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2 COSENZA: CONTINUITA’ DI VITA DELLA CITTA’ ANTICA

2.2 Anamnesi storica: Cosenza, formazione e trasformazione

2.2.5 La città post-unitaria

Al momento dell'unità la città mantiene la caratteristica tradizionale di mercato di consumo dei prodotti dei paesi circostanti e di capoluogo che trae la propria importanza dai fatto di essere sede delle autorità civili, militari, ecclesiastiche e centro delle uniche istituzioni culturali della zona (Scuole superiori, Accademia Cosentina ecc.).

Anche l'assetto urbano non presenta modificazioni: un nucleo centrale lungo i fianchi del Pancrazio e i tre borghi ormai consolidati di portapiana (a monte del centro storico), di Rivocati (nella pianura sulla riva sinistra del Busento) di Piqnatari (sulla riva destra del Crati) dove vive e lavora 1'artigianato minuto costituito da filatori di seta, fabbricanti di vasellame di creta, conciapelli.

Nel centro si svolge la vita politica, culturale, il commercio maggiore; abitano, nei palazzi costruiti tra il '500 e il '700, i ceti abbienti e nelle case più modeste, si affollano gli artigiani (sarti fabbri, falegnami ecc.) e gli addetti ai servizi. L'unica novità consiste nello sviluppo di un piccolo insediamento posto sulla riva destra del Busento detto di Fontananuova; la causa del mancato ampliamento della città verso la pianura è da ricercarsi nel timore delle periodiche piene del Crati e del Busento e nel pericolo della malaria che ha risalito la valle del Crati a causa della mancanza di opere idrauliche. Gli edifici crescono dunque in altezza e la pressione demografica peggiora le già disastrose condizioni igieniche (molte case sono sfornite di latrine, manca un'adeguata rete fognaria). Anche le comunicazioni esterne ed interne risultano estremamente difficoltose: i due tronchi della strada consolare (proveniente da Napoli e diretta a Catanzaro) sono poco più che delle mulattiere inagibili soprattutto nel tratto settentrionale; l'attraversamento della città è costituito da un tracciato stretto e tortuoso (l'attuale corso Telesio) che inizia nei pressi del ponte S.Domenico sul Busento.

Quando, in autunno e in inverno, si verificano le piene del fiume, il ponte, di legno su pilastri in muratura, viene travolto e, di conseguenza, si bloccano sia le comunicazioni esterne sia i collegamenti con il borgo Rivocati.

Gli altri due ponti esistenti sono quello di S.Lorenzo, tra le "conciarie" e S.Agostino, completamente in legno e inagibile dall'autunno alla primavera/ e quello di S.Francesco (o di S.Maria) in muratura che unisce il centro al palazzo un tempo residenza del preside, del tribunale e delle carceri (era adibito solo a tribunale e a carcere).

Dopo l'unità si impone l'esigenza di avviare a soluzione i problemi riguardanti l'igiene, l'abitabilità, la viabilità e di indicare una direzione per il futuro sviluppo urbano. Viene costruito un cimitero lontano dall'abitato, in contrada Mussano, i quartieri periferici (Portapiana, Rivocati) sono dotati di fontane pubbliche, l'ospedale civile è trasferito a monte della città, si edifica un ponte di ferro sul Busento (al posto del vecchio S.Domenico), vengono realizzati verso sud, sul Orati, un piccolo quartiere a maglie regolari con abitazioni per i funzionari dello stato e, lungo la prosecuzione - di corso - Telesio, la Prefettura, il Teatro, la Villa Comunale.

L'avvio di opere pubbliche subisce un certo incremento durante l'amministrazione di Francesco Martire con l'esecuzione di un piano di strade di circonvallazione, la creazione di un nuovo ponte (Alarico) alla confluenza del Busento cpl Crati (per garantire un altro accesso da nord) e la ristrutturazione in ferro del vecchio S.Lorenzo.

Alla fine del 1878 viene inaugurato il tronco ferroviario Cosenza-Buffaloria (attuale Sibari) che si allaccia alla litoranea Reggio-Metaponto e rappresenta un primo risultato della bonifica avviata nella valle del Crati.

Altre opere pubbliche sono intraprese, con vario successo, durante l'amministrazione di Francesco Martire e le successive: l'illuminazione a gas, la costruzione del macello comunale sul greto del Crati e, agli inizi del '900, l’acquedotto e l'illuminazione elettrica. Sebbene le attività produttive non registrino, dopo il primo quarantennio di unità, sostanziali progressi, si deve notare un certo incremento demografico che porta la popolazione a superare, al censimento del 1901, i 20.000 abitanti e a raggiungere, qualche anno dopo (1906), i 22.000. Diventa perciò naturale l'espansione dell'abitato verso la pianura, dal momento che non sussistono più timori relativi alle alluvioni e l'opera di bonifica della valle del Crati è stata attuata.

All’inizio del ‘900 Cosenza rimaneva costretta nel vecchio perimetro urbano, condizionato dai limiti naturali della confluenza di due fiumi, il Busento e il Crati e dalla presenza al contorno di ampie zone da bonificare.

L’ambizioso progetto dei lavori per l'inalveamento dei due fiumi fra i ponti San Lorenzo e San Domenico e dei collettori ripuari delle acque interne e delle fogne urbane della città di Cosenza nel 1910, fu affidato all’ingegnere Vocaturo, figura eminente e apprezzata a livello nazionale (per conto del Ministero fu incaricato di ricostruire Messina dopo il terremoto del 1908).

Nonostante le grandi difficoltà, i lavori furono completati in soli 3 anni; una volta realizzata la bonifica della valle del Crati e ridotto con la costruzione di un valido sistema di argini, il pericolo delle alluvioni, prendono consistenza i progetti di sviluppo a nord; nascono i due rioni Carmine e Rivocati.

Con lui nasce un nuovo disegno di struttura urbana, basato sulla contiguità tra vecchio e nuovo, preludio alla forma della città come la conosciamo oggi.

Figura 10 Inalveamento del Crati e del Busento e costruzione del collettore ripuario delle fogne a destra del Crati, a monte del ponte S. Francesco a cura dell’ Ing. Vocaturo (collezione Dott. R. Bilotti).

Figura 11 Inalveamento del Crati e del Busento e costruzione del collettore ripuario delle fogne a destra del Crati, a monte del ponte S. Francesco a cura dell’ Ing. Vocaturo (collezione Dott. R. Bilotti).

Nel 1906 è predisposto un primo organico piano di sviluppo della città che entra in vigore nel 1913.

Si tratta del Piano Camposano che prevede la realizzazione di quattro nuovi insediamenti: il quartiere suburbano sulla riva destra del Crati in direzione dei Casali, il Lungo Crati sui due lati del fiume, a sud del Centro Storico, il Lungo Busento che, con un sistema di strade convergenti in Piazza Amendola, ingloba e regolarizza l'antico borgo Rivocati, il Carmine (compreso tra le vie Rivocati, Vittorio Veneto, Isonzo, XXIV Maggio) impostato a maglie ortogonali con al centro l'attuale piazza Vittoria.

Il piano è realizzato quasi per intero dopo la prima guerra mondiale e, negli anni seguenti, lo sviluppo della città ha luogo verso nord, mantenendo l'impostazione regolare del tracciato viario.