• Non ci sono risultati.

SUGLI SCIOPERI

S c i o p e r i .

A complemento di quanto già espressi in-torno al tema degli scioperi i quali, più che ogni altro fenomeno, rispecchiano le condi-zioni dell'ambiente generale del lavoro, ag-giungerò parecchi rilievi statistici, che scelgo dalla diligentissima compilazione della dire-zione della statistica generale per Pannojl899, estendentesi anche al periodo precedente, rimontando fino al 1879.

Stralcio le sole notizie che riguardano le cause degli scioperi, le persone che vi par-teciparono, il numero e l'esito di essi e al-cune circostanze che li accompagnarono, parendomi che sole simili notizie abbiano speciale importanza in relazione al contratto di lavoro.

Ben fece la direzione generale della sta-tistica a raggruppare le cause in cinque categorie in ragione della prevalenza delle cause medesime.

Domanda degli operai per aumento di sa-lario, o per una diminuzione di lavoro, op-posizione ad una diminuzione di salari, o ad un aumento di ore di [lavoro, oppure gli operai si mettono in sciopero per cause diverse dalle precedenti, cioè per reclamare

o protestare contro regole di disciplina ri-tenute soverchiamente dure, per solidarietà-dichiarata con altri scioperanti o con operai licenziati o per questioni sul modo di pa-gamento delle mercedi o per questioni sul modo di eseguire il pagamento, a giornata o a cottimo . . . o perchè il pagamento si fa in merci anziché in denaro, ovvero an-cora per chiedere l'allontanamento di taluni capi sorveglianti o per fare eliminare o di-minuire il numero degli apprendisti, o per motivo della cattiva qualità della materia prima che assottiglia il guadagno a cottimo, o per escludere dall'opificio gli operai pro-venienti da altri luoghi, etc

Non di rado, e specialmente negli scio-peri che si dichiarano in seguito a domande degli operai non accettate dai proprietarii, si trovano accennate più cause, fra le quali però si sceglie per il computo statistico la più importante.

Dalle enumerazioni e degradazioni di que-ste cause, espoque-ste, a così dire, in ordine gerarchico dal più al meno, il riformatore del contratto del lavoro si può fare un'idea positiva di ciò che importa di più nella sfera legislativa.

Ma gli occorre subito la notizia dell'esito degli scioperi.

Nel periodo che corre tra il 1879 e il 1899 il numero degli scioperi terminati con esito favorevole in tutto o in parte, è su-periore a quello degli scioperi con esito in-teramente negativo, sia che si consideri il numero degli scioperi, sia che si consideri il numero degli operai che vi presero parte. Però negli ultimi tre anni gii scioperi con esito negativo sono stati in proporzione al-quanto maggiore degli anni antecedenti.

E nel 1899 gli scioperi con esito favo-revole e con transazione sono superiori no-tevolmente a quelli con esito negativo.

Per il numero, esso va aumentando gra-datamente fino al 1890; poi si mantiene quasi stazionario Ano al 1895; quindi si eleva negli ultimi anni, raggiungendo nel 1899 il massimo (259), nel quale anno ac-cadde più volte (ciò che è importante a stu-diarsi dal lato sociologico e psicologico) che si manifestarono in luoghi diversi fra ope-rai dello stesso mestiere per ottenere eguali vantaggi e si propagarono per imitazione; ciò occorse, ad esempio, fra i tramvieri che si posero in isciopero a Milano, a Torino, a Firenze e a Genova (due volte lo stesso anno in ognuna delle prime tre città), fra le setaiuole marchigiane che si posero in isciopero quasi contemporaneamente in tutte le filande di Jesi e di Osimo e fra gli ope-rai addetti alle officine ferroviarie che si astennero dal lavoro a Rivarolo Ligure, a Siena, a Torino e a Milano.

È notevole che dei 96 scioperi avvenuti nel 1899 per cause diverse, occupano il primo posto gli scioperi motivati da soli-darietà verso operai licenziati..

Ciò ci porge il criterio per aprpezzare la giurisprudenza sopra esposta su questo tema. Ne esce un giudizio favorevole a quella più liberale della Giurìa milanese nella re-centissima sentenza del luglio decorso.

In ordine decrescente a questi scioperi per solidarietà seguono quelli fatti per o t -tenere il condono o la diminuzione di multe o di altre punizioni, per questioni di disci-plina, per ottenere il licenziamento di capi operai, assistenti e direttori, o di operai in-visi o assunti in isfregio di deliberati ope-rai, e via via si discende sino a quello per ottenere il licenziamento degli apprendisti. Il quale particolare, richiama alla mente la legge belga (10 marzo 1900) sul contratto di lavoro, la quale per dichiarazione degli

espositori dei suoi motivi, come si vedrà meglio nei cenni sulla legislazione compa-rata, non conosce il contratto di tirocinio, considerando che esso non faccia parte r a -zionalmente del contratto di lavoro, e sia piuttosto di pertinenza della legislazione sul-l'insegnamento professionale, e così mi ri-chiama alla mente l'osservazione che ormai il contratto di tirocinio ha perduto impor-tanza nel campo del lavoro industriale, in quanto anche i minorenni sono adibiti ben presto a lavori salariati, e quindi entrano sollecitamente nell'ordine proprio degli ope-rai (1).

Appena occorre menzionare che il mag-gior numero di scioperi avvennero nella Lombardia, la quale tiene il primo posto con 773 scioperi (detto periodo 1879-1899) cioè con quasi il 30 0[o del numero totale, poi il Piemonte, la Liguria, l'Emilia, la To-scana, il Veneto, il Lazio, ecc., ultime le Puglie, la Sardegnii, la Calabria, la Basi-licata.

Per l'età e il sesso degli scioperanti no 1899 nel complesso del Regno il numero degli uomini è del 63 Ojo, quello delle donne del 26 ; quello dei fanciulli di ambo i sessi del 9 per cento ; ma queste medie si man-tengono presso a poco per tutti gli anni della serie 1879-1899, fatta eccezione per gli anni 1896 e 1897, causa gli scioperi delle trecciaiuole toscane, ove le donne e i fanciulli furono in grandissima maggioranza. Ad ogni modo la percentuale di partecipa-zione delle donne e dei fanciulli se dà luogo a molte riflessioni nell'ordine sociologico e morale, nell'ordine giuridico viene a

confer-(1) Dagli apprendisti operai si distinguono gli

appren-disti di commercio, che hanno un apposito regolamento,

per esempio, nel codice di commercio dell'impero ger-manico, insieme ai commessi (75, 76, 83).

mare la necessità che nella legge sul con-tratto di lavoro si faccia alla donna e al minorenne una condizione di libertà e di indipendenza corrispondente alla condizione che ambedue hanno nel mondo delle offi-cine e dei campi e al posto importante che occupano nell'ordine economico.

La tabella statistica del 1899 annovera distintamente gli scioperi più importanti pel numero dei partecipanti, per durata, per numero di giornate perdute.

Ma nella categoria degli scioperi più im-portanti per numero, io bado sopratutto al-l'oggetto dello sciopero e trovo ancora pre-valente l'aumento della mercede e la dimi-nuzione dell'orario di lavoro.

Nell'anno 1899, contrariamente al prece-dentè, si ebbero pochi scioperi nell'agricol-tura, a nessuno dei quali presero parte i contadini fissi od obbligati, e gli scioperi non sorsero per effetto di propaganda, di imi-tazione, ma isolati e spontanei per questioni assolutamente locali.

Quanto diverso invece lo stato della cose nell'anno corrente !

I nove scioperi agrari del 1899 ebbero esito in complesso favorevole, ed i più fu-rono determinati dalla domanda di aumento di mercede. Notevole lo sciopero avvenuto a Balzola (provincia di Alessandria) che ebbe lo scopo di fare licenziare contadini o av-ventizi assunti al lavoro, in luogo di conta-dini disoccupati di quello stesso comune (1).

Chiusure.

Nella statistica degli scioperi si tien conto anche di un fatto analogo, la chiusura.

(1) Sugli scioperi è (la consultarsi l'acuto studio sta-tistico del prof. Bertolini nel volume — V Italia agricola

nel secolo XIX — Roma, 1901.

Sotto questo nome si considerano i casi di sospensione di lavoro avvenuti per ini-ziativa del proprietario, anziché per volontà degli operai, allo scopo di costringere questi ultimi ad accettare determinate condizioni nel contratto di lavoro o per punizione.

Vi sono poi le altre chiusure di fabbriche o di esercizi che i proprietari deliberano per circostanze estranee ai loro rapporti cogli operai, ad esempio, per protestare contro i provvedimenti fiscali, contro disposizioni di leggi e regolamenti.

Nel 1899 la statistica ha constatato tre casi di chiusura della prima specie, otto della seconda ; altri ne avvennero negli anni pre-cedenti; nel 1898 la statistica ne registra

18, dei quali, quattro della prima specie, quattordici della seconda.

Le chiusure per rapporti contrattuali fra proprietari ed operai fanno riscontro agli scioperi volontari degli operai; ne avven-nero una in provincia di Genova, una in provincia di Roma, e una in provincia di Napoli.

Nel 1899 la prima chiusura fu imposta dalla direzione delle officine ferroviarie di Reglio in comune di Rivarolo Ligure, per-chè gli operai non volevano consentire ad entrare nell'officina alle 12-55 anziché alle 13, protestando che il nuovo regolamento non era stato ancora approvato. La chiu-sura durò due giorni, in capo dei quali gli operai dichiararono di non insistere nella loro pretesa.

La seconda chiusura fu fatta dalla ditta proprietaria di una fabbrica di terraglie a Civitacastellana, perchè gli operai si erano rifiutati di lavorare gratuitamente una gior-nata, in compenso di danni recati. Conci-liata la vertenza la fabbrica fu riaperta il giorno successivo.

La terza ed ultima chiusura avvenne nello stabilimento meccanico Pattison a Napoli, ove i proprietari per punire gli operai col-pevoli di insubordinazione e vie di fatto nella persona del capo d'arte, stabilirono la chiusura per quattro giorni della sezione calderai.

Nell'apprezzamento giuridico di questi atti di chiusura varranno le stesse norme di ap-prezzamento degli scioperi. Verificandosi so-pra una vasta scala, specialmente riguardo ai servizii di interesse pubblico, si presen-terà la necessità di considerarne gli effetti in rapporto al pubblico e alle autorità, come per gli scioperi nei servizii di ordine e interesse sociale. Provandosi ingiustificati in tutto, o in parte, ne potrà nascere una azione di danni a favore degli operai.

Non ci interessano le altre chiusure per cause estranee al contratto di lavoro, se non per mettere in rilievo gli effetti in con-fronto degli operai, che nel corso di esse rimangono forzatamente disoccupati.

Non è esclusa la possibilità che simili chiusure avvengono anche nell'interesse de-gli operai, i quali hanno una evidente soli-darietà cogli imprenditori, come già fu ri-conosciuto nelle deduzioni da me tratte da-gli scioperi e nella vertenza del luda-glio de-corso dalla Giurìa dei probi-viri delle indu-strie tessili di Milano, pure precedentemente largamente discussa.

In questo caso nessuna responsabilità di danni dei padroni ne nascerà verso gli operai ; quella chiusura si presenterà come un atto di necessità, di difesa della azienda nel comune interesse dei suoi proprietari e del personale.

In ogni caso costituisce un caso di forza maggiore (1).

Ma vi sarà la responsabilità degli impren-ditori, quando la chiusura risultasse deter-minata in apparenza da uno scopo di resi-stenza legittima alle pretese, poniamo, del fisco, ma in sostanza da uno scopo con-trario all'interesse e ai diritti degli operai; come si è verificato nella chiusura di Mon-taldo di Mondovì (1899) ove essa avvenne anche perchè al momento l'industriale aveva scarsità di commestibile, e doveva fare al-cune riparazioni nell'interno dello stabili-mento.

Scioperi agrari.

Ho detto che nel 1899 la statistica se-gna pochi scioperi agrari. È una specie di tregua, e l'anno 1899 rappresenta una so-luzione di continuità di un periodo di viva agitazione agraria, periodo che si inizia nel 1884, e procede fino ai giorni nostri, colla interruzione, ripeto, del 1899. Riassumo al-cuni dati relativi all'epoca precedente al

1899, non potendo riferirne alcuno per l'e-poca successiva, essendo al momento in cui scrivo appena incominciati gli studi per la statistica del 1900; onde a questo riguardo non si posseggono che le notizie contenute nelle discussioni parlamentari, e sulla stampa e in pubblicazioni d'occasione. Ma ciascuno ne ha certamente una sufficiente cognizione

(1) Nella statistica del 1898 sono indicati questi casi, non solo di solidarietà, ma di complicità tra padroni ed operai.

Gli esercenti fornai di Cremona chiusero i loro ne-gozi.

Durò la chiusura tre giorni per ottenere un rialzo nel prezzo del pane. Esito negativo. Padroni e lavoranti fu rono denunziati all'autorità giudiziaria ai sensi degli ar-ticoli 326, 443 cod. pen. I padroni, meno uno che fu as-solto, furono condannati; dei lavoranti, tre furono assolti, gli altri variamente condannati.

personale complessiva, per trarne criterio di apprezzamento relativamente esatto, colle-gando ciò che sa coi dati positivi delle sta-tistiche sugli scioperi agrari precedenti.

L'agitazione agraria comincia sensibil-mente nel 1884.

Si svolge con forme violente in Lombardia e nell'Emilia negli anni 1885 e 1886, di-minuisce negli anni successivi, si ravviva in Sicilia nel 1893 e sul principio del 1894; nel 1895 cessa quasi interamente.

Nel 1895 notevoli per la causa determi-nante lo sciopero dei mietitori di Nettuno, che non volevano accettare di continuare il lavoro oltre il termine prefisso per .ti-more della malaria, lo sciopero pure dei mietitori di Civitavecchia, chiedenti un vitto più abbondante, lo sciopero dei mille con-tadini di Piana dei Greci, reclamanti un aumento di salario. Durò questo sciopero 19 giorni.

Ma fu inutile. La mercede rimase come prima, lire 0. 85, più il pane e il vino, op-pure lire 1. 70 senza vitto.

L'anno 1896 passò tranqùillo nelle cam-pagne.

Un solo sciopero si registra.

Non hanno carattere di sciopero alcuni attentati alla libertà del lavoro.

Così non è per l'anno 1897; nel quale gli scioperi furono molti ed importanti, però riguardano quasi esclusivamente le P r o v i n

-cie di Bologna e Ferrara.

Nella Lombardia si registra un solo scio-pero nella provincia di Cremona, dei così detti contadini obbligati, per ottenere la ri-forma del patto colonico.

I contadini chiedevano che la data, dei riaccordi agrari si fissasse in maggio, an-ziché in agosto, che si concedesse una spe-ciale retribuzione per la raccolta del fieno,

e si assicurasse un minimo nella compar-tecipazione al prodotto del granturco, che nell'anno 1896, di produzione molto scarsa, fu quasi insufficiente al consumo.

Si accolsero le due ultime domande, ma non la prima.

Gli scioperi dell'Emilia ebbero un carat-tere molto grave.

Incominciati in provincia di Ferrara il

i2 giugno al tempo della mietitura, per

ot-tenere un aumento di salario, avuto un buon esito, si diffusero in altri luoghi, ma nella diffusione gli scopi si confusero, scio-perandosi per solidarietà, con intento poco determinato, colla persuasione però che il solo fatto dello sciopero dovesse determi-nare i proprietari a concedere miglorìe nel contratto di lavoro.

È da rimarcarsi che a Molinella (pro-vincia di Bologna) i contadini addetti alle risaie, oltre l'aumento della mercede, do-mandarono che la nomina dei sorveglianti ai lavori fosse fatta liberamente dagli ope-rai stessi. Questa domanda (del resto pie-namente giustificabile in uno stato che si regge con sistema parlamentare) formò la difficoltà maggiore dell'accordo.

Gli scioperi, allargatisi anche nella pro-vincia di Modena, durarono due mesi; eb-bero poi nel loro complesso un esito favo-revole.

Furono accompagnati da gravi disordini, si ebbero conflitti colla forza armata; come si ebbero arresti di eccitatori e di

distri-butori di sussidi raccolti mediante sottoscri-zioni aperte dai giornali, si ebbero

nume-rosi scioglimenti di circoli ed associazioni socialiste. Ma si verificarono d'altro lato que-ste iniziative nobili e consolanti e assai più utili.

prò-prietarii, di rappresentanti di contadini, dì de-putati, di sindaci, di autorità politiche, per conciliare le vertenze, e si deferì al Con-sorzio agrario di Bologna l'incarico di co-stituire una commissione per lo studio dei patti agrari vigenti e proporre riforme per l'anno in corso.

Ma per il momento continuò lo statu quo. Nel 1898 gli scioperi aumentarono da 12 a 36, non contandosi nella statistica i casi non infrequenti di sospensione di lavoro, avvenuti in seguito a minaccie e le inter-ruzioni del lavoro verificatesi per pochi giorni durante i tumulti del maggio.

Teatro degli scioperi ancora la Lombardia, l'Emilia; nel basso Bolognese produssero una vera e propria organizzazione e si man-tennero con una straordinaria forza di re-sistenza, quali non si ebbero negli altri scioperi agrari.

Ed è appunto l'inizio dell'organizzazione delle classi lavoratrici dei campi che segna la caratteristica degli scioperi del 1898, e per questo olirono interessante materia di studio al riformatore della legislazione sul contratto del lavoro.

Nota l'acuto compilatore della statistica che quasi dappertutto questi scioperi si ma-nifestarono senza che i contadini avessero fatte preventive domande ai proprietari. I contadini si raccoglievano silenziosi nel-l'abitato del paese, lagnandosi delle ben tristi condizioni ; poi nominavano delle

Com-missioni per chiedere aumento di salario e

garanzia di lavoro per tutto l'anno. In parecchi luoghi gli scioperi ebbero ter-mine coll'approvazione di tariffa di mercedi molto particolareggiata, concordata fra le

commissioni dei contadini e i proprietari o i conduttori di fondi e coli'intervento del

Lo sciopero delle risaiuole di Molinella è la più viva riproduzione di questa novella e feconda tendenza organizzatrice che ai nostri giorni ha raggiunto nel campo dei fatti la sua più acuta espressione.

Quelle risaiuole chiesero fra le altre cose che i padroni riconoscessero le autorità delle commissioni operaie per la determi-nazione delle modalità del lavoro ; al che i proprietari si rifiutarono. Per questo la lotta s'impegnò viva.

Lascio di ricordare da un lato gli arresti, gli scioglimenti di società, dall'altro le prove di solidarietà operaia colla contribuzione di sussidi e di sottoscrizioni pubbliche. Mi fermo sulle frequenti riunioni dei pro-prietari, per trovar modo di comporre gli scioperi, sulla loro petizione alla Camera dei deputati per invocare l'estensione della legge sui probi-viri all'agricoltura, sull'ac-coglimento da parte loro del disegno di una

Camera arbitrale agraria, già fino dal 1897,

proposta e studiata.

La Camera fu costituita; ma procedette stentatamente.

Così avviene naturalmente dei primi ten-tativi. È utile conoscerne la costituzione nelle sue parti principali per la storia di simili istituzioni, come documento della sopran-notata tendenza organizzatrice operaia.

Scopo della Camera è :

a) prevenire possibili dissidi fra

capi-tale e mano d'opera, studiando le condizioni locali del lavoro, della produzione e dei salari, e procurando di armonizzare l'inte-resse dei proprietari con quello dei lavo-ratori ;

b) dirimere le controversie che possono

•nascere tra i proprietari o affittuari e i la-voratori, sia in forma collettiva come sin-golarmente, con equa e prudente transa-zione ;

c) creare un ufficio di collocamento e di consulenza, rendendo più facili, più pronti e più efficaci i rapporti fra capitale e mano d'opera.

Colla adesione alla Camera arbitrale cia-scuna delle parti, proprietari e lavoratori, si obbliga di rimettersi completamente alle sue decisioni e di eseguire i presi giudicati, rinunciando a qualsiasi altro mezzo.

La Camera è presieduta da un Imparziale nominato all' infuori dei Rappresentanti, eletti dai soci, metà nella categoria dei datori

di lavoro e metà in quella dei lavoratori.

Il primo Imparziale fu un magistrato, il pretore del 1° mandamento di Bologna,

« Anche questa spontanea deferenza verso la magistratura, è un elemento di cui oc-corre tener conto ».

Pure nella provincia di Mantova (dopo alcuni scioperi nei comuni di Castelluccio e Virgiglio) si stabilì a reciproca garenzia dei patti convenuti, di nominare apposite Commissioni composte di proprietari, con-duttori e braccianti, con incarico altresì di ri-solvere le eventuali divergenze che potessero sorgere fra operai e proprietari nell'appli-cazione del contratto di lavoro (1).

(1) Questa idea fruttificò, penetrando nella stessa sfera ufficiale. Alludo alla costituzione delle camere arbitrali agrarie nella provincia di Mantova, dovute alla iniziativa

Documenti correlati