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L’indagine che è stata proposta ha affrontato, soprattutto sul piano descrittivo, un particolare aspetto di linguistica testuale, che è stato trattato sia all’interno di analisi di carattere generale, sia in studi mirati sull’oggetto in questione, ma non in una prospettiva complessiva, sia sincronica sia diacronica. I connettivi testuali rappresentano una categoria importante per tutto ciò che riguarda la testualità e la pragmatica e pongono delle difficoltà interpretative, ma anche di sistematizzazione: il primo obbiettivo perseguito in questa tesi è stato individuare il miglior criterio di analisi proponibile, al fine di suggerire una tassonomia di elementi linguistici che potessero essere accostati tra loro secondo un comune denominatore convincente. La tesi ha posto al centro dell’attenzione i connettivi di chiusura, o “conclusivi”, del discorso, o testo scritto (prediligendo l’osservazione del genere saggistico, ma ammettendo un confronto anche con altre tipologie) e ha predisposto un paradigma di forme diverse tra loro per statuto morfo- sintattico e significato descrittivo.

Dopo aver motivato tale selezione e fornito gli assunti teorici e definitori di riferimento, per mettere in luce i tratti più specifici riconducibili alla conclusività (cap. 1), si è dato conto dei principali studi esistenti sull’argomento (cap. 2), per poi indicare le diverse fasi della ricerca (cap. 3), distinguendo tra quella sincronica (condotta su un periodo compreso tra la fine degli anni ‘60 e il 2013) e quella diacronica (le cui delimitazioni temporali non sono state prestabilite, ma hanno seguito il casus del singolo connettivo), per poi presentare i corpora su cui si è effettivamente lavorato e dar quindi conto delle risorse impiegate, sia per quel che concerne il reperimento di testi entro cui osservare il funzionamento dei connettivi, sia per costruire la base di partenza per l’interpretazione degli stessi, grazie alle definizioni offerte dalla lessicografia. Nel capitolo 4, dedicato all’indagine sincronica, si è fatto analiticamente il punto sul funzionamento odierno dei connettivi di chiusura e si è effettivamente messo in luce come il loro valore istruzionale sia in larga misura dipendente dai dati semantici inscritti in essi; è emerso che nello sfruttamento di un connettivo entrano in gioco una logica di dispositio e un logica inferenziale, o riformulativa: per quanto concerne la dispositio di atti di enunciazione, o

di contenuti semantici, si può ricorrere a forme che contengono riferimenti alla temporalità e trasferiscono tale semantica nella logica della strutturazione del testo. Si è visto però che tutti i connettivi esaminati, per lo più se collocati in incipit di enunciato, possono assolvere alla funzione di dispositio; pertanto la temporalità è considerabile come una categoria propria della strutturazione logico-semantica del testo, indipendente dai significati lessicali dei connettivi. Il capitolo 5 ha visto protagonista l’analisi diacronica: si è provveduto a verificare l’evoluzione dei significati istruzionali individuati per ciascun connettivo nella contemporaneità, fornendo attestazioni, ma cercando soprattutto di mettere in luce divergenze che mostrassero cambiamenti nel corso evolutivo delle forme (specialmente per casi che si attestano dall’inizio della storia della lingua, come infine, o finalmente); per alcune di esse, di più recente fissazione, si è pensato piuttosto a documentarne l’origine, soprattutto per i casi di passaggio al linguaggio comune di espressioni derivate da linguaggi settoriali (come in ultima analisi/istanza, o anche

in definitiva); non sono mancate poi digressioni sulle varianti formali di alcune forme, oggi in

disuso, che in passato hanno ampliato la tassonomia e che, perdendo man mano vitalità, hanno probabilmente agevolato un processo di accentramento dei diversi valori d’uso in connettivi tipici dell’impiego odierno.

Dopo aver ripercorso sommariamente i contenuti dell’intera tesi, è il caso di fornire un sunto dei principali dati emersi e tirare quindi le somme; le osservazioni finali relative alle due fasi dell’indagine sono state esposte a conclusione dei relativi capitoli; pertanto è il caso qui di soffermarsi in particolare su quanto sia stato efficace predisporre un accostamento delle due prospettive, rispetto alle quali il dato più interessante è che, una volta fissata la situazione odierna, i connettivi esaminati nella loro evoluzione hanno rivelato le modificazioni intervenute nell’uso e la comparsa o scomparsa di valori istruzionali diversi. Due sono quindi le principali considerazioni proposte: in primis, sono persuasa che i significati lessicali (etimologici, o figurati) influiscono su quelli testuali, come traccia di istruzioni pre-inscritte. Secondariamente, il cotesto (verbale e referenziale) spinge verso un impiego o un altro; questo è possibile però sempre sfruttando tratti intrinseci nel connettivo che, se per casi come in ultima analisi/istanza risultano trasparenti per la formularità dell’espressione, lo sono meno per forme più longeve, come infine/insomma per le quali la percezione di valori originari si è man mano appannata; accanto a ciò, propendo nel ritenere che i dati di natura morfo-semantica influiscano con meno preponderanza sui valori istruzionali del connettivo: quelli considerati sono stati per lo più tutti casi di congiunzioni (o avverbi), con l’eccezione rappresentata dalle formulazioni verbali; analizzando queste ultime però, lo statuto di frasi finali ad esempio non è quanto determina il valore conclusivo: in altre parole tra per concludere e in conclusione usati come connettivi di

dispositio non si manifestano concrete differenze nella percezione del valore istruzionale (salvo

un’idea di prospettività finale ravvisabile nella prima forma).

A conclusione dell’indagine, che ha cercato di coniugare approcci diversi allo studio testuale, si può affermare dunque che i significati lessicali dei connettivi, siano essi etimologici o figurati, siano alla base dei valori istruzionali qui presi come sotto-categorie della conclusività. Per quanto riguarda la riformulazione, questa si rintraccia nei connettivi conclusivi che contengono una semantica relativa al concetto di durata (in breve), oppure, figuratamente, al raggiungimento di un punto finale, o di un risultato (insomma, in sostanza): in tal senso è emerso che l’idea del raggiungimento di “qualcosa che sta alla fine”, nel testo si può congiungere all’atto di riformulare quanto detto con effetti rielaborativi di vario genere, tutti finalizzati alla chiusura di tale testo (o di una sua porzione). Allo stesso modo i processi inferenziali della deduzione e della sintesi sono possibili perché permessi dal significato alla base del connettivo: quello della deduzione, in particolare, poggia su un concetto di “conseguenza”, che è proprio di forme la cui semantica riguarda l’idea di uno spostamento inteso in senso figurato “da un punto a un altro”, idea talvolta derivata da una prima accezione legata alla temporalità (in conclusione, quindi e dunque). La sintesi è l’aspetto di tipo inferenziale più interessante da un punto di vista della pragmatica: è emerso che questo può essere rintracciato nei connettivi il cui primo significato concettuale è quello temporale (con un’eccezione rappresentata da in fondo, che si è visto essere potenzialmente un connettivo sintetico, malgrado si attesti più spesso come avverbio di frase): forme che manifestano oggi una conclusività “sintetica” come infine, alla fine (seppur con meno attestazioni), in ultima

analisi/istanza, in definitiva e, di rado, in breve hanno tutte, in modo diverso, un’idea di tempo

alla base, che si trasferisce dalla dimensione verbale a quella referenziale che partecipa alla costruzione del significato del testo: in tal senso parrebbe che si attui una dispositio non più della materia testuale, ma dei processi ragionativi che coinvolgono il non detto.

In conclusione, questa tesi non pretende di esaurire il discorso relativo all’interpretazione dei connettivi e alla loro sistematizzazione, né può dirsi definitiva per l’analisi della funzione logica qui considerata: per esempio si potrebbe obbiettare sulla scelta di aver incluso alcune forme, tralasciandone altre, oppure sull’interpretazione stessa dei valori istruzionali di singoli esempi, in base ad una percezione talvolta dettata da sottigliezze; si ritiene però di aver potuto offrire un contributo importante alla questione, offrendone uno studio più sistematico, soprattutto attraverso la proposta di una terminologia e di criteri classificatori utili per investigare anche su altre funzioni logiche nel testo, oppure per approfondire quella trattata, considerando punti di vista alternativi.

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