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CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE Il cammino iniziato verso gli anni ’80 per

evoluzione del sistema produttivo

CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE Il cammino iniziato verso gli anni ’80 per

mi-gliorare qualità e quantità della produzione ha portato a risultati importanti. Molti vigneti col-linari, grazie alle nuove tecniche di sistema-zione del terreno, sono oggi lavorati con meno fatica e con risultati produttivi migliori sia dal profilo quantitativo che qualitativo rispetto al passato. Per i vigneti discosti su versanti a forte pendenza è oggi possibile migliorarne la ge-stione con nuove forme di allevamento carat-terizzate da un doppio piano di vegetazione in grado di meglio occupare lo spazio disponibi-le e garantire una produzione più soddisfacen-te e di qualità.

Per i vigneti di pianura, i quali non presentano particolari costrizioni ad adottare nuove tec-niche di coltivazione, l’evoluzione in corso, mira a un’ottimizzazione della meccanizza-zione legata ai lavori ai ceppi, tali da ridurre i costi di gestione, mentre in collina la mecca-nizzazione resta difficile e limitata.

Le sperimentazioni fatte hanno migliorato il potenziale qualitativo della vendemmia e di conseguenza la qualità dei vini ticinesi. Tut-tavia la filiera vitivinicola è oggi confrontata con un altro problema importante, ossia, la presenza di residui di prodotti fitosanitari nei vini. Tale problema può essere risolto con una gestione parsimoniosa e sostenibile del loro uso. Ciò potrebbe essere possibile mediante, per esempio, avvertimenti mirati per la lotta alle principali malattie, peronospora e oidio (Dubuis et al., 2012). Un’alternativa valida po-trebbe anche essere l’uso di varietà tolleranti a queste malattie (Jermini & Schoenenberger, 2017 in questo volume). L’introduzione di tali vitigni permetterebbe di diminuire notevol-mente l’uso di prodotti fitosanitari abbattendo nel contempo i costi relativi alla protezione fitosanitaria, soprattutto dei vigneti collinari dove, per le difficoltà di meccanizzazione, tali costi rappresentano una voce di bilancio im-portante.

Vi è tuttavia da considerare che un cambio di vitigno, richiederà tempi lunghi e avrà come conseguenza la necessità di ricreare un’imma-gine di un prodotto ticinese oggi conosciuto esclusivamente grazie al vitigno Merlot e alla qualità dei suoi vini.

L’impegno di campagne di marketing e di di-vulgazione avrà pertanto un ruolo fondamen-tale se si vorrà intraprendere fondamen-tale scelta. I risul-tati raggiunti non devono però far pensare che i problemi della viticoltura ticinese possano essere risolti a corto termine. Vi sono e vi sa-ranno sfide, quali la formazione professionale del viticoltore. Non va infatti sottovalutata la perdita di terreno pregiato in collina dovuto a una grossa parte dei vigneti in zona edifica-bile e la costante diminuzione del numero di viticoltori negli ultimi anni con il conseguente abbandono dei vigneti. Nel decennio 1985-1995 c’erano 6’200 aziende mentre nel perio-do 1995-2005 ne sono rimaste solo 3’695, il 4% delle quali coltivava il 43% della superfi-cie vitata (Castagnola, 2015).

Se da un lato la perdita di terreno pregiato in collina è parzialmente compensata dall’im-pianto di alcuni nuovi grossi vigneti sul piano dall’altro il numero di addetti al lavoro conti-nua a diminuire, meno 15%, anche nel decen-nio 2005-2015 ciò che conferma la tendenza registrata nel decennio precedente. Il rapporto rileva infatti che il 74.5% circa dei 3’077 viti-coltori censiti coltivano parcelle vitate minori di 2’000 m2, mentre il 10.8% curano quelle di oltre 5’000 m2 (dati: Rapporto sulla ven-demmia 2014). Al fine di far fronte tendenze negative e nel contempo arginare il fenomeno della liberalizzazione dei mercati con un cre-scente concorrenza dei vini esteri, si dovranno adottare misure per preservare e valorizzare la viticoltura ticinese e in particolare quella collinare, non soltanto per la qualità del pro-dotto, ma anche per il valore paesaggistico e colturale che rappresenta. La migrazione dei vigneti dalle fasci collinari al piano, anche se portano a una forte riduzione dei costi, dovrà però essere limitata a quei contesti pedologi-che e climatipedologi-che pedologi-che permettono di continuare produrre uve di qualità.

Sebbene il paesaggio viticolo delle colline ticinesi non possa essere paragonato a realtà oltre confine, è importante che si faccia il pos-sibile per mantenere quanto è rimasto anche in funzione di un mercato del turismo enoga-stronomico che si sta sviluppando in termini di impieghi di lavoro e di risorse finanziarie.

La sua valorizzazione deve dotarsi di altri stru-menti che ne possano permettere un sostegno finanziario. A tale proposito lo studio sulla biodiversità scaturito dal progetto BioDiVine (p.es. Moretti et al., 2017; Schoenenberger et al., 2017; Trivellone et al., 2017 in questo volume) e da altri importanti contributi che lo hanno preceduto (p.es. Monico et al., 2009;

Persico 2009; Cerutti 1988, 1989, 1990) han-no evidenziato i pregi e i risultati presentati in questo volume, e devono essere la base per instaurare una discussione politica a favore del mantenimento e del sostegno di questa impor-tante realtà viticola ticinese.

RINGRAZIAMENTI

Per la collaborazione redazionale, gli autori ringraziano Valeria Trivellone, Mauro Jermni e Marco Moretti. Un vivo ringraziamento va anche ai colleghi dell’Agroscope per la lunga e assidua collaborazione nella ricerca viticola.

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Difesa fitosanitaria e consulenza viticola