• Non ci sono risultati.

Il fronte statunitense premeva per la costruzione dell’eliporto su terra sottratta al mare nel basso fondale di Henoko mentre quello giapponese era disposto a cedere a minori compromessi, ma l’idea di base rimaneva la costruzione su terraferma. Si giunse infine a un accordo.

Nella sessione dello U.S.-Japan Security Consultative Committee del 29 ottobre 2005, il comitato approvò le raccomandazioni per il riallineamento delle basi, in particolare, riguardo alla questione di Futenma si stabilì che la nuova struttura avrebbe avuto una disposizione a “L” combinante la linea costiera di Camp Schwab e le acque adiacenti l’area di baia Oura. La pista avrebbe attraversato capo Henoko estendendosi dalla baia Oura alle acque della costa meridionale di Camp Schwab, e avrebbe avuto una lunghezza totale di 1800 metri. Si stabilì inoltre la costruzione all’interno di baia Oura delle infrastrutture necessarie al funzionamento della nuova struttura e la riconfigurazione del complesso di Camp Schwab per adattarsi alle nuove esigenze.68

La soluzione a cui si era giunti soddisfaceva entrambe le parti poiché costituiva un compromesso tra il volere giapponese e quello statunitense, grazie alla realizzazione di un eliporto collocato parzialmente su terraferma. La differenza col piano promosso da Washington era di soli 200 metri e questa minima differenza spinse gli USA ad accettare.69

Il trasferimento di Futenma all’interno della provincia era dettato da necessità strategiche e di coordinazione delle Forze statunitensi. L’eliporto non avrebbe potuto essere collocato in altre zone del Paese, poiché, per preservare la capacità dei marines di rispondere rapidamente a situazioni di crisi, era necessaria la sua prossimità alle strutture militari correlate. Il trasferimento lunga la linea costiera di Camp Schwab avrebbe permesso il mantenimento delle capacità operative, limitando al minimo l’impatto sull’ambiente e sulla vita degli okinawani.70

68

BROOKS, The Politics of the Futenma Base Issue…, cit., p. 71

69

Ivi, p. 67

62

Figura 10 Progetto della pista a Capo Henoko

Origine: ŌTA Masahide, "The World is beginning to know Okinawa": Ota Masahide Reflects on his Life from the

Battle of Okinawa to the Struggle for Okinawa, 2010, http://www.japanfocus.org/-Satoko-NORIMATSU2/3415, 23-11-2012

14. La pista a “V”

Sebbene i due governi fossero riusciti finalmente a trovare un accordo, restava un ostacolo da sormontare: l’opposizione locale. Il piano concordato prevedeva infatti lo spostamento delle funzioni di Futenma all’interno della provincia, e a parere degli okinawani, non rispettava la promessa di diminuire il peso delle basi militari nella regione.

Un sondaggio di opinioni condotto in novembre dall’Asahi in collaborazione con l’Okinawa Times, rivelò che il 72% degli okinawani era contrario al piano di Henoko. Di questi, il 31% degli intervistati vi si opponeva per i possibili danni ambientali, il 29% perché tale provvedimento non avrebbe ridotto la presenza militare statunitense a Okinawa, il 20% perché il governo centrale prendeva le proprie decisioni senza ascoltare i pareri locali, e infine il 15% riteneva che ciò avrebbe portato ulteriori danni causati dalle basi. Il sondaggio chiedeva inoltre agli okinawani come avrebbero preferito risolvere la questione di Futenma, e il 84% scelse il ricollocamento in territorio

63

statunitense come le Hawaii o Guam, il 10% il trasferimento in altre province giapponesi, e il 2% sosteneva il piano originale off-shore di Henoko.71

Questa volta si unì alla protesta del governatore Inamine lo stesso sindaco di Nago, affermando che la struttura sarebbe stata costruita a soli 700 metri dall’area residenziale comportando il passaggio di velivoli al di sopra di Henoko con i relativi pericoli e inquinamento acustico. Non era inoltre ancora stato effettuato uno studio per stabilirne l’impatto ambientale. 72

Di fronte all’ostinazione delle autorità locali, il governo giapponese inviò i propri rappresentanti nella provincia per ottenerne la comprensione e le conseguenti autorizzazioni ad avviare il progetto. Fu in particolare merito del direttore generale dell’Agenzia di difesa Nukaga Fukushirō, se si riuscì in poco tempo a giungere a un compromesso col governo locale.

Egli ammise la mancata coordinazione durante i negoziati con le municipalità affette dal piano di riallineamento e cercò una soluzione per i problemi legati alla realizzazione della pista sollevati da Kishimoto. Egli osservò che le rotte dei velivoli avrebbero coinvolto solamente dieci costruzioni del villaggio che in realtà erano baracche e rimesse per uso agricolo e non abitate. I velivoli inoltre avrebbero sorvolato le aree civili a un’altitudine di 500 metri, altezza sufficiente a evitare qualsiasi pericolo.73

Nonostante queste constatazioni, Nukaga propose un nuovo progetto per la pista che avrebbe evitato il passaggio aereo al di sopra delle zone urbane. Esso consisteva nella realizzazione di una pista addizionale a quella prevista, e quindi di una pista doppia a forma di “V” che avrebbe permesso il decollo e l’atterraggio dei velivoli in differenti direzioni, evitando così di sorvolare aree residenziali. Essa sarebbe inoltre stata spostata di 200 metri in direzione della costa diminuendo la porzione di terraferma occupata.74 Convinto da questa proposta, il sindaco accettò di collaborare.

Per superare l’opposizione di Inamine, Nukaga puntò invece sul fatto che il piano di riallineamento, se portato a termine, avrebbe restituito un totale di 1500 ettari di terreno e aperto le porte al piano di sviluppo di Okinawa. In particolare il governo, per convincere la provincia a cooperare, minacciò di tagliare i fondi economici per lo sviluppo della parte settentrionale di Okinawa. Inamine finì per accettare la richiesta e pose per iscritto il suo benestare sul progetto.75

71

BROOKS, The Politics of the Futenma Base Issue…, cit., p. 77

72 Ivi, pp. 75-76 73 Ivi, p. 81 e 83 74 Ivi, pp. 81 e 84 75 Ivi, pp. 77-78 e 84

64

Figura 11 Sito proposto per il trasferimento di Futenma e pista a V

Origine: CHANLETT-AVERY e RINEHART, The U.S. Military Presence…, cit., p. 10

Documenti correlati