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Capitolo 5 OSH21 – Machines risk assessment

5.2 Capitolo I: Abilità, competenze e formazione

5.2.2 Confronto dei temi affrontanti sul Capitolo 1 del Machines Risk Assessment

La prima tematica affrontata nell’analisi del rischio macchine, in riferimento agli standard aziendali, come visto, è incentrata sulla verifica dei vari tipi di formazione del proprio personale.

Se si confronta l’approccio connesso a questo ambito, SE si discosta di poco a livello teorico dalla normativa europea, fermo restando che i requisiti minimi da rispettare siano proprio quelli indicati da quest’ultima.

Possiamo però notare sotto l’aspetto procedurale una tendenza a creare dei propri standard ben precisi che accompagnino nella valutazione delle competenze del personale.

SE, ad esempio, prescrive 1 ora di formazione detta “Formazione sui rischi specifici di reparto ed aziendali”, ad ogni persona entro 15 giorni dall’assunzione, questo per impartire fin dai primi giorni, la filosofia interna sulla sicurezza.

Per quanto riguarda invece la “formazione generale” e la “formazione specifica dei lavoratori” non ci sono variazioni sostanziali rispetto la normativa in particolare a quanto indicato nell’Accordo Stato-Regione che cita:

“I lavoratori di aziende a prescindere dal settore di appartenenza che non svolgono mansioni che comportino la loro presenza, anche saltuaria, nei reparti produttivi, possono frequentare i corsi individuali per rischio basso.”

Tale tipologia di formazione costituisce credito formativo permanente.

Ciò su cui possiamo evidenziare una particolarità, è la formazione denominata “on the job” con la quale l’azienda si vuole assi curare, in una filosofia di continuo miglioramento, di poter contare su personale altamente qualificato, andando a monitorare periodicamente, attraverso dei formatori interni, quelli che sono i progressi degli operatori di linea. Grazie all’utilizzo di una matrice delle competenze che permette di eseguire una valutazione dello stato di apprendimento, anche di tematiche di sicurezza, attribuendo con voti che vanno da 0 a 2 qual è il livello di preparazione diviso in tre voci: principiante, autonomo e tutor.

Un altro ambito dove SE denota dei caratteri più dettagliati rispetto alle norme europee è quello sulla formazione per l’utilizzo delle attrezzature per la movimentazione meccanica come gru e paranchi come per altri rischi non strettamente legati a macchine automatiche ma più in generale comportamentali o di attrezzature utilizzate.

Per quanto riguarda la movimentazione meccanica viene erogata una formazione specifica per questo tipo di operazioni, della durata di 2 ore, reputando che tali lavorazioni abbiano un rischio da non sottovalutare. In aggiunta alla formazione indica attraverso una check list, le analisi da effettuare prima dell’utilizzo di queste apparecchiature.

Per quanto riguarda la formazione sui rischi elettrici, la direttiva interna si basa strettamente su quella nazionale CEI 11-27, che individua tre livelli di competenza

richiesti dal proprio personale formato: PES (persona esperta), PAV (persona avvertita) e PEI (persona idonea). Solo dopo il raggiungimento di questi titoli l’azienda abilita un operatore a svolgere mansioni connesse con fasi elettriche e quindi con i rischi annessi. La direttiva interna è più premurosa invece sull’aspetto degli aggiornamenti periodici che in assenza di indicazioni specifiche si rifà a quanto esplicitato dall’art. 37 del D.lgs. 81/08 ma che non denota informazioni particolari a riguardo rispetto alla formazione generale o specifica; infatti SE prevede almeno un’ora di formazione all’anno di sensibilizzazione generale sui rischi elettrici a tutto il personale e 8-24 ore, in base alle qualifiche, per personale di servizio.

Un punto cardine che spicca tra i requisiti standard SE, è quello relativo all’ergonomia e in particolare alla movimentazione manuale dei carichi. Infatti, su questo aspetto la direttiva interna aziendale è molto più restrittiva rispetto a quanto evidenziato dalla ISO 11228-1 e alla ISO TR 12295, dato che abbassa di molto i valori dei carichi movimentabili. Andando ad eseguire un confronto numerico diretto notiamo che a livello legislativo nazionale i parametri per il sollevamento di carichi sono mediamente compresi tra un massimo di 25 kg per un operatore maschio adulto e di 20 kg per un’operatrice donna adulta. Nella direttiva SE, a scopo cautelativo nell’interesse della prevenzione e protezione della salute dei proprio lavoratori questo parametro viene ridotto, omogenizzandolo per tutti i generi a 12 kg per movimenti poco frequenti e a 10 kg per carichi sollevati ripetutamente (con una frequenza maggiore di una volta ogni 5 minuti). Questo è un dato molto significativo in quanto, se da una parte con tali limiti si lavora cautelativamente a favore della sicurezza, dall’altra porta necessariamente alla luce l’esigenza che debbano essere redate delle specifiche istruzioni operative che vadano a guidare l’operatore in tutti quei movimenti che prevedono la movimentazioni dei carichi maggiori dei limiti indicati; carichi che ragionevolmente sono di frequente utilizzo trovandoci in un’azienda che lavora anche con pezzi di grandi dimensioni.

Sotto il punto di vista della formazione e informazione dunque, trovano luce tutte le disposizioni interne che fanno parte di un grande insieme denominato TRAD (Training Document) che vengono caricate su di un software (PLM – Product Lifecycle Management) e che racchiude diverse tipologie di documenti di formazione tra cui: WIN (Work Instruction), SPL (Singol Point Lesson), OWS (Operation Work Standard) attraverso i quali si esegue una formazione continua all’operatore e lo si guida costantemente sulla filosofia di lavorare in sicurezza.

Tutte queste specifiche sono in aggiunta rispetto a ciò che ci si indica l’art. 169 del D.lgs. 81/08 nel quale viene richiesto al datore di lavoro di fornire ai lavoratori tutti i dati dei carichi che l’operatore si troverà a movimentare durante il proprio lavoro e assicurare loro una formazione adeguata in relazione a rischi e modalità di corretta esecuzione dell’attività svolta attingendo anche a quanto indicato dall’Accordo Stato-Regioni. La

Direttiva Macchine invece tratta l’argomento della sicurezza inerente all’ergonomia attraverso le norme armonizzate della serie 1005, le quali propongono metodi per la valutazione di diversi fattori di rischio in ambito ergonomico. Non notiamo quindi, particolari dettagli inerenti alle ore e alla frequenza sul rinnovo della formazione alla quale sottoporre gli operatori in ambito di ergonomia.

Per concludere, il confronto della formazione sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, le linee denotate dall’azienda si rifanno prettamente a quelle delle normative vigenti, integrando i contenuti a livello applicativo grazie formazioni sul campo da parte di tutor qualificati che redigono brevi incontri sull’abitudine all’impiego dei DPI e sulla sensibilizzazione su questo aspetto.