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Considerazioni conclusive

Nel documento Vigne e vini nella Francia medievale (pagine 50-52)

Il vino ha occupato un posto di primaria importanza nella vita degli uomini del medioevo. Oltre alla sua importanza nella liturgia, ha avuto un ruolo fonda- mentale nell’alimentazione degli uomini. Sicuramente le sue qualità erano diver- se da quello di oggi: del resto, a seconda del consumatore, di ceto agiato o umi- le, vi era un tipo di vino diverso sulla tavola. Inoltre fu un prodotto di primo piano nell’economia francese medievale. La nostra conoscenza del vino nel medioevo è relativamente esigua fino all’anno 1000, ma cresce considerevol- mente a partire dagli anni 1000-1200. La Guerra dei vini di Henri d’Andeli ne è l’esempio più importante.

Il consumatore contemporaneo resterebbe sicuramente colpito riguardo alla qualità del prodotto ed alla provenienza dei vini commercializzati e consumati in questo periodo. Sono i vini bianchi a dominare, addirittura i chiaretti, prove- nienti da regioni dove il vigneto è oggi quasi completamente scomparso124. Dal-

la fine del XIII secolo, in Normandia e Bretagna non si produce praticamente

123Cfr. sopra, la n. 113.

124È il caso della regione parigina, per la quale FOURQUIN, Les campagnes, pp. 81-88, 357-358, 367-383,

400-405, 445-450, 490-492 , ha descritto i vigneti intorno a Parigi; quanto all’estensione delle aree vitate a nord di Parigi, si segnalano diversi studi, tra cui L. DUVALARNOULD, Le vignoble de l’abbaye cistercienne de Longpont, «Le Moyen Age», 62 (1968), pp. 207-336; A. MOREAU-NERET, Aperçu historique sur les vignobles de la région de Senlis et de Valois, «Société d’histoire et d’archéologie de Senlis», s.n., années 1967-1968, pp.35-54; M. MULLON, Les vignobles de l’abbaye de Preuilly, «Bulletin de la Société

65 più vino, se non in piccole quantità a livello locale. Il sidro non ha ancora preso

del tutto il suo posto, ma le correnti commerciali, per fiume o per mare, per- mettevano di fornire alle popolazioni normanne e bretoni il vino proveniente da altre regioni. È la scomparsa di queste correnti commerciali o del loro rallenta- mento durante la guerra dei Cento Anni che farà il successo del sidro. Se Parigi, grande centro di popolazione e di consumo, vide arrivare dei vini dal retroterra borgognone, tutt’intorno alla capitale si era imposto un vigneto difficile da immaginare ai nostri giorni. La suddivisione dei vigneti che si effettuerà sul ter- ritorio francese era lontana dall’essere realizzata, anche se la fama di alcuni gran- di vigneti cominciava ad affermarsi in Borgogna, nel Bordolese e in Alsazia.

Prodotto di lusso e di grande consumo, il vino, introdotto in Gallia dai Romani, si è imposto sulla tavola dei grandi come delle persone più umili. I viti- gni, destinati ad un grande avvenire sul territorio francese, si spandono poco a poco: il fromenteau o pinot grigio, gli alverniati o morillons, antenati del pinot, la cui ortografia si delineerà soltanto nel XIX secolo, dopo che era stato scritto pineau o pinneau, chenin lungo la valle della Loira, cabernet, proveniente dal moscato alla metà del XIV secolo. Questi vitigni davano, prima di tutto, dei vini bianchi, chia- retti o vermigli, produttori della bevanda per eccellenza ad un prezzo relativa- mente accessibile a tutti. I raccolti potevano variare in quantità e in qualità, ma era il rischio di tutti i vignaioli, anche ai giorni nostri, e i vini prodotti erano desti- nati ad essere bevuti rapidamente.

La suddivisione dei vigneti dipese soprattutto dai consumatori e dagli acqui- renti potenziali. Il trasporto via acqua si rivelò essere il più economico. Per il tra- sporto del vino si dovevano evitare i carri via terra, che facevano deteriorare le botti, inacidire il vino ed aumentare il costo del pedaggio in modo vertiginoso. Era sicuramente più conveniente produrre vino per il consumo urbano vicino, e Digione e Parigi ne sono un ottimo esempio, ma anche per alimentare i mercati più lontani. I vigneti erano piantati anche nelle valli della Saona e Yonne in Bor- gogna, della Garonna e dei suoi affluenti in Aquitania, Marna e Senna intorno a Parigi e in Champagne, Charente per l’Aunis e il Poitou, la Mosella e il Reno in Lorena e in Alsazia, e i porti fluviali e marittimi ne assicuravano la migliore commercializzazione possibile. Lungo questi fiumi, gli appezzamenti in penden- za, assicuravano una buona esposizione al sole ad oriente o a sud-est.

Principi della Chiesa, sovrani e signori laici hanno largamente contribuito al successo della viticoltura. È vero che si trattava di consumatori importanti, come il re di Francia o il duca di Borgogna, e tanti altri signori di minore importanza.

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Durante le feste di natale l’arcivescovo di Arles beveva il ‘nettare’, ippocrasso, vino mescolato a miele e a diverse spezie. Nei monasteri e negli ospedali gestiti dalla chiesa, il vino era offerto ai poveri come complemento al pane. Del resto, non senza ragione i prigionieri erano privati del vino e tenuti a pane secco e acqua.

È impossibile realizzare uno studio statistico tanto della produzione, quan- to del commercio del vino in epoca medievale. Le informazioni che si possono carpire qua e là sono troppo frammentarie perché possa essere stabilito con pre- cisione il ruolo del vino nell’economia medievale. Nonostante ciò, è certo che abbia avuto un ruolo non trascurabile per quanto riguarda i trasporti fluviali e marittimi e la sua importanza fu tale che, all’indomani dei drammi dell’autunno del medioevo, i grandi laici ed ecclesiastici non hanno risparmiato i loro sforzi, malgrado una certa penuria di mano d’opera, mentre si affermava di nuovo la domanda, per ricostituire le piantagioni dei vigneti. Il periodo moderno avrebbe proseguito questi lavori, contribuendo lentamente ad una selezione sempre più rigorosa della qualità dei vitigni e del prodotto presente sul mercato.

Nel documento Vigne e vini nella Francia medievale (pagine 50-52)

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