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Conclusioni: una panoramica sul futuro

COSA IMPORTARE DAL MADE IN USA?

4.2 Conclusioni: una panoramica sul futuro

spettatori ed interesse verso il nostro maggiore sport professionistico; per fare questo i due passi più importanti devono essere migliorare l'esperienza per i tifosi ed alzare il livello generale del campionato.

Per quanto riguarda il tifo occorrono sicuramente nuove norme per il problema della violenza dentro e fuori dallo stadio ad esempio sul modello inglese, che grazie a misure più restrittive e stadi moderni hanno permesso di sconfiggere la piaga degli hooligans e rendere le partite più sicure, a beneficio delle famiglie e dei minori costi derivanti da danni e sicurezza. Parallelamente a questo la questione stadio è di grande importanza; un impianto moderno oltre ad una visione migliore della partita e alla presenza in vari punti di attrazioni disponibili in più, può portare anche a ridurre gli episodi violenti e inadeguati all'interno dello stadio, ad esempio con la presenza di steward societari e di telecamere. Lo stadio poi dovrebbe essere sfruttato meglio e per un periodo più ampio, in USA è spesso utilizzato per concerti, eventi ed anche per partite di altri sport, inoltre viene affittato anche per celebrazioni nuziali, eventi aziendali, feste etc... questi eventi possono però essere organizzati solo se all'interno dell'impianto sono presenti ristoranti, bar e sale adibite e questo genere di appuntamenti che, generalmente, gli stadi comunali italiani non possiedono. Gli eventi correlati alla squadra sono un'altra possibilità redditizia che dovremmo importare dagli americani, molte infatti sono le attività organizzate con l'intento di dare al pubblico dei servizi accessori rispetto al prodotto principale, che offrono una diversificazione dell'offerta finale per l'utente e possono soddisfare vari bisogni diversi.

Qualcuno di questi eventi potrebbe essere ad esempio l'organizzare spettacoli che intrattengano il pubblico a metà incontro, oppure l' All-Star

Game, giocabile magari durante la pausa invernale, periodo che in USA

ed Inghilterra porta molti guadagni tramite il Christmas Day della NBA ed il Boxing Day della Premier League. In questo modo si potrebbe giocare ad esempio un incontro tra l'Italia ed una selezione della Serie A, oppure Nord contro Sud etc..., così si aggiungerebbe una partita dal contorno spettacolare e di festa, non alterando la struttura del campionato ma anzi rendendo prestigioso per un atleta la partecipazione a questo. Anche dal punto di vista del merchandising è possibile introdurre novità importanti, giornate dedicate alle maglie storiche, una commemorazione per il 25 Aprile o maglie speciali per Natale, tante sono le possibilità per trovare nelle 38 partite del campionato di Serie A delle alternative per differenziare un po' l'evento. Sempre riguardo all' All-Star Game le maglie e i gadget delle due selezioni sarebbero sicuramente un prodotto unico sul mercato. Tutti questi propositi servono per riavvicinare pubblico e famiglie allo stadio ed accrescere così gli introiti derivanti dalle tre aree Matchday, Commercial e Broadcasting, una volta che il settore sarà nuovamente in crescita sarebbe di giovamento per tutti una ridistribuzione più equa di diritti tv e ricavi, con la possibilità per quasi tutte le squadre di progetti di investimento importanti per la costruzione di nuovi stadi. Dalla tabella che abbiamo preso sui diritti tv nel paragrafo 3.4 vediamo che una ripartizione più equilibrata di essi assottiglierebbe le differenze tra le varie squadre, al momento però toglierebbe anche entrate importanti alle squadre tuttora di vertice, riducendone ancora di più la competitività a livello europeo, cosa che si ritorcerebbe come un boomerang sul nostro sistema, sarebbe dunque necessario prima far accrescere i ricavi totali dal Broadcasting attraverso un aumento del pubblico anche grazie a tutte le

iniziative sopraelencate, per poi riallineare gli introiti e rendere un campionato sempre più spettacolare ed incerto.

Cosa invece non può essere importato è il sistema che sta alla base della cultura sportiva americana, l'apparato scolastico dei college permette infatti una maggiore vicinanza al settore dello sport nei ragazzi ed anche i campionati giovanili ed il Draft provengono direttamente da questa struttura tipica americana. Così come la presenza di leghe che non comportano promozioni e retrocessioni o la possibilità di cambiare città sono due aspetti che si scontrerebbero con la tradizione sportiva italiana, anche per la presenza di un forte campanilismo presente nella nostra penisola; certo è vero che se al posto di squadre di piccole città o addirittura paesini ci fossero in Serie A solo società rappresentanti delle 20 città più grandi ed importanti d'Italia già qualcosa sicuramente migliorerebbe in numero di spettatori ed introiti.

C'è anche da dire sotto un aspetto puramente gestionale ed economico che con questo sistema negli Stati Uniti l'ultima squadra delle quattro maggiori leghe ad incedere in un fallimento societario furono i Baltimore Bullets nel 1955; addirittura dal 1899, anno di fondazione della Major League Baseball, nessuna squadra appartenente a questa lega è fallita; discorso diverso purtroppo per il campionato italiano di Serie A, solo recentemente ci sono stati casi di società importanti quali Fiorentina, Napoli, Parma, Perugia etc... e tantissime altre società minori.

Un piccolo tentativo di importare qualcosa dagli Stati Uniti nel nostro campionato già è stato fatto: l' AS Roma, squadra di Serie A

rappresentante della capitale italiana, è presieduta da una dirigenza americana dal 2011, anno in cui fu comprata da Thomas Di Benedetto per poi successivamente passare all'attuale presidente James Pallotta.

In questi anni la dirigenza della società ha provato a portare qualche usanza americana, ma con scarsi risultati; il logo è stato leggermente modificato per renderlo più facilmente realizzabile, ma questo ha portato una lunga serie di polemiche contro la nuova proprietà, la “crociata” del presidente contro il tifo organizzato più caldo poi ha fatto si che invece di far tornare allo stadio un clima più sicuro ed agevolare l'ingresso di famiglie e bambini, ha prodotto l'allontanamento anche della curva più attiva di tifosi che, per protesta, non hanno più varcato i cancelli dell'impianto, facendo scendere la media spettatori dai circa 40.000 della stagione precedente ai 35.000 del campionato 2015/2016.

Un'altra iniziativa portata avanti sul modello americano è l' “AS Roma Fan Village”, uno spazio dedicato ai tifosi prima della partita dove sono presenti giochi e animazioni per bambini e grandi, con partite di calcetto, biliardino, calci di rigore etc..., un'idea che richiama bene quello che succede in USA, non possedendo uno stadio di proprietà e quindi uno spazio adatto la Roma ha dovuto creare questo intrattenimento nei pressi del parco del Foro Italico, vicino all'Olimpico; è un'iniziativa importante sopratutto per i bambini ma ancora poco conosciuta e sponsorizzata.

Quello che infatti è uno dei problemi più grossi è che si possono si importare novità sui modi di gestire l'evento sportivo da altri paesi, ma per prima cosa bisognerebbe cambiare la mentalità delle squadre stesse e, di conseguenza, dei tifosi più appassionati. In ultima analisi infatti vediamo che nelle leghe professionistiche americane vige un principio base molto

diverso da quello di altri campionati internazionali; ciascuna squadra gioca si per vincere e trarre profitto dal risultato sportivo, ma di fondo l'obiettivo primario è quello di far crescere l'intero sistema perchè, come già detto in precedenza, più alto è il livello della competizione e più profitti attrae.

La classifica delle leghe sportive più ricche del mondo recita infatti così: 1. National Football League (USA)

2. Major League Baseball (USA)

3. National Basketball Association (USA) 4. Premier League (UK)

5. National Hockey League (USA)

E le proiezioni per gli anni futuri sono ancora di crescita:

(Fonte: statista.com)

Questo concetto di base è molto simile a quello che recita la legge dell' “equilibrio di Nash”, dove il gruppo cresce se tutti gli attori del sistema

fanno ciò che è meglio per se stessi e per il gruppo. Le società sportive americane infatti avendo come interesse primario quello di trarre profitto dalla propria gestione auspicano un mercato sempre in crescita e, per avere ciò, devono cooperare affinché il prodotto offerto sia sempre migliore e di gradimento per il pubblico, e per fare questo è inevitabile quindi che tutto il sistema debba crescere insieme; a differenza di un mercato tradizionale in quello sportivo gli attori che contribuiscono alla formazione del prodotto finale sono necessariamente due, una partita è infatti giocata da due squadre, se l'altra parte non è di livello simile viene danneggiato tutto il risultato finale. Nel nostro campionato invece gli interessi propri prevalgono spesso sul benessere generale, facendo si che le squadre importanti e di vertice crescano e rimangano al loro posto, a scapito di realtà più piccole e con meno possibilità economiche che a fatica cercano di rimanere nel massimo campionato. Questo abbassa il livello generale della competizione e quindi la sua incertezza e spettacolarità, non a caso la Serie A riempiva gli stadi quando varie squadre si alternavano ai posti di vertici, quello che ora succede in Inghilterra, dove accanto alle squadre più blasonate ci sono squadre medie e piccole che comunque possono acquistare anch'esse giocatori di livello e possiedono stadi moderni. E' il problema che deve affrontare il Paris Saint Germain in Francia, squadra ricchissima e piena di campioni ma che si trova in un campionato molto al di sotto del suo livello, ed anche vincendo vari campionati di fila non ricava quanto potrebbe se giocasse in una competizione di maggior prestigio.

Ringraziamenti

Giunto alla conclusione del lavoro finale che chiude un percorso all'Università di Pisa, ritengo doveroso scrivere alcune righe per ringraziare persone che attivamente, moralmente od economicamente mi hanno sostenuto in questo periodo.

Ringrazio innanzitutto il relatore Professor Riccardo Lanzara, che mi ha concesso ed aiutato nella realizzazione di questa tesi di laurea, che sia per studi che per passione personale mi ha coinvolto tantissimo.

Desidero poi ringraziare tutta la mia famiglia per l'aiuto e gli sforzi che hanno fatto in tutti questi anni di Università, mamma Antonella e babbo Davud, gli zii Leonardo e Lucia, i miei cugini Lorenzo e Sabina ed i miei nonni, che sono stati sempre presenti fin dall'infanzia e che sono sicuro continueranno ad esserlo, Ademo ed Aleandra.

Un grande abbraccio va anche alle persone che hanno presenziato a questo ultimo atto; agli amici di questi anni: Arianna, Benedetta, Lara, Lucrezia, Alessandro, Niccolò, Mattia, Matteo, Lorenzo, Giuseppe, Riccardo e Fausto la cui amicizia sarà sempre solida, con cui ho diviso tutti gli anni dell'Università e l'esperienza magnifica dell'Erasmus.

Bibliografia

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Bedin P., Buzzavo L. et al., Strategie per il business dello sport, Libreria dello sport, Genova, 2011

Lambin J.J., Marketing strategico ed operativo, McGraw-Hill, Milano, 2004 G.Vito, Le nuove frontiere del business sportivo, Cavinato Editore, Brescia, 2014 Wasson C.R., Dynamic competitive strategy and product life cycles, Challenge Books, St. Charles, 1974

Sitografia

• www.agcom.it • www.batteryatl.com • www.calcioefinanza.it • www.deloitte.com • www.forbes.com • www.focus.it • www.espn.com • www.gazzetta.it • www.mlb.com • www.opendorse.com • www.sportbusinessmanagement.it • www.sportsillustrated.com • www.statista.com • www.tifosobilanciato.it • www.transfermarkt.com • www.uk.businessinsider.com • www.wikipedia.com • www.yankees.com