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Le Collezioni del Museo Civico di Castello Ursino a Catania.

Nel documento La casa editrice Maimone (pagine 144-152)

2 5 Gli anni Ottanta.

3.5. Le Collezioni del Museo Civico di Castello Ursino a Catania.

Le Collezioni del Museo Civico di Castello Ursino a Catania è una

collana creata nel 2000 da Giuseppe Maimone e dall’Assessorato ai Beni Culturali del Comune di Catania, con cui l’editore catanese aveva avviato uno stretto rapporto di collaborazione.

L’idea editoriale è nata in riferimento alla possibilità di realizzare cataloghi sulle Collezioni Civiche che sono ospitate all’interno del maniero: «Tutti i materiali in possesso del Civico troveranno pubblicazione nei cataloghi la cui serie archeologica, a cura di Anna Lucia D’Agata, ha inizio con questo dedicato ai vasi attici e sicelioti238». Dopo la pubblicazione nel 2000 di Vasi attici figurati. Vasi sicelioti, di Sebastiano Barresi e di Salvatore Valastro, la collana non ha avuto seguito, pur avendo in cantiere altri testi sulle Collezioni Civiche che erano stati affidati dall’editore e dalla curatrice a studiosi nel campo dell’archeologia e della storia dell’arte.

I testi dovevano essere testimonianza del ricchissimo patrimonio artistico e culturale tuttora conservato nel maniero svevo:«[…] Per il resto il museo nell’ombra continuerà a nascondere una collezione di bronzi, di armature medievali, di cose egiziane, di quadri e cofanetti239».

Il volume, suddiviso in tre sezioni, si avvale di un ricco apparato iconografico costituito da riproduzioni fotografiche dei vasellami della collezione, catalogati secondo una impostazione prettamente archeologica e affiancati da didascalie che contengono notizie storiche per ognuno dei preziosi reperti.

La curatrice, inoltre, ha dato ampio risalto al ruolo svolto nei secoli dall’ordine benedettino catanese e dall’archeologo - principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello, la cui collezione, confluita insieme a quella monaci, costituisce, per la maggior parte, la raccolta degli antichi vasi conservata nel castello svevo: «Agostino Landolina, […] fu uno degli

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Sebastiano Barresi – Salvatore Valastro, Vasi attici figurati. Vasi sicelioti, Catania, Giuseppe Maimone Editore, 2000, p.9.

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ultimi Benedettini a vivere nel Monastero catanese di San Nicolò l’Arena. Morì nel marzo del 1860, mentre già nel 1868, facendo seguito alla soppressione delle corporazioni religiose voluta dalla nuova Italia, il Monastero con la sua biblioteca e le sue collezioni sarebbe passato nelle mani del Comune di Catania. Senza presagire tutto questo, e forse negli stessi mesi in cui Garibaldi con i suoi Mille conquistava la Sicilia ai Borboni, i confratelli del Landolina decidevano di farlo rappresentare con due lucerne disposte su un tavolo a suo fianco, alle spalle delle quali domina una lekythos attica a figure nere. L’apparato intendeva simboleggiare la passione del monaco per le antichità e lo studio, e il suo legame con il Monastero, di cui il Museo con le varie collezioni, dopo i fasti settecenteschi, era ancora uno dei nuclei portanti. Il modello secondo cui fu raffigurato il Landolina aveva nello stesso Monastero di San Nicolò l’Arena un illustre precedente nel ritratto del Priore don Placido Scammacca, confezionato qualche tempo dopo la sua morte nel luglio 1787. Lo Scammacca insieme a Vito Maria Amico, aveva provveduto all’incremento della biblioteca e alla formazione della raccolta di antichità del Monastero, dedicandosi soprattutto agli acquisti fuori la Sicilia. […] Similmente il principe di Biscari – il creatore dell’omonimo Museo di antiquaria, che insieme con quello dei Benedettini, nel secondo Settecento, sarebbe stato dopo l’Etna il più potente fattore di attrazione di viaggiatori stranieri a Catania – fece inserire un vaso figurato antico in un’incisione di Antonio Zacco rappresentativa di tutta la propria attività240».

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3.6 Fondazione G.&M. Giarrizzo

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Le collane Fondazione G. & M. Giarrizzo. Studi e Fondazione G. & M.

Giarrizzo. Studi I sono frutto di un rapporto professionale e amicale da

tempo consolidato fra Giuseppe Maimone e Giuseppe Giarrizzo, per anni preside e professore di storia moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, adesso professore emerito e accademico dei Lincei.

Le due collane sono nate dopo la morte di Maria Musumeci, avvenuta nel 2003, fine intellettuale e moglie del professore Giuseppe Giarrizzo. L’editore catanese in accordo con il professore Giarrizzo, che ha dato origine alla Fondazione Giuseppe e Maria Giarrizzo, hanno avviato le due omonime collane che comprendono studi dalla moglie Maria durante la vita e rimasti inediti.

Il professore Giarrizzo, con grande sensibilità, raccolti gli scritti della moglie ha aggiunto delle note per rendere queste pubblicazioni ancora più scientifiche, curandone, anche, le introduzioni.

Tre sono i testi che appartengono attualmente alla collana Fondazione G.

& M. Giarrizzo. Studi.

Il primo volume dato alle stampe nel 2005, Per una scuola d’Italia come

storia delle sue scuole. Una scuola di frontiera, la ‘Manzoni’ di Catania (1963-1988) scritto da Maria Musumeci e Giuseppe Giarrizzo è la

ricostruzione storico-archivistica delle scuole catanesi e del loro apporto didattico ed educativo sul territorio, il secondo Erasmo ‘Antipolemo’, di Maria Musumeci (2006) è la traduzione della studiosa del celebre adagio di Erasmo da Rotterdam contro la guerra di cui ne fruì per fare una lezione di educazione civica sull’articolo 11 della Costituzione Italiana che, come è noto, ripudia qualsiasi forma di belligeranza verso gli altri popoli come mezzo risolutivo delle controversie internazionali.

Di Autori Vari, infine, il terzo volume della collana, Archivi delle scuole,

archivio per le scuole. Atti del seminario siracusano (2005) curato da

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l’importante contributo degli archivisti per trarre un profilo storico delle scuole italiane.

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3.7 Interventi

Interventi è una collana di testi di cultura generale, sempre riferiti al

territorio siciliano. I dieci volumi che, al momento, la compongono sono di argomento storico, archivistico, giuridico, turistico, cinematografico e teatrale.

Il processo a Bixio, dato alle stampe nel 1991, il cui autore è il giornalista

e scrittore Salvatore Scalia è il primo volume che inaugura la collana

Interventi.

Scalia, per scrivere suddetto volume, si è ispirato a un rifacimento di un processo, organizzato da studiosi e giuristi, realmente tenuto nel 1985, centoventicinque anni dopo i sanguinosi fatti di Bronte, paese alle falde dell’Etna, a cinquanta chilometri da Catania, il cui protagonista fu, nel 1860, il generale garibaldino Nino Bixio inviato colà da Giuseppe Garibaldi per sedare una rivolta che coinvolse la popolazione autoctona, per lo più composta da contadini affamati e da esponenti della medio borghesia, che vedeva nell’arrivo delle truppe garibaldine un momento di riscatto da una secolare sottomissione alla nobiltà latifondista.

Il processo a Bixio è un volume singolare per la sua disposizione

narrativa.

Nella prima parte è presente una scrittura romanzata dei fatti di Bronte e nella seconda, invece, Salvatore Scalia ripropone gli atti di questo singolare processo postumo.

Sempre in coerenza con le linee editoriali della Maimone, Il processo a

Bixio, è corredato da un apparato iconografico costituito da dipinti di

Filippo Liardo, che ritraggono gli eventi risorgimentali dello sbarco dei Mille in Sicilia.

AA. VV. Teatralia. Scritti in onore di Mario Giusti, curato da Enzo

Zappulla, è il secondo volume di Incontri, pubblicato dalla casa editrice Maimone anch’esso nel 1991. Si tratta di una raccolta di scritti di attori, registi, personaggi della cultura e del mondo dello spettacolo che durante la loro vita hanno intessuto rapporti professionali e amicali con Mario

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Giusti, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania scomparso nel 1988, di cui si è ampiamente parlato in questa ricerca nel volume Un

palcoscenico dal cuore Siciliano, Teatro Stabile di Catania, a cura di

Filippo Arriva.

L’idea di un testo che parlasse della figura di Giusti è nata quando, Enzo Zappulla, direttore dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano che, già dal convegno Angelo Musco e il teatro del suo tempo, aveva avviato uno stretto rapporto culturale con il Teatro Stabile di Catania, stava per andare a Vizzini con la moglie Sarah Muscarà e lo scrittore Filippo Arriva: «[…] dove sarebbe andato in scena, nel pomeriggio del 14 settembre 1988, Il Rosario di De Roberto, spettacolo che faceva seguito a

Vita dei campi, ci giunse la notizia della scomparsa di Mario Giusti.

Commossi, dopo l’ultimo saluto all’amico, ci avviammo alla volta di Vizzini, indecisi se sospendere la manifestazione in segno di lutto o a lui dedicarla. Il caso […] volle che quel pomeriggio, a causa del traffico letteralmente impazzito per l’ingresso solenne dell’arcivescovo di Catania, mons. Bommarito, che s’insediava nella diocesi, giungessimo a spettacolo iniziato, i giovani della compagnia (interpreti e tecnici provenivano tutti dalla scuola del Teatro Stabile) […] avevano dedicato lo spettacolo a Mario Giusti. […] Bisognava tuttavia ricordare Mario Giusti con una iniziativa che non avesse la staticità del monumento né la precarietà di una celebrazione: un libro che contenesse le testimonianze di chi lo conobbe e al tempo stesso parlasse, in modo vario, di teatro241». Il volume, come introduzione presenta, con delle sparute varianti, l’intervista-introduzione di Filippo Arriva a Mario Giusti del già ricordato Un palcoscenico dal cuore Siciliano, Teatro Stabile di Catania e: «[…] rimarca il debito morale che la città deve a Giusti e con lei il teatro nazionale proponendo al contempo un percorso scientifico fra contenuti ideologici e modelli sociali nell’universo del teatro242».

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Theatralia. Scritti in onore di Mario Giusti, a cura di Enzo Zappulla, Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1991, pp. 9 – 10.

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A ricordare il Direttore artistico dello Stabile sono Sebastiano Addamo, Lucio Ardenzi, Ennio Balbo, Pippo Baudo, Romano Bernardi, Maricla Boggio, Franco Bruno, Giovanni Calendoli, Candido Cannavò, Ivo Chiesa, Giuliano Consoli, Domenico Danzuso, Franz De Biase, Ghigo De Chiara, Giuseppe Di Martino, Turi Ferro, Ida Carrara, Gastone Geron, Leo Gullotta, Mirko Magistro, Ignazio Marcoccio, Fioretta Mari, Pippo Meli, Nuccio Messina, Sebastiano Milluzzo, Giusto Monaco, Carmelo Musumarra, Tuccio Musumeci, Ave Ninchi, Pippo Pattavina, Angelo Pizzuto, Lucio Romeo, Lorenzo Scarpellini, Leonardo Sciascia, Nunzio Sciavarello, Sandro Sequi, Giorgio Streheler, Guido Valdini, Nina Vinchi Grassi.

Fra questi nomi illustri, significativa, forse fra tutti i giudizi espressi sulla personalità di Mario Giusti la testimonianza di Giorgio Strehler, figura eminente del drammaturgia italiana a cui il Direttore artistico ha, sempre, guardato per creare il Teatro Stabile di Catania sull’esempio del Piccolo Teatro di Milano:«[…] Mario Giusti è stato, prima di ogni altra cosa, un uomo di teatro di eccezionale coraggio e di tenace lungimiranza. Prima di lui e della fondazione del suo Stabile, il panorama teatrale di Catania e della Sicilia tutta non era mai uscito da un ambito più che limitato, anche se non erano mancati “ardimentosi” che avevano vagheggiato lo sviluppo e lo scatto verso una dimensione nazionale. […] Ma lo scatto è dovuto essenzialmente all’atto di fede – non saprei come chiamarlo altrimenti – con cui Mario Giusti, riunendo intorno a sé “siciliani” e “continentali”, fece del suo Stabile, ancora neonato, il centro in cui convergevano cultura teatrale siciliana e aspirazione verso una vasta “civiltà” di palcoscenico243».

Il volume al suo interno è, sempre in coerenza con le linee editoriali di Giuseppe Maimone, ricco di immagini che ritraggono illustrazioni di bozzetti scenici e si completa con saggi sul: «[…] teatro moderno e contemporaneo da cui emergono interessanti tesi e spunti nuovi per un approfondito esame della posizione recitativa attuale, nonché una

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rilettura di alcuni testi e dei rapporti fra letteratura e teatro e fra quest’ultimo e la televisione244».

Cosmo Mollica Alagona. Pioniere del turismo d’impresa etneo

pubblicato dall’editore catanese nel 1995 e scritto da Tino Vittorio è un libro che ricostruisce la storia di Cosmo Mollica Alagona, illuminato imprenditore, vissuto tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, che si è occupato di turismo in Sicilia e, a Catania, in particolare, costruendo un elegante albergo in stile liberty, Il Paradiso dell’Etna, ubicato nella verdeggiante periferia di San Giovanni La Punta, paese a otto chilometri dal capoluogo etneo.

Pioniere del turismo isolano, Cosmo Mollica Alagona, è stato anche autore, di una guida dell’Etna ed editore di giornali che avevano come obiettivo la promozione del territorio etneo in un’ottica turistica.

Imprenditore versatile anche in altri campi dell’economia, Cosmo Mollica Alagona aveva una fabbrica di mattonelle che sono state usate per decorare molte casa catanesi dell’epoca.

La collana Interventi si è arricchita di altri volumi che cito di seguito: Il

riscatto della memoria. Materiali per la ricostruzione dell’Archivio Storico della città di Catania a cura di Marcella Minissale e Tino

Vittorio, dato alle stampe nel 1998 e che mette in rilievo il lavoro di ricostruzione storico-archivistica, operata da alcuni studiosi dell’Archivio Storico della città etnea dopo un incendio appiccato per protesta da alcuni dimostranti che avevano occupato il comune di Catania nel 1994.

Infine, La Sicilia della memoria di Sebastiano Gesù, del 1999, Ercole

Patti, di Sebastiano Gesù e Laura Maccarrone del 2004 e la recente

pubblicazione di Francesco Paolo Giordano, Filippo Cordova, il giurista,

il patriota del Risorgimento, lo statista nell’Italia unita del marzo 2013

completano questa collana di cultura generale.

244 Marinella Spina, Enzo Zappulla, Theatralia. Scritti in onore di Mario Giusti, ed. Maimone, «La

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Nel documento La casa editrice Maimone (pagine 144-152)

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