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6. CONCLUSIONI

Le bocche tidali sono ambienti generalmente molto dinamici, regolati da processi naturali che ne determinano le variazioni morfologiche ed idrodinamiche. Spesso tale dinamismo rappresenta un problema per le attività umane, e pertanto si adottano delle misure atte a limitarlo. Questo è il caso della bocca di porto di Lido, che nell’ultimo secolo ha subito numerosi interventi antropici; i più recenti sono quelli collegati alla costruzione delle strutture del MoSE, che ne hanno modificato in modo radicale la configurazione.

In questo lavoro di tesi, grazie a studi di tipo geofisico (innovativo sistema MBES, piattaforma GIS e protocolli codificati), geomorfologico e sedimentologico, e all'applicazione di protocolli semiautomatici e ripetibili, si è voluto valutare l’impatto diretto ed indiretto sul fondale di tali strutture antropiche. A tal fine si sono realizzate mappe del fondale ad alta risoluzione (0.5 m) di batimetria e backscatter acustico, che hanno permesso di osservare le morfologie presenti sul fondo con un dettaglio finora mai raggiunto. La mappatura degli elementi morfologici (campi di dune, barre, morfologie erosive legate alla presenza di strutture o di ostacoli, ecc.), eseguita secondo i canoni della moderna geomorfometria, ha permesso, non solo di classificare le forme di fondo della bocca tidale del Lido, ma di determinare anche la loro evoluzione recente grazie all’analisi di tre dataset acquisiti in tre diversi rilievi MBES ripetuti nell’arco di 5 anni: 2011, 2013 e 2016.

Dal confronto delle mappe delle forme di fondo della bocca di Lido ottenute per ogni dataset, si è osservata una generale riduzione delle forme deposizionali ed un aumento di quelle erosive. In particolare, si è rilevata una drastica diminuzione del numero di campi di dune presenti sul fondale, che da 24 nel 2011 sono passate a 5 nel 2016. La loro estensione, che era pari a 5475378 m2 nel 2011, è diminuita del 60% in 5 anni arrivando ad essere di 212461 m2 nel 2016. La loro superficie si è ridotta con una velocità media di 126734 m2 all’anno nei primi due anni e di 27202 m2 all’anno dal 2013 al 2016.

Per quanto riguarda le forme erosive, il cambiamento più evidente è dovuto alla formazione di due nuovi grandi scours in corrispondenza degli estremi della lunata frangiflutti, che non erano presenti nel rilievo del 2011. Nei 5 anni di studio si è osservato un generale approfondimento di queste due depressioni e di quella in prossimità del molo foraneo sud (già presente nel 2011), ed un aumento delle loro dimensioni.

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Anche in questo caso l’approfondimento si è sviluppato in due fasi di adattamento del fondale alla costruzione delle opere antropiche del MoSE: una prima fase tra il primo ed il secondo rilievo (2011-2013) in cui si sono osservati cambiamenti più rapidi e una seconda fase tra il secondo ed il terzo (2013-2016) in cui la velocità di approfondimento degli

scours è diminuita. Il primo arco temporale è coinciso con il periodo in cui la lunata

frangiflutti era in costruzione. La presenza della nuova struttura ha portato ad una rapida modificazione del sistema, sia dal punto di vista idrodinamico che morfologico. Nel secondo arco temporale, terminati i lavori, la velocità dei processi sopra descritti è diminuita notevolmente. Per verificare se la diminuzione di velocità dei processi di approfondimento delle depressioni e di perdita di morfologie dunali possa essere sintomo di un graduale ritorno del sistema all'equilibrio, sarebbe auspicabile programmare di eseguire nuovi rilievi MBES e campionamenti nel corso dei prossimi anni. Infatti, se questi processi dovessero continuare, potrebbero andare a minare la stabilità delle strutture antropiche stesse.

Parallelamente ai rilievi MBES dell’anno 2016 si sono prelevati campioni di sedimento e sono state scattate fotografie del fondale. A partire dall’analisi sedimentologica (distribuzione granulometrica dei sedimenti) confrontata con i dati di batimetria e di backscatter acustico, è stato possibile mappare la distribuzione dei sedimenti superficiali suddividendoli in tre classi principali. Classe I: sedimento siltoso-argilloso; classe II: sedimento prevalentemente sabbioso; classe III: sedimento prevalentemente ciottoloso- ghiaioso con presenza di sabbia. L’accuratezza della classificazione per il dataset del 2016 è pari al 75%. Grazie al confronto tra la classificazione così ottenuta e le morfologie presenti nell’area è stato possibile associare ai campi di dune la classe II (sedimento sabbioso), mentre il fondo degli scours è per lo più coperto da sedimento ciottoloso- ghiaioso (classe III).

Comparando le mappe di BS classificato anche per gli anni 2013 e 2011, di cui non si avevano campioni, si osserva che, in termini di percentuali, le tre classi restano sostanzialmente stabili, con un leggero incremento della classe III a sedimento grossolano ciottoloso-ghiaioso (da 37.3% a 38.9% dell’area totale) e diminuzione della classe I a sedimento siltoso-argilloso (da 19.6% a 17.3% dell’area totale). Le variazioni granulometriche spaziali e temporali dei sedimenti sembrano essere meno rilevanti rispetto alle variazioni morfologiche. La modifica più importante ha riguardato soprattutto la formazione di un’area a deposizione di sedimento siltoso-argilloso immediatamente all’interno della lunata (lato laguna). L’estensione di tale area è aumentata negli anni. Il

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confronto con uno studio realizzato nel 2004 nella stessa area, prima della costruzione delle strutture del MoSE, ha evidenziato come i cambiamenti più importanti siano avvenuti in corrispondenza delle nuove strutture.

Dall’analisi relativa alle forme di fondo non si evidenzia la presenza di un trasporto al fondo, dato confermato dal fatto che la grande duna presente all'imboccature dell'inlet non migra, ma cambia di forma e ruota, ad indicare il mutamento della direzione della corrente principale. Si potrebbe comunque pensare che il trasporto potrebbe concentrarsi lungo il lato nord della bocca di porto, dove la profondità è minore e dove è visibile una barra di deposizione, come documentato dall’unico rilievo che raggiunge questa zona.

I risultati di questo lavoro potranno essere utili, sia per il monitoraggio dell’impatto a breve e a lungo termine del MOSE, sia per studiare il trasporto di sedimento all’interno della bocca. Inoltre, una sempre maggiore conoscenza riguardo la distribuzione e l’abbondanza delle diverse tipologie di sedimento, potrà essere di aiuto ad identificare gli habitat presenti sul fondale.

In conclusione, si può affermare che i dati derivanti da rilievi MBES combinati con lo studio morfologico e sedimentologico del fondale marino, si rivelano, anche in questo caso, come già dimostratosi precedentemente sia in altre aree della laguna di Venezia, che in altre regioni costiere, uno strumento efficace per mappare e monitorare con grandissimo dettaglio gli ambienti altamente dinamici. L’accuratezza della mappa di tipologia di sedimenti prodotta può essere migliorata modificando i protocolli di raccolta di campioni, creandone ad hoc per questo genere di dati acustici ad elevato dettaglio.

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