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La geomorfologia delle spiagge è stata utilizzata sia per valutare la risposta della costa all’impatto degli eventi estremi sia per caratterizzare le pericolositá marine, in quanto per definire il run up del moto ondoso bisogna conoscere la pendenza della spiaggia emersa mentre per valutare l’entitá dell’erosione entrano in gioco la pendenza della parte attiva del profilo di spiaggia sommersa. Considerata la scala del lavoro si è ritenuto opportuno classificare le spiagge catalogate in funzione di quei parametri che servono per calcolare le pericolositá marine e di conseguenza si sono raggruppate le spiagge in maniera diversa per ognuno dei due processi esaminati in funzione dei parametri principali che li definiscono.

Per quanto riguarda l’erosione le spiagge si sono divise in 2 tipi caratteristici in funzione della pendenza del profilo attivo (Figura 3.7). Si nota come la distribuzione sia abbastanza omogenea

24 con le spiagge dissipative che presentano una maggior presenza rispetto a quelle a comportamento piu dissipativo.

Figura 3.7 Classificazione delle spiagge in funzione della pendenza del profilo attivo (dato proveniente

dall’Atlante delle spiagge sarde, Di Gregorio et al., 1998).

Nel caso dell’inondazione (Figura 3.8) si sono considerati 4 tipi distinti di spiaggia in funzione della pendenza della stessa e della pendenza della battiga.

Al momento di caratterizzare la risposta della costa entrano in gioco altri parametri geomorfologici che servono ad indicarci la resilienza dei litorali arenosi ai pericoli costieri che sono l’ampiezza della spiaggia (media e minima) per l’erosione (Figura 3.9) l’altezza (media e minima) del recettore spiaggia per quanto riguarda l’ inondazione (Figura 3.10).

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CAPITOLO 4

Metodologia

4.1

Introduzione

In questo capitolo viene presentata la metodologia utilizzata su scala regionale per valutare la vulnerabilità costiera delle spiagge della Sardegna agli eventi meteo marini estremi. L’obiettivo pratico del metodo è fornire informazioni utili alle amministrazioni locali per pianificare la gestione delle risorse della zona costiera e poter mitigare, su scala regionale, i potenziali danni indotti dalle tempeste meteo-marine.

Come scala regionale si intende una scala di varie centinaia di chilometri e da un punto di vista della gestione è stata selezionata perché comprende tutte le unità amministrative, ciascuna di esse con le proprie competenze legali, in questo caso della Regione Autonoma della Sardegna che potrebbe essere l’equivalente di uno stato all’interno di una repubblica federale.

Quando si parla di tempeste di mare, la vulnerabilità viene quantificata confrontando l’intensità dell’impatto della tempesta con la capacità di adattamento del sistema costiero. Nel caso dell’erosione, per esempio, si confronterà il retrocesso della linea di battigia con la larghezza della stessa spiaggia, mentre nel caso dell’inondazione la risalita dell’onda generato dal moto ondoso si relazionerà con l’altezza della duna emersa.

La metodologia si divide in tre parti principali:

1) Definizione e caratterizzazione dell’Agente forzante marino 2) Parametrizzazione e valutazione della Pericolosità

29 Nella prima parte vengono definiti gli eventi meteo marini estremi (che chiameremo tempeste di mare) in funzione dell’altezza d’onda al picco della tempesta (Hs), del periodo di picco (Tp) e della durata. Nella seconda fase vengono create le serie storiche delle tempeste di mare che verranno poi utilizzate insieme alle caratteristiche geomorfologiche basiche delle spiagge con lo scopo di valutare l’intensità dei due principali processi indotti considerati, l’erosione e l’ inondazione marina.

Le serie temporali, che rappresentano le intensità delle pericolosità, sono adattate ad una distribuzione di valori estremi in maniera tale che le suddette vengono messe in relazione con le rispettive probabilità di accadimento.

Infine l’ultimo passaggio consiste nel calcolo della vulnerabilità confrontando le intensità delle pericolosità calcolate in precedenza con le proprietà fisiche della spiaggia determinandone cosi la capacità di adattamento agli impatti considerati. Ogni passaggio della metodologia viene spiegato dettagliatamente nei seguenti paragrafi.

In questo lavoro si adotta un approccio probabilistico che ci permette, una volta stimate e valutate la probabilità di accadimento delle pericolosità indotte lungo la costa e definito il livello di rischio da parte degli operatori, di confrontare la distribuzione spaziale delle intensità degli impatti ed identificare con facilità le zone potenzialmente più danneggiabili. Quindi, invece di valutare la vulnerabilità di tutte le spiagge, causata da un unico evento estremo, il nostro obiettivo è calcolare la vulnerabilità associata ad una determinato tempo di ritorno in ogni spiaggia considerata. Con questo tipo di metodologia, dovendo prendere decisioni, si può scegliere un’accettabile probabilità di accadimento (periodo di ritorno) che può variare lungo la costa in funzione dell’importanza che viene dato all’entroterra. Nel caso in cui si selezionano livelli di rischio che variano spazialmente, questo potrebbe desumersi confrontando vulnerabilità associata a diverse probabilità di accadimento. Infine bisogna considerare che, anche se questa metodologia può essere applicata a qualsiasi zona costiera, delle piccole variazioni delle procedure specifiche qui usate qui potrebbero aver bisogno di qualche cambiamenti in funzione delle caratteristiche dell’area che si desidera analizzare.

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Figura 4.1 Schema metodologico applicato in questo lavoro per la stimare la vulnerabilità delle coste

della Sardegna alle tempeste di mare (Da Bosom e Jiménez, 2011)