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Per concludere l‘argomento, si confrontano AHP e ANP al fine di fornire al decisore lo strumento più adeguato per risolvere il suo problema decisionale. Entrambi i metodi servono per affrontare contesti decisionali in cui si dispone di scarse informazioni o nei quali si considerino variabili qualitative. L‘utilizzo di un metodo o dell‘altro dipende, dunque, dalla complessità del problema, dalla presenza di interdipendenze tra le variabili esplicative, dal grado desiderato di approssimazione del modello alla realtà e dal tempo a disposizione per arrivare a una decisione.

I vantaggi che presenta l‘ANP rispetto all‘AHP sono i seguenti:

 l‘ANP è la generalizzazione dell‘AHP e permette di affrontare problemi più complessi.

 la flessibilità di un modello in rete permette la rappresentazione di qualsiasi problema decisionale senza la preoccupazione di dover decidere quale criterio sia gerarchicamente dipendente da un altro; ciò permette una maggiore creatività al decisore e si traduce in un modello più realistico e naturale;

 l‘ANP permette di rappresentare interdipendenze e rialimentazioni (relazioni auto-riferite) tra elementi e componenti del sistema, il che lo rende uno strumento molto potente e adeguato per affrontare problemi decisionali multi- criterio;

 l‘utilizzo dell‘AHP è raccomandato solo se si può assumere e verificare l‘indipendenza tra gli elementi di uno stesso livello della gerarchia;

 i risultati dell‘ANP sono più obiettivi e precisi di quelli dell‘AHP.

A fronte dei vantaggi descritti, l‘ANP presenta alcuni inconvenienti, o

svantaggi, rispetto all‘AHP. Infatti, la modellizzazione del problema tramite ANP

risulta più complessa e richiede più tempo e maggiori risorse:

 nella determinazione delle variabili del sistema e delle sue relazioni;  nell‘ottenimento delle priorità globali delle alternative

 nella esecuzione dei calcoli per la risoluzione

L‘ANP è una metodologia di risoluzione di problemi multi-criterio e multi- esperto (MCDA) che permette di elaborare modelli di problemi decisionali e facilita la loro risoluzione partecipativa e la ricerca del consenso. Si raccomanda l‘ANP per elaborare modelli di problemi di sviluppo relazionati con la sostenibilità perché:

 si può applicare disponendo di informazioni quantitative o qualitative;  si può utilizzare in situazioni di informazioni incomplete o incerte;  si basa su giudizi relativi e non assoluti;

 consente di analizzare e considerare le relazioni tra tutti gli elementi del problema;

 garantisce trasparenza e tracciabilità dell‘intero processo decisionale. .

3 Caso studio

3.1 Introduzione

In Italia l‘uso delle fonti rinnovabili (vento, sole, biomasse, etc.) per scopi energetici è stata fortemente promossa negli ultimi dieci anni. Per esempio, secondo il Gestore dei Servizi Energetici (GSE, 2009), la produzione totale di energia da fonti rinnovabili in Italia è passata da 51.665 GWh nel 1999 a 69.330 GWh nel 2009.

Questa evoluzione ha avuto il continuo supporto incentivante di Stato e Regioni per influenzare lo sviluppo di questo mercato, anche se il regime di incentivazione ha subito negli anni diverse modifiche. . La Legge Finanziaria del 2008 ha fissato l'obiettivo di ottenere da fonti rinnovabili il 25% dell‘intera produzione nazionale entro il 2012.

La Legge Finanziaria del 2008 ha in pratica portato a importanti investimenti nel settore del fotovoltaico (PV), molto in voga negli ultimi anni, con un grande risultato economico: l'Italia ha visto una crescita del 124% in investimenti in energie pulite nel 2010, il terzo più alto tra i membri del G-20. Il sessanta per cento ($ 8,6 miliardi) degli investimenti in energie pulite compiuti dai Paesi del G-20 nel 2010 sono state dirette verso progetti di solare di piccole dimensioni (Il Pew Charitable Trusts G-20 Report, 2010).

Tuttavia con il fotovoltaico l‘Italia non ha raggiunto gli obiettivi che erano nello spirito della legge: riduzione dei gas effetto serra (Greenhouse Gas, GHG), aumento della produzione nazionale per l'autosufficienza energetica, sviluppo del settore dell‘energia, creazione di occupazione stabile, riduzione della produzione di energia da combustibili fossili con lo sviluppo di fonti rinnovabili. La prova di ciò è il fatto che è stato necessario equilibrare il sistema di incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili negli ultimi anni per adattarlo al contesto economico attraverso una serie di decreti ministeriali.

Per il caso particolare degli impianti alimentati da biomasse, la Figura 20 mostra una variazione nettamente meno rapida finora sia nel numero di impianti che di capacità di generazione totale installata. Tuttavia, la biomassa dovrebbe essere la prossima fonte rinnovabile con il più forte sviluppo tecnologico e di investimento (Demirbas et al., 2009). Ciò è dovuto al nuovo sistema di incentivi di cui si è detto, che ha portato ad un significativo aumento della competitività degli impianti a biomassa.

Figura 20.- Evoluzione degli impianti alimentati a biomassa in Italia dal 1999 al 2009 (GSE, 2009)

Attualmente l‘energia elettrica prodotta da impianti alimentati a biomasse entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2007 è incentivato per un periodo di 15 anni come segue (Legge Finanziaria, 2008):

• per impianti di potenza superiore a 1 MWe, sono emessi Certificati Verdi con un prezzo, riferito al MWh elettrico, pari alla differenza tra 180 €/MWh (valore di riferimento) ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell‘energia elettrica

Anno Potenza

definito dall‘Autorità per l‘Energia Elettrica e il Gas. Nel 2010 tale prezzo è stato di 112,82 €/MWh, al netto di IVA (Fonte: GSE).

• per impianti inferiori a 1 MWe la produzione di energia elettrica è incentivata con un sistema omnicomprensivo fisso pagato per ogni kWh prodotto (0,28 €/kWh).

Sebbene tra il 1999 e il 2009 la potenza media degli impianti a biomassa vegetale sia cresciuto da 3,2 MWe a 4,8 MWe (GSE, 2009), questo sistema di incentivazione era stato pensato per favorire gli investimenti in centrali elettriche di piccole dimensioni (inferiori a 1 MWe). alimentate a biomassa solida. Pertanto, l‘oggetto di questo studio rientra nello spirito iniziale del sistema di incentivazione italiano e ci si concentrerà su piccoli impianti a biomasse solide (alimentati con rifiuti provenienti da potatura, colture dedicate, rifiuti agro-industriali, ecc.)

3.2 Impianti a biomassa come progetti

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