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4. Dissertazione

4.4. Considerazione del contesto esterno al CEM

Osservando in che modo l’operatore sociale può incidere sulla situazione di NEET di un adolescente collocato all’interno di un CEM non ci si può esimere dal considerare il contesto esterno, tale fenomeno non può essere letto solo internamente. Come operatore sociale è necessario considerare dei fattori esterni per cui anche modificando e riflettendo sui diversi aspetti espressi nei capitoli precedenti, risulta utopico pensare di risolvere la problematica. In questo capitolo verranno esposti degli elementi meritevoli di attenzione per quanto concerne il contesto sociale nel quale è inserito questo LT, in modo da avere una lettura più articolata e realistica della situazione.

4.4.1. Sistema scolastico obbligatorio ancora in fase di elaborazione

“[…] secondo me il problema nasce dalle scuole medie, non nasce dopo” (Allegato 7, intervista Dionisio, 28.06.2020);

“Un sistema scolastico differente potrebbe generare meno NEET” (Allegato 6, intervista Eracle, 26.06.2020)

Per affrontare il tema del sistema scolastico ticinese, criticato in più occasioni dagli educatori intervistati mi rifaccio in parte al Lavoro di Tesi di Andrea Montagner24, che ha analizzato

l’evoluzione della scuola media ticinese nel corso degli anni fino all’inserimento della figura professionale dell’educatore regionale.

Negli ultimi decenni stiamo assistendo a un potenziamento del sistema scolastico ticinese per quanto concerne il coinvolgimento di figure professionali esperte della relazione, al fine di rispondere alle nuove difficoltà con cui i giovani sono confrontati. Tuttavia, ci si interroga

23 Youthpass è un attestato rilasciato ai partecipanti di un progetto sovvenzionato nell'ambito del programma “Gioventù in Azione" e nel quale vengono espresse le nozioni apprese durante le attività progettuali, link: https://www.youthpass.eu/it/login/?redirect=/it/youthpass/ Visitato il 30.07.2020

24È possibile attingere al Lavoro di Tesi scritto da A. Montagner: “Nuove sfide per la Scuola Media : importanza e

costantemente sulla funzionalità di una revisione mirata della pratica scolastica, il progetto “La scuola che verrà” seppur ancora in fase di rielaborazione, ne è la testimonianza (Montagner, 2019). Oltre alla necessità di una maggiore collaborazione tra gli educatori e la scuola media, dall’analisi delle interviste, vengono sollecitati degli aspetti che denotano in parte i limiti che hanno gli educatori per rispondere alla problematica dei NEET, e contemporaneamente delle riflessioni interessanti riprese anche nel lavoro di Montagner.

Il sistema attitudinale (livelli A e B) presente all’interno della scuola media sembrerebbe alimentare il processo di esclusione sociale tramite la separazione degli allievi in gruppi fondati sulle capacità scolastiche. Tale aspetto non considera però che la valorizzazione di “competenze pratiche potrebbe fare emergere quegli allievi che magari a livello formativo fanno fatica e quindi si fermano” (Allegato 6, intervista Eracle, 26.06.2020). Inoltre, la necessità di un maggiore sostegno individuale nel periodo di obbligo scolastico, affrontata all’interno del progetto “La scuola che verrà”, potrebbe da un lato accrescere sicurezza e valorizzazione di sè negli studenti e al contempo permettergli di sviluppare attitudini e interessi verso il mondo lavorativo; entrambi aspetti critici per i giovani in situazione di NEET. Dai racconti di due dei ragazzi in situazioni di NEET intervistati in questo LT si può percepire una rappresentazione negativa del sistema scolastico di cui hanno fatto parte, e dell’accompagnamento che hanno ricevuto in quel periodo della loro vita. Tale percezione è riconducibile in parte ad alcune problematicità evidenziate in precedenza.

Una maggiore collaborazione tra gli educatori che operano nel CEM e i professionisti che lavorano nelle scuole è uno degli aspetti migliorabili emersi da questo lavoro di ricerca.

4.4.2. Mondo del lavoro complesso e precario

“In Svizzera il mondo del lavoro e della formazione ha un livello molto alto e quindi crea una discrepanza tra chi può farcela e chi non può farcela […]” (Allegato 6, intervista Eracle, 26.06.2020).

Il lavoro è una parte importante della vita dell’uomo, assumendo un valore identitario per la persona. La mancanza di un’occupazione può portare l’individuo ad un’assenza di prospettive, fermo in un presente di attesa e d’inattività. Rapportati con la precarietà di un mercato del lavoro dove vige l’insicurezza economica e occupazionale, il fatto di essere giovani è una difficoltà in più. La saturazione del mercato del lavoro rende arduo e complesso riuscire a trovare un impiego stabile (Gallino, 2014).

In Ticino, oltre che ad un sistema scolastico in fase di revisione, si assiste ad una precarietà lavorativa maggiore rispetto al resto della Svizzera. I dati dell’Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat) affermano che in confronto alla media nazionale, quella dell’inserimento giovanile nel mercato del lavoro è più bassa (Brughelli & Gonzalez, 2014). In seguito alla crisi finanziaria del 2008 che ha coinvolto l’economia di diversi paesi tra cui la Svizzera, ha visto modificare le prospettive lavorative di molti giovani. La disoccupazione giovanile dell’intero continente europeo sembra infatti aver subito maggiori ricadute rispetto a quella adulta (Agnoli, 2012). Come espresso nel capitolo relativo alla definizione della problematica, la difficoltà di inserimento all’interno nel mercato del lavoro è uno degli aspetti che concorre nella cristallizzazione di alcuni giovani in una condizione di inattività lavorativa, formativa e istruttiva. Un delle difficoltà riscontrata dagli educatori è quella di fornire i mezzi necessari ai ragazzi per

entrare in un mondo del lavoro precario e complesso: “Credo bisogna avere sia la testa che la voglia, che gli strumenti giusti per trovare sia lavoro che scuola. Non puoi chiedere a un ragazzo così dal nulla: «Dai su oggi ti svegli e vai a cercare lavoro, vai a cercare la scuola dei tuoi sogni», cioè …, no. Io questi strumenti al momento non li ho” (Allegato 3, intervista Ipno, 21.05.2020). Oggi il mercato del lavoro si concentra sul raggiungimento del massimo profitto a discapito del benessere dei lavoratori, rendendone difficoltoso un inserimento professionale durevole e costante (Gallino, 2014).

Sebbene le persone intervistate non si trovino nella condizione di NEET a causa di un vano tentativo di inserimento nel mercato del lavoro dovuto al particolare momento storico, la prospettiva che questo infonde ai giovani non ne alimenta la motivazione. Una possibile lettura della situazione è quella che vede difficoltoso l’inserimento nel mondo del lavoro di questi ragazzi, a causa di una serie di insuccessi consecutivi che hanno procrastinato questo momento. Gli eventi critici evidenziati dall’analisi dei dati raccolti e dall’osservazione svolta durante la pratica professionale, conseguono ad alcune difficoltà strutturali dei giovani NEET date in parte dal background familiare fragilizzante e dalle aspettative nei loro confronti da parte della società.

4.4.3. Pressione sociale

“L'istituto purtroppo fa parte di un sistema che anch’esso deve sottostare a delle richieste che vengono fatte dalla Regione, dal Cantone, ancora più in su, dalla Confederazione […] Siccome soprattutto noi che siamo delle persone all'interno della società, sentiamo delle pressioni da fuori e abbiamo ancora in testa il fatto che se non prepariamo i ragazzi a confrontarsi con questo, allora falliranno e non ce la faranno. Invece, dovremmo forse interrogarci su un aspetto diverso che sarebbe quello di sostenerli nel trovare la serenità personale del convivere con le proprie fragilità e le proprie risorse senza dover per forza imporre gli stessi obiettivi che ti impone la società in quel momento. Quello è da fare ma credo che per i giovani, soprattutto per i minori che arrivano in istituto da noi ora, è troppo alto; bisogna che dei servizi delle strutture facciano uno scalino prima del nostro” (Allegato 4, intervista Era, 24.06.2020).

La rilevanza del ruolo della politica nel rispondere attivamente e preventivamente ad una problematica sociale come quella dei NEET emerge più volte all’interno di questo LT. Nel capitolo “Panorama a livello svizzero e ticinese”, relativo alla definizione della problematica, viene proposto un excursus sul panorama delle politiche nazionali e cantonali circa l’approccio al fenomeno dei NEET. Tuttavia, da parte delle figure educative intervistate, si evince la necessità di una maggiore collaborazione e presenza delle politiche sociali nella presa a carico dei giovani in situazione di inattività lavorativa e istruttiva.

Come operatore sociale è interessante sottolineare l’aspetto per cui il sentimento di inadeguatezza vissuto dai ragazzi in situazione di NEET si tramuta in un continuo senso di oppressione percepito a causa delle aspettative che la società ha nei loro confronti. Tutti gli educatori concordano con questa visione e convengono sulla necessità di riflessione circa le loro aspettative verso i ragazzi: “Noi abbiamo le aspettative che la società ha nei confronti dei ragazzi alla loro età, che da un lato è giusto, si può partire da quello, però poi quando si vede

che non ce la fanno, bisogna abbassare l'asticella e questo forse non viene fatto in tempo oserei dire” (Allegato 5, intervista Eros, 24.06.2020).

Secondo un approccio inclusivo il cambiamento di un sistema può essere innescato dalla modifica di una delle sue parti. Per quanto riguarda il fenomeno sociale in questione, i limiti dei microsistemi messi in luce all’interno di questo LT, dovrebbero essere superati da dei miglioramenti a livello macro e dunque di leggi e politiche sociali attente alla sensibilità e ai bisogni di questi giovani (Mainardi, 2010).

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