I pazienti con malattia cardiovascolare manifesta o con fattori di rischio cardiovascolari:
• sono più vulnerabili e hanno una prognosi peggiore in termini di mortalità e morbidità nel contesto dell’infezione da COVID-19
• sono meno vulnerabili e hanno una prognosi migliore
• la malattia cardiovascolare manifesta non contribuisce ad incrementare la vulnerabilità e a peggiorare la prognosi nell’infezione da COVID-19
• nessuna delle risposte Il COVID-19 si associa a:
• aumentato rischio tromboembolico
• aumentato rischio di aritmie
• aumentato rischio di sindromi coronariche acute
• tutte le risposte
Lo stato infiammatorio nei pazienti con polmonite da COVID-19:
• può persistere per un lungo periodo di tempo
• si limita al periodo di infezione acuta
• si autolimita nel tempo
• nessuna delle risposte
Il periodo di lockdown ha comportato:
• minor accesso ai servizi ambulatoriali per le visite di controllo per la prevenzione primaria e secondaria cardiovascolare
• maggiore aderenza agli stili di vita sani, maggior aderenza alle terapie consolidate di prevenzione cardiovascolare
• nessuna influenza in termini di aderenza agli stili di vita, accesso alle visite di controllo ambulatoriali e aderenza alle terapie consolidate
• nessuna delle risposte
Un recente Position Statement dell’ESC raccomanda:
• che i pazienti continuino il trattamento con il loro abituale farmaco antipertensivo
• che i pazienti interrompano il trattamento con il loro abituale farmaco antipertensivo
• che i pazienti continuino il trattamento con il loro abituale farmaco antipertensivo, se non si tratti di ACE-I o ARB
• nessuna delle risposte
I meccanismi alla base della sindrome coronarica acuta indotta da COVID-19 potrebbero coinvolgere:
• la rottura della placca (infarto miocardico tipo 1)
• il danno virale diretto o la discrepanza tra domanda e offerta (infarto miocardico tipo 2)
• i microtrombi causati dall’infiammazione sistemica o dalla tempesta citochinica
• tutte le risposte
Alcuni farmaci antivirali e antibiotici, utilizzati in pazienti con malattia da COVID-19 avanzata, sono noti indurre:
• ipertensione
• tosse produttiva
• aritmie cardiache e/o interazioni con i comuni farmaci cardiovascolari
• nessuna delle risposte
I meccanismi degli effetti potenziali della pandemia da COVID-19 sulla mortalità e morbidità cardiovascolare sono stati così classificati:
• impatto primario (in termini di giorni o settimane) per mezzo di effetti diretti del COVID-19
• impatto secondario (in termini di settimane o mesi), che consiste nel ritardo di interventi a favore della salute pubblica
• impatto terziario (mesi, anni), che include fibrosi miocardica, diabete COVID-indotto, inattività fisica, isolamento sociale, depressione e ansia
• tutte le risposte
L’accesso alla telemedicina:
• si è rivelato ineguale per una serie di categorie di pazienti, come i più anziani e i più poveri
• si è rivelato omogeneo per tutta la popolazione che ne ha usufruito
• si è rilevato poco utile, a causa di una serie di ineguaglianze circa l’accesso alla tecnologia digitale
• nessuna delle risposte
Cosa dicono le raccomandazioni sulle strategie preventive?
• è obbligatorio rispettare rigorosamente le regole della prevenzione cardiovascolare
• aderire alla terapia cronica, antipertensiva, ipolipemizzante e antidiabetica
• effettuare attività fisica, seguire una dieta sana e smettere di fumare
• tutte le risposte
Nella profilassi antitrombotica:
• il farmaco più impiegato è l’EBPM, che ha mostrato risultati favorevoli in termini di prognosi nei pazienti ospedalizzati per tale infezione
• l’EBPM non è indicata per la scarsa maneggevolezza rispetto alle terapie orali
• l’EBPM presenta significative interazioni con i farmaci anti-SARS-CoV-2
• nessuna delle risposte
Un controllo inefficiente dei livelli glicemici in pazienti affetti da diabete mellito e SARS-CoV-2:
• può essere cruciale e può essere aggravato dalle terapie corticosteroidee, dallo stato settico e dall’assenza di monitoraggio stretto
• non influisce sulla prognosi del paziente
• migliora la prognosi del paziente ospedalizzato per SARS-CoV-2
• nessuna delle risposte
Una recente meta-analisi ha mostrato che il trattamento con i farmaci inibitori del DPP-IV:
• si associava ad una riduzione di mortalità in pazienti affetti da COVID-19
• si associava ad una riduzione di procedure di ventilazione non invasiva in pazienti affetti da SARS-CoV-2
• non ha dimostrato una riduzione di mortalità nei pazienti affetti da SARS-CoV-2
• nessuna delle risposte
In pazienti ospedalizzati con COVID-19, in trattamento
antitrombotico a lungo termine con DOAC, la somministrazione di farmaci antivirali:
• induce un aumento fino a 6 volte dei livelli di picco
• non induce un aumento della concentrazione
• non vi sono interazioni
• nessuna delle risposte
L’anticoagulazione indotta dagli antagonisti della vitamina K (VKA) in pazienti affetti da SARS-CoV-2:
• è molto più instabile nei pazienti con COVID-19 a causa dello stato infiammatorio e delle interazioni con i numerosi farmaci utilizzati, tra cui il paracetamolo e il desametasone
• è molto più stabile a causa della riduzione delle interazioni con i farmaci antivirali
• è stabile in egual misura rispetto ai DOAC
• nessuna delle risposte
I sanguinamenti gastrointestinali superiori, combinati all’uso ad acido acetilsalicilico a basso dosaggio in prevenzione primaria, sono aumentati di:
• 4 volte
• circa 1,5 volte
• 10 volte
• non sono aumentati
I tumori del colon retto sono ridotti dall’assunzione quotidiana di acido acetilsalicilico a basso dosaggio:
• in modo tempo-dipendente, ma non dose-dipendente
• in modo tempo-dipendente e dose-dipendente
• in modo dose-dipendente, ma non tempo-dipendente
• solo nel primo anno di terapia
I benefici ottenibili dalla terapia antiaggregante sono magnificati da: • l’assunzione simultanea di beta-bloccanti, ma non di sartani
• l’assunzione simultanea di beta-bloccanti, antipertensivi, statine ed ipoglicemizzanti, ma solo nei confronti degli eventi cerebrovascolari
• l’assunzione simultanea di beta-bloccanti, antipertensivi, statine ed ipoglicemizzanti, ma solo nei confronti degli eventi coronarici
• l’assunzione simultanea di beta-bloccanti, antipertensivi e statine, sia nei confronti degli eventi coronarici che cerebrovascolari Il documento di consenso intersocietario ANMCO/AIGo del 2020 raccomanda:
• l’uso di ranitidina nel paziente con colite ulcerosa in terapia con anticoagulanti
• l’uso di inibitori della pompa protonica nel paziente antiaggregato e a rischio di sanguinamento
• la terapia con olio periodico mirante ad ottenere una risposta adattativa all’antiaggregazione
• l’uso di ranitidina nel paziente con malattia infiammatoria intestinale, quando sia necessaria la terapia con anticoagulanti Nello studio ASCEND:
• un inibitore della pompa protonica è stato prescritto al 64% dei pazienti in terapia con acido acetilsalicilico a basso dosaggio
• l’uso della ranitidina nel paziente con colite ulcerosa in terapia con anticoagulanti ha ridotto gli eventi cardiovascolari
• un inibitore della pompa protonica è stato prescritto a circa un quarto dei pazienti in terapia con acido acetilsalicilico a basso dosaggio, ma solo al termine dello studio
• un inibitore della pompa protonica è stato prescritto al 95% dei pazienti in terapia con acido acetilsalicilico a basso dosaggio Lo studio caso-controllo di Lanas et al:
• dimostra che l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio è più lesivo del clopidogrel a livello gastrico
• dimostra che l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio è più lesivo del clopidogrel a livello duodenale
• dimostra che l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio è più lesivo del clopidogrel a livello gastrico e duodenale
• dimostra che l’acido acetilsalicilico a basso dosaggio è lesivo come tutti gli altri antiaggreganti a livello sia gastrico che duodenale
L’outcome composito primario: morte cardiovascolare, ictus oppure infarto miocardico erano ridotti nel paziente con malattia vascolare cronica del 24% dalla terapia:
• rivaroxaban 2.5 mg x 2 + acido acetilsalicilico 100 mg versus acido acetilsalicilico 100 mg. Lo studio che lo ha dimostrato si chiama COMPASS
• rivaroxaban 5 mg x 2 + acido acetilsalicilico 100 mg versus acido acetilsalicilico 100 mg x 2. Lo studio che lo ha dimostrato si chiama COMPASSO
• rivaroxaban 5 mg versus acido acetilsalicilico 100 mg. Lo studio che lo ha dimostrato si chiama RIVASA
• acido acetilsalicilico 100 mg versus acido acetilsalicilico 100 mg x 2. Lo studio che lo ha dimostrato si chiama MACOSÈ
I benefici di rivaroxaban 2.5 mg x 2 + acido acetilsalicilico 100 mg versus acido acetilsalicilico 100 mg nel paziente con malattia vascolare cronica, dimostrati nello studio COMPASS sono evidenti solo:
• nella donna
• nell’anziano
• nel diabetico
• nei sottogruppi suddivisi per genere, età e diabete
Malgrado l’incremento delle emorragie, il beneficio clinico netto è sempre a favore di rivaroxaban 2.5 mg x 2 + acido acetilsalicilico 100 mg nel paziente con malattia vascolare cronica:
• solo per la mortalità totale
• solo per la mortalità cardiovascolare
• sia per mortalità cardiovascolare, che per ictus oppure per infarto del miocardio, poiché il beneficio non viene mai annullato dall’incremento delle emorragie
• per mortalità cardiovascolare, ma non per ictus o TIA
Gli eventi di “gamba” erano ridotti da rivaroxaban 2.5 mg x 2 + acido acetilsalicilico 100 mg nel paziente con malattia vascolare cronica:
• solo nella popolazione globale dello studio
• solo nel paziente con claudicatio intermittens
• solo nei diabetici
• sia nella popolazione generale dello studio che nel paziente con precedente malattia vascolare periferica, sia carotidea che dell’arto inferiore
Acido acetilsalicilico potrebbe avere un ruolo antinfiammatorio esclusivo, non legato a COX-1 e/o all’effetto antiaggregante, ma alla sua capacità di acetilare:
• cGAS
• sì, è un effetto inibitorio condiviso con gli ACE-inibitori e gli ARB che, però, inibiscono cGAS non attraverso la sua acetilazione, ma riducendo l’effetto attivante di angiotensina II
• sì, è un effetto condiviso con tutti gli antiaggreganti e con le statine
• sì, è un effetto che l’acido acetilsalicilico condivide con il nebivololo ed i flavan-3-oli
• cGAS è l’enzima inibito direttamente dal riociguat
Nello studio svedese condotto in 610.527 soggetti, la scarsa persistenza in terapia con acido acetilsalicilico a basso dosaggio era combinata:
• ad incremento degli eventi cardiovascolari in prevenzione primaria
• ad incremento degli eventi cardiovascolari in prevenzione secondaria
• ad incremento degli eventi cardiovascolari in prevenzione primaria e secondaria
• ad una riduzione della mortalità
La prevenzione delle neoplasie del colon-retto operata all’acido acetilsalicilico è dipendente:
• dalla durata del trattamento del farmaco
• dall’assunzione tre volte al giorno del farmaco
• dall’assunzione coeva di ibuprofene
• dall’assunzione coeva di un antidepressivo
14. La prevenzione delle neoplasie del colon-retto operata dall’acido acetilsalicilico è dipendente:
• dall’assunzione quotidiana del farmaco
• dall’assunzione tre volte al giorno del farmaco
• dall’assunzione coeva di ibuprofene
• dall’assunzione coeva di un antidepressivo
L’uso di acido acetilsalicilico a basso dosaggio, nell’ambito dello studio RECOVERY:
• ha aumentato in modo significativo il numero di pazienti ricoverati affetti da COVID-19 che è stato possibile dimettere entro 28 giorni
• ha ridotto il numero di pazienti ricoverati affetti da COVID-19 dimessi entro 28 giorni
• non ha modificato alcun parametro
• ha ridotto la mortalità del 16%
Il Diabete Mellito è caratterizzato da:
• un eccesso di mortalità per cause cardiovascolari
• scarsi eventi cardiovascolari
• presenza di soli eventi ischemici come causa di mortalità cardiovascolare
• nessuna delle risposte
La meta-analisi di Ford et al. del 2010 ha dimostrato un significativo aumento di circa del 20%:
• del rischio cardiovascolare nei soggetti con pre-diabete affetti da un’alterata glicemia a digiuno, rispetto ai soggetti pre-diabetici con alterata tolleranza ai carboidrati
• del rischio cardiovascolare nei soggetti con pre-diabete affetti da un’alterata glicemia a digiuno o da un’alterata tolleranza ai carboidrati, rispetto ai soggetti in assenza di pre-diabete
• del rischio cardiovascolare nei soggetti diabetici, rispetto ai non diabetici
• nessuna delle risposte
Nello studio UKPDS è stato osservato che:
• il 50% dei soggetti con diabete neo diagnosticato presentavano complicanze significative, sia macro che microvascolari
• soggetti con diabete neo diagnosticato non riportavano retinopatia tra le complicanze
• tra i soggetti diabetici era stato riscontrato solo un pregresso infarto come complicanza CV
• nessuna delle risposte
L’arteriopatia obliterante rappresenta la manifestazione clinica più frequente:
• nei soggetti all’esordio di Diabete Mellito di tipo 2
• nei soggetti con Diabete di tipo 1
• in soggetti con pre-diabete e complicanze cardiovascolare accertata
• nessuna delle risposte
La presenza di aterosclerosi subclinica nei pazienti con diabete:
• non è indicativa di un possibile evento cardiovascolare
• è un importante fattore predittivo di eventi cardiovascolari
• non incide sul rischio cardiovascolare
• nessuna delle risposte
Nel paziente diabetico, la presenza di iperglicemia o l’insulino resistenza modifica pesantemente la fisiologia delle piastrine in senso proaterogeno stimolando:
• l’aggregazione
• la degranulazione
• la ridotta sintesi di prostaglandine vasodilatatrici
• tutte le risposte
Nel paziente con diabete di tipo 2, un nuovo attore coinvolto nella fisiopatologia della placca aterosclerotica sembra essere:
• steatosi epatica
• retinopatia diabetica
• trombosi retinica
• nessuna delle risposte
Una patologia come la steatosi epatica, comunemente associata al diabete, può:
• favorire l’azione pro-aggregante delle piastrine
• aumentare i livelli di HbA1c a livello periferico
• non incide sull’azione aggregante delle piastrine
• nessuna delle risposte
L’individuazione di un trattamento adeguato sin dalle prime fasi della patologia CV:
• deve essere solo subordinata alla presenza/assenza di un precedente evento CV nel paziente diabetico
• deve considerare anche l’entità del rischio CV che manifesta il paziente diabetico
• deve essere presa in considerazione solo se il paziente ha riportato almeno 2 eventi CV in passato
• nessuna delle precedenti
Lo studio che ha permesso di stabilire in maniera netta gli effetti dell’ASA in prevenzione primaria nei soggetti diabetici è stato:
• lo studio ARRIVE
• lo studio HOT
• lo studio ASCEND
• lo studio WHS
I risultati dello studio ASCEND hanno mostrato:
• una riduzione degli eventi vascolari severi pari al 12% con ASA, rispetto al placebo
• un aumento degli eventi di sanguinamento maggiori del 29% nel gruppo placebo, rispetto ad ASA
• nessuna differenza in termini di sanguinamenti intracranici tra ASA e placebo
• tutte le risposte
Nel lavoro di Capodanno del 2020, pubblicato su Circulation, è stato dimostrato come lo studio ASCEND:
• presenta un rapporto NNT/NNH paragonabile a quanto osservato negli studi in prevenzione secondaria
• presenta un rapporto NNT/NNH inferiore, rispetto a quanto osservato negli studi in prevenzione secondaria
• presenta un rapporto NNT/NNH superiore, rispetto a quanto osservato negli studi in prevenzione secondaria
• nessuna delle risposte
La presenza di microangiopatia tra i pazienti diabetici:
• aumenta il rischio di infarto miocardico acuto
• aumenta il rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco
• aumenta il rischio di mortalità cardiovascolare
• tutte le risposte
I GLP-1RA e gli SGLT21, utilizzati nel trattamento dell’iperglicemia, agiscono potenziando:
• l’attività antiaggregante
• l’azione dell’ASA
• l’attività antiaggregante e l’azione di ASA
• nessuna delle risposte
L’uso dei farmaci innovativi nel trattamento dell’iperglicemia nel paziente diabetico ha lo scopo di:
• ridurre significativamente l’HbA1c
• ridurre il rischio di eventi cardiovascolari maggiori e di ospedalizzazione per scompenso cardiaco
• ridurre gli end-point renali
• tutte le risposte
Il meccanismo fisiopatologico che sottende all’insorgenza della sindrome di Tako-Tzubo è:
• infiammazione
• invasione simpato-adrenergica
• crisi ipertensiva
• crisi ipoglicemica
L’ipocinesia ventricolare della sindrome di Tako-Tsubo è determinata da:
• persistente attivazione dei canali del calcio
• persistente inattivazione dei canali del calcio
• persistente attivazione dei canali del sodio
• persistente inattivazione dei canali del sodio
Nello Studio Interheart quali erano i principali fattori di rischio per infarto del miocardico?
• fumo, diabete, ipertensione arteriosa e smodato uso di alcool
• fumo, diabete, ipertensione arteriosa e smodato uso di caffè
• fumo, diabete, ipertensione e iperomocisteinemia
• fumo, diabete, ipertensione e problemi psico-sociali
La sindrome depressiva, nello studio Interheart, aumentava il rischio di infarto del miocardio di:
• 1,34 volte
• 1,56 volte
• 1,75 volte
• 1,92 volte
La sindrome depressiva ha una prevalenza nel paziente scompensato di cuore del:
• 10-15%
• 20-25%
• 30-35%
• 40-45%
Qual è la quota di sonno ritenuta a minor rischio per la correlazione con l’insorgenza di eventi cardiovascolari?
• 5-7 ore
• 6-8 ore
• 7-9 ore
• Più di 10 ore
La sindrome influenzale attraverso quali meccanismi fisiopatologici può determinare l’insorgenza di una sindrome coronarica acuta?
• infiammazione sistemica
• attivazione sistemi coagulativi
• ipossia
• tutte le risposte
La scarsa aderenza terapeutica:
• è un dato risibile
• è frequente nei pazienti affetti da patologia cronica
• riduce i costi sanitari
• riduce gli accessi in pronto soccorso La scarsa aderenza terapeutica:
• riduce i costi e riduce gli eventi cardiovascolari
• riduce i costi e aumenta gli eventi cardiovascolari
• aumenta i costi e riduce gli eventi cardiovascolari
• aumenta i costi e aumenta gli eventi cardiovascolari
Quale tra queste sindromi correla eventi psichici stressanti e sindrome coronarica acuta?
• sindrome di Wolff-Parkinson-White
• sindrome di Tako-Tsubo
• sindrome di Brugada
• sindrome depressiva
Quale meccanismo fisiopatologico correla stress, valori pressori e frequenza cardiaca?
• iperattività simpatica
• iperattività parasimpatica
• aumento di attività del sistema renina-angiotensina
• assetto lipidico
L’ansia è una condizione frequentemente presente:
• nell’ipertensione arteriosa
• nella malattia coronarica
• nella chirurgia a cuore aperto
• tutte le risposte
La depressione maggiore:
• è associata a maggiore morbidità, dopo infarto del miocardio
• è associata a maggiore mortalità, dopo infarto del miocardio
• è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di malattia coronarica
• tutte le precedenti
Nei pazienti affetti da malattia coronarica qual è la percentuale di casi di sindrome depressiva?
• 0-5%
• 5-10%
• 10-15%
• 15-23%
La sindrome depressiva sul piano biologico determina:
• ridotta produzione di citochine
• normofunzione endoteliale
• iperattività asse ipotalamo-ipofisi-surrene
• iperattività parasimpatica
La sindrome depressiva sul piano biologico determina:
• riduzione della frequenza cardiaca media
• riduzione della pressione arteriosa sisto-diastolica media
• reattività piastrinica
• ipertrofia del ventricolo sinistro Il sistema immunitario:
• coinvolto nel controllo della risposta infiammatoria nelle sindromi coronariche acute
• ha sempre genesi nella cardiopatia ischemica
• nelle sindromi coronariche acute non può essere modulato da farmaci
• tutte le risposte
Nella settimana di picco influenzale i dati epidemiologici indicano un aumento degli infarti del miocardio di:
• 2 volte
• 3 volte
• 6 volte
• 10 volte