerta e territorio.
Le potenzialità di questo strumento sono ampie, ma ancora mal utilizzate. La realtà di oggi è caratterizzata da un impegno quasi esclusivo verso l'attività distributiva (programmazione di stagioni e rassegne) e rimane più nel piano teorico e degli intenti l'attenzione alla promozione e formazione del pubblico; quasi tutti i Circuiti svolgono tale funzione in modo secondario e lo fanno per lo più attraverso attività laboratoriali dedicate agli studenti, rimandando tale mancanza alla scarsità di risorse disponibili. Il problema, tuttavia, non è solo di natura economicofinanziaria, ma risiede anche e forse soprattutto, nella poca sensibilità e limitata fantasia nel gestire anche le poche risorse disponibili (GALLINA, 2005, 219268).
Inoltre bisogna tener presente che tali sistemi territoriali, come d'altronde tutte le altre attività teatrali, non hanno una legge di riferimento che li regoli e li guidi, ma devono affidarsi alla generalissima normativa ministeriale, la quale risulta essere, ovviamente, lacunosa sui
contenuti, sulle azioni precise o sui misuratori di qualità da utilizzare per rendere virtuoso il sistema.
Il primo circuito teatrale, ATAM (Associazione Teatrale Abruzzo e Molise) fu fondato all'Aquila nel 1975 da Enzo Gentile e Giuseppe Giampaola e oggi (dati 2012) si contano 13 sistemi territoriali distribuiti in modo omogeneo lungo l'Italia: AMAT (Marche); Associazione Basilicata Spettacoli (Basilicata); Arteven (Veneto); ATAM (Abruzzo e Molise); ATC, Lamezia Terme (Calabria); ATCL (Lazio); CEDAC (Sardegna); Circuito Teatrale del Piemonte (Piemonte); Coordinamento Teatrale Trentino (TrentinoAlto Adige); ERT (FriuliVenezia Giulia); Fondazione Toscana Spettacolo (Toscana); Teatro Pubblico Campano (Campania); Teatro Pubblico Pugliese (Puglia). Nella loro relativemente breve vita hanno prodotto un indubbio incentivo alla diffusione del teatro di prosa e della danza, ma si potrebbe fare molto di più, soprattutto nell'ambito della formazione dello spettatore giovaneadulto. Innannzitutto cercando di superare l'immobilismo e la stagnazione in cui verte, in generale, il sistema dell'arte italiano, nonostante le innumerevoli manifestazioni innovative al suo interno e puntando verso un reale cambiamento delle dinamiche culturali su base territoriale, attraverso l'adozione si strumenti più chiari e precisi e un impegno maggiore nella ricerca di soluzioni innovative.