• Non ci sono risultati.

Comprensione e linguaggio

Il fatto che meccanismi di risonanza come i neuroni specchio o l'evocazione di atti motori potenziali nella corteccia premotoria rappresentino basi ragionevoli attraverso le quali sostenere un approccio non esclusivamente rappresentazionale di cognizione, non è però sufficiente di per sé, a fornire materiale utile ad un'analisi compiuta da una prospettiva linguistica.

Un modo per mettere in comunicazione questa sfera di competenze prelinguistiche con l'universo delle manifestazioni proprie del linguaggio articolato, è mostrare come esso, nel momento in cui si riferisce al corpo in azione, metta in gioco le stesse risorse neurali normalmente impiegate nell'azione descritta, dando credito quindi ad una parziale sovrapposizione tra la dimensione sensomotoria di cui abbiamo dato brevemente conto nell'uomo e nei primati con quella linguistica.

In particolare, come riassume Vittorio Gallese62, vedere qualcuno compiere un'azione, ascoltare o leggere la descrizione linguistica di quella stessa azione "conduce ad una simile risonanza motoria che attiva identiche regioni del nostro sistema motorio corticale, incluse quelle con proprietà mirror"63.

E' stata infatti più volte dimostrata64 sperimentalmente l'attivazione delle stesse aree della corteccia premotoria (e dei circuiti neuronali ad essa

62

Gallese, V., Corpo non mente. Le neuroscienze cognitive e la genesi di soggettività ed intersoggettività, Educazione Sentimentale, 20 2013, pp.8-24.

63

Ivi p.9.

64

Aziz Zadeh Lisa, Wilson Stephen Rizzolatti Giacomo, Iacoboni Marco, Congruent Embodied Representations for Visually

Presented Actions and Linguistic Phrases Describing Actions, Current Biology 16 2006, pp. 1818-1823.

Aziz Zadeh Lisa, Damasio Antonio, Embodied semantics for actions: findings from functional brain imaging, Journal of Physiology-Paris, 102, 2008, 1-3, 35-39.

43

associati) precedentemente descritta, durante la rappresentaizone linguistica.

In particolare, nelle ricerche condotte da Giovanni Buccino e colleghi65, è stata impiegata la stimolazione magnetica transcranica (TMS), una tecnica non invasiva che può essere usata per studiare la relazione tra cervello e comportamento attraverso l'impiego di una serie di impulsi magnetici in grado di indurre una corrente elettrica su precise zone della corteccia cerebrale la quale, interferendo momentaneamente con l'attività neuronale, permette di capire il ruolo di tali zone all'interno di compiti cognitivi complessi.

In questo caso l'analisi è stata condotta per valutare se l'ascolto di frasi legate all'azione fosse in grado di modulare l'attività del sistema motorio. In diverse sessioni sperimentali venivano monitorati gli andamenti mentre i partecipanti ascoltavano frasi riferite ad azioni compiute con le mani, con i piedi e altre frasi di controllo dal contenuto astratto.

I risultati dimostrarono come l'ascolto di frasi che descrivevano azioni compiute con le mani, attivasse selettivamente i potenziali motori legati ai muscoli della mano, e come in quelle invece con riferimenti ad azioni compiute con gambe e piedi, fossero le zone deputate al movimento di questi ultimi ad essere selettivamente coinvolte.

Anche se (come ricorda Carla Bazzanella in un recente manuale introduttivo alla disciplina della linguistica cognitiva66) il coinvolgimento del sistema sensomotorio nel processo concettuale e nella rappresentazione semantica, è largamente accettato all'interno delle scienze cognitive, le interpretazioni e le posizioni teoriche che da tali evidenze si possono trarre , formano una serie di punti di vista articolati che vanno da un sostanziale scetticismo, che considera le attivazioni sensomotorie riscontrate come epifenomeni legati ad associazioni concettuali a cascata67, attraverso varie

65

Buccino Giovanni, Riggio Lucia, Melli Giorgia, Binkofski Ferdinand, Gallese Vittorio, et al., Listening to action-related sentences modulates the activity of the motor system: a combined TMS and behavioral study, Cognitive Brain Research 24, 3, 2005, pp. 355-363.

66

Carla Bazzanella, Linguistica cognitiva un'introduzione, op. cit. p. 38.

67

Mahon Bradford Z. Caramazza Alfonso, A critical look at the embodied cognition hypothesis and a new proposal for groundingconceptual content, Journal of Physiology-Paris, 102, 1-3, 2008, pp. 59-70.

44

gradazioni fino a posizioni "forti" che ritengono invece le regioni sensomotorie direttamente responsabili, attraverso un processo simulativo, della definizione del contenuto semantico di espressioni sia concrete sia astratte.

Prima di affrontare per sommi capi le argomentazioni di alcune di esse tuttavia, è necessaria una precisazione terminologica. Nella distinzione tra le diverse "etichette" entro le quali si raggruppano le diverse correnti di pensiero della proposta "ecologica" infatti, ricorrono spesso due termini che molte volte sono usati come interscambiabili, ovvero "cognizione incarnata" (embodied cognition) e "cognizione ancorata" (grounded

cognition). Come precisa L.W. Barsalou68, nel suo contributo alla recente raccolta che tenta di far ordine nell'intricato panorama teorico "post computazionale", i due concetti non sono di per sé equivalenti. La embodied cognition risulta essere solo una parte della cognizione grounded, e più precisamente quella legata ad uno solo dei suoi domini: quello corporeo. Parlare invece di cognizione ancorata (grounded) significa far riferimento, oltre a quello corporeo, anche ai sistemi sensomotori, all'ambiente fisico e al contesto sociale.

Una prima prospettiva teorica, che possiamo considerare come la versione forte di cognizione ancorata, è quella proposta da Vittorio Gallese e George Lakoff69. Essa punta a dimostrare come la comprensione linguistica passi inevitabilmente attraverso la simulazione sensomotoria. In un famoso articolo del 200570 i due autori hanno proposto una teoria che mira a sostenere come anche i termini astratti debbano avere una base sensomotoria necessaria, non essendo altro che il frutto di un processo di metaforizzazione che li lega ai domini sensomotori di base.

Oltre al già citato esempio del tempo che scorre e alle metafore facilmente riportabili al loro significato letterale, la teoria di Lakoff estende ad ogni

68

Barsalou, L.W., Situated conceptualization: Theory and application. In Y. Coello & M. H. Fischer (Eds.), Foundations of embodied cognition. East Sussex, UK: Psychology Press.

69

Che possiamo in ogni caso considerare uno sviluppo relativamente recente di quanto già teorizzato in Lakoff e Johnson 1980 e 1999.

70

Gallese V, Lakoff G. The Brain's concepts: the role of the. Sensory-motor system in conceptual knowledge op. cit.

45

ambito concettuale l'idea che dal piano senso-motorio di base, inferenze di carattere analogico, come appunto la metafora, siano sufficienti a formare i concetti astratti che popolano la nostra vita cognitiva71.

Secondo questo tipo di proposta quindi, il linguaggio nella sua totalità sarebbe un meccanismo in grado di sfruttare gli stessi meccanismi sensomotori osservati anche negli animali, essendo in definitiva "en

exploitation of the normal operations of our bodies"72.

In quest'ottica, la grammatica, o meglio la struttura entro la quale il linguaggio prende forma, si articolerebbe entro due livelli gerarchici la cui natura secondo i due autori, è legata alla struttura stessa dei concetti per il livello organizzativo superiore, ed è invece di tipo fonologico e fonotattico per ciò che riguarda l'organizzazione strutturale della frase. Pertanto, non solo né la grammatica né tantomeno la semantica possono considerarsi come lo sviluppo di simboli amodali73, ma la cognizione in generale risulta essere parte del nostro modo di agire e rapportarci all'ambiente circostante.

Una proposta di questo tipo, sebbene affascinate nella sua pretesa di spostare completamente il baricentro dello studio di linguaggio da rappresentazioni simboliche astratte a fondamenti sensomotori, deve però fare i conti con alcune criticità. Nonostante infatti siano riscontrabili74

71

Altro esempio può essere "the conceptual metaphor love is a journey maps

travelers to lovers, vehicles to relationships, destinations to common life goals, and impediments to relationship difficulties, as shown by English expressions about love like It’s been along bumpy road, The marriage is on the rocks, We’re spinning our wheels, We’re going in different directions, We’re at a crossroads in the relationship, and so on. The concept of love has a minimal non metaphorical structure with a lover, a beloved, a love relationship, and not much more. More than a dozen conceptual metaphors of this sort add to that minimal structure a very rich conceptual structure". Ivi. p.16.

72

Ivi. p.96.

73

"Neither semantics nor grammar is symbolic, in the sense of the theory of formal systems, which consists of rules for manipulating disembodied meaningless symbols" in Gallese V, Lakoff G. The Brain's concepts: the role of the. Sensory-motor system in conceptual knowledge op. cit. p. 19.

74

Borghi Anna Maria, Flumini Andrea, Cimatti Felice, Marocco Davide e Scorolli Claudia, Manipulating objects and telling words: a study on concrete and abstract words acquisition, Frontiers in Psychology, 2, 15, 2011.

46

evidenze a sostegno di un'implementazione delle parole astratte metaforizzate attraverso la simulazione sensomotoria, esse sembrano meno coerenti rispetto al caso di termini concreti riferiti direttamente ad azioni e ad oggetti.

In ogni caso, una parziale corroborazione viene dall'aver riscontrato come frasi il cui contenuto letterale legato ad azioni o movimenti, nonostante il significato metaforico astratto, fosse immediatamente percepibile ("dare

fiducia a Gianni"), attivino il sistema sensomotorio in maniera del tutto

simile ai casi nei quali l'azione sia intesa letteralmente ("dare il libro a

Gianni").

Un'altra posizione particolarmente influente, la quale rappresenta una sorta di compromesso creativo tra scetticismo e versioni forti di grounded cognition, è quella proposta a più riprese da Lawrence W. Barsalou75.

Il modello di Barsalou, detto anche "teoria dei simboli percettivi" (perceptual symbol system) continua a ritenere le capacità cognitive legate a doppio filo con i meccanismi di ancoraggio di cui abbiamo dato conto, senza però arrivare a rinunciare, sopratutto nella descrizione delle abilità linguistiche, ad una forma di impianto simbolico.

La differenza radicale rispetto all'approccio simbolista amodale è rappresentata dal fatto che in questo caso, i "simboli" che compongono il sistema, non sono più rappresentazioni astratte ma condizioni motorie, stati percettivi, percezioni modali selezioniate e organizzate nella memoria a lungo termine.

Nell'ipotesi di Baralou si sostiene come sia improbabile che il cervello contenga simboli amodali e anche se così fosse essi dovrebbero in ogni caso lavorare con le rappresentazioni modali per dar luogo alla cognizione76. E' nelle modalità con cui facciamo esperienza che si costruisce la nostra rappresentazione del mondo, non più nella traduzione di

Ghio Marta Tettamanti Marco, Semantic domain-specific functional integration for action-related vs. abstract concepts, Brain and Language, 112, 3, 2010, pp. 223-232.

75

A partire da: Barsalou L. W., Perceptual symbol systems, Behavioral and Brain Sciences, 22 1999, pp. 577-660.

76

Barsalou L. W. , Grounded Cognition, The Annual Review of Psychology 59, 2008, pp 617–645.

47

stimoli sensoriali in simboli formali ma nella riattivazione ("trasduction

versus re-enactment"77) mediata da due meccanismi: l'attenzione selettiva e l'integrazione in memoria.

L'attenzione selettiva ci consente di selezionare determinate caratteristiche degli stati percettivi, isolandole dall'insieme della loro totalità (caratteristiche che spesso corrispondono alle proprietà motorie più rilevanti). Tale selezione quindi, viene immagazzinata nella memoria a lungo termine non più però traducendola in un simbolo disincarnato ma come "collage multimodale".

In questa veste, tali rappresentazioni anche se "impastate" di realtà percettiva, costituiscono dei referenti in grado di essere manipolati composizionalmente come simboli.

Una volta raccolte più rappresentazioni modali di un certo tipo di esperienza inoltre, Barsalou identifica una categoria concettuale con un "simulatore" ovvero un'impronta che permette il riattivarsi delle rappresentazioni modali precedentemente registrate. Una sorta di rete di relazioni stabili sulla quale si re-implementano di volta in volta le informazioni modali precedentemente selezionate.

Parte del credito riscosso dalla teoria dei simboli percettivi, risiede senza ombra di dubbio nella risposta data da questo tipo di approccio ad una questione probabilmente ineludibile nell'analisi del linguaggio. Una cosa è infatti dimostrare come le basi di questa straordinaria facoltà siano di fatto intrecciate con dinamiche cognitive condivise con altri esseri viventi, e con attività non linguistiche, un'altra è dover dar conto in maniera compiuta delle caratteristiche chiaramente osservabili in ogni produzione linguistica.

Se è vero infatti che la teoria di Barsalou àncora, come abbiamo visto, "il materiale" cognitivo alla realtà, alla stessa maniera essa non rinuncia alla necessità di dar conto di come tale materiale si possa combinare produttivamente in segnali i cui tratti distintivi ricorrono in maniera sempre differente ed enormemente creativa.

77

Barsalou L. W., Simmons W. K., Barbey A. K., Wilson C. D., Grounding conceptual knowledge in modality-specific systems, Trends in Cognitive Sciences, 7 2003, pp. 84-91.

48

Il linguaggio è costituito da combinazioni di elementi la cui ridondanza su larga scala è estremamente contenuta e, a differenza di ciò che avviene negli altri animali, tali combinazioni non sono manifestazioni isolate di sequenze poco organizzate, legate ad una stretta co-occorrenza con il contenuto ambientale dell'istante in cui vengono prodotte.

I simboli (siano essi modali o meno) su cui si basano le manifestazioni linguistiche, benché "ancorati" al mondo per acquistare una plausibilità cognitiva non possono dall'altro lato rimanere solo ed esclusivamente "impressioni sensoriali".

Per ritornare a quanto detto in precedenza, nella prospettiva che ci proponiamo di seguire, l'ancoraggio dell'attività cognitiva è un modo (forse il più fruttuoso e plausibile ad oggi) di recuperare una credibilità "fisica e biologica" dell'attività cognitiva sottraendola all'astrazione del puro formalismo, senza tuttavia esaurire con ciò la questione.

In altre parole, il percorso che abbiamo tentato di delineare per collegare le evidenze neurofisiologiche con la base semantica di linguaggio e cognizione, può fornire degli stimoli per un dialogo con le discipline naturalistiche, ma non può prescindere da un altro percorso (ugualmente irto di difficoltà) il quale dovrà descrivere come questi "simboli motivati" legati all'esperienza diretta che facciamo del mondo, si integrino produttivamente per poter dar forma alle manifestazioni linguistiche.

Se il neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran dichiarò con enfasi che la scoperta dei neuroni specchio "sarà per la psicologia quello che il

DNA è stato per la biologia"78, ci permettiamo di dissentire almeno in parte. A nostro avviso infatti la metafora regge solo se la relazione che si vuole mappare dal dominio di partenza a quello di arrivo è l'importanza della scoperta e il suo potenziale euristico, il resto ci appare non del tutto calzante. Il livello di spiegazione riferito ad una semantica legata direttamente all'esperienza che facciamo del mondo (tra cui lo studio di simulazione incarnata e neuroni specchio) infatti, ci aiuta proprio a spostare l'accento, dalla prevalenza dell'ambito strutturale verso altri livelli causali. Così come l'ambito genetico non è più considerato la sede esclusiva e inflessibile nella determinazione delle varie caratteristiche della vita, così

78

Ramachandran Vilaanur S., Mirror neurons and imitation learning as the driving force behind "the great leap forward" in humanevolution, Edge, 2000.

49

l'organizzazione strutturale dei simboli che compongono le manifestazioni linguistiche non può essere l'unica chiave interpretativa del linguaggio.

A fianco di una teoria in grado di descrivere come i simboli si organizzano, è necessario far posto ad un'altra che spieghi l'ancoraggio della struttura cognitiva all'esperienza di ciascuno di noi.

Oltre ad integrare produttivamente diversi piani di lettura, includere nella ricerca questo secondo ambito, può rappresentare se non la chiave, almeno uno stimolo utile per superare alcuni dei limiti che hanno ostacolato il dialogo tra lo studio del linguaggio e le scienze naturali.

In particolare può fornire nuove basi che aiutino ad affrontare uno dei temi più controversi e nel contempo più affascinanti che accompagnano lo studio delle facoltà cognitive: l'origine e l'evoluzione del linguaggio umano.

50

LINGUAGGIO, COGNIZIONE, EVOLUZIONE

"I linguaggi umani virtualizzano il tempo reale, le cose materiali, gli eventi attuali e le situazioni in atto. Dalla disintegrazione del presente assoluto sorgono come due lati della medesima creazione il tempo e la sua alterità, il diritto e il rovescio dell'esistenza. Aggiungendo al mondo una dimensione nuova, l'eterno, il divino, l'ideale, hanno finalmente una storia. Essi crescono insieme con la complessità dei linguaggi. Interrogativi, problemi e ipotesi sono fori scavati nel qui e ora, che approdano, dall'altro lato dello specchio all'esistenza virtuale, tra il tempo e l'eternità".

Pierre Lévy, Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997, p.65.

La convinzione che l’essere umano possegga una facoltà unica, non paragonabile con quelle condivise dagli altri animali, è un filo conduttore che attraversa la maggior parte della storia del pensiero.

"L'essere manchevole”, sprovvisto dei doni così largamente elargiti agli altri esseri viventi dallo sbadato Epimeteo, trovandosi “nudo, scalzo,

scoperto, inerme”79, deve le sue possibilità di sopravvivenza solo alla

79

51

generosità del valoroso Prometeo, il quale, nella versione del mito tramandata nel Protagora da Platone, avvedendosi dell’errore del fratello, sottrae il fuoco ad Efesto ed Atena per farne dono all’unico essere vivente rimasto sprovvisto di capacità.

Che le facoltà "superiori" dell’essere umano facciano parte di una sorta di "risarcimento", naturale o divino, ad una carenza biologica o istintuale è uno schema di pensiero meno banale di quanto possa sembrare ai nostri giorni e, in fin dei conti, è un modo di assegnare al nostro “ruolo” all’interno della natura, una posizione privilegiata, la quale nonostante certe caratteristiche paragonabili apparentemente sfavorevoli, ce ne assegna altre uniche capaci di farci primeggiare tra i viventi.

Tommaso D’Aquino nella Summa Theologiae, concorda con Platone e indica nella tesi di un corpo imperfetto la predisposizione ad accogliere l’universale80, lo stesso Kant riscontra nell’essere umano una carenza istintuale e una povertà di doti innate81, ma è soprattutto alla fine del XVIII secolo con Herder, che la razionalità e il linguaggio diventano esplicitamente un “risarcimento” ("Schadloshaltung")82.

Fare dell’essere umano una materia di studio al pari degli altri esseri viventi, rinunciando a qualunque strenua resistenza di aree ontologicamente separate dal resto della natura, è un problema che contrariamente a quanto si possa ritenere, benché trasfigurato in altre forme, arriva fino ai nostri giorni.

La stessa tradizione naturalistica, ci ricorda come Alfred Wallace,

2010, 321c, p. 129

80

"Questa privazione libera l’anima da valutazioni istintive determinate dalla natura in modo univoco, come accade agli animali, ed è a sua volta compensata in modo naturale dalla ragione e dalla mano che sono gli organi degli organi, con cui l’uomo può apprestare per sé strumenti di fogge infinite e per effetti infiniti"

Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, Parte I, quest. 76, art. 5, Editiones Paulinae, Roma 1963, pp. 358-359.

81

I. Kant, Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico [1784], in Id., Scritti di storia, politica e diritto, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 31-32.

82

J.G. Herder, Idee per la filosofia della storia dell’umanità (a cura di V. Verra), Zanichelli, Bologna 1971, II edizione Laterza, Bari-Roma 1992; Id., Saggio sull’origine del linguaggio, SES, Roma-Mazara del Vallo, 1954.

Concetto poi ripreso da A. Gehlen e in generale dall'antropologia filosofica del primo '900.

52

coscopritore della selezione naturale parallelamente a Charles Darwin, nonostante la straordinaria intuizione del meccanismo che regola il proliferare della biodiversità, fu protagonista di un'accesa controversia proprio con Darwin, che aveva come oggetto del contendere la scelta da parte di Wallace di escludere a priori dal campo di applicabilità della selezione le "facoltà superiori" dell’intelletto umano come appunto il linguaggio83. Per esse la natura non era per così dire sufficiente e si doveva ricorrere ad un altro tipo di spiegazione.

A qualche anno prima risale la sempre citata proibizione della neo costituita società linguistica di Parigi (poi ribadita nel 1872 dalla società filologica di Londra), la quale vietava ai suoi iscritti di impiegare le energie in un campo che allora non poteva reggersi che su speculazioni.

Dalla fine del XIX secolo i tempi sono cambiati, le “just so stories”, continuano ad essere ciò che va evitato, ma, a differenza di allora, la continua crescita di conoscenze nei diversi campi coinvolti nello studio della natura e dell’evoluzione di linguaggio e facoltà cognitive ci permette di affermare con le parole di Cedric Boeckx che “non c’è mai stato un

periodo migliore [..], per lavorare sul tema dell’evoluzione del linguaggio”84.

Tuttavia, anche se le spiegazioni non naturalistiche (almeno nelle intenzioni) sono quasi del tutto scomparse, anche all’interno di un’argomentazione scientifica, in altre forme, quella vecchia resistenza per tentare di mantenere un qualche tipo di discontinuità ontologica tra "noi e loro”, sopravvive tenacemente.

Noam Chomsky, nel 1988 sosteneva l'impossibilità di una visione evoluzionistica nell’affrontare il problema dell'origine del linguaggio

83

Wallace A. R., Sir Charles Lyell on geological climates and the origin of

Documenti correlati