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In questa sezione della discussione è stato affrontato il problema della congruenza tra i risultati ottenuti dall’analisi dei questionari proposti ai proprietari dei cani e l’analisi delle videoregistrazioni eseguite sui cani all’interno della sala d’attesa dell’ambulatorio veterinario. Lo stress è una esperienza comune nella vita di tutti i giorni, come tutti gli esseri viventi, i cani devono adeguarsi alle instabilità del loro ambiente per assicurarsi la sopravvivenza e la capacità riproduttiva (Mariti et al., 2012). Una risposta comportamentale è spesso l'opzione più efficiente per risolvere la situazione di stress, permettendo all'organismo di recuperare l'omeostasi (Mariti et al., 2012). Un comportamento può essere anche la conseguenza della rapida attivazione del sistema nervoso autonomo (piloerezione, ansimare, tremore), o può essere indicativo di uno stato di stress che è ormai cronico (ad esempio, stereotipie), (Moberg et al., 2000). La corrispondenza tra misure comportamentali e fisiologiche di stress non è stata ben stabilito (Ad esempio ,Rooney et al, 2007;.. Blackwell et al, 2010). I cani mostrano una serie di comportamenti che riflettono il loro stato emotivo (Beaver, 1981, 1982). La capacità dei proprietari di riconoscere i segni comportamentali di stress è importante, in quanto permette di evitare all'animale problemi legati al benessere (Kerswell et al., 2009) e favorisce un rapido recupero psico-fisico dell’omeostasi interrompendo la progressione di overstress e angoscia. I dati ottenuti mostrano che la maggior parte dei proprietari credono che ci siano situazioni di stress per i loro cani. Ciò significa che i proprietari si considerano in grado di giudicare se i loro cani sono stressati. Solo una piccola percentuale di proprietari sostengono che non sono in grado di rispondere o di interpretare lo stato emotivo dei loro cani. Questo risultato potrebbe essere secondario alla scarsa attenzione per il comportamento dell'animale e/o alla mancanza di conoscenza di etologia canina. Price (1999) e McGreevy e Nicholas (1999) suggeriscono che la morfologia del cane influisca sulla capacità dei proprietari di capire i loro cani e i loro messaggi comportamentali. Questo è in contrasto con i risultati riportati da Kerswell e colleghi (2009), probabilmente perché

i proprietari tendono a concentrare la loro attenzione sulle vocalizzazioni e movimenti del corpo lordi piuttosto che sui segnali più sottili, che possono essere mascherati dai caratteri morfologici di un cane (Kerswell et al., 2009).

È emerso dal presente studio che per ogni comportamento analizzato sono state trovate delle difformità tra quanto riferito dai proprietari nelle risposte del questionario e quanto mostrato dai cani all’interno delle videoriprese. Nel caso in cui il proprietario del cane asserisca che il suo cane emetta un determinato segnale di stress nella sala d’aspetto dell’ambulatorio veterinario e questo non venga visualizzato dall’analisi delle videoregistrazioni, non significa necessariamente che il suddetto proprietario abbia riferito un’informazione sbagliata, ma più probabilmente che il cane non abbia mostrato tale comportamento durante i tre minuti in esame. Invece, nel caso in cui il proprietario del cane non riferisca nel questionario un comportamento da stress che invece viene riscontrato all’interno della videoregistrazione del cane, è probabile che il proprietario non sia in grado di interpretare in modo corretto tale segnale e attribuirvi lo stress come causa scatenante, oppure che non sia in grado di percepirlo. Le ripercussioni di questa incapacità di interpretare e comprendere il linguaggio del cane non deve essere sottovalutata, in quanto impedisce al proprietario di agire correttamente quando l'animale si presenta stressato e questo rappresenta una potenziale causa di problemi nel comportamento del cane (Voith et al, 1992;. McBride et al, 1995.; O'Farrell, 1995; Jago e Serpell, 1996). In questo studio, la maggior parte dei proprietari ha riferito che i principali comportamenti indicatori di stress del cane nella sala d’attesa sono il tremore, le vocalizzazioni, il pianto, il respiro frequente ed affannoso, l’aumento dell’attività motoria e la coda tra le zampe, comportamenti che sono facili da interpretare perché sono conformi all'immagine pubblica generale di paura e di ansia.

Lo stress è spesso una conseguenza della paura, che a sua volta dipende dalla mancanza di familiarità con uno stimolo o dalla sua associazione con eventi avversi (Mariti et al., 2012). Una conoscenza di base riguardo la teoria dell'apprendimento, insieme con il buon senso, costituisce la base per la prevenzione dello stress nel cane in molte situazioni (Mariti et al., 2012). I comportamenti, invece, che sono stati emessi dalla maggioranza dei cani all’interno della sala d’attesa durante le videoregistrazioni e che sono indicatori di stress sono l’orientamento alla porta, la ricerca d’attenzione da parte del proprietario, leccarsi il tartufo e il respiro frequente ed affannoso. È importante sottolineare che esiste una forte incongruenza tra quanto riferito dai proprietari, e quanto mostrato dai cani in quanto un solo segnale di stress tra quelli maggiormente percepiti

dai proprietari e quelli più manifestati dai cani corrisponde. Questo perché i segni più sottili non sono stati considerati come possibili indicatori di stress o perché non vengono percepiti dai proprietari. Kerswell e colleghi (2009) hanno riscontrato che i comportamenti sottili sono in gran parte non dichiarati e non ricordati dai proprietari. Il presente studio ha confermato che questi segni sottili, visualizzati nelle prime fasi di attivazione emozionale (Kerswell et al., 2009), spesso passano inosservati e possono anche essere fraintesi dai proprietari. Spetta al medico veterinario, e agli altri professionisti a cui i proprietari possono chiedere consiglio, spiegare e, se necessario, evidenziare gli indicatori più sottili di stress. Infatti, come suggerito da Kerswell et al. (2009), è improbabile che i proprietari abbiano una comprensione implicita dello stato emotivo del loro cane, in quanto non ricordano la maggior parte dei comportamenti del cane. Secondo Casey (2004), uno dei ruoli più importanti che un veterinario generico può svolgere nell’ambito della medicina comportamentale è quello di educare proprietari e allevatori sul fatto che i cani, durante le fasi di sviluppo e nel corso della loro vita, devono avere adeguate opportunità di stabilire associazioni positive, in modo che sia inibito lo sviluppo di associazioni negative. Per quanto riguarda invece la situazione specifica in cui si trova il cane all’interno dell’ambulatorio veterinario, potrebbero essere presi in considerazione dal Medico Veterinario stesso degli accorgimenti per migliorare il benessere dei suoi pazienti durante l’attesa della visita. Primo fra tutti il modo in cui si pone il Medico Veterinario durante l’accoglienza del paziente: l’asse delle spalle del veterinario dovrebbe essere sempre obliquo rispetto al cane in modo da evitare comportamenti di minaccia (Colangeli e Giussani, 2004). Inoltre il Medico Veterinario potrebbe applicare all’interno della sala d’attesa un diffusore di feromoni chiamato DAP (Dog Appeasing Pheromone) o usare il DAP spray. Il DAP è un analogo sintetico di un odore emanato dal solco inter-mammario della cagna in lattazione. In questo stadio di sviluppo del cucciolo, l’odore sembra essere importante nel promuovere un comportamento calmo e sicuro e nello stabilire un legame con la madre (Bowen e Health, 2005). L’applicazione del feromone nella sala d’attesa dell’ambulatorio veterinario non porta a differenze significative nel comportamento dei cani, ma questi appaiono più rilassati e meno ansiosi (Mills, 2006) perché l’odore percepito dal cane riconduce la sua memoria alle sensazioni del cucciolo in allattamento. Questa sostanza è in grado di promuovere calma e sicurezza come succede nel cucciolo.

CAPITOLO

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Conclusioni

ConclusioniConclusioni

Conclusioni

Il presente studio ha evidenziato alcuni aspetti importanti per quanto riguarda il rapporto cane-proprietario, in particolare sulla conoscenza che il proprietario ha del proprio cane. Infatti, lo scopo della presente ricerca è stato quello di valutare se e come il proprietario sia in grado di percepire lo stress nel proprio cane nella sala d’attesa dell’ambulatorio veterinario mediante la comprensione dei comportamenti manifestati dall’animale.

Innanzitutto è emerso che la maggior parte dei proprietari presi in esame (75,6%) ritiene che esistano per il proprio cane delle situazioni o degli eventi che provocano in lui uno stato di stress. Sono invece un numero notevole (33,3%) i proprietari che affermano che non esistano situazioni in cui il cane si stressa e solamente una piccola percentuale (6,7%) sostiene di non saper rispondere: in questo caso il proprietario non riesce a percepire lo stato emotivo del proprio animale e non è in grado, quindi, di valutare se una determinata situazione è potenzialmente stressante per il cane. Dei proprietari che asseriscono che il proprio cane non si stressa in nessuna situazione (33,3%) e di quelli che non sanno dare una risposta, solo il 2,2% non riconosce alcun comportamento di stress all’interno della sala d’attesa dell’ambulatorio, nell’elenco proposto all’interno del questionario. Questo indica che una gran parte di proprietari (37,8%) non è in grado di percepire i segnali di stress emessi dai propri cani o comunque non è in grado di interpretarli. La situazione ritenuta dai proprietari più stressante per il cane è la visita dal Medico Veterinario. La visita veterinaria rappresenta per il cane una situazione di ansia e di paura perché viene associata dall’animale ad una serie di esperienze negative avute in visite precedenti. La restrizione a cui il cane è sottoposto dal Medico Veterinario durante l’esame clinico e la percezione da parte del soggetto dell’impossibilità di scappare davanti ad una situazione potenzialmente pericolosa, provocano nel soggetto uno stato emotivo negativo anche prima dell’inizio della visita in sé, infatti comportamenti da stress risultano visibili nei cani anche durante l’attesa in sala d’aspetto dell’ambulatorio veterinario. Appare quindi evidente che per ridurre lo stress nei cani e aumentarne il welfare anche in questa situazione sarebbe utile abituare il cane fin da cucciolo, attraverso un programma di avvicinamento graduale e di rinforzo positivo, ad essere portato dal Medico Veterinario per evitare che l’animale associ alla visita delle emozioni negative. D’altro canto, i Medici Veterinari dovrebbero essere istruiti su come approcciare correttamente il cane sia durante il ricevimento del paziente che durante le visite e sui consigli da fornire al proprietario riguardo all’etologia di questa specie. Potrebbe porre inoltre all’interno dell’ambulatorio un

diffusore di feromoni per evocare nei cani una sensazione di relax e calma, nonché di sicurezza. La maggior parte dei proprietari presi in esame identifica il tremore come il principale indice di stress nel cane (33,3%), seguiti da vocalizzazioni (31,1%), pianto, coda tra le zampe, aumento dell’attività motoria e respiro frequente ed affannoso (28,9%): si tratta infatti di manifestazioni che possono essere facilmente interpretate come un segnale di disagio del cane, visto che sono comunemente associate ad uno stato di paura e di ansia nell’immaginario collettivo. Sarebbe però opportuno che i proprietari fossero educati a riconoscere anche segni minori di stress, in modo da poter adeguatamente intervenire all’occorrenza. Infatti, nonostante sia stato possibile riscontrare tali manifestazioni nelle videoriprese, i segnali di stress emessi da un maggior numero di cani durante le videoregistrazioni sono stati l’orientamento alla porta e la ricerca di attenzione da parte del proprietario (91,1%), il leccamento del tartufo (82,2%) e il respiro frequente ed affannoso (55,5%). Questi risultati confermano che la maggior parte dei proprietari risulta capace di associare in modo corretto soltanto alcuni comportamenti espressi dal cane ad uno stato di stress, mentre i segnali di stress più lievi non vengono percepiti dai proprietari o non vengono associati in maniera corretta allo stato emotivo del cane. Concludendo si può affermare che la valutazione della presenza di uno stato di stress nel cane di proprietà è un argomento di primaria importanza per la tutela del benessere di questa specie, considerata la stretta convivenza fra uomo e cane. Essendo a conoscenza che la visita dal medico veterinario rappresenta per i cani un evento stressante, i proprietari possono giocare un ruolo di primo piano in tale tutela, in quanto possono adottare delle strategie per ridurre lo stress del proprio cane in questa situazione. Il proprietario, infatti, può ricorrere a semplici accorgimenti per abituare gradualmente l’animale fin da cucciolo ad una situazione potenzialmente stressante. E’ possibile per il proprietario prevenire nel cane una reazione negativa con conseguente stress ricorrendo a visite veterinarie di “pura cortesia” per evitare che il cane le associ a situazioni negative. Inoltre i proprietari dovrebbero essere coadiuvati dal Medico Veterinario, che ha un ruolo fondamentale non solo nel rendere meno traumatica la visita veterinaria mediante un corretto approccio all’animale e mediante l’utilizzo di mezzi che possono rendere il luogo dell’ambulatorio veterinario più piacevole per il cane, ma anche nell’instaurare un rapporto di fiducia con il proprietario per potergli suggerire i comportamenti corretti da tenere con il cane durante le situazioni potenzialmente stressanti ed aiutarlo nel difficile compito di decifrare il comportamento del cane all’interno della sala d’attesa dell’ambulatorio veterinario allo scopo di

valutarne il welfare ed eventualmente agire in modo da ristabilire il benessere del proprio amico a quattro zampe.

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