PTSD Ossession
4.1 Confronti fra gruppo clinico e di controllo
In sintesi ciò che è emerso è che:
1) Una concentrazione familiare per disturbi psichiatrici, stili parentali problematici, eventi stressanti precoci, dimensioni temperamentali disfunzionali, ed elevati livelli di cortisolo salivare serale, distinguono nettamente i pazienti dai controlli.
2) Organizzando i pazienti in base alle categorie diagnostiche secondo i criteri del DSM IV, (quasi) tutti questi fattori distinguono i controlli e i pazienti affetti dai diversi disturbi, ma non esistono differenze fra gruppi diagnostici diversi.
Sembra interessante sottolineare che i pazienti risultano più spesso single e separati rispetto ai controlli. Volendo provare ad avanzare alcune ipotesi in merito alla direzionalità di questa relazione, si può affermare che: se l’essere single e separato aumenta rispettivamente di 3 e quasi 4 volte il rischio di andare incontro a episodi di malattia (Taylor, 2009), d’altra parte la psicopatologia si associa a comportamenti e caratteristiche temperamentali disfunzionali che possono impedire e/o ostacolare l’instaurarsi di legami stabili e duraturi.
La presenza di familiari con psicopatologia aumenta di circa 12 volte il rischio di andare incontro al medesimo episodio psicopatologico (familiarità specifica) e quasi 3 volte il rischio per qualsiasi disturbo psichiatrico (familiarità aspecifica). Questo risultato è ampiamente supportato dalla letteratura per la gran parte delle patologie psichiatriche: nel disturbo bipolare (Mc Guffin, Rijsdijk, Andrew, Sham, Katz, & Cardno, 2003), nei disturbi dell’umore (Sullivan et al, 2000), nei disturbi d’ansia (Hettema et al, 2001), nei disturbi del
comportamento alimentare (Striegel-Moore, Dohm, Kraemer, Schreiber, Taylor, & Daniels, 2007) e nelle psicosi (Laursen, Labouriau, Licht, Bertelsen, Munk-Olsen, & Mortensen, 2005).
In generale, lo stile parentale paterno sembra avere un peso minore rispetto a quello materno, anche se i pazienti mostrano complessivamente punteggi più alti in tutte le sottoscale della MOPS, rispetto ai controlli. Tale differenza rimane costante nelle diverse classi diagnostiche considerate, con poche eccezioni: i soggetti con DAG non hanno uno stile parentale paterno peggiore dei controlli e il “father overcontrol” nella fobia sociale non differisce da quello dei controlli. Questi dati sollevano riflessioni in base alla concretezza diagnostica del DAG (Faravelli et al, 2012).
Per quanto riguarda gli eventi precoci, coerentemente con quanto ampiamente indicato dalla letteratura (Brown & Anderson, 1991; Safren et al, 2002; Welch & Fairbum, 1996), i pazienti mostrano più spesso eventi precoci di abuso rispetto ai controlli, indipendentemente dalle classi diagnostiche considerate. In particolare l’abuso sessuale e l’abuso fisico aumentano rispettivamente di circa 16 e 15 volte il rischio d’insorgenza di episodi di malattia. Se gli eventi di abuso fisico e sessuale non sembrano associati ad un preciso gruppo diagnostico, tuttavia gli eventi di perdita e di neglect sembrano distinguere i pazienti: l’evento di perdita è più associato a psicosi, disturbo bipolare e DOC, mentre il neglect sembra non essere associato al disturbo d’ansia generalizzata e a disturbi del comportamento alimentare. In sintesi però, la presenza di eventi precoci sembrerebbe un fattore di rischio aspecifico e transdiagnostico.
Passando al temperamento, in accordo con la letteratura (ad es., Bulik, Sullivan, Weltzin, & Kaye, 1995; Harley et al, 2011; Mochovitch et al, 2012) i pazienti presentano punteggi più elevati in Harm Avoidance (HA) e in Self-trascendence (ST), punteggi più bassi in Reward Dependence (RD), Persistence (P), Self-directedness (SD) e Cooperativeness (C); mentre non vi è alcuna differenza in Novelty Seeking (NS). Tali differenze sono tendenzialmente uniformi per le diverse classi diagnostiche considerate. Le uniche differenze
riscontrate riguardano dei tratti temperamentali che possono essere considerati costitutivi dei disturbi stessi, come ad esempio un maggiore NS nei bipolari (Miettunen & Raevuori, 2012) e un minore NS nei fobici sociali, o ridotti punteggi in P nei depressi e nei disturbi del comportamento alimentare, o un aumento di ST nei pazienti bipolari (es. Harley et al, 2011) e negli psicotici, con il loro senso di grandiosità e difficoltà nel filtrare la realtà e il senso di sé). Il temperamento potrebbe inoltre essere associato in maniera bidirezionale a molti altri aspetti, come ad esempio la familiarità, gli eventi di vita avversi e gli stili genitoriali. Questo aspetto è stato approfondito successivamente.
Spostandosi ai risultati ottenuti tramite i dosaggi eseguiti sui campioni di cortisolo salivare, le analisi sono state eseguite partendo dal prelievo del cortisolo raccolto a 30 minuti dal risveglio, 60 minuti dal risveglio e alle ore 20. Il doppio prelievo al mattino, il secondo del quale 60 minuti dopo il risveglio, ci ha permesso di rilevare con maggiore sensibilità il picco dei valori di cortisolo per ogni soggetto. L’aumento del cortisolo al mattino è infatti molto rapido a seguito del “Cortisol Awakening Rise”, ma, al contrario, la diminuzione è estremamente lenta e progressiva nel corso della giornata, raggiungendo i valori minimi intorno alle ore 20. Per questa ragione abbiamo preferito approssimare per eccesso la tempistica del secondo prelievo rispetto a quanto riportato in letteratura (Kunz-Ebrecht et al, 2004). Deve essere inoltre ricordato che i dati riportati dalla letteratura fanno riferimento prevalentemente al cortisolo ematico, che per motivi di maneggevolezza abbiamo escluso.
I pazienti hanno mostrato maggiori livelli di cortisolo al mattino e alle ore 20 e, conseguentemente, una minore variazione del livello di cortisolo nell’arco della giornata (in percentuale). Diversi studi confermano tale risultato, riscontrando livelli di cortisolo serali poco diminuiti rispetto al mattino nei pazienti psichiatrici rispetto ai controlli, a causa del malfunzionamento del feedback negativo per i glucocorticoidi (Heuser & Lammers, 2003; Sapolsky et al, 2000).
È poi stato valutato se l’alterazione primaria o secondaria dell’asse HPA fosse diagnosi specifica, o trasversale ai diversi disturbi. Elevati livelli di cortisolo serale sono stati osservati in tutte le categorie diagnostiche, eccetto il DAG. Inoltre, sebbene la maggioranza degli studi in letteratura ha rilevato un pattern relativamente piatto e non rispondente di secrezione del cortisolo, con valori più bassi al mattino e più alti la sera nei soggetti depressi (Batini et al, 2007), dal nostro studio il cortisolo mattutino sembra più alto. Diversamente, altri studi non riscontrano variazioni significative nel ritmo circadiano del cortisolo in pazienti in fase ipomaniacale rispetto ai controlli (Cervantes et al, 2001), ma noi abbiamo osservato ipercortisolemia al mattino e una minore variazione giornaliera in questi pazienti. Anche nei disturbi d’ansia la letteratura evidenzia risultati eterogenei secondo le specifiche diagnosi considerate, tuttavia un dato discorde con la letteratura è il mancato ipercortiolismo nei soggetti con DAG (per una review, Faravelli et al, 2012). Per quanto riguarda i disturbi del comportamento alimentare, l’iperattivazione dell’asse HPA da noi rilevata è stata già riportata nell’Anoressia Nervosa (Lo Sauro et al, 2006) e nella Bulimia Nervosa (Monteleone et al, 2001), anche se quest’ultima sembra presentare alterazioni più attenuate. Tuttavia resta aperto il dibattito in letteratura rispetto alla direzione della relazione tra alterazioni dell’asse HPA e disturbi del comportamento alimentare: ovvero se sia l’iperattivazione dell’asse HPA a favorire l’insorgenza dei sintomi alimentari o se, viceversa, il digiuno, le abbuffate e il vomito, e le conseguenze del disturbo sull’organismo (alterazioni metaboliche–endocrine), possano favorire una compromissione del funzionamento dell’asse HPA (Lo Sauro et al, 2006). Infine, in merito alle psicosi, una disregolazione dell’asse HPA è confermata da precedenti studi (Mück- Seler et al, 2003; Pariante et al, 2004).
Questi dati nel complesso quindi sembrano suggerire un possibile coinvolgimento dell’iperattivazione dell’asse HPA nella patogenesi dei disturbi psichiatrici. Tuttavia, occorre tener presente che la sintomatologia psichiatrica acuta potrebbe di per sé avere come effetto quello di aumentare lo stress. Ancor più che per le altre variabili studiate, quindi, il rapporto
causa/effetto fra il fattore studiato e la psicopatologia potrebbe essere messo fortemente in discussione. In conclusione però, i confronti fra diagnosi diverse non hanno dimostrato alcuna differenza significativa, suggerendo quindi che anche questo tratto non sia specifico per alcun raggruppamento diagnostico.