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4 IL CONTROLLO DEI RISULTATI

4.1 I criteri e le procedure di controllo nella ricerca non standard

4.1.1 Conformità

Un concetto fondamentale nella famiglia delle tecniche standard è quello di “fedeltà”, ovvero il grado di corrispondenza fra lo “stato effettivo” di ciascun referente sulla proprietà ed il dato inserito in matrice (Marradi, 2007).

Se nella ricerca standard esistono procedure specifiche e consolidate per il controllo di fedeltà (Marradi, 2007; Nigris, 2003; Ricolfi, 1997; Bruschi, 1996), «nelle ricerche che producono testi la base empirica include narrazioni di “segmenti del mondo esperibile” […] ben più ampi, complessi e integrati di un fascio di variabili distinte» (Diana e Montesperelli, 2005, p. 102).

Considerando le difficoltà di applicazione del concetto di fedeltà, i teorici dell’approccio non standard preferiscono utilizzare il termine “conformità”16, per indicare la capacità del resoconto prodotto di descrivere e riprodurre “fatti”, “eventi”, “oggetti”, “segmenti del mondo esperibile” (ibidem).

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Diana e Montesperelli (2005, p.102) affermano che, nell’intervista ermeneutica, la conformità possa essere rilevata su due dimensioni differenti: in primis, la conformità tra la narrazione dell’intervistato ed i “fatti” “eventi”, “oggetti” da lui narrati; in secondo luogo, la conformità come rapporto tra la narrazione dell’intervistato e le sue rappresentazioni. Nella prospettiva del presente lavoro, viene presa in considerazione soltanto la prima dimensione del concetto.

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In letteratura (Diana e Montesperelli, 2005; Shenton, 2004; Silverman, 200; Lincoln e Guba, 1985), sono indicate procedure specifiche per assicurare la conformità. Di seguito, saranno illustrate sinteticamente le procedure più diffuse, con particolare rifermento alla loro possibile applicazione nell’ambito della ricerca netnografica.

La prima strategia prevede l’adozione di un approccio di ricerca riconosciuto ed accettato dalla comunità scientifica (Shenton, 2004; Lincoln e Guba, 1985). In altre parole, le tecniche utilizzate per la raccolta e analisi delle informazioni dovrebbero derivare, laddove possibile, da ciò che altri ricercatori hanno fatto in precedenza in progetti di ricerca simili al nostro. Come evidenziato nelle pagine precedenti, in assenza di norme fisse e cogenti che regolano la ricerca non standard, è fondamentale la possibilità di riferirsi alle esperienze di successo e, di converso, imparare dagli errori commessi da altri studiosi (Cellini, 2008; Marradi, 2007).

La seconda strategia consiste nell’acquisizione di familiarità con la cultura che si intende studiare. Questo elemento appartiene alla netnografia per definizione. Come accennato in precedenza, la ricerca netnografica richiede al ricercatore un’immersione prolungata all’interno del gruppo da studiare. Tale immersione è, infatti, necessaria a raggiungere una comprensione in profondità del fenomeno in esame e a stabilire una relazione di fiducia con gli osservati.

Un’ulteriore strategia volta a garantire la conformità è la triangolazione (Denzin, 1970) intesa come utilizzo combinato di diverse tecniche di ricerca. Nel caso specifico della netnografia, le informazioni tratte dall’osservazione possono essere triangolate con informazioni tratte da interviste, focus group e documenti (ufficiali e non) prodotti dai membri della comunità. L’utilizzo combinato di tecniche di ricerca differenti permette al ricercatore di compensare i limiti di ciascuna tecnica e potenziarne i rispettivi vantaggi.

Inoltre, come evidenziato da Diana e Montesperelli (2005, p. 106): «la quantità delle informazioni ricorrenti e concordanti è un valido indicatore del livello di

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conformità […] tale da indurre solitamente il ricercatore a presumere ragionevolmente la veridicità dei fatti17».

Tra le tecniche che possono contribuire ad aumentare la conformità sono annoverate le cosiddette “debriefing sessions” (Lincoln e Guba, 1985). Si tratta di sessioni periodiche di confronto tra il ricercatore ed il suo supervisore e/o altre persone direttamente coinvolte nel progetto di ricerca. Il confronto e la discussione con questi soggetti rappresentano occasioni per identificare in itinere le criticità del lavoro che si sta svolgendo, individuare percorsi di ricerca alternativi, riconoscere eventuali distorsioni o bias commessi sistematicamente dal ricercatore durante le proprie osservazioni, testare la bontà delle interpretazioni prodotte.

Un’ulteriore tecnica è nota come “peer scrutiny” e suggerisce al ricercatore di confrontarsi periodicamente con colleghi non direttamente coinvolti nel processo di ricerca. Si tratta, in altre parole, di presentare il proprio lavoro nel corso di conferenze, seminari, convegni per illustrare ad altri esperti i risultati provvisori della ricerca e, soprattutto, le scelte metodologiche adottate. Il ricercatore può prendere spunto dalle domande e dalle osservazioni poste da soggetti terzi ed estranei al progetto di ricerca per riflettere maggiormente sulle scelte compiute in fase di disegno della ricerca, rafforzare le proprie argomentazioni ed effettuare, in corso d’opera, interventi correttivi ed integrativi.

L’ultima strategia prende il nome di member check (Kozinets, 2010; Shenton, 2004; Lincoln e Guba, 1985). Questa pratica suggerisce al ricercatore di sottoporre agli osservati le sue interpretazioni al fine di ottenere feedback, suggerimenti, osservazioni, proposte di integrazione.

Nella letteratura sociologica (Diana e Montesperelli, 2005; Ricolfi, 1997; Schutz, 1971-1973) si fa anche riferimento all’“adeguatezza”, principio che richiede al ricercatore di riproporre le sue interpretazioni agli intervistati, in modo tale da

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Diana e Montesperelli (2005, pp. 103-110) suggeriscono alcune strategie per effettuare il controllo di conformità nell’intervista ermeneutica. La prima consiste nell’effettuare un controllo interno alla ricerca, confrontando stralci della stessa intervista o stralci tratti da interviste diverse, ma che si riferiscono allo stesso fatto. Se dal controllo emergono informazioni coerenti, allora è possibile supporre che il resoconto sia veritiero. Un’altra strategia consiste nella triangolazione delle informazioni raccolte attraverso le interviste con informazioni tratte da altre fonti, come intervisti a testimoni privilegiati o dati e documenti ufficiali.

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avvicinarsi ulteriormente al loro punto di vista e riuscire ad affinare l’analisi stessa. «Dire che le interpretazioni del ricercatore sono “adeguate” quando vengono riconosciute come valide dai soggetti cui si riferiscono significa, in realtà, invocare come giudici gli unici attori per i quali la base empirica è altrettanto – se non di più – ispezionabile di quanto lo sia per l’autore della ricerca» (Ricolfi, 1997, p. 34).

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