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Diagramma di dispersione non filtrato

5.3 CONCLUSIONI SUI RISULTATI DELLE PROVE

In conclusione si è giunti a determinare il valore di Pstat (la pressione di rilascio del dispositivo di chiusura del vent che per noi rappresenta la pressione a cui si lacera la copertura di plastica) che, nelle condizioni operative esaminate, è stimato essere intorno a 20 mbar con uno scostamento medio del 20%. Questo sarà un punto fermo per le eventuali future prove che si dovessero programmare sulla CVE utilizzando un vent realizzato nel medesimo modo. Tuttavia per fare un passo qualitativo in avanti sarebbe opportuno mettere a punto un sistema di chiusura della parete di prova tale da rendere Pstat non più un valore da determinare ma un parametro da scegliere: questo permetterebbe di effettuare prove a Pstat variabile aprendo nuovi orizzonti alle potenzialità della CVE.

Per quanto riguarda l’altra variabile stimata, t(V)open (cioè il tempo che intercorre tra il momento in cui la pressione interna raggiunge Pstat ed il momento in cui tutta l’area del vent è disponibile per l’efflusso dei gas), non è stato possibile ottenere un ragionevole grado di confidenza sul suo valore. Si pensava di poter valutare tale parametro basandosi sui filmati, ma attraverso questa strada non si è riusciti ad ottenere risultati soddisfacenti. La stima che ne è stata fatta si è basata sui dati sperimentali, dove si è cercato di osservare una qualche variazione negli andamenti della pressione per ottenere un punto di riferimento. Si è scelto di stimare tale parametro sulla base di un particolare, l'instaurarsi di una maggiore vibrazione nell'andamento della pressione, non tanto perché direttamente collegabile con esso, quanto per il fatto che il DEVENT forniva un accettabile accordo con i dati sperimentali utilizzando tale stima. In effetti riflettendo sul fenomeno e sulla struttura del vent in plastica si può ipotizzare che esso, non aprendosi rigidamente, si apre probabilmente in modo non lineare presentando inizialmente una lacerazione di dimensione non fissa. Non è possibile determinare quale frazione del vent sia ormai aperta quando questo, come si vede nei filmati, viene investito dalla fiamma e distrutto completamente per effetti termici. Il valore di t(V)

eccetto che per la prova RSD08, sempre maggiori delle misure di uno dei due rilevatori interni, quello laterale sinistro, con scarto massimo inferiori a 20 mbar. L’altro rilevatore presenta misure più alte probabilmente in relazione al fatto che è posto di fronte alla parete senza vent; in cinque prove tali misure superano le previsioni del DEVENT. Il massimo coefficiente di correzione turbolento da utilizzare per ottenere la conservatività del DEVENT rispetto alle prove di questa campagna è pari ad 1.53 in accordo con le grandi dimensioni della CVE che possono indurre una notevole turbolenza durante l’efflusso dei gas. Per quanto riguarda gli andamenti il DEVENT presenta il suo che, spesso, approssima la linea principale degli andamenti sperimentali nei quali però si trovano tutta una serie di oscillazioni e di picchi non principali che esso non può prevedere. Le dimensioni della CVE portano ad una variabilità delle condizioni che si instaurano in essa durante la deflagrazione da cui deriva una complessità fenomenologia notevole e dunque una maggiore difficoltà di analisi legata alle diverse possibilità che tali dimensioni offrono all’evoluzione della deflagrazione. Questa è una delle novità principali della CVE: in questa campagna il doppio picco, che in altre prove effettuate su apparecchiature più piccole era piuttosto difficile da ottenere, è stata la deflagrazione di base.

Per quanto riguarda il DEVENT esso prevede, per tutte le condizioni di prova, due picchi principali con alcuni piccoli talloni nell’andamento dopo il primo dei due nel corso del quale superandosi Pstat si apre il vent. Gli andamenti reali spesso mostrano tre e più picchi ben distinti. Il DEVENT prevede bene l’andamento generale dei due picchi principali, uno legato alla rottura del vent e l’altro al massimo picco di pressione, ma sovrastima quello legato a Pstat che diviene il picco principale secondo il codice per Av≥ 1.5 m2, cosa che si riscontra dalle misure solo nella prova RSD22; comunque in tutte le prove che soddisfano tale condizione su Av il primo picco raggiunge sempre una pressione prossima a quella massima misurata (vedi tabella 5.2.1, per le prove che soddisfano tale condizione su Av, dove Pstat rappresenta la pressione del primo picco e Pmax quella massima misurata). In corrispondenza del primo picco il DEVENT prevede, per come è implementato, un superamento di Pstat più o meno accentuato che invece, per come è stato stimato il parametro non può apparire nelle misure.

Dunque le cose su cui ci sembra che sia opportuno indagare ulteriormente saranno legate ad una più approfondita indagine sulla differenza riscontrata nelle misure dei due trasduttori di pressione e sull’esecuzione di altre prove filmate dello stesso genere più focalizzate sul vent per meglio comprendere il fenomeno della sua rottura ed il senso da dare al parametro t(V)open. Tutto ciò fermo restando che la messa a punto di un sistema di chiusura del vent che permetta di decidere il valore di Pstat e della sua inerzia ci sembra la soluzione auspicabile che permetterebbe di fare un passo qualitativo in avanti nelle esperienze con la CVE.

CAPITOLO VI

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