• Non ci sono risultati.

4. Indagine Nazionale 2016 sulla Violenza verso gli Infermieri di Pronto Soccorso

4.3 L’Indagine Nazionale 2016 sulla violenza verso gli Infermieri di Pronto

4.3.2 Obiettivo

4.3.5.3 Conseguenze e soluzioni

Per superare questa distanza tra personale e datore di lavoro American l’Organization of Nurse Executives (AONE) e l'Emergency Nurses Association (ENA) hanno recentemente sviluppato una serie di linee guida, principi e aree prioritarie per mitigare e ridurre al minimo la violenza nei confronti degli infermieri di emergenza (AONE, ENA, 2015; Chappell, 2015). Questa cooperazione tra infermieri dirigenti e infermieri di prima linea non è vista solo come una strategia importante per sviluppare misure contro la violenza (Martinez, 2016), ma anche come un utile strumento per prevenire il diffuso sentimento di mancanza di protezione che gli infermieri esprimono e che è anche descritto in letteratura(Tan, et al., 2015; Wolf, et al., 2014). La cooperazione è anche necessaria per prevenire il fenomeno della "vittimizzazione secondaria" (il personale viene visto come il colpevole nel causare la violenza da parte degli utenti), uno tra i vissuti più raccontati dagli infermieri oggetto e vittime di violenza (Pitch, et al., 2011). Un'alleanza di questo tipo ristabilirebbe la fiducia nella leadership e dirigenza infermieristica (Doby, 2015; Zhang, et al., 2017), facilitando la segnalazione di episodi di violenza (Morphet, et al., 2014) e favorendo il processo di elaborazione dell'esperienza violenta da parte delle vittime (Botha, et al., 2015).

La condivisione di obiettivi comuni per il contrasto alla violenza e la scelta di strategie di intervento concordate è utile anche per prevenire la percezione di "sentirsi in guerra" vissuta dagli operatori sanitari in attività di prima linea front-

line (Kleebauer, 2014), tipica degli infermieri di Pronto Soccorso, in particoalre

se impegnati al triage, facilmente trasformati in obiettivi vulnerabili di utenti sempre più aggressivi che vengono a loro volta percepiti come "nemici"

103

(Ramacciati, et al., 2015a). Nonostante anche in letteratura esistano studi sull'uso di pistole taser per prevenire atti violenti (Gramling, et al., 2018), riteniamo che sia più importante ripristinare un rapporto di fiducia alla base della relazione infermiere-paziente (Casey, 2017). In questo senso, sarebbe importante ricercare e ripristinare l'alleanza con l'utenza, anche proponendo un'immagine mediatica positiva per gli infermieri, invece dell'immagine distorta prevalentemente offerta oggi dai mass media (Lane & McLoughlin, 2004; Rezaei- Adaryani, et al., 2012;Zhang, et al., 2017).Tuttavia, la gravità del fenomeno della

Workplace Violence richiede anche azioni concrete volte a garantire la

protezione personale richiesta dagli infermieri di emergenza: un aumento della presenza di personale di sicurezza (Mohamed, 2002), il rafforzamento del sistema di sicurezza (Blando, et al., 2013) e una progettazione architettonica pensata in ottica di sicurezza dei Pronto Soccorso (Gillespie, et al., 2016; Morken & Johansen, 2013;).

Nonostante i numerosi studi in letteratura sugli approcci e le misure per la minimizzazione del rischio (Gillespie, et al., 2014b ; Taylor & Rew, 2011), questi non hanno ottenuto risultati di dimostrata efficacia (Anderson, et al., 2010; Ramacciati, et al., 2016a; Wassell, 2009;).

Il tema della carenza del personale viene considerato uno dei principali fattori di rischio nei dipartimenti di emergenza (d'Aubarede, et al., 2016) come l’implementazione della formazione per gli operatori centrata sul riconoscimento precoce dei potenziali aggressori e la gestione delle persone violente (Gerdtz, et al., 2013; Gillespie, et al., 2014a). La proposta da parte di una infermiera di “educare i cittadini all’accesso consapevole nei PS” è linea con quanto proposto recentemente da Vezyridis, et al. (2015).

4.3.6 Conclusioni

Questo studio presenta alcuni limiti legati alle caratteristiche culturali e organizzative tipiche dell'Italia. Il sistema sanitario italiano è pubblico ed universalistico ed è garantito dal Sistema Sanitario Nazionale; la rete dei Dipartimenti di Emergenza offre cure gratuite a tutti i pazienti. La

104

compartecipazione alle spese (ticket sanitario) è prevista esclusivamente per i codici non urgenti. Inoltre, l'Italia è un paese dell'Europa meridionale con una cultura occidentale e mediterranea. Sebbene ciò possa suggerire che i risultati non siano applicabili ad altri contesti o generalizzabili, siamo convinti che i risultati possano essere traslati in altri ambiti sanitari e culturali. (Ramacciati, et al., 2016b).

4.4 L’Indagine Nazionale 2016 sulla violenza verso gli Infermieri di Pronto Soccorso: analisi quantitativa

4.4.1 Background

Che la violenza sul posto di lavoro (WPV) sia un fenomeno grave e diffuso in tutto il mondo (Rasmussen, et al., 2013),come più volte dichiarato nel corso della presente trattazione, è dato di fatto, tanto che questa affermazione è probabilmente l’incipit più utilizzato nelle introduzioni degli articoli scientifici sull’argomento. È stato anche detto che il settore sanitario ne è il più afflitto e che gli infermieri sono, tra tutti i lavoratori della salute, i più esposti (Shea, et al., 2017). Le conseguenze della violenza sulle organizzazioni sanitarie sono considerevoli. Studi internazionali hanno dimostrato come gli effetti fisici ed emotivi per il personale infermieristico, come ad esempio l'assenza a causa degli infortuni sul lavoro o giorni di malattia (Pompeii, et al., 2013), l'assenteismo (O'Brien-Pallas, et al., 2014), l'intenzione di abbandonare la professione (Choi & Lee, 2017), il burnout (Liu, et al., 2018), la soddisfazione sul lavoro (Zhao, et al., 2018), impattano fortemente sui bilanci delle amministrazioni, sia per quanto riguarda i costi diretti e che indiretti (Speroni, et al., 2014). La WPV può essere descritto come il “lato oscuro del dipartimento di emergenza” (Ray, 2007) (Copeland & Henry, 2017;Pich, et al., 2017) e nello specifico contesto del PS, la violenza correlata al paziente è particolarmente rilevante e complessa (Pich, et al., 2010). L’apertura 24 ore su 24 dei Pronto Soccorso, alcune condizioni patologiche dei pazienti, il caos emozionale dei pazienti o dei familiari spesso

105

presenti in situazioni di urgenza reale o percepita e, infine, l'attività front-line degli infermieri può facilmente diventare un'occasione di violenza: le molte variabili influenzanti questo fenomeno, la sotto-segnalazione possono risultare fattori confondenti i dati epidemiologici (Hogart, et al, 2016; Kvas & Seljak, 2011;Arnetz, 2015) è pertanto necessario continuare a monitorare il fenomeno con la massima precisone (Nikathil, et al., 2017; Ramacciati, et al., 2017b; Spector, et al., 2014).

Per ovviare la difficoltà nell’approntare studi osservazionali longitudinali su larga scala, spesso si fa ricorso alla somministrazione di questionari validati (Brunetti & Bambi, 2013; Taylor & Rew, 2011,) dei quali però deve essere riconosciuto il limite nell’utilizzo in termini di: difficoltà nel generalizzare il risultato ottenuto, complessità nel raggiungere un numero di rispondenti sufficiente e rappresentativo le varie aree geografiche di un paese (Pompeii, et al., 2013; Gillespie, et al., 2016).

4.4.2 Obiettivo

L'obiettivo dichiarato dell’Indagine Nazionale 2016 sulla Violenza verso gli

Infermieri di Pronto Soccorso è quello di analizzare le dimensioni e le

caratteristiche del fenomeno in Italia.

4.4.3 Metodologia

Documenti correlati