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In questo ultimo capitolo verranno esposte le conclusioni emerse da questo lavoro, le considerazioni personali dell’autrice, le possibilità di sviluppo che possiede questa tesi e i ringraziamenti.

6.1. Considerazioni personali

Si conclude questa revisione della letteratura con una riflessione personale volta a dare una risposta alla domanda di tesi che l’autrice si è posta all’inizio della stesura, cioè se il protocollo di mobilizzazione precoce riduca l’incidenza della comparsa di Frozen Shoulder, in pazienti operati di ricostruzione della cuffia dei rotatori, rispetto all’immobilizzazione.

La ricerca nella letteratura ha mostrato che lo scopo che ha accomunato la maggior parte degli autori è stato quello di comparare i due protocolli di riabilitazione attraverso risultati clinici, come il Rom, la VAS o il Constant score, e i risultati strutturali, quindi la guarigione del tendine. Mentre le ipotesi principali sono state che l’immobilizzazione favorisse una migliore guarigione tendinea, e che la riabilitazione precoce riducesse il rischio di rigidità e che permettesse risultati anatomici e funzionali migliori.

Dai risultati degli studi è emerso che la riabilitazione precoce o l’immobilizzazione dopo artroscopia ricostruttiva della cuffia dei rotatori sono statisticamente equivalenti, non esistono quindi differenze significative tra i protocolli.

Possiamo dire che il protocollo ARCR che garantisca la non comparsa di Frozen Shoulder post-op non è ancora stato trovato.

Anche se una mobilizzazione precoce è consigliata nei soggetti a rischio e alle persone che necessitano un recupero rapido dell’articolarità dopo artroscopia della cuffia dei rotatori. Gli altri pazienti possono essere tranquillamente sottoposti ad un protocollo di immobilizzazione, il quale ha di positivo che non necessitando di fisioterapia per le prime 4/6 settimane riduce il costo della riabilitazione.

Tra gli autori si sono potute distinguere due tipologie di pensiero o pilastri principali; chi ha lavorato per evitare la comparsa di rigidità postoperatoria e/o Frozen Shoulder e chi ha impostato lo studio per favorire il più possibili la guarigione tendinea.

Il dato più importante che è emerso da questo lavoro è che per prevenire la comparsa di Frozen Shoulder postoperatorie non è tanto importante il protocollo di riabilitazione che si mette in atto, quanto concentrarsi sul tipo di fattori di rischio che presenta il paziente.

Abbiamo in fatti potuto osservare come i pazienti con fattori di rischio (calci ficazione dei tendini e capsulite adesiva pregressa, riparazione di un singolo tendine, riparazione PASTA, età inferiore ai 50 anni e essere in assicurazione invalidità) che sono stati presi in carico e sottoposti a protocollo di riabilitazione precoce non hanno sviluppato capsulite adesiva, mentre i pazienti che non sono stati presi in carico secondi i fattori di rischio, ma attraverso altri fattori, hanno avuto maggior probabilità di svilupparla.

In conclusione, secondo i dati emersi da questo lavoro, possiamo affermare che non esiste un protocollo che escluda al 100% il rischio di comparsa di Frozen Shoulder post- op. Possiamo però affermare che i pazienti che si sottopongono a un’artroscopia

34 ricostruttiva di cuffia dei rotatori che possiedono fattori di rischio per la rigidità postoperatoria e/o che necessitano di un recupero articolare più veloce nei primi 3/6 mesi della riabilitazione dovrebbero sottoporsi ad un protocollo riabilitativo di mobilizzazione precoce, mentre gli altri pazienti possono essere sottoposti a protocollo di immobilizzazione per evitare una possibile compromissione tendinea e per ridurre il costo della riabilitazione.

6.1. Possibilità di sviluppare questa tesi

Un possibile sviluppo di questa tesi è quello di andare sul territorio, contattare gli specialisti ortopedici che si occupano della chirurgia della spalla e esporgli i risultati di questo studio. Questo per permettere di spostare il focus dai protocolli riabilitativi (sui quali si punta tanto) e riposizionarlo sul paziente, permettendo così la promozione di una riabilitazione che segua i bisogni del paziente, e che si spera riduca in futuro i casi di Frozen Shoulder nel nostro cantone.

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6.2. Ringraziamenti

Redigere questo lavoro di tesi non è sempre stato facile. Per fortuna sono sempre stata sostenuta e incoraggiata durante tutto il percorso. Per questo motivo ci tengo molto a ringraziare tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo elaborato.

Si ringrazia Annanora Huber Bassetti, docente direttrice di tesi, per avermi aiutato a capire quale sarebbe stata la strada migliore per intraprendere questo tipo di lavoro. La ringrazio anche per avermi dato fiducia e per avermi costantemente spronata e sostenuta.

Ringrazio i miei compagni di classe, corso di laurea 2012-2015, per la condivisione delle informazioni e delle frustrazioni , per il sostegno che mi hanno dato durante tutto il percorso accademico, e senza i quali questa scuola avrebbe sicuramente avuto un altro sapore.

Si ringrazia la mia famiglia che ha creduto in me per tutto il percorso degli studi, che mi ha sostenuto e consolato nei momenti di sconforto e che mi ispira ogni giorno ad essere una persona ed una professionista migliore.

Ringrazio Mattia Depraris, bibliotecario presso la SUPSI di Manno, che mi ha sempre aiutato a trovare tutti gli articoli che mi sono serviti (e non) per la redazione della tesi. Lo ringrazio per la sua professionalità, velocità e cortesia.

Per concludere ringrazio con tutto il cuore il mio compagno di vita Daniele Tarilli, per avermi supportato e sopportato durante questi anni e soprattutto questi ultimi mesi. Lo ringrazio per essermi sempre stato accanto, per avermi corretto tutti i testi e per aver cercato di aiutarmi a scrivere questa tesi pur non avendo grosse conoscenze nel campo.

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