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“Non si deve cercare il cuore, i sentimenti in quella gente! Potrete nutrire il lupo come vorrete, ma lui guarderà sempre il bosco...”180

Sono molti i fattori che concorrono a inserire l’opera di Ivan Sergeevič Turgenev tra le più importanti testimonianze della letteratura russa del XIX secolo. Se dovessimo però indicare quello a nostro parere più determinante, dovremmo menzionare il profondo interesse che spinse Turgenev, nel corso di tutta la vita e attività di scrittore, a esaminare approfonditamente le problematiche e le particolarità concernenti la società russa della sua epoca. Per dirla con le parole di uno studioso della sua opera, “From the first to the last, his works form an organic unity, a symphony, with Russia as its leit-motif”181.

Va riconosciuto allo scrittore il merito di aver impiegato la propria arte come mezzo per risvegliare la coscienza sociale, mettendo a disposizione le proprie capacità artistiche per un fine superiore, non esclusivamente narrativo.

Possiamo affermare che Turgenev in primo luogo “concentrò la propria attenzione su questioni radicali e molto attuali della società russa contemporanea”182; denunciò, più in generale, i meccanismi politico-sociali,

180

“Čto ni govorite…serdca, čustva – v etich ljudjach ne iščite! Kak volka ni kormi, on vse v les smotrit”, Turgenev I. S., Memorie di un cacciatore. Racconti (1844-1856), p. 25.

181

Kaun A., Turgenev the European, in Books Abroad, Vol. 7, No. 3, 1933, p 275.

182

“On sosredotočil svoe vnimanie na korennych, naibolee aktual’nich problemach sovremennogo russkogo obščestva”, in Dubovnikov A., op. cit., p. 533.

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responsabili di mantenere la Russia in una condizione di regresso, a un livello incettabile di civiltà, se messo in paragone con i modelli occidentali.

Parallelamente Turgenev indagò nella sfera più privata dell’individuo: “per gran parte della propria vita letteraria [egli] sentì una forte inclinazione per le problematiche sull’esistenza umana, ne comprese il senso, utilizzando diverso materiale, incluso quello autobiografico”183. L’autore colse l’essenza dell’uomo russo e la rese accessibile a tutti; sviscerò una tipologia molto diffusa negli anni ‘40 dell’Ottocento, che delineava specifiche peculiarità attribuibili a un tipo umano immortalato dallo stesso Turgenev con l’appellativo di lišnij čelovek. Attorno allo sviluppo di tale figura ruotò quasi interamente la sua carriera letteraria, a partire dall’opera intitolata Il diario di un uomo superfluo, centrale nella nostra ricerca.

La pubblicazione del racconto creò una frattura all’interno del mondo letterario, il turning point tra ciò che era stato e ciò che sarebbe avvenuto, poiché evidenziò un problema sociale che non poteva più essere messo da parte. Più precisamente, il disagio esistenziale del lišnij čelovek costituisce il preludio della nevrosi che colpirà, in forma diversa, l’uomo moderno del XX secolo.

Nel corso del nostro studio, abbiamo in principio indicato le ragioni storiche, responsabili della situazione nella quale si sviluppò questo tipo umano.

In merito a Il diario di un uomo superfluo, è stato necessario mettere a fuoco le caratteristiche ch distinguono questa dalle altre opere turgeneviane: si constata infatti che le dinamiche storiche in quanto tali sono del tutto assenti nel testo. Tramite il racconto Turgenev infatti si prefisse essenzialmente lo scopo di

183

“Bol’ščuju čast’ svoej tvorčeskoj žizni Turgenev ispytyval javnoe tjagotenie k problemam čelovečeskogo suščestvovanija, osmyslival ich, ispol’zuja raznoobraznyj materjal, v tom čisle avtobiografičeskij”, in Kusnecova I., op. cit., p. 196.

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illustrare quei tratti comportamentali comuni in tutti gli uomini superflui, ma che in Čulkaturin si manifestavano a causa di un meccanismo esclusivamente psicologico.

Dunque l’importanza del testo non si riconduce esclusivamente al grande successo che riscosse nell’ambito letterario e sociale, ma ciò che viene considerato un rilevante punto di riferimento è il profilo psicologico di Čulkaturin tratteggiato dall’autore, divenuto poi modello e termine di paragone per molti autori a seguire.

Grazie allo svelamento del mondo interiore del protagonista ci è quindi possibile conoscere la prima ragione, importante ma non decisiva, della ‘caduta’ di Čulkaturin. Essa si determina nella stessa malattia mentale di cui egli soffre, al pari degli altri uomini superflui, comunemente conosciuta come eccesso di autoanalisi: “La straziante lotta contro se stesso avviene per l’intera vita di Čulkaturin. […] L’autoanalisi non porta nessun cambiamento costruttivo. L’origine dei continui tormenti, che si situa dentro l’uomo, risulta indistruttibile”184.

La genesi di questo malessere, in accordo con V. Belinskij, è puramente psicologica. In questo senso sarebbe impossibile fornire delle spiegazioni a un comportamento che si manifesta in conseguenza di processi prettamente inconsci. Si annulla, in pratica, la valenza storica del testo, ma allo stesso tempo si arricchisce il lato umano di Čulkaturin, completamente messo in luce.

Più l’indole del protagonista emerge, più si fa chiara nel lettore la consapevolezza della superfluità di questo individuo. Turgenev ha ugualmente offerto al suo eroe una possibilità di salvare se stesso, tramite la relazione con

184

“Mučitel’naja bor’ba s soboj prochodit čerez vsju žizn’ Čulkaturina. […] Samoanaliz ne neset konstruktivnych izmenenij. Istočnik postojannych mučenij, nachodjaščijsja vnutri čeloveka, okazyvaetsja neistrebimym”, in Kusnecova I., op. cit., p. 180.

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Liza, e per un momento sembrava esserci riuscito. Ma anche l’amore si rivela una grande illusione, la sconfitta finale nei confronti di una forza impareggiabile: la natura.

L’essenza di Čulkaturin e tutte le sue azioni si rivelano essere la conseguenza di un copione già scritto; nulla sembrerebbe essere reale e autentico nella sua esistenza. L’eroe turgeneviano prende [così] coscienza del proprio legame con la natura”185Barbara, non vedo dove si aprivano queste virgolette e ne subisce in silenzio l’influenza. Turgenev in merito a ciò ribadisce il ruolo decisivo che questa forza divina giocherebbe nella vita dell’uomo, negandogli qualunque possibilità di essere libero. “A differenza non solo dei primi racconti degli anni 1840, ma anche di Un Amleto del distretto di Ščigry, ora risulta che, in sostanza, gli uomini superflui siano colpevoli non per causa propria”186.

Nulla può scampare alla logica del destino, non c’è niente che possa salvare Čulkaturin dalla sua superfluità, se non la morte. La sua natura non può essere cambiata; egli non riesce a modificare il suo atteggiamento, proprio in ragione del fatto che il suo è un malessere incurabile. Nemmeno ammettere i propri errori, come fa nel corso del diario, darà a Čulkaturin la salvezza; perché nella realtà dei fatti non avviene un sincero pentimento, egli non si dimostra realmente cosciente delle conseguenze negative del suo comportamento. Al contrario ritrova testardamente consolazione nelle parole di Lermontov “quando diceva che procura

185

“Geroj Turgeneva osoznaet sebja v zvjazi s prirodoj”, in Istorija Russkoj Literatury, T. 8,

Literatura Šestidesjatych Godov, Izd.vo Akademii Nauk, Moskva, 1956, Leningrad, p. 393.

186

“V otličie ne tol’ko ot rannich povestej 40-ch godov, no i ot Gamleta Ščigrovskogo Uezda, teper’ okazyvaetsja, čto v suščnosti, lišnje ljudi vinovaty bez sobstvennoj viny”, in Ivi, p. 343.

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un certo piacere e sofferenza stuzzicare le piaghe di antiche ferite […]187”. Čulkaturin non sente l’esigenza, o forse non ne ha la forza, di dare una svolta decisiva alla sua condizione, viceversa preferisce rimanere in una posizione passiva e rassegnata e continuare ad assaporare l’amaro fiele della vita.

La risposta di Turgenev in merito è sempre la stessa: la morte costituisce il

deus ex machina in qualsiasi vicenda dell’uomo superfluo e ciò implica

indiscutibilmente la vittoria della natura sull’uomo. In tale aspetto non si può nascondere la profonda, irrimediabile tragicità della vita di Čulkaturin. “The very essence of tragedy lies […] for Turgenev, in the helplessness and defenselessness of man in the face of ever-present death”188.

L’assenza di qualsiasi barlume di speranza nella vicenda di Čulkaturin riflette il pessimismo profondamente connaturato alla personalità turgeneviana: “His personal grievances, the incompleteness of his love for Madame Viardot, his solitude, his ailments, his detestation of old age and dread of death – fell in neatly with his generally pessimistic outlook. That is why his heroes, his favorites especially, are doomed to failure”189. Come già più volte ribadito, vissuto personale e attività scrittoria non sono mai scisse in Turgenev e così anche nel diario ritroviamo gli echi di questa contaminazione, volta ad arricchire e sublimare la stessa opera d’arte.

Tale influenza non è stata subito evidente nel primo approccio ai testi. Solo nel corso di una ricerca più approfondita, che mirava a rintracciare le motivazioni alla base delle scelte stilistiche e contenutistiche dell’opera turgeneviana, ho potuto

187

“Kogda govoril, čto veselo i bol’no trevožit’ jazvy starych ran”, in Turgenev I. S., Il diario di

un uomo superfluo, p. 31.

188

Ledkovsky M., op. cit., p. 130.

189

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riscoprire anche un lato autobiografico. Ciò mi ha portato alla convinzione sempre più salda di quanto, per lo scrittore, vita e letteratura fossero sinonimi di una stessa vocazione: la ricerca dell’essenza umana in relazione al cosmo e alle forze che in esso dominano. L’osservazione e lo studio di questo rapporto da parte di Turgenev veniva svolto primariamente sulla propria esperienza personale, mirando sempre all’aspetto universale della cosa, affinché le risposte ottenute risultassero applicabili e costruttive non solo per Turgenev stesso ma per l’intera umanità.

Così nel diario si percepisce la medesima tensione tra uomo e natura, tra mondo interiore e manifestazione esterna, il conflitto mortale che contrappone l’io

egoista – Almeto – e l’io donato al prossimo – Don Chisciotte. Turgenev fu in

grado di cogliere questa lotta metafisica, che non coinvolge esclusivamente l’uomo russo del suo tempo ma che riprende una logica, appunto, universale presente in ogni individuo.

Purtroppo, come già ribadito, un simile conflitto non può essere superato da Čulkaturin, perché troppo insito nella sua essenza. Proprio nelle pagine di quel diario, così sincero, si percepisce che in fondo il protagonista rimane sempre lo stesso; egli non ha compreso il suo errore, perché sostanzialmente non è in grado di modificare la propria natura. Perciò nemmeno attraverso l’atto della scrittura avviene in Čulkaturin una catarsi. Il diario sembrerebbe il tentativo finale di salvare se stesso, ma in un certo senso si rivela inutile, perché non sopprime il suo peggior nemico, sia che si voglia considerare tale l’autoanalisi o la forza del destino.

Il meccanismo contrario si realizza nello scrittore russo, il quale “non accetta passivamente la sua triste sorte, ma cerca una via d’uscita e la trova

103 CONCLUSIONI

nell’opera, in quella sfera di attività che gli permette di realizzare se stesso in maniera più completa”190. Scrivere per Turgenev è una profonda vocazione morale e spirituale, diventa il mezzo che gli permette di non crollare sotto il fardello della sorte. Egli affronta le stesse problematiche di Čulkaturin, ma non soccombe. In un certo senso si dimostra più forte del proprio destino e supera, grazie alla forza liberatrice della scrittura, le prove che gli si pongono davanti. La catarsi allora avviene pienamente, poiché Turgenev adotta la propria attività letteraria come potente antidoto per non trasformarsi in un uomo di sole parole, ma per fare della parola lo strumento con cui concretamente agire. La letteratura di Ivan Sergeevič Turgenev si presenta come un invito alla vita, il dono più prezioso per un uomo che non deve essere gettato per la paura di guardare in fondo alla propria anima. La sua arte grida verità, coerenza, impegno; l’opera di Turgenev è Turgenev stesso.

Se vita e arte sono indissolubilmente legate, lo scrittore tuttavia non applica gli stessi principi alla vita dei suoi personaggi e destina i suoi eroi a fallire, forse troppo provato dalle avversità della sua esperienza personale.

Potremmo ipotizzare che Čulkaturin, senza quella attenzione ossessiva nei confronti di se stesso che rappresenta la sua dannazione, avrebbe potuto riscrivere il proprio destino e tendere a qualcosa di migliore, a una possibilità di essere felice, come accadde a Don Chisciotte.

Ma non ci è dato cambiare a posteriori le pedine in gioco, e sarebbe un procedimento scorretto e insensato volere per un personaggio letterario un destino immaginario diverso da quello che l’autore gli ha dato. Čulkaturin, dotato

190

“Ne passivno prinimaet svoju pečal’nuju učast’, a iščet vychod i nachodit ego v tvorčestve, v toj sfere dejatel’nosti, kotoraja pozvoljaet emu realizirovat’ sebja naibolee polno”, in Kusnecova I.,

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originariamente di precise caratteristiche, si è ben presto rassegnato all’invincibile potenza della predestinazione. Allo stesso modo tocca a noi arrenderci alla volontà artistica di Turgenev di far soccombere il suo eroe.

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