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IV. La lotteria Régnier

4.3 La collezione de’ Medici a Firenze

Il cardinale Leopoldo de’ Medici, uno tra i più appassionati collezionisti del granducato di Toscana, si affida a Paolo del Sera per reperire pezzi unici e rari sul mercato veneziano.

L’agente del cardinale Paolo del Sera nasce a Firenze il 23 marzo del 1614 e dal 1632 fino al settembre 1672, anno della sua morte, risiede a Venezia.

Il rapporto tra il cardinal Leopoldo de’ Medici e Paolo Del Sera è noto grazie alle numerose testimonianze, fornite dal Carteggio, oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze: un insieme di seicento lettere, scritte prevalentemente dal Paolo del Sera da Venezia, che informano il cardinale sulla situazione del mercato artistico veneto. Una corrispondenza a scadenza settimanale

308 Ibid.

122 che contiene anche liste di opere d’arte disponibili alla vendita, stilate direttamente dai proprietari o da intermediari, talvolta da Del Sera.

La prima lettera che attesta l’effettiva collaborazione con Leopoldo de’ Medici, data 7 luglio 1640: sebbene la documentazione, riguardo i primi anni di Del Sera a Venezia, sia esigua, è possibile affermare che si fosse trasferito nella città lagunare a seguito della famiglia, mercanti fiorentini di stoffe pregiate. Del Sera però pare avesse scelto la carriera artistica già nella sua città natale, a Firenze è infatti documentato come «allievo del Passignano e a Venezia, a bottega del Tinelli»310. Molto probabilmente accanto allo svolgimento attività svolta per la famiglia, a Venezia, Del Sera ha avviato la fortunata carriera di mercante d’arte.

Del Sera si dimostra un collezionista saggio e affidabile, a Venezia è «il terzo tra i forestieri che raccolgono opere d’arte. Lo precedono l’arciduca Leopoldo Guglielmo del Tirolo e il conte Ottavio Tassis»311. Venezia offre a Del Sera la possibilità di confrontarsi e visitare le maggiori

collezioni private, tra le quali la Vidman, la Vendramin, la Pisani e la Grimani Calergi.

Nell’ottobre del 1665, in seguito alla prima supplica di Régnier al Consiglio dei X, Paolo Del Sera si affretta ad informare il cardinale, e a sollecitarlo all’acquisto della quadreria: le testimonianze , ad oggi, non forniscono con certezza l’effettiva entrata dei dipinti nelle collezioni medicee. L’anno successivo invece, Del Sera fornisce al cardinale la lista completa dei pezzi in lotteria con la relativa critica personale, per ciascun pezzo: «[…]qualche mese addietro V.A.S mi comandò che quando fusse fatta questa [vendita] io gli dovessi dire la mia oppinione a quadro per quadro, però per obbedirla ad una di dette stampe, ho notato in margine il mio parere[…]»312. Del

Sera fornisce quindi un parere personale sull’autenticità dei pezzi in lotteria Régnier; le attribuzioni fornite sono ritenute valide ancora oggi, a supporto dell’adeguata competenza artistica dell’agente.

Del Sera annota, nel Carteggio, le proprie valutazione sui pezzi in lotteria, ritenendo non autentiche:

310 S. SAVINI-BRANCA, Il collezionismo veneziano nel’600. Padova 1965, p. 68.

311 BAROCCHI, Archivio del collezionismo mediceo. Il cardinal Leopoldo cit.,Tomo I, p. 3 312 Ivi, p.4

123 di Tiziano, la “Madonna con il Bambino”, suggerendo al cardinale che «non m’arisicherei a comprarla»313 e il “ritratto di Cleria Farnese”. Ammette di non aver visionato il dipinto dell’ “Angelo con la spada sguainata”.

Non reputa del Bronzino il pendant della testa d’uomo di Palma il Vecchio e di non aver potuto vedere il Ratto di Ganimede di quest’ultimo. Come non ha potuto valutare il “ritratto di giovane donna”, “l’autoritratto e le nozze di Cana” di Tintoretto. Né la “storia di Abigail” di Francesco Bassano, il “ritratto di medico” del Pordenone, il “Cristo giovanetto” di Gentile Bellini e l’ “autoritratto” di Sofonisba Anguissola.

Intuisce anticipatamente che il ritratto di principe moscovita non possa essere attribuito alla mano di Leonardo; infine non ritiene autentico il “ritratto del cardinal del Monte” di Sebastiano del Piombo. Per il ritratto di Raffaello non si pronuncia, definendolo «bello […] ma non mi basta l’animo ad affermarlo»314, che sia cioè un’opera autentica di Giulio Romano.

Sia per il Cristo, sia per l’Erodiade del Correggio, ne riconosce la «maniera»315, ma non ne certifica

l’autografia. Per il San Girolamo di Leonardo esprime la possibilità che si tratti di un maestro nordico, «di maniera oltramontana»316. Il ritratto di senatore fiorentino di Holbein, lo attribuisce a Willem Keys.

Del Sera si dimostra soprattutto un critico d’arte affidabile, in grado di ammettere le proprie lacune artistiche, per quanto riguarda la Madonna con Bambino di Giovanni da Maberge: «non ho cognizione dell’opere di questo auttore»317. Come per il Naufragio di sei navi di Persin d’Olanda, o

per la Sacra Famiglia con San Giovannino di Enrico Shut.

La celebre Cleopatra del Reni è ritenuta addirittura una copia: verrà smentito dalla critica successiva, tanto che è ritenuta autentica ancora oggi. Come il Marte Vittorioso di Rubens. Come per la Santa Cecilia di Ludovico Carracci, da Raffaello. Il Cristo ai Getsemani di Ludovico

313 Ivi, p.6 314 Ivi, p.8 315 Ibid. 316 Ibid. 317 Ibid.

124 Carracci, da Correggio «è un imbroglio»318.

Prima dell’arrivo di parte della quadreria Régnier, la collezione dei Medici, acquisisce circa una decina d’anni prima, alcune opere venete: nel 1653 Del Sera rifiuta di cedere la sua collezione all’ambasciatore svedese, che opera per la sovrana. Tale episodio viene rimarcato nella corrispondenza tra Del Sera e Leopoldo, la resistenza di Del Sera all’offerta svedese porta al risultato desiderato: le pitture dell’agente a Venezia vengono acquistate dal proprio committente. Un nucleo di opere che viene corrisposto in seguito al dono, da parte del cardinale, di un diamante del valore di 8000 piastre fiorentine.

L’entità delle opere acquistato hanno senza dubbio mosso scalpore; Boschini dedica loro dei versi malinconici ma allo stesso tempo rincuoranti: nel “Vento Quinto” della “Carta” viene descritta la partenza delle opere in questione per il Granducato di Toscana. È la voce di un veneziano che piange la perdita di un tale patrimonio artistico e la conferma che la pittura veneta abbia invaso anche il gusto toscano, determinandone la superiorità pittorica. Leopoldo infatti sceglie di orientarsi sulla pittura veneta a scapito del celebrato primato vasariano, del disegno sul colore319: il capitolo è un lungo omaggio a coloro che hanno reso, e rendono ancora nel Seicento, grande la pittura veneta tanto da occupare posto nella raccolta del cardinale toscano. La partenza delle opere venete viene malinconicamente commentata da Del Sera: «[…]Quele xe zogie, le va inte i tesori. Vostra è la gloria; oh veneti Pitori, da un Prencipe le va; [...]. L’è ‘l Prencipe Leopoldo de Toscana che non sdegna el gran nome de Pitor: anzi con gran dileto e con gran cuor l’onora la Pitura veneziana»320.

Dal carteggio emerge come Del Sera si sia preoccupato di introdurre Marco Boschini al cardinal Leopoldo. Il nome di Boschini compare più volte nella corrispondenza: in una lettera del 1660, Del Sera lo elogia come l’autore della celebre “Carta”, invitando il cardinale a farsela leggere da un veneziano per cogliere meglio tutte le sfumature, tipiche della lingua. Boschini, in qualità di agente successore a Del Sera, nel dicembre 1664 spedisce al cardinale l’indice di tutte le pitture pubbliche di Venezia, da lui composto e fatto stampare; nel maggio 1666 dona al cardinale

318 Ivi, p.9

319 BOSCHINI, Carta del Navegar Pittoresco cit., p. 267 320 BAROCCHI, Il cardinal Leopoldo cit., p.79

125 un’incisione del Boschini raffigurante il regno di Candia. A differenza di Del Sera, Boschini si presenta non solo come pittore dilettante e intenditore d’arte, ma anche un commerciante e uno storiografo della pittura: permettendo al cardinale sia di ampliare la collezione personale, sia di fornire un’ adeguata documentazione storiografica delle opere che interessavano il cardinale; si ricordi come le stime delle opere aumentino vertiginosamente se vengono documentata in ricche e famose collezioni, particolarmente fiorenti a Venezia.

È facile pensare che proprio lo stesso Boschini abbia prestato le proprie competenze a Del Sera, per poter servire indirettamente il cardinale: alla morte di Del Sera subentra quindi come suo successore nel ruolo di agente per il cardinale, promettendo da subito: «Non mancherò giamai di impiegare ogni mio talento per sodisfare al desiderio di V.A circa l’indagazione de’ ritrattini[…]»321.

Dalla corrispondenza con Boschini è possibile risalire alla cessione di parte della quadreria Régnier : nel febbraio del 1675 il cardinale informa Boschini di essere venuto a conoscenza, tramite la sorella di Margherita duchessa di Parma, dell’intenzione di liquidare un lotto di quadri. Si tratta di un lotto di quadreria appartenuta al cavalier Fontana, probabile acquirente dei biglietti per la lotteria Régnier del 1666.

Il lotto322 si compone dei seguenti titoli:

- La Cleopatra di Guido Reni in pendant con l’ Allegoria della Poesia del Guercino, la coppia di dipinti viene stimata 500 ducati;

- La Circoncisione di Gesù di Giovanni Bellini, stimata 150 ducati;

- la Storia di Abigail di Francesco Bassano, vendita alla è presente il cognato di Régnier, Pietro della Vecchia. Il dipinto viene stimato 200 ducati;

- I due Paesaggi di Paul Bril, stimati entrambe 60 ducati; - Il ritratto di Raffaello, di Giulio Romano, stimato 150 ducati; - La Giovane alla spinetta di Tintoretto, stimato 150 ducati;

- L’autoritratto di Pourbus stimato 80 ducati e il ritratto di Margherita di Savoia, stimato 150 ducati;

321 Ibid.

126 - L’autoritratto di Tintoretto stimato 60 ducati.

-L’ autoritratto di Giorgione e quello di Tiziano, senza stima precisa perché i due dipinti non erano custoditi a Venezia ma a Treviso, pronti per essere trasferiti in Francia;

Si noti come, per questi ultimi due dipinti, il cavalier Fontana non ne permetta la valutazione: l’autoritratto di Giorgione, può essere individuato nel celebre pastiche di Del Vecchia ordinato da Régnier. Il dipinto di Tiziano viene descritto con la medesima definizione presente nel Libretto per il lotto G.1, tranne che per la forma: si tratta di un dipinto «verticale» piuttosto che tondo, come descritto nel Libretto; ciò fornisce un importante elemento per identificare il quadro con l’opera di Del Vecchia conservata a Washington.323

Raramente Boschini propone attribuzioni personali per le opere che propone al cardinale, non si pronuncia mai in contrasto rispetto gli altri esperti: i documenti affermano come Boschini non intraprenda mai trattative che potrebbero rivelarsi truffe, si orienta principalmente verso opere la cui provenienza è certa e riconosciuta dalla maggior parte delle figure del mercato veneziano, per limitare le situazioni di dubbio e raggiri, che potrebbero minare i rapporti con la famiglia fiorentina.

La vendita della collezione di Paolo del Sera

Alla morte dell’agente, alcune opere furono sequestrate dai creditori, le rimanenti vennero inventariate, due anni dopo la morte, l’11 luglio 1674. La vendita all’asta della raccolta veneziana di Del Sera permette, al cardinal Leopoldo, si arricchire ulteriormente le collezioni medicee, di capolavori veneti.

L’inventario conta centosessantuno tra stampe e disegni, purtroppo senza l’indicazione dell’autore, e venticinque dipinti, la cui maggior parte ricoperta da maestri veneziani veneti, che consentono di valutare l’entità della raccolta rimasta, sono presenti fra i molti dipinti:

323 LEMOINE, Nicolas Règnier cit., p.194. Annick Lemoine conferma che il lotto G.1, ovvero l’Autoritratto di Tiziano, sia a tutti gli effetti un falso commissionato dallo stesso Régnier al genero Pietro Vecchia. Sebbene presenti la firma di Tiziano e la data, impressa sulla tavoletta di legno è ritenuta una copia dall’ “Autoritratto in tondo”, presente nel 1569 in collezione Vendramin; il medesimo dipinti poi viene descritto da Martinioni come parte della

127 - un ritrattino di Giovanni Bellini;

- due pitture del Veronese; - una Maddalena del Bordone;

- un San Giovanni Battista, un ritratto del doge e un ritratto di gentildonna del Tiziano; - un San Girolamo e tre ritratti virili del Tintoretto;

- una Venere e Adone del Padovanino; - due ritratti virili del Tinelli.

La pittura lombarda è presente con un ritratto del Moroni : - un ritratto virile seduto.

La pittura emiliana con: - un autoritratto del Guercino;

- un ritratto di gentildonna del Parmigianino; - una Madonna del Correggio.

La pittura romana con opere di Pietro da Cortona, Giulio Romano e Raffaello. La pittura nordica con Rubens e la pittura fiorentina celebrata da soli due dipinti di Carlo Dolci: - un Sant’Andrea e ritratto di un frate.

All’inventario si unisce la stima di Marco Boschini poiché le opere verranno messe all’asta, asta nell’autunno del 1675: vendita testimoniata dalla missiva di Boschini al cardinal Leopoldo: «[…] si vociferava […] che la settimana ventura siano decise le diferenze e che subito si possi far l’incanto[…]»324.

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