La presente ricerca offre contributi teorici, clinici e metodologici importanti. In primo luogo, è stato descritto come lo sviluppo psicomotorio, valutato con le Scale Griffiths a 3, 6, 9, 12 e 18 mesi, nei bambini pretermine (ELGA e VLGA) si differenzi rispetto a quello dei bambini FT mostrando andamenti evolutivi significativamente rallentati con difficoltà più evidenti nei nati ELGA nelle abilità cognitive, motorie, visuo-motorie, comunicative-linguistiche e socio-personali, mentre nei bambini VLGA si osservano punteggi significativamente più bassi nelle abilità psicomotorie generali, cognitive e tendenti alla significatività nelle abilità motorie e visuo-motorie. Inoltre per tutti i bambini analizzati l’andamento evolutivo è caratterizzato da un aumento più rapido nei primi mesi e minore nelle ultime osservazioni ed è fortemente influenzato da caratteristiche inter-individuali che ne sottolineano un livello medio di sviluppo e una pendenza della curva di crescita diversi tra i bambini. Le variabili biologiche e sociali (genere, ordine di nascita e livello di istruzione materno) non hanno mostrato effetti significativi sullo sviluppo psicomotorio globale. E’ invece emerso un effetto significativo all’interno del gruppo dei pretermine (ELGA e VLGA) di alcune complicazioni mediche specifiche della nascita pretermine. In particolare, i bambini con displasia broncopolmonare (BPD) e i bambini nati con peso non adeguato all’età gestazionale (SGA) hanno mostrato punteggi significativamente inferiori rispetto a bambini nati pretermine che non avevano queste caratteristiche. Inoltre, i bambini pretermine, soprattutto i nati ELGA, hanno presentato un maggior numero di ritardi nello sviluppo psicomotorio di grado lieve/moderato che si evidenziano già nel primo anno di vita e aumentano tra i 12 e i 18 mesi di vita.
Per quanto riguarda la sviluppo comunicativo-linguistico, valutato con il questionario PVB “Gesti e Parole” dagli 8 ai 18 mesi, emerge che i nati ELGA mostrano punteggi significativamente più bassi nella comprensione globale di frasi (nella forma lunga) e nella produzione gestuale (nella forma lunga che breve) e nella comprensione lessicale (differenze significative emerse con la forma breve, tendenti alla significatività con la forma lunga). Inoltre i bambini ELGA mostrano un ritmo di sviluppo più lento nella comprensione globale di frasi (nella forma lunga) e nella produzione di gesti/azioni (nella forma breve). Infine per tutti i bambini analizzati l’andamento evolutivo è caratterizzato da un aumento lineare nella comprensione globale di frasi, nella comprensione lessicale e nella produzione gestuale e da un aumento esponenziale nella produzione lessicale (con la forma breve) ed è fortemente influenzato da caratteristiche inter-individuali che ne sottolineano un livello medio di sviluppo e una pendenza della curva di crescita diversi tra i bambini. E’ inoltre
emerso un effetto significativo per quanto riguarda il genere nell’analisi multilivelllo della forma breve del questionario PVB “Gesti e Parole”. In particolare, i bambini (maschi) mostrano una minor produzione di gesti/azioni rispetto alle bambine.
Anche le valutazioni, ottenute mediante l’uso delle Scale Bayley-III tra i bambini ELGA e quelli FT hanno evidenziato punteggi più bassi nei bambini ELGA a 12 mesi nello sviluppo cognitivo e motorio (motricità fine) e a 12 e a 18 mesi nello sviluppo linguistico con punteggi significativamente più bassi.
In secondo luogo, lo studio evidenzia la rilevanza di effettuare studi longitudinali con diverse età di valutazione, durante i primi 18 mesi di vita, per capire quando e quali abilità inizino a differenziarsi nei bambini ELGA e nei bambini VLGA rispetto ai nati FT e, conseguentemente, per identificare i bambini a rischio o in ritardo e sostenerli con interventi precoci e mirati. Lo studio ha infatti permesso di capire come già a partire dai 6 mesi inizino a differenziarsi le competenze psicomotorie e motorie e dai 12 mesi quelle comunicative.
In terzo luogo, la presente ricerca evidenzia la rilevanza di utilizzare strumenti diretti, come le Scale Griffiths e Bayley-III, per descrivere lo sviluppo globale e di abilità specifiche, e strumenti indiretti, come i questionari PVB, per descrivere le competenze comunicative-linguistiche specifiche, essendo queste facilmente osservabili quotidianamente all’interno dell’ambiente familiare da parte dei genitori. L’analisi qualitativa delle valutazioni condotte mi ha permesso di comprendere che i nati pretemine, soprattutto quelli ELGA, rispetto ai nati a termine hanno manifestato difficoltà più evidenti nel sostenere tempi di attenzione e di disponibilità costanti nel tempo e soprattutto hanno necessitato più frequentemente del contenimento genitoriale per riuscire a portare a termine le prove proposte. L’uso dei questionari ha contribuito a mostrare le difficoltà che i nati pretermine incontrano nei primi anni di vita nell’acquisizione delle funzioni di base e che possono determinare ritardi nel medio-lungo periodo. Tuttavia, occorre osservare che a 18 mesi l’ampia variabilità inter-individuale rilevata nella produzione lessicale mediante il PVB non permette di evidenziare differenze significative tra i nati ELGA e i nati FT, che invece emergono nei punteggi delle Scale Griffiths e Bayley-III. Ciò può essere dovuto alla maggiore difficoltà in termini di attenzione e collaborazione mostrata dai bambini ELGA durante la somministrazione dei test, difficoltà che invece non incide sulle osservazioni condotte nelle interazioni quotidiane nei contesti familiari. Va inoltre osservato che i bambini nati pretermine ELGA hanno trascorso i primi 18 mesi assieme alla propria mamma, avendo usufruito le madri del congedo straordinario previsto dalla legge che tutela la disabilità (legge 104 del 1992) e che il loro sviluppo è stato altamente monitorato
e supportato da interventi iniziati durante il ricovero ospedaliero (come ad esempio la marsupio- terapia, il massaggio infantile e la fisioterapia posturale) e continuati presso i servizi territoriali.
In conclusione, le valutazioni longitudinali, effettuate nei primi 18 mesi di vita sullo sviluppo cognitivo, motorio e comunicativo-linguistico nella popolazione dei bambini pretermine con estrema immaturità confrontati con i bambini nati a termine (sviluppo tipico), hanno permesso di giungere alla considerazione finale che la nascita pretermine, soprattutto se caratterizzata da età gestazionale estremamente bassa (≤ 28 settimane), anche in assenza di danni cerebrali, determina traiettorie evolutive differenziate rispetto a quelle dei nati a termine e con un’ampia variabilità inter- individuale nelle diverse competenze esaminate. Pertanto risulta fondamentale strutturare follow-up clinici continuativi per monitorare lo sviluppo delle funzioni di base e per individuare precocemente i bambini con disabilità e avviare interventi abilitativi mirati che non seguano linee guida generali ma che tengano conto delle specifiche difficoltà riscontrate in ciascun bambino.