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La comunicazione per un sistema complesso: costruzione di un modello

I sentieri della comunicazione tra natura e scienza

4.7 La comunicazione per un sistema complesso: costruzione di un modello

L‟attività comunicativa applicata ai sistemi complessi deve, comunque, rispondere a principi di efficienza e di economicità, e dunque essere valutabile prima della sua realizzazione. Anche nel caso di interventi innovativi, a costo più contenuto, è sempre meglio procedere a una valutazione ex ante, che tenga conto dell‟intero processo, dall‟ideazione alla realizzazione.

I concetti emersi in precedenza, in merito soprattutto ai sistemi e alla teoria della complessità, possono essere tradotti, opportunamente, in variabili e dunque tradotti in parametri utili per la costruzione di un modello, che sia di aiuto alla valutazione degli interventi, per capire se rispondono o meno alla complessità del sistema e, una volta chiariti i benefici attesi, se vale la pena realizzarli. I Parchi Naturali e i Parchi della Scienza sono stati considerati secondo i principi propri della teoria della complessità, avendo riscontrato in loro più di una caratteristica che li rende assimilabili ai sistemi complessi. Tale considerazione è stata incoraggiante nel provare a estendere i principi propri della teoria della complessità ai sistemi territoriali coinvolti in progetti ad alto valore di innovazione organizzativa con evidenti caratteristiche di complessità, come i Parchi Naturali o i Parchi della Scienza.

Il passo successivo, che ora si cercherà di compiere, è di concepire un modello fondato sui principi della teoria della complessità che possa essere uno strumento valido per progettare attività di comunicazione per questi tipi di territori, interessati da processi di innovazione.

Il modello ipotizzato non intende limitarsi strettamente agli aspetti concettuali, ma vuole proporsi come uno strumento operativo, certamente suscettibile di aggiustamenti, da poter essere utilizzato concretamente per progettare la comunicazione in situazioni di complessità territoriale: dai Parchi Naturali ai Parchi Scientifici e Tecnologici, nel tentativo di condurre le attività di comunicazione verso una logica di circolarità di processo.

È bene precisare che l‟applicazione di un modello, soprattutto in fase sperimentale, non risparmia assolutamente dalla necessità di dover contare su professionalità adeguatamente formate, nel caso specifico, in comunicazione della scienza. Non si può fare a meno, se ci si vuole confrontare con la complessità, di disporre della giusta professionalità e di un metodo corretto, adatto a interagire, trasversalmente, tra i vari attori del sistema, soprattutto nel campo scientifico. Anche nell‟ipotesi, assolutamente improbabile, che un unico modello di progettazione della comunicazione possa estendersi a tutto il sistema nazionale dei parchi, è indispensabile un processo di verifica, in relazione al feedback ottenuto dalle varie realtà territoriali, e di riequilibrio costante in base alle dinamiche partecipative attivate, oltre all‟esigenza di relazionarsi di continuo con l‟esterno.

Un modello dinamico di comunicazione, a cui riferire la progettazione e la realizzazione degli interventi, è infatti obbligato a far propri tre criteri generali, considerati in una relazione di assoluta contiguità e di reciproca influenza:

progettare secondo una logica di sistema, nella fase prevalentemente ideativa e organizzativa; attuare secondo un criterio partecipativo, nella fase progettuale ed esecutiva;

Pensare di fare comunicazione avvalendosi del modello qui proposto vuol significare, più semplicemente, confrontare gli interventi progettati con una serie di parametri che consentono di poter valutare se è opportuno passare alla fase di attuazione, in riferimento alla rispondenza o meno ai principi dei sistemi complessi. Se, infatti, l‟intervento ipotizzato risponde a più proprietà indicate nel modello vale la pena pensare alla sua attuazione. È poi possibile stabilire un ordine di priorità per la realizzazione delle attività attraverso un semplice cronoprogramma, stilato in base all‟analisi effettuata attraverso l‟applicazione del modello.

La scelta di organizzare la comunicazione in un sistema complesso attraverso l‟ausilio di un modello unico di progettazione permette, tra l‟altro, di mantenere il giusto equilibrio tra le varie tipologie delle attività da realizzare, evitando squilibri e disarmonie.

Ogni intervento va dunque valutato per la capacità di rispondere alla complessità, confrontandosi oltre che con una serie di variabili di ordine generale, come l‟estensione territoriale o l‟area di riferimento, con dei criteri definiti secondo i principi della teoria della complessità:

autorganizzazione, che indica l‟autonomia funzionale e organizzativa; disordine creativo, che indica la capacità di uscire dalla consuetudine;

condivisione, che indica il grado di coinvolgimento e di partecipazione dei cittadini; flessibilità strategica, che indica la capacità di adattamento e di riequilibrio;

network organization, che indica la capacità di attivare processi di rete; circolarità virtuosa, che indica la capacità di autoalimentare l‟azione iniziale; learning organization, che indica la capacità di trasmettere conoscenza e valori.

Gli obiettivi finali perseguibili dall‟attività comunicative, così come ripartite nella letteratura classica – conoscenza, comportamento e valori – completano il quadro di valutazione degli interventi. Alla fine il sistema di monitoraggio dell‟intervento chiarisce il livello possibile di reporting.

Riguardo all‟opportunità di usare un modello che intende ricondurre a semplicità la complessità, si ammette la contraddizione concettuale, ma si conviene sul fatto che “quando la mente deve gestire il caos sviluppa dei sistemi per strutturarlo, osservarlo e cercare di guardare oltre. I modelli ci aiutano a ridurre la sua complessità nel momento in cui cerchiamo di dissolverne la maggior parte e ci concentriamo sull‟essenziale. Secondo alcuni (…) non rispecchiano la verità. Ed è vero. Quello che invece è assolutamente errato è supporre che inducano a pensare in modo standardizzato. I modelli non sono direttive secondo le quali si deve pensare, in pratica indirizzi di pensiero, ma sono il risultato del pensiero attivo” 54

. Un ultimo appiglio sull‟orlo del caos.

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