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Durante questo studio di tesi è stato possibile approfondire le conoscenze sulle acque che circolano nel massiccio carbonatico dei Monti Alburni. In particolare sulla grotta sorgiva di Pertosa-Auletta è stato possibile avere informazioni idrodinamiche sulla sorgente grazie all’ausilio di una sonda multiparametrica. Si è determinato, infatti, la grande stabilità della sorgente in tutto l’anno idrogeologico, non evidenziando mai grandi cambiamenti in fatto di portata, conducibilità e temperatura. Su questi ultimi due parametri si è evidenziato che in caso di precipitazioni la risposta della sorgente è minima, ed essa sembrerebbe avere un comportamento tendente alla sostituzione nei periodi particolarmente piovosi, mentre ha un comportamento più verso il “pistonaggio” nei periodi più secchi, quindi tra la fine dell’estate e l’autunno. In ogni caso le variazioni in fatto di conducibilità sono talmente minime che non è possibile attribuire in senso stretto questi caratteri alla sorgente di Pertosa, che invece sembrerebbe avere più un carattere a pieno carico relativo alla zona satura, dato anche che le portate risentono pochissimo delle variazioni stagionali, mantenendosi sempre attorno ai 300 L/s.

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Si sono estrapolate le facies geochimiche delle acque, che si presentano con un’evidente impronta bicarbonatica, visibile nei diagrammi di Schoeller per tutte le acque, confermati dai diagrammi di Langellier-Ludwig. L’evidenza maggiore si ha nelle concentrazioni degli elementi relative alle singole sorgenti. Le caratteristiche geochimiche si possono così riassumere:

- Le sorgenti più mineralizzate sono quelle basali, ossia sorgenti del basso Tanagro (TRE e TSA), Mulino e Castelcivita (in senso crescente di mineralizzazione). Per quanto riguarda quelle del Tanagro questo è imputabile tanto alla posizione basale rispetto al massiccio tanto quanto alla presenza di travertini e alla miscelazione con le acque provenienti dal Monte Ogna e Marzano. Le sorgenti della zona di Castelcivita sono anch’esse alla base del massiccio, ma esse presentano due circuiti idrogeologici differenti, come indicato dalla composizione chimica delle acque. Gli indici di saturazione delle acque del Mulino nei confronti della dolomite confermano che queste acque devono aver risieduto a lungo a contato con le dolomie, cose che probabilmente non avviene per Castelcivita, dove gli IS della dolomite sono sempre negativi, ossia indicano sottosaturazione. Inoltre le terre rare riscontrate a Castelcivita marcano dei trend particolari, dove l’impronta bicarbonatica è lievemente visibile su tutti i campioni analizzati, mascherata però da un aumento in concentrazione di altri elementi, quasi sicuramente legata alla presenza di depositi cineritici e tufacei nella grotta.

- La sorgente Auso è quella che ha carattere più variabile sia in fatto di composizione chimica che di dinamica idrologica. La variabilità delle portate è elevata e questo si rispecchia nelle caratteristiche dell’acqua. In caso di piena, infatti, le concentrazioni dei solidi totali, di calcio e magnesio disciolti calano. Tendono invece ad aumentare di molto nel campionamento di ottobre, avvenuto in fase di portate medio-basse e probabilmente sulla coda di una piccola perturbazione. Quest’aumento di calcio e magnesio disciolti ha comportato una saturazione nei confronti della dolomite e della calcite, sicuramente dovuto anche al pH che è superiore a 8 per questi campioni. La giacenza delle acque a contatto con la roccia deve essere comunque inferiore rispetto alle altre sorgenti poiché i rapporti rMg2+/Ca2+ per questa sorgente sono più bassi

rispetto alle altre. Le terre rare danno conferma della grossa variabilità di questa sorgente, mostrando una decisa nota bicarbonatica solo sul campionamento dell’estate 2014.

 Su Pertosa si è riscontrato un arricchimento in Mg2+ superiore alle alte sorgenti. Il

rapporto caratteristico rMg2+/Ca2+ di questa sorgente è quasi sempre superiore a 0.3,

con la sola sorgente del Mulino che ha valori che gli si avvicinano. Gli indici di saturazione indicano che le acque sono più sature in dolomite e in calcite, dato che sta ad indicare che queste acque devono circolare a contatto con la dolomia, quasi sicuramente quella presente nei calcari del Cretaceo, che sovrastano i calcari giurassici in cui si sviluppa la grotta. In fatto di terre rare ovviamente questa grotta è quella che mantiene il più importante “effetto roccia” su questi elementi, mantenendo evidenti i picchi su Ce ed Eu. Inoltre la doppia alimentazione della sorgente con acque a deflusso sia lento che veloce descritta da Celico et al. (1994), non sembra essere confermata. Infatti la sorgente è alimentata solo da canali a pieno carico della zona satura che mantiene costanti le portate anche in periodi secchi, e che impediscono di avere

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evidenti cambiamenti nelle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua durante l’anno idrogeologico. Quanto detto è confermato dai dati in continuo della sonda PER che mostra la grande stabilità del fiume Negro La schematizzazione della sorgente è riportata in Figura 60.

 La Grotta dell’Acqua è in assoluto la sorgente meno mineralizzata, ed è comprensibile data la sua elevata quota.

 Le acque delle grotte mostrano due trend diversi. Le grotte che si trovano nelle aree del Sicchitiello (Fumo-Vento e Vitelli), Parchitiello (Falco) e conca Caulata (Gentili) mostrano un graduale arricchimento in mineralizzazione con l’abbassarsi della quota d’ingresso, arrivando ad avvicinarsi alla mineralizzazione della sorgente Auso. La Grava dei Gentili ha composizione leggermente diversa rispetto alle altre in fatto di solfati. Le grotte del Minollo e del Serrone che appartengono ad un’area distinta mostrano dei pattern diversi rispetto alle altre grotte, mostrando dei rapporti diversi degli elementi disciolti nelle acque del Serrone rispetto a quelle del Minollo, e comunque differenti in generale rispetto a quelle delle altre grotte. In particolare il Serrone presenta un marcato arricchimento in Mg2+, fatto che potrebbe indicare che in questa grotta,

andando in profondità, vi è passaggio tra calcari puri e i calcari intercalati a dolomie. Questo dato andrebbe verificato con un rilevamento ad hoc. L’impronta sulle terre rare è comunque marcata al Minollo, rimanendo invece offuscata al Serrone. Come detto nei paragrafi precedenti il Serrone è un inghiottitoio attivo prettamente verticale, dove le acque s’infiltrano velocemente dopo aver lisciviato i flysch che evidentemente offuscano l’impronta sulle terre rare.

Sulla base di quanto detto si è ritenuto necessario realizzare una nuova carta idrogeologica che permette di visualizzare tutte le matrici rocciose, che danno un impronta precisa sulle acque delle sorgenti. Inoltre è possibile schematizzare il deflusso idrico alle sorgenti come mostrato in Figura 60 e fare un profilo sintetico del massiccio con le principali sorgenti e i contributi a queste (Figura 61).

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Figura 60 - Rappresentazione schematica delle sorgenti e degli apporti dovuti ai condotti della zona satura e della zona non satura.

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