Nel redigere questa tesi vi era il possibile rischio che questa ricerca assumesse un profilo più architettonico e psicologico e meno da operatrice sociale. Per questo motivo è stato opportuno tenere sempre ben presente questo pericolo e riflettere costantemente sviluppando un pensiero critico da educatrice. A partire da questo presupposto è parso utile inserire nella tesi un intervento pratico ed educativo, ovvero il progetto svolto con i ragazzi. In questo modo è stato possibile sperimentare un potenziale intervento educativo che andasse a comprendere come un’attività di personalizzazione potesse influire sul benessere dell’utente che vive in istituto. È stato però opportuno, ragionare criticamente sull’attività prima di proporla ai minori, in quanto l’obiettivo non era quello di creare un prodotto finale come fine a sé stesso ma piuttosto era quello di sviluppare un intervento con delle finalità e dei principi educativi. È stata data molta importanza al processo piuttosto che al prodotto finale, senza però perderlo di vista. A partire da questo incentivo è sembrato interessante, come già riportato nei capitoli precedenti, inserire un approccio di tipo narrativo, che ha dimostrato effetti positivi sui minori.
Il timore inziale era quello per cui i ragazzi e i bambini risultassero poco coinvolti nello sviluppare l’attività propostagli. I risultati in questo senso sono invece stati molto buoni. Infatti, i minori si sono mostrati molto incuriositi, collaborativi e coinvolti. Il tema degli spazi si è rivelato un argomento che li ha interessati molto. Inoltre è stato possibile osservare come gli stessi mostrassero un sentimento positivo nel poter esprimersi riguardo questo tema. Questi presupposti hanno facilitato lo svolgimento dell’intera ricerca.
A questo proposito è importante sottolineare come le domande dell’intervista che sono state poste ai minori, erano incentrate meramente su temi riguardante gli spazi in senso fisico e sulla personalizzazione degli stessi. Essi, rispondendo ai quesiti proposti, hanno però sollevato ulteriori temi, incentrati sempre sugli spazi ma riportando riflessioni anche su altre dimensioni. Tutto ciò ha fatto sì che il focus della ricerca andasse ben oltre a quello della personalizzazione degli spazi. È nata quindi in modo spontaneo un’indagine sulla percezione degli spazi presenti in istituto. In qualità di operatrice sociale è stato quindi opportuno poter uscire dallo schema iniziale che era stato proposto ai ragazzi, poiché è stato notato che il gruppo aveva un bisogno, ovvero quello d’espressione.
In questo caso, dunque è stato necessario poter accogliere ed analizzare ciò che il gruppo ha riportato come tematiche. Vi è quindi la consapevolezza che la ricerca non si sia concentrata solamente sulla domanda di tesi e sull’obiettivo che inizialmente era stato proposto ma sia andata ben oltre. Tutto ciò è stato quindi fatto per poter accogliere in maniera consapevole i bisogni che sono emersi dai minori.
Elaborando l’intera ricerca, è stato quindi possibile rispondere alla domanda di tesi che di seguito viene riportata e svolgere ulteriori riflessioni riguardo il macro tema degli spazi:
Come la personalizzazione degli spazi può influire sul benessere del minore collocato in istituto?
Grazie al quadro teorico e alla ricerca empirica effettuata sono emersi diversi aspetti che vanno a rispondere alla domanda sopra riportata.
È stata confermata l’effettiva influenza che gli spazi rivestono sull’individuo. È stato però interessante osservare come questa influenza è caratterizzata da molteplici fattori che entrano in gioco. Oltre l’aspetto prettamente fisico dello spazio vi sono altre caratteristiche che si sono potute osservare e che hanno influito sulla percezione con cui un minore vive i luoghi all’interno di un centro educativo. In questa ricerca è infatti più volte emersa l’influenza che ha la dimensione relazionale all’interno di uno spazio. Inoltre nell’analisi complessiva sono entrate a far parte anche una serie di elementi più personali legati al singolo che vive lo spazio, come per esempio il suo vissuto personale. Ecco che quindi, è importate che un operatore sociale anche per quanto riguarda temi come lo spazio e l’ambiente si adoperi per considerare l’intera complessità della situazione. È stato confermato come la personalizzazione dello spazio sia un elemento che vada ad incidere sul benessere del giovane. Infatti, è stato possibile osservare come nel gruppo quasi tutti ad eccezione di un ragazzo, abbiano sperimentato questa pratica spontaneamente e si siano dimostrati molto territoriali con il proprio spazio. È stato possibile notare come più volte è emersa la loro necessità di potersi esprimere tramite lo spazio, comunicando dunque implicitamente quella che è la loro identità e riconoscendosi pertanto all’interno di quel luogo. L’attività pratica svolta con i ragazzi che prevedeva la personalizzazione di uno spazio, è risultata significativa e ha confermato come un intervento di questo tipo possa incidere sul benestare dei minori che vivono in istituto. Attraverso degli elementi è stato possibile valutare positivamente l’andamento dell’attività pratica. Uno di questi è stato il fatto che alcuni bambini e ragazzi la sera stessa, e alcuni giorni più avanti, abbiano richiesto di svolgere nuovamente l’attività. Si può quindi capire da questo dettaglio emerso con l’attività pratica, che quest’ultima ha stimolato positivamente i ragazzi. I diversi strumenti utilizzati hanno aiutato a leggere la complessità della situazione. Forse, se non venivano adoperati tutti, determinati aspetti non sarebbero affiorati. In particolare è stato notato come alcuni di questi sono stati utilizzati in maniera più approfondita da alcuni adolescenti. Uno di questi è stato il video e quindi la narrazione.
Elaborando questa tesi è stato possibile ragionare su una criticità riscontrata più precisamente sull’attività svolta con i ragazzi e i bambini del gruppo. Uno degli obiettivi di un centro educativo minorile è quello di far rientrare il ragazzo nella propria famiglia, se possibile. Il gruppo di utenti in istituto è quindi spesso in cambiamento, in quanto vi sono minori che tornano a casa definitivamente lasciando quindi il gruppo e altri che invece si accolgono all’interno di esso. Durante l’esperienza di pratica professionale è stato possibile osservare come il gruppo in pochi mesi sia mutato. Infatti diversi utenti sono rientrati definitivamente in famiglia e altri sono stati accolti nel gruppo. Anche quella che è l’identità di gruppo dunque si trasforma e gli equilibri cambiano. Ecco che pertanto un educatore deve tenere in considerazione questo fattore nei suoi interventi e nel suo lavoro quotidiano con i
minori. Il progetto pratico di personalizzazione che è stato proposto ai ragazzi, è stato elaborato dal gruppo che c’era durante i mesi della mia pratica professionale. Il gruppo si è però trasformato e il puzzle rappresenta l’identità di quello che era il gruppo in quel momento. La ragazza che è entrata a far parte del gruppo nell’ultima settimana, non si sentirà riconosciuta nel prodotto finale di personalizzazione proprio perché non è stato personalizzato anche da lei. Per questi motivi è risultato importante che un educatore debba sempre considerare nel suo intervento, nuovi stimoli da fornire ai ragazzi per dargli la possibilità di interagire con l’ambiente circostante, permettendo anche ai minori che entrano in istituto di sviluppare nuovi interventi che consentano di riconoscersi anch’essi all’interno dello spazio e sentirsi parte del gruppo.
Dalle analisi emerse si può dunque considerare che potrebbe essere opportuno sensibilizzare gli educatori degli istituti a prestare maggiore attenzione all’ambiente circostante e agli spazi istituzionali, per esempio tramite delle giornate informative di sensibilizzazione. Questi ultimi avrebbero quindi la possibilità di sviluppare degli interventi educativi mirati che vadano a rispondere ad alcuni bisogni emersi dai minori. Un aspetto sollevato da questa tesi è però quello della difficoltà che a volte hanno gli utenti nel poter esprimere esplicitamente il loro bisogno. Talvolta, alcuni disagi riguardanti gli spazi non sembrano emergere. Per questo motivo potrebbe essere utile che l’educatore inserisca nei suoi interventi un monitoraggio costante che vada a verificare che alcune tematiche e disagi riguardanti gli spazi e la sua complessità possano emergere. Sperimentando in questa tesi un progetto pratico si è potuto osservare come quest’ultimo abbia dato dei risultati positivi. In questo senso, quindi, potrebbe essere opportuno ragionare su ulteriori interventi di questo tipo, che siano più strutturati, per rispondere a questi bisogni che sono effettivamente emersi. Una dimensione interessante potrebbe essere quella per cui un educatore possa coinvolgere maggiormente, per quanto è possibile, gli utenti nella pianificazione degli spazi in istituto. Per dare una continuità a questa ricerca, poteva essere opportuno e stimolante svolgere ed elaborare un’indagine di sfondo per comprendere questa tematica dal punto di vista educativo, andando quindi ad intervistare per esempio gli educatori che lavorano negli spazi educativi all’interno di un istituto. Sarebbe stato interessante indagare su come essi si approcciano a questa tematica e cosa fanno per rispondere ai bisogni che esprimono gli utenti relativi agli spazi. Questo avrebbe portato quindi ad un possibile sviluppo di questa tesi. Inoltre, per completare la ricerca e valutare ancora meglio il responso dell’attività svolta, un altro punto rilevante da osservare, poteva essere quello di esaminare le percezioni e le sensazioni dei minori, dopo aver attaccato il loro puzzle personalizzato, per esempio attraverso un’altra piccola intervista semi-strutturata. Tutto ciò avrebbe aiutato a valutare ancor meglio il responso dell’attività svolta.