• Non ci sono risultati.

demolinguistici

La conoscenza della situazione demografica di una lingua è un elemento essenziale e una precondizione per attuare misure di pro-mozione e sostegno della stessa.

Un dato demolinguistico rilevante (spesso enfatizzato nel dibat-tito pubblico) è la constatazione che l’italiano è sì una lingua minori-taria in Svizzera ma anche una presenza diffusa sull’intero territorio, condizione dovuta al fatto che la maggioranza degli italofoni risiede al di fuori della Svizzera italiana. Qui però la comunità italofona co-stituisce una minoranza assai esigua. La condizione minoritaria va monitorata con una serie di indicatori demolinguistici che ci danno informazioni sul grado di mantenimento o di perdita di competenza e di domini d’uso. La presenza extraterritoriale di italofoni contribu-isce in modo importante alla coesione nazionale e alla comprensio-ne tra le comunità linguistiche: i parlanti della lingua non territoriale sono per lo più bilingui e pertanto sono allo stesso tempo veicolo della loro lingua e cultura e mediatori fra le comunità culturali e lin-guistiche. La loro presenza effettiva in un territorio si traduce in una reale occasione di contatto e di scambio fra la loro lingua e quella territoriale. Le loro pratiche linguistiche nei diversi domini della vita assicurano il mantenimento della lingua extraterritoriale.

Va comunque ricordato che questa presenza minoritaria è fram-mentata e costituisce una comunità trasversale, unita nella lingua ma non nel territorio. I dati demografici hanno mostrato che la pratica della lingua si mantiene in certa misura, ma avviene per lo più in ambi-to familiare e in misura minore sul posambi-to di lavoro. La concentrazione dell’uso sulla famiglia, e spesso anche la limitazione a questo dominio, è una situazione tipica delle lingue minoritarie a cui contribuisce anche la politica linguistica territoriale in ambito scolastico, per cui l’acquisizione della lingua al di fuori delle mura domestiche è limitata. Tuttavia, una certa presenza nel dominio del lavoro (accanto ovviamente ad altri fattori come per esempio la vicinanza geografica) contribuisce a un livello di mantenimento più elevato dell’italiano in Svizzera rispetto ad altre situazioni sociolinguistiche tipiche della diaspora italofona nel mondo (come descritto per esempio da Fishman, 1972), dove il pro-cesso di passaggio verso il monolinguismo nella lingua del territorio di accoglienza avviene in modo più repentino (cfr. anche Schmid, 2002).

Quale influenza hanno i risultati delle rilevazioni demografiche sull’applicazione della politica linguistica? La statistica ufficiale rispon- de a un mandato costituzionale; è interesse dello Stato avere infor-mazioni anche sulla propria realtà linguistica. Duchêne e Humbert (2018: 16) sottolineano che “i censimenti e i rilevamenti sono sem-pre incorporati in un progetto politico e costituiscono una combina-zione complessa di argomenti scientifici e socio-politici che modella-no il modo in cui il linguaggio e i parlanti somodella-no concepiti” (traduzione degli autori del presente rapporto). Prévost e Beaud (2002) sosten-gono che in Svizzera, essendo prevalente il principio di territorialità, non ci dovrebbe essere un’influenza diretta delle rilevazioni e indica-zioni demografiche. Tuttavia, ci sono aspetti e ambiti in cui si dà una correlazione immediata e concreta tra dati demolinguistici e politica linguistica, come, per esempio i valori di riferimento per la rappre-sentanza delle comunità linguistiche fissate per il personale dell’Am-ministrazione federale (cfr. 3.3) e le soglie minime a livello comunale introdotte nella legislazione del Canton Grigioni negli anni 2000 per tutelare il romancio di fronte alla progressiva germanizzazione del territorio (per esempio a seguito di fusioni comunali40).

A parte queste connessioni dirette con la politica linguistica dello status a livello federale e cantonale, i dati demolinguistici sono di valore conoscitivo indispensabile per il monitoraggio della situazio-ne dell’italiano, specialmente fuori del suo territorio tradizionale e suggeriscono un potenziale di intervento anche a livello dell’acqui-sizione, in particolare nei confronti della popolazione con l’italiano come lingua secondaria (con competenze parziali). Il rafforzamento di queste competenze nei repertori bi-plurilingui contribuirebbe al consolidamento dell’italofonia complessiva.

40 In questo contesto specifico si pone un grave problema applicativo: gli ultimi dati statistici esau-stivi risalgono al 2000; con l’introduzione nel 2010 della nuova modalità di rilevamento su base campionaria, non sono più disponibili a livello comunale dati statistici aggiornati e utilizzabili, cfr.

Janner (2020) e Christopher & Casoni (2020). La problematica riguarda principalmente la tutela della lingua romancia, e meno dell’italiano ma è opportuno segnalarla nell’ottica in cui la tutela di una minoranza linguistica è strettamente connessa alla tutela del plurilinguismo.

Gli indicatori demolinguistici segnalano inoltre delle lacune nella disponibilità dei dati. Per il monitoraggio della situazione dell’italiano (e in generale delle lingue minoritarie) ci sono alcuni aspetti che sarebbe auspicabile analizzare attraverso informazioni statistiche più puntuali: informazioni utili sia per i compiti descrittivi della ricerca scientifica, sia (soprattutto nell’ottica degli scopi del presente rap-porto) per poter valutare e implementare con cognizione di cau-sa misure di pianificazione finalizzate alla promozione e al sostegno della terza lingua nazionale. A questo scopo sarebbero utili dati più solidi sui seguenti aspetti centrali.

− I dati demolinguistici mettono in evidenza il ruolo importante dell’italiano come lingua secondaria soprattutto fuori del territorio. Pertanto sarebbero auspicabili maggiori dettagli sul livello e il tipo di competenza (ricettiva, produttiva, parlata, scritta). Per il momento non è possibile stabilire in che misura le competenze dell’italiano come lingua secondaria sono la conseguenza di un fenomeno di perdita di competenza da parte della popolazione italofona immigrata e dei loro discendenti e in che misura tali competenze sono da attribuire a un insegnamento scolastico e pertanto a un fenomeno di acquisizione/apprendimento. Per chiarire questo aspetto è necessario conoscere le modalità e i contesti in cui le competenze d’italiano sono state acquisite (per esempio apprendimento scolastico, acquisizione spontanea in un contesto familiare/di lavoro). Saranno disponibili prossimamente i nuovi dati dell’indagine ILRC 2019, nella quale è stata inserita una domanda sulla modalità di acquisizione delle lingue nazionali.

− Mancano dati statistici allo scopo di valutare in che misura l’italiano è tramandato da una generazione all’altra fuori del territorio italofono, indicatore centrale per valutare la vitalità di una lingua minoritaria. Disponiamo di dati che permettono conclusioni indirette su questo fenomeno come l’uso dell’italiano in famiglia (che include l’interazione con i figli) o dati sul mantenimento all’interno di una generazione.

Sarebbero tuttavia utili dati più specifici sulle pratiche di

interazione tra genitori italofoni fuori del territorio e i loro figli41. Anche i dati sulle lingue principali delle persone sotto i 15 anni sono rilevabili solo indirettamente: o a posteriori (lingue dell’infanzia) o tramite i dati sulle persone che compongono l’economia domestica. Dati specifici sulla fascia più giovane della popolazione contribuirebbero a completare il quadro della trasmissione intergenerazionale.

− Per quanto riguarda il Cantone dei Grigioni e la mancanza di dati demolinguistici aggiornati a livello comunale, essenziali per l’applicazione delle misure di tutela delle lingue minoritarie e di promozione del plurilinguismo previste nella legislazione cantonale: a inizio febbraio 2021 il Governo cantonale, e in particolare il Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente (DECA), ha pubblicato un catalogo con la proposta di 80 misure concrete volte a rafforzare il plurilinguismo e un piano di attuazione delle prime misure42. Tra le misure previste nel campo d’azione “identità linguistica”

vi sono anche due nuove misure inerenti alla rilevazione di dati demolinguistici:

− la realizzazione di un sondaggio online tra la

popolazione per analizzare la situazione inerente il trilinguismo e la conseguente pubblicazione dei risultati (misura 5.1);

− lo svolgimento di censimenti della popolazione incentrati sulle lingue ogni 7-10 anni (misura 5.2).

Le due misure sono classificate con il grado di “importante”

(grado intermedio fra “strategico” e “operativo”).

41 L’ILRC rileva quali lingue sono parlate con i figli dai 2 ai 18 anni di età, nel caso in cui l’intervistato abbia almeno una lingua principale diversa dalla lingua locale. Questo filtro non permette una focalizzazione specifica sulla situazione dell’italiano fuori del territorio.

42 https://www.gr.ch/DE/Medien/Mitteilungen/MMStaka/2021/Documents/Sprachenf%C3%B6rde-rung_Kanton-GR_Massnahmenvorschl%C3%A4ge_IT.pdf.

Come affermano Duchêne et al. (2018), Duchêne et al. (2019) e Coray e Duchêne (in pubblicazione), contare le lingue, i locutori e le pratiche linguistiche non è un processo neutro ma dipende dagli scopi che si vorrebbero raggiungere. Al fine di monitorare e tutelare la situazione dell’italiano fuori del territorio e in particolare di assicurare un’adeguata pianificazione dell’acquisizione sarebbero auspicabili dati che permettano di specificare il ruolo dell’italiano come lingua secondaria e sulla trasmissione intergenerazionale fuori del territorio.

Il ruolo

Documenti correlati