2.3. Esperienza di psicodramma con il primo gruppo
2.4.9 Conclusioni e pensieri tratti dal questionario HAT
In questo gruppo mi sono sentita pienamente a mio agio e questo mi ha dato la possibilità di intervenire anche con leggerezza e giocosamente quando sentivo che il gruppo ne aveva maggior necessità. Ritengo che attraverso il percorso dello psicodramma le persone abbiano potuto sentirsi più libere nella mente e nel corpo. La malattia certo non è sparita ma lo psicodramma, con il suo punto cardine che è l'incontro con l'altro, ha dato la possibilità a malati e caregiver di scoprire aspetti nuovi di sé e degli altri e soprattutto di esprimersi liberamente senza sentirsi giudicati.
Riporto fedelmente diversi pensieri tratti dai questionari HAT che i partecipanti hanno gentilmente compilato al termine delle sessioni. Le persone hanno scelto in libertà se compilare il questionario che per me è stato materiale prezioso in quanto mi ha fatto capire maggiormente il significato della loro esperienza. Penso che l ' HAT offra sia al paziente che al terapeuta un'opportunità ulteriore di riflessione perchè permette loro di cogliere in un secondo momento elementi nuovi o di mettere in ordine i propri pensieri.
Sandra, riferendosi al primo incontro, dice che non immaginava che per il marito fosse così importante la sala da pranzo e spiega: "Pensavo di proporgli di portare il computer in un’ altra stanza, ma ho capito che lì si trova bene perchè ci sono gli oggetti che ha raccolto in questi anni:
sveglie e pendoli e tante fotografie di famiglia che lui guarda spesso e che probabilmente lo aiutano”. In un altro questionario lei scrive che è rimasta piacevolmente colpita quando il marito, durante l'incontro, ha pensato proprio a lei come persona importante della sua vita. Scrive a tal proposito: “Ciò significa che il nostro matrimonio, dopo 41 anni, è ancora valido e questo ci aiuta anche a superare le difficoltà che la malattia comporta”. Sandra ritiene inoltre che sia stato utile sentire proprio le persone affette dal Parkinson parlare serenamente della loro malattia. Riferendosi al terzo incontro scrive: “E' stato molto interessante pescare nei ricordi e rispondere alle richieste dei biglietti estratti da una scatola perché spesso dimentichiamo quanto erano importanti gli incontri con persone che non ci sono più o che abbiamo perso di vista”. L' evento considerato da
lei utile nel quinto incontro pensando al compagno di gruppo Gaetano: “Ha difficoltà nel parlare ma spesso con poche parole esprime concetti profondi che danno lo spunto per ulteriori riflessioni”. Ancora Sandra scrive, dopo l'incontro con l'utilizzo della scultura: “E' stato importante per me l'intervento di Emma sulla famiglia. La famiglia, in qualsiasi situazione, è il perno della nostra vita. Anch'io ho una splendida famiglia e so cosa questo significhi: avere sempre un appoggio, un aiuto, una possibilità di condivisione. Inoltre considero utile l'intervento di ognuno perchè è servito a coinvolgere gli altri. Tutto ciò che è stato detto ha fatto rivivere il passato e ci ha aiutati a valutare nel migliore dei modi il presente”. Riguardo al quarto incontro durante il quale Sandra parla di sé nei panni della propria amica, annota questo: “Molto interessante ed utile lo scambio di ruoli. L’avere io fatto parlare di me la mia migliore amica, è stata una novità coinvolgente e anche commovente. Spesso noi dimentichiamo le cose belle vissute assieme, per ricordare invece i fatti tristi e negativi”. Del settimo incontro lei scrive : “Ognuno di noi ha associato un’ immagine al Parkinson. Ne sono uscite osservazioni importanti, sugli aspetti sia positivi che negativi della malattia, evidenziando soprattutto la forza del gruppo, dell'aiuto reciproco e anche della speranza che qualcosa possa succedere nell'ambiente della ricerca”.
Ancora Sandra, riferendosi all'incontro finale, annota: “Il regalo che ci siamo fatti a vicenda è stato molto gradito perchè ha rappresentato ciò che l'altro pensa di noi. E' stato un momento anche commovente ed estremamente gradito. Questo significa che dopo questi incontri abbiamo imparato a conoscerci meglio e ad apprezzarci per ciò che siamo”.
In un suo questionario Emma scrive che per lei è stato molto utile ascoltare il racconto degli altri sulla loro malattia perchè ognuno ha reagito ad essa in modi diversi e perché la malattia stessa si è presentata con sfaccettature diverse; conclude che quindi ci sono tanti Parkinson. Emma è stata la protagonista nel lavoro con la scultura e lei stessa si è stupita della propria esperienza: “La proposta della terapeuta di fare una scultura con i miei compagni mi ha lasciata proprio senza idee ma il suo aiuto è stato essenziale. Alla fine il risultato mi è piaciuto e ancora una volta mi sono resa conto che è molto importante godere della vicinanza di tante persone amiche. Ho capito che la presenza della famiglia mi è d’aiuto nell'affrontare le difficoltà che la malattia comporta”.
Riferendosi al settimo incontro in cui, partendo da un’ immagine, ciascuno ha raccontato della propria malattia, Emma scrive: “E' stata molto interessante la lettura che ognuno ha fatto della carta scelta, anche se alle volte era l’opposto di quella fatta dal compagno. Anche oggi mi sono meravigliata di quante cose si leggono in una semplice carta, quanto queste figure rivelano ad ognuno di noi”. Riguardo all'ultimo incontro Emma osserva : “Oggi è stato l'ultimo dei nostri incontri; all'inizio la terapeuta ci ha fatto il riassunto di tutti quelli precedenti. Poi ci ha chiesto di tracciare a voce il ritratto di un nostro compagno; questo momento è stato interessante perchè ha
fatto emergere molte informazioni sulla personalità di ognuno; esso ci ha fatto conoscere meglio e più profondamente le persone che ci sono vicine; alla fine di questo percorso siamo diventati amici”.
Le osservazioni di Arturo sono sintetiche ma mi piace riportarle perchè sono ricche di significato.
Parla così del primo incontro: “E' stato utile tutto l'incontro per il clima che si è instaurato tra le persone e grazie alla guida del gruppo. Non ero preparato per rilevare qualche evento in particolare”. A proposito del secondo incontro scrive: “E' stato utile il confronto tra le diverse forme in cui la malattia si è manifestata per ognuno. Ciò che ha reso questo evento importante è stato proprio la scambio tranquillo, profondo e particolareggiato delle varie esperienze”. Nel terzo incontro egli ha trovato utile questo: “La capacità della psicologa di mettere le persone in condizione di parlare del proprio vissuto senza problemi”. E ancora: “Mi sono trovato stranamente capace di parlare”. Interessante è anche quello che annota a proposto dell'incontro con la scultura.
Arturo scrive una poesia in dialetto per parlare delle sensazioni che il quarto incontro ha lasciato in lui: “Parte da n'idea de giovani. L'è stata na bela partida de ciacole tant bele, dove tuti i à vinzest no cinque euro, ma na ocasion de conoserse (Parte da un'idea dei giovani. E' stata una bella partita di chiacchiere, dove tutti hanno vinto non cinque euro, ma un'occasione di conoscersi)”. Poi scrive ancora: “Interessante lo scambio dei ruoli e il risultato ottenuto”. Del quinto incontro dice che per lui è stata positiva “La capacità di metterli sempre a loro agio per parlare di cose personali anche se presi alla sprovvista”. Scrive così della settima sessione: “Grazie per tutta la serie di incontri che ci hanno permesso di metterci in relazione con gli altri parlando di noi”. Dell'ultima sessione Arturo dice: “ Mi è piaciuta molto l’esperienza del regalo la quale ha rivelato i valori che abbiamo maturato durante tutto il ciclo degli incontri, fino a farci immedesimare nel compagno.
Complimenti a chi ha ideato questo tipo di comunicazione. La malattia è diventata occasione di apertura e di incontro, superando l’elemento di chiusura che normalmente comporta”.
Ernesta consegna due questionari; qui riporto quello finale con cui comunica il significato che questi incontri hanno avuto per lei: “Ogni incontro risulta gradito perchè avviene in ambiente sereno e tranquillo ed è un'occasione per uscire dal quotidiano ed avvicinare persone che vivono lo stesso problema e che sono disposte a dialogare”.
Infine riporto lo scritto di Gaetano che ha restituito un questionario dove scrive: “Quello che di questa sessione ritengo utile è far conoscere all'assemblea fatti della mia vita privata in quanto esperienze vissute”.
Penso che tutte queste riflessioni parlino veramente da sole di ciò ha significato partecipare al gruppo. Termino con i complimenti di Arturo a chi ha ideato questo tipo di comunicazione perchè lo psicodramma ci offre proprio un modo di relazionarci all'altro in modo rispettoso e profondo.