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Con questo lavoro si è voluto tracciare una panoramica della situazione attuale degli IeFP lombardi, prestando attenzione all’apprendimento della lingua italiana al loro interno. Si è cercato di considerare da un ampio punto di vista la prospettiva didattico- educativa, cercando di individuare i punti di forza e di potenzialità che questo sistema offre maggiormente.

Nel primo capitolo, infatti, proponendo un inquadramento del sistema attuale attraverso un’analisi storico-giuridica e sociale, si è potuto porre in luce le origini e le motivazioni che hanno portato ad una struttura che si dimostra capace di flessibilità e di adattamento al contesto territoriale e regionale di appartenenza, pur non esulando da una panoramica più ampia, capace di confrontarsi con gli Standard europei.

Il secondo capitolo ha voluto tentare di inquadrare il contesto dell’apprendimento in tale ambito formativo, constatando una difficile reperibilità di alcuni dati importanti. Si è dunque voluto riformulare una riflessione sull’apprendimento in ambito Professionale, concentrandosi su un nuovo paradigma di Literacy, proponendolo con una chiave di lettura più ampia ed aggiornata. Tali considerazioni andranno osservate unitamente alla prima parte del terzo capitolo, in cui si è voluto sviluppare il concetto di competenza e individuare in nodi concettuali che tale definizione fornisce in riferimento alla strutturazione di una strategia didattica che vuole risultare innovativa e che desidera colmare un gap culturale ancora evidente nel rapporto tra competenze di base e competenze tecnico- professionali.

Come indicato nell’ultimo paragrafo, i risultati ottenuti dalla ricerca intrapresa sono più che confortanti, anche se rimangono a mio avviso diversi spunti di riflessione ancora aperti.

Come si può rivisitare il paradigma del discente-artigiano, inteso come persona che mette in gioco ogni sua competenza nell’atto creativo, alla luce delle dinamiche lavorative odierne, raccolte nella nuova definizione di «quarta rivoluzione industriale»?

È possibile, inoltre, sostenere ancora una dicotomia tra conoscenza e competenza, tra lavoro pratico e teorico, tra intellettualismo e manualità? In un mercato del lavoro imprevedibile e mutevole, dove si rischia di formare adolescenti per mansioni che potrebbero risultare obsolete al termine dei loro studi, che rilevanza ha la capacità di rendere soft skills i propri insegnamenti? E come farlo? Se è vero che la scuola tradizionale fatica a rinnovarsi, per motivi intrinseci e delineati nel primo capitolo di questo scritto, quale futuro potrà avere in questo scenario?

Il sistema IeFP, d’altro canto, è capace di adeguarsi rapidamente alle nuove dinamiche e alle richieste del mondo dell’azienda, con cui possiede un canale di dialogo privilegiato, fornito dall’alternanza scuola-lavoro e dai tirocini curriculari.

Si potrà, in conclusione, arrivare a concepire un «Sistema Scuola» capace di racchiudere al suo interno entrambi questi mondi, riducendo la frattura tra i due insiemi in favore di un più dinamico sistema di apprendimento e formazione?

Come si deve rileggere, alla luce di queste considerazioni, il concetto stesso di Cultura nel panorama italiano?

Con questa ricerca si è voluto provare a dare voce alle situazioni che hanno portato a questi interrogativi, consapevole tuttavia che le risposte non possono essere fornite a livello di speculazione teorica, o meglio, non ancora. Occorrerà dare maggior risonanza alle sperimentazioni messe in campo in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale, ma che troppo spesso rimangono casi isolati, prima ancora che esempi virtuosi.

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