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L’Istituto superiore di sanità, istituito con r.d. 27 luglio 1934, n. 1265 (con l’allora denominazione “Istituto di sanità pubblica”), è un organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale e persegue la tutela della salute pubblica mediante lo svolgimento di funzioni di ricerca, controllo, consulenza, regolazione e formazione. La mission dell’Ente è la tutela della salute dei cittadini e l’attività di consulenza in materia di sanità pubblica, ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero della salute.

Nell’ambito dell’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del virus denominato “COVID-19” nei primi mesi del 2020, l’Iss ha assunto un ruolo primario per la sorveglianza dei dati epidemiologici forniti da Regioni e Province Autonome e per la mappatura della diffusione dell’epidemia sul territorio nazionale. Per far fronte a queste esigenze, l’art. 11 del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, convertito in l. 24 aprile 2020, n. 27 ha previsto uno stanziamento straordinario di parte corrente in favore dell’Ente per 4 mln per ciascun anno 2020, 2021 e 2022, oltre all’assunzione, nel predetto arco di tempo, di 50 unità di personale a tempo determinato. A livello organizzativo, si segnala che l’art. 19, comma 1, d.lgs. n. 218 del 2016 (recante “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca ai sensi dell’articolo 13 della legge 7 agosto 2015, n. 124”) assegnava all’Ente un termine di sei mesi dalla sua entrata in vigore per l’adeguamento dello statuto ai principi enunciati dal medesimo, prevedendo altresì, al comma 2 del citato art. 19, una procedura di aggiornamento dello statuto affidata al Ministero vigilante. Ad oggi, nessuno degli adempimenti normativi è stato posto in essere, né da Iss né dal Ministero della salute; pertanto, lo statuto dell’Ente è rimasto invariato dal 2014 senza alcun intervento di adeguamento.

La Corte invita l’Ente e il Ministero della salute ad assumere le necessarie determinazioni, considerato che l’adeguamento dello statuto costituisce un elemento essenziale per l’attuazione della riforma.

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L’Iss ha posto in essere un’attività negoziale nel 2019 per complessivi euro 13.677.260, di cui euro 2.676.441 per 9 affidamenti diretti in adesione ad accordi quadro e convenzioni (art. 54 d.lgs. n. 50 del 2016), euro 8.803.911 per n. 1.250 affidamenti diretti di cui n. 982 sul Me.Pa. e n. 268 extra Consip (art. 36, comma 2 lett. a) e comma 6 d.lgs. n. 50 del 2016) ed euro 2.196.908 per n. 5 procedure aperte (art. 60 d.lgs. n. 50 del 2016).

In merito alle partecipazioni societarie dell’Ente, si segnala che con decreto presidenziale n. 123 del 29 dicembre 2020 il Presidente di Iss ha disposto, in via d’urgenza ed in attesa della ratifica da parte del Consiglio di amministrazione, onde adempiere alla revisione ordinaria delle partecipazioni societarie ai sensi dell’art. 20 d.lgs. n. 175 del 2016, di mantenere la partecipazione del 10 per cento al capitale di “Collezione Nazionale di Composti Chimici e Centro Screening S.c.a.r.l. (CNCCS)” per una quota di euro 10.000.

Nel menzionato provvedimento il Presidente prende atto che il numero dei dipendenti in CNCCS S.c.a.r.l. nel 2019 (come risulta dai dati di bilancio della società) ammontava a 13 unità, a fronte di 7 amministratori, con ciò rispettando il principio normativo di cui all’art. 20, comma 2, lett. b) del d.lgs. n. 175 del 2016.

Questa Corte invita l’Iss a valutare con particolare rigore le motivazioni e i presupposti per il mantenimento della partecipazione in CNCCS S.c.a.r.l. in considerazione dei possibili riflessi negativi, che si possono tradurre in sostanziali disequilibri di bilancio, conseguenti all’operazione di assunzione di dipendenti presso detta società nel corso dell’esercizio in esame. Invita, altresì, l’Ente a nominare in tempi ristretti il proprio rappresentante all’interno della società consortile

In base all’art. 3 d.lgs. n. 106 del 2012 e all’art. 21 dello statuto l’Ente si doveva dotare di un Regolamento di amministrazione, finanza e contabilità con lo scopo di razionalizzare e ottimizzare l’impiego dei fondi di funzionamento in relazione alla riorganizzazione dei centri di spesa conseguente alla rimodulazione dell’organizzazione della struttura amministrativa. Nonostante detta criticità fosse stata sollevata con la relazione all’esercizio 2018, l’Ente non si è ancora dotato del predetto regolamento, e pertanto l’Iss continua ad applicare le norme contenute nel d.p.r. 27 febbraio 2003 n. 97 recante la disciplina contabile degli enti pubblici non economici e nel previgente testo regolamentare approvato con decreto presidenziale del 24 gennaio 2003 (“Regolamento concernente la disciplina amministrativa contabile dell’Istituto Superiore di Sanità”).

Per il rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2019, il Mef - R.g.s. ha osservato che Iss, ha adottato il Piano integrato dei conti (previsto dal d.lgs. 31 maggio 2011, n. 91) e nel contempo ha predisposto il riepilogo delle entrate e delle spese, come già accaduto per l’esercizio 2018, secondo lo schema previsto dal d.p.r. n. 97 del 2003 che, secondo la Ragioneria Generale dello Stato, “conserva valore a tutti gli effetti giuridici”, utilizzato ai fini della redazione della presente relazione. Per quanto concerne la riclassificazione della spesa per missioni e programmi, ha evidenziato che l’Ente avrebbe dovuto predisporre il prospetto, collegato al bilancio, riepilogativo della spesa per missioni e programmi, secondo il previsto schema ministeriale (all. 6 - art. 8 del d.m. 1° ottobre 2013). L’Iss ha osservato, tuttavia, di aver redatto il documento in questione denominato “Bilancio decisionale riclassificato COFOG”, nella cui intestazione viene riportato anche il riferimento normativo, il quale costituisce parte integrante della documentazione relativa al rendiconto 2019.

Anche per l’esercizio in esame l’Ente non ha ancora provveduto ad elaborare gli indicatori di risultato e dei risultati attesi di bilancio in attesa della definizione, con decreto del Ministero della salute, del “sistema minimo degli indicatori di risultato” previsto dall’art. 19, comma 4, del medesimo decreto legislativo. Tale mancanza è stata evidenziata anche dal Mef che ha invitato l’Ente a procedere, nelle more dell’adozione del predetto decreto ministeriale, sulla base dei contenuti e delle tipologie di classificazione riportate dal d.p.c.m. 18 settembre 2012.

Risulta necessario, inoltre, che Iss provveda ad una razionalizzazione delle normative regolamentari vigenti all’interno dell’Ente, sia in materia di contabilità che di gestione del personale, al fine di ottenere una maggiore chiarezza gestionale ed organizzativa.

Per quanto riguarda i risultati della gestione per l’anno 2019, la Corte evidenzia che l’avanzo finanziario, pari a euro 618.153 nel 2018, si riduce nel 2019 (-83 per cento) sostanziandosi in euro 103.234 per l’effetto della crescita degli investimenti (in cui spicca l‘aumento delle acquisizioni di immobilizzazioni tecniche e scientifiche) e del rimborso dei mutui concessi da Cassa depositi e prestiti s.p.a. per i quali nell’esercizio in esame è iniziata la procedura di

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La voce principale di spesa continua ad essere costituita dagli impegni per “oneri per il personale”, in lieve diminuzione nel 2019 (euro 121.067.445) rispetto al 2018 (euro 121.545.175). La situazione amministrativa evidenzia per il 2019 un lieve incremento (1 per cento) dell’avanzo di amministrazione (euro 72.030.735) rispetto all’esercizio 2018 (euro 71.039.153). Come si evince dal prospetto dimostrativo inserito nel rendiconto dell’Ente, l’avanzo di amministrazione 2019 è vincolato per complessivi euro 17.148.607 (mentre quello 2018 per complessivi euro 24.301.932).

I residui attivi al termine dell’esercizio 2018 ammontavano ad euro 34.001.650 e i residui passivi ad euro 7.867.385, mentre al termine dell’esercizio 2019 i residui attivi ammontano ad euro 25.905.004 e i residui passivi ad euro 12.007.080. A questi importi vanno aggiunti i residui attivi e passivi della gestione di competenza, e per questo motivo al termine dell’esercizio 2019 il valore complessivo dei residui attivi corrisponde ad euro 42.768.387 e dei residui passivi ad euro 40.645.483.

Sotto il profilo economico, anche il 2019 chiude in avanzo, sebbene inferiore rispetto a quello dell’esercizio precedente, attestandosi a 845.094 euro, mentre nel 2018 ammontava ad euro 1.064.654.

Il valore della produzione nell’esercizio 2019 è in diminuzione del 2 per cento attestandosi ad euro 168.502.021 (nel 2018 era di euro 172.404.607), stante la riduzione dei ricavi derivanti dai trasferimenti a copertura di spese correnti (- 3 per cento).

Il patrimonio netto ammonta ad euro 72.018.719 nel 2019, in lieve calo rispetto all’importo di euro 71.173.629 del 2018.

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