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6 DISCUSSIONE DAT

6.4 CONSIDERAZIONI FINAL

La ricerca condotta ha consentito di delineare, per ciascuna delle successioni ofiolitiche studiate, una propria evoluzione strutturale. In particolare, l’evoluzione metamorfico-deformativa pre-orogenica delle rocce gabbriche è risultata estremamente simile per tutti i casi considerati. Per queste rocce, infatti, si riconosce un’analoga successione di eventi deformativi, caratterizzati, nelle prime fasi, dallo sviluppo di zone di taglio milonitiche, associate a condizioni di temperatura progressivamente decrescenti e, nelle fasi finali, dallo sviluppo di strutture fragili.

Per la successione ofiolitica del Bracco, grazie alla notevole estensione ed alla buona esposizione, un’accurata analisi di terreno e di laboratorio ha portato a ricostruire una storia deformativa articolata e complessa, iniziata già contestualmente alla fase magmatica. Secondo i dati raccolti, alcune delle strutture magmatiche osservate sarebbero correlabili agli stadi iniziali di quegli eventi deformativi responsabili, successivamente, dello sviluppo delle prime strutture metamorfiche, in condizioni di facies granulitica.

In tutte le sequenze studiate, l’evoluzione metamorfica si articola in fasi deformative, soggette a condizioni metamorfiche progressivamente decrescenti. Alcune caratteristiche osservate nei campioni analizzati, indipendentemente dall’area di provenienza, suggeriscono che le deformazioni attribuite alle diverse fasi metamorfiche rappresentano l’evoluzione di uno stesso fenomeno metamorfico-deformativo, iniziato in facies granulitica, proseguito in facies anfibolitica e terminato con lo sviluppo di cataclasiti in condizioni corrispondenti alla facies degli scisti verdi (Fig. 6.4.1).

Generalmente, la presenza di strutture d’ interferenza porta ad attribuire le deformazioni ad eventi tettonici separati nel tempo. Tuttavia, questo non contrasta con l’idea che tutta l’evoluzione metamorfica registrata nelle rocce gabbriche in esame possa essere attribuita ad un unico contesto tettonico-strutturale. La deformazione, infatti, agendo localmente ed in maniera non uniforme su volumi di roccia discreti, può generare, in momenti diversi ma nello stesso sito, strutture associate a contesti termo-barici differenti.

La transizione tra la facies granulitica e quella anfibolitica è legata molto probabilmente, oltre che a condizioni di pressione e temperature decrescenti, anche all’ingresso nel sistema di fluidi di origine marina (Cortesogno et al., 1994 cum bibl.). La circolazione di questi ultimi sarebbe favorita non solo dalle anisotropie planari legate alla scistosità, ma anche da sistemi di fratture, che iniziano a formarsi all’interno del gabbro, in corrispondenza di una transizione tra regime duttile e regime fragile (es.: DOC2B-Bracco).

I fenomeni di serpentinizzazione, che si osservano diffusamente anche all’interno delle successioni gabbriche, sembrano avvenire in un momento abbastanza precoce, durante le deformazioni associate a metamorfismo in facies anfibolitica (DOC2B-Bracco; DOC2C-Castel Sonnino; DOC2F-Punta Fetovaia).

L’intrusione dei filoni di basalto all’interno del basamento ofiolitico avviene in un arco di tempo ristretto, compreso tra la fine delle deformazioni in facies anfibolitica e la formazione delle brecce tettoniche (Fig. 6.4.1), presenti al tetto delle successioni. Quest’ultime, costituendo l’originaria superficie d’interfaccia tra il gabbro e la sedimentazione pelagica giurassica, hanno un significato analogo, dal punto di vista tettono- stratigrafico, a quello dalle oficalciti presenti al tetto delle peridotiti. All’interno delle brecce di gabbro delle successioni ofiolitiche liguri interne, come ad esempio quelle di Monte Capra, Monte Zenone (Gianelli & Principi, 1977; Abbate et al., 1980a; Cortesogno et al., 1981) e Castel Sonnino, le strutture metamorfiche tipiche di condizioni di bassa temperatura sono molto frequenti, a differenza di quanto si osserva all’interno

dei complessi gabbrici “tipo-Bracco”. Qualunque sia l’origine delle brecce, è indiscutibile che i clasti che le costituiscono, essendo rappresentati da gabbri con deformazioni o retrocessioni metamorfiche di basso grado, dovessero avere un’area sorgente costituita diffusamente da gabbri deformati (o retrocessi) in condizioni di bassa temperatura.

Nelle ofioliti dell’Unità Bracco-Val Graveglia, per i dati presenti in letteratura (Cortesogno et al., 1979; Cortesogno et al., 1987; Molli, 1996) e per quanto è stato osservato sul terreno al di fuori dell’area di studio, le peridotiti sono caratterizzate da un’evoluzione metamorfica giurassica uguale a quella ricostruita per i gabbri (Cortesogno et al., 1987; Molli, 1996), come è testimoniato dalla presenza di fabrics sin-metamorfici analoghi tra loro. All’interno delle peridotiti serpentinizzate, è nella parte sommitale ed, in particolare, nelle porzioni oficalcitizzate, che si osserva un più accentuato sviluppo delle diverse generazioni di shear-zones, correlate da vari autori (es: Treves & Harper, 1994) a superfici di detachment, responsabili del progressivo denudamento della litosfera in zona di “dorsale” oceanica (Principi et al., 2004 cum bibl.). Lo stesso meccanismo può quindi giustificare il fatto che anche i corpi gabbrici siano caratterizzati, prevalentemente nelle parti sommitali (vedi in particolare Punta Fetovaia e Bracco), da deformazioni polifasiche, che conducono allo progressiva retrocessione delle paragenesi di alta temperatura ed alla formazione di cataclasiti, sulle quali si instaura poi l’inizio della sedimentazione pelagica giurassica (Fig. 6.4.2).

Per la successione gabbrica studiata dell’Unità Bracco-Val Graveglia e, a maggior ragione, per le brecce di Castel Sonnino, non possiamo stabilire con certezza se le deformazioni metamorfiche osservate siano associate direttamente ad una ipotetica master fault, oppure a dei complessi sistemi coniugati di strutture secondarie; tuttavia, per quanto riguarda l’area del Bracco, in conseguenza di alcune caratteristiche osservate sul terreno (es.: orientazioni e sensi di taglio delle shear zones e rapporti brecce/superfici di taglio), sembra più plausibile questa seconda ipotesi. Nelle ofioliti della Liguria, solo le serpentiniti milonitiche oficalcitizzate, sopra le quali è conservata l’originaria copertura sedimentaria pelagica, rappresentano una delle originarie superfici di detachment, responsabili dell’esumazione giurassica del mantello (Treves &

Harper, 1994; Molli, 1996). Un significato analogo per le successioni esaminate potrebbe essere, in via ipotetica, conferito solo ai livelli oficalcitici della successione gabbrica di Punta Fetovaia, dove questi sono in contatto diretto e concordante con la foliazione milonitica dei gabbri sottostanti: le oficalciti potrebbero rappresentare quindi il relitto strutturale dell’originale superficie di detachment.

Le diffuse zone di taglio metamorfiche, che caratterizzano sia gabbri (Fig. 6.4.2) che le peridotiti, testimoniano una continua deformazione, registrata da queste rocce durante la loro risalita, che culmina con l’esposizione sul fondo dell’oceano. Il fatto che la sedimentazione pelagica ricopra in maniera ubiquitaria le superfici oficalcitizzate delle peridotiti (Treves & Harper, 1994) indica che l’esumazione di queste rocce è stata regolata da faglie normali a basso angolo. Per questo motivo, l’assetto strutturale-metamorfico osservato è stato riferito a delle superfici di detachment.

Queste ultime, nelle attuali dorsali ad espansione lenta (Fig. 6.4.3), rappresentano superfici tettoniche, che determinano l’esumazione di core complexes oceanici (oceanic core complexes-OCCs: Tucholke et al., 1998; Cannat et al., 2006; Smith et al., 2006), analoghi ai core complexes metamorfici continentali (Coney, 1980; Lister & Davis, 1989); in corrispondenza di queste strutture, rocce metamorfiche della crosta inferiore e del mantello superiore possono subire una progressiva esumazione fino ad arrivare a livelli crostali superficiali.

Assumendo che le ofioliti studiate rappresentino successioni oceaniche tipiche di dorsali ad espansione lenta, è possibile ritenere che l’esumazione di estese sequenze gabbriche, come quella rappresentata dalla successione del Bracco, possa essere avvenuta attraverso una complessa evoluzione tettonica, analoga a quella che regola l’evoluzione degli attuali core complexes oceanici.

A questo proposito, prendendo in parte spunto da alcuni modelli attualistici (Ildefonse et al., 2007 cum

bibl.), proponiamo, per l’esumazione delle successioni gabbriche delle ofioliti delle Liguridi Interne, con

particolare riferimento a quella del Bracco, la ricostruzione evolutiva esposta nel paragrafo seguente.

Fig. 6.4.2 – Sezione schematica riassuntiva proposta per l’evoluzione e l’esumazione oceanica

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