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Dato il crescente interesse verso l’allevamento della vite e, in particolare, del vitigno

glera nella sua comune denominazione “Prosecco”, si ritiene importante uno studio sui

possibili impatti idrogeologici che nuove sistemazioni agrarie, come quella trentina “a traverso”, potrebbero avere sul territorio delle colline trevigiane. Con il presente studio ci si pone l’obbiettivo di indagare questo aspetto attraverso l’analisi del comportamento idrologico di due aree studio. Il contesto in cui trovano luogo queste aree, è permeato da una frequente instabilità idrogeologica, relativa soprattutto ai declivi con maggiore pendenza e sfruttamento antropico. Data l’alta densità di vigneti nell’area, è da ritenere che essi giochino un ruolo significativo nel concorrere o meno alle dinamiche idrologiche delle colline trevigiane. Sistemazioni agrarie diverse comportano differenti risposte idrogeologiche dell’area vitata e del bacino idrografico a esse collegato.

È abbastanza consolidato, in letteratura, il fatto che le sistemazioni a ritocchino rappresentino, per alte pendenze, delle soluzioni a forte rischio di dissesto, mentre, altre tipologie di sistemazione come quelle a girappogio e (ancor più) a terrazzamento tradizionale, siano considerate invece più adeguate a contenere il fenomeno.

La sistemazione “a traverso”, essendo stata importata solo recentemente nella sua versione trentina all’interno dell’ambito delle colline trevigiane, è una “novità” che ha bisogno di essere studiata e compresa. Altre sistemazioni, invece, tipiche per cultura e tradizione del luogo, la cui pratica agraria è stata ampiamente consolidata nel corso dei secoli, necessitano meno di un rafforzamento in letteratura scientifica, dato che trovano un supporto esperienziale nella pratica storica locale.

Risulta quindi importante definire come si comporta questa nuova tipologia di sistemazione a livello idrogeologico, nello studio dei deflussi, dell’erosione e della perdita di suolo fertile. Oltre a questo, è essenziale confrontare questi impatti con l’acuirsi degli effetti prodotti dai cambiamenti climatici. Precipitazioni estreme, fortemente localizzate e di elevata intensità, potrebbero infatti causare danni considerevoli anche a pendii terrazzati ritenuti abbastanza stabili.

Questo lavoro di tesi si propone di analizzare tali effetti sulle due aree terrazzate oggetto di studio situate in località Arfanta e Duca di Dolle (rispettivamente nei Comuni di Tarzo e Cison di Valmarino). L’analisi idrologica è stata realizzata tramite il modello idraulico bi-dimensionale Flo-2d, simulando eventi di precipitazione con tempi di ritorno di 5, 30 e 100 anni, in modo da avere un responso relativo a fenomeni di diversa magnitudo. Le due aree terrazzate oggetto di studio rappresentano due casi per certi versi abbastanza simili, per alcune caratteristiche stazionali quali ad esempio la pendenza media e massima, la quota e la superficie interessata o, per quanto riguarda la sistemazione stessa, per la dimensione dei terrazzi; d’altro canto, si differenziano per quanto riguarda l’orografia locale e la disposizione dei terrazzamenti rispetto alle linee di deflusso principale.

Questa differenza rappresenta un valore aggiunto nell’analisi idrologica, in quanto permette di comprendere nello studio un maggior numero di aspetti utili nella comparazione con ulteriori aree terrazzate.

Sebbene, comunque, le due aree terrazzate possano essere considerate piuttosto similari per alcuni aspetti, dai risultati delle modellazioni sono state ottenute particolari difformità caratteristiche di ciascuna area.

Nell’analisi degli idrogrammi di piena e dei volumi liquidi e solidi in uscita, si è notato come il trasporto solido influenzi in maggior misura l’area di Duca di Dolle rispetto ad Arfanta. Sono stati infatti registrati incrementi piuttosto elevati nelle modellazioni a fondo mobile per quanto riguarda il volume totale in uscita (trasporto solido + acqua) e una maggiore posticipazione del picco dell’idrogramma, il quale mantiene comunque valori con modeste variazioni tra le modellazioni a fondo fisso e quelle a fondo mobile. Per Arfanta, invece, la componente solida non incide in modo particolare su tali fattori, i cui valori restano vicini tra le modellazioni a fondo fisso e quelle a fondo mobile. Queste differenze potrebbero derivare dalla diversa distribuzione, ramificazione ed entità dei deflussi principali. Un unico impluvio centrale, come nel caso di Duca di Dolle, potrebbe, infatti, essere più sensibile alle dinamiche globali sul sedimento rispetto a una rete di vie d’acqua minori, com’è il caso di Arfanta. Queste ultime, infatti, laminando maggiormente i deflussi senza raggiungere profondità e velocità di flusso elevate,

potrebbero essere influenzate in minor misura dal processo di erosione e trasporto solido. Le due realtà, componente solida e deflussi superficiali, sono strettamente correlate, tant’è che l’una influenza l’altra, e viceversa. L’azione di scavo, erosione e trasporto e in particolare, per quanto riguarda le modellazioni eseguite con Flo-2d, la modificazione geometrica del terreno, portano di conseguenza a modificare le velocità e le profondità di flusso, andando per esempio a posticipare il picco dell’idrogramma. Si potrebbe quasi pensare che, date queste considerazioni, nell’area di Duca di Dolle vi sia quindi maggiore erosione e trasporto solido rispetto all’area di Arfanta.

In realtà, nonostante il volume totale in uscita di Duca di Dolle (vedi Tab. 16) sia considerevolmente maggiore di quello riferito all’area di Arfanta (Tab. 20), i volumi di suolo eroso e trasportato oltre la sezione di chiusura sono, per tempi di ritorno pari a 30 e 100 anni, significativamente più elevati per Arfanta. Questo fa comprendere come non siano solamente le alte velocità e profondità di flusso a determinare forti erosioni ma, quanto, una distribuzione maggiore dei deflussi (significativi) nella superficie dell’area terrazzata. Questo porta a considerare maggiormente efficace, nei riguardi della perdita di suolo totale, un sistema terrazzato gestito da un’unica via preferenziale di scorrimento superficiale, magari adeguatamente strutturalmente predisposta, piuttosto che permettere al deflusso una maggiore distribuzione in più (sebbene piccoli) “canali” che si formano occasionalmente per vie di irregolarità e discontinuità morfologiche anche minute.

In quest’ottica, la sistemazione trentina “a traverso” potrebbe essere idonea a contenere fenomeni diffusi di dissesto, purché si presti particolare attenzione alla zona di concentrazione dei deflussi superficiali, la quale potrebbe risultare un ambito comunque critico. La corazzatura dell’impluvio in Duca di Dolle e la creazione di piccole soglie per la diminuzione della velocità di deflusso (inserite nel disegno dei terrazzamenti), potrebbero portare a diminuire fortemente l’intero processo erosivo per tale area, rendendo più efficiente la sistemazione “a traverso” nella gestione delle acque. Tale corazzatura è suggerita dallo stesso Morgan (2005) nel caso di canali con pendenze superiori ai 15°.

È necessario inoltre porre particolare attenzione a quegli elementi che vanno a “rompere” l’ordine spaziale dei terrazzamenti (ad esempio le capezzagne). Tali elementi, infatti, potrebbero diventare assi di scorrimento preferenziale del deflusso, originando profondità e velocità più elevate rispetto alla zona terrazzata contermine e conseguenti fenomeni di scavo ed erosione più accentuati (vedi per esempio le figure 171 e 174). Allorché non fosse possibile “rompere” tale ordine spaziale, sarebbe necessario predisporre un’adeguata rete di drenaggio, unita ad una manutenzione continua delle opere idrauliche. D’altra parte tali elementi di disconnessione, se adeguatamente strutturati, potrebbero giocare un ruolo importante nel regimare in modo migliore i deflussi, dato che rallenterebbero lo scorrimento dell’acqua.

Dati i risultati raggiunti e in riferimento ai volumi di suolo erosi (Tabella n. 22), se le pendenze non sono basse, è dunque necessario approntare un sistema di gestione dei deflussi che possa abbattere fortemente il fenomeno di perdita di suolo. Per piogge con tempi di ritorno considerevoli (soprattutto per Tr30, Tr100 o più), la quantità di suolo eroso totale non è insignificante (vedi Tab. 23 e 24) e, per quanto riguarda i fenomeni di dissesto che si andrebbero a verificare, essi comprometterebbero con il passare del tempo la stabilità dei versanti interessati.

Osservando la figura 175, relativa alla classificazione del grado di erosione per tonnellate/ettaro/anno, è possibile affermare che i dati riferiti ad eventi con tempo di ritorno di 30 e 100 anni rientrano nella classe di erosione “moderata”, mentre, gli eventi con Tr5 ricadono nella classe inferiore riferita ad un grado di erosione “basso”.

Dato che tale classificazione riguarda erosioni annue, si presume che eventi di tale portata influenzino in realtà molto di più il valore totale annuo di erosione, relativo alle

SEDIMENTO EROSO (m3/ha)

Tr5 Tr30 Tr100

Duca di Dolle 1.94 4.85 7.21

Arfanta 1.05 4.94 9.13

SEDIMENTO EROSO (t/ha)

Tr5 Tr30 Tr100

Duca di Dolle 3.17 7.90 11.77

Arfanta 1.72 8.07 14.88

Tabella 23. Metri cubi di sedimento erosi su ettaro di area drenata

due aree studio, dato dalla somma di tutti gli eventi precipitazionali accaduti con diversi tempi di ritorno durante tutto il corso dell’anno. Il grado di erosione totale annua è quindi ovviamente maggiore.

Prendendo, invece, come riferimento il valore di erosione massima ammissibile dato dall’OCSE (2001), pari a 6 t/ha/anno, si riscontra come gli eventi con Tr≥30 (riferiti alle presenti aree studio), siano considerati come superiori a tale soglia e quindi non tollerabili.

Concludendo, quindi, la sistemazione trentina “a traverso” sembra, in tale studio, essere abbastanza adeguata al contenimento di fenomeni di dissesto idrogeologico e di perdita di suolo per eventi di pioggia con tempi di ritorno di 5 anni.

Tuttavia, per eventi con Tr30, Tr100 o superiori, questa tipologia di sistemazione (legata a caratteri stazionali tipici delle due aree studio) non risulta essere idonea nel contenere tali fenomeni di erosione e di perdita di suolo. Si ritiene, comunque, che essa possa essere lo stesso applicata con la clausola di avere in appoggio, per terreni con pendenza significativa, un appropriato sistema di gestione dei deflussi superficiali e sotto-superficiali che limiti la perdita di suolo fertile.

È comunque auspicabile, e necessario, che vengano condotti ulteriori studi su tale sistemazione, in modo da poter confrontare direttamente, su aree con caratteristiche analoghe, l’efficacia nella laminazione degli eventi pluviometrici intensi rispetto alle sistemazioni di tipo tradizionale e per poter comprendere quale sia la tipologia più adatta e versatile a contenere fenomeni di erosione e dissesto. Risulta inoltre essere indispensabile capire e studiare quale sia il ruolo e il peso della componente vegetazionale nel limitare tali fenomeni dannosi.

Figura 175. Classificazione del grado di erosione per t/ettaro/anno. Zachar, 1982.

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