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6. CONCLUSIONI

6.3. Considerazioni sul lavoro svolto e sguardo al futuro

Questo lavoro è stato per me impegnativo poiché mi ha vista molto coinvolta, ma mi ha restituito tanto. In primo luogo mi ha permesso di approfondire una tematica che suscitava in me particolare interesse ed acquisire delle conoscenze che mi hanno aiutato a formulare meglio un mio pensiero sull’argomento e parallelamente, di raggiungere l’obiettivo personale che avevo per questa ricerca. In secondo luogo mi ha dato la possibilità di riprendere diversi concetti trattati nel corso di questi anni di formazione e osservarli più da vicino. In terzo luogo ho avuto l’occasione di mettermi in gioco e di riflettere su me stessa.

Mi rendo conto che in questo lavoro alcuni aspetti non sono stati adeguatamente approfonditi per questioni di spazio e che vi possono essere alcune criticità. Ad ogni modo mi ritengo soddisfatta di quanto prodotto, soprattutto perché questo lavoro mi ha restituito molti stimoli positivi e di riflessione dei quali fare tesoro per il futuro. Mi trovo ora ad un passo dalla fine di un percorso e dall’inizio di un altro ed inevitabilmente un pensiero al futuro in questi mesi c’è stato. Mi troverò a fare i conti in prima persona con la professione che ho deciso di intraprendere e con tutte le responsabilità che questa comporta. Un insegnamento che mi ha dato questo lavoro è di continuare ad essere curiosa e non appoggiarmi unicamente su quanto acquisito fino ad ora. La continua volontà di migliorarsi penso sia estremamente importante per l’educatore, al fine di mantenere viva la passione e la curiosità per quello che fa e non cadere nell’abitudine. Oltre a ricercare sempre nuovi stimoli, di questo lavoro mi rimane in particolar modo l’importanza di trarre da ogni esperienza un insegnamento, di imparare dai successi, ma anche e soprattutto dagli insuccessi. Ho capito l’importanza di non farsi abbattere dalle difficoltà che la vita ci mette di fronte e di cercare sempre, per quanto possibile, il positivo da ogni situazione. Questo lavoro mi ha aiutato a comprendere che a volte, anche dalla crepa di una strada deserta ed asfaltata, può nascere un fiore.

RINGRAZIAMENTI

La realizzazione di questo lavoro di tesi è stato possibile grazie all’aiuto di alcune persone che mi preme ora ringraziare.

Ringrazio le mie amiche, per la tenacia nel sopportarmi e supportarmi ogni giorno.

Ringrazio il direttore e i colleghi dell’Istituto Miralago per la loro apprezzatissima disponibilità

di fronte a qualunque necessità.

Ringrazio il responsabile del Centro Diurno di Casa Vallemaggia per avermi permesso di

svolgere le interviste che volevo e per la gentilezza nell’appoggiarmi nella gestione.

Ringrazio le persone che hanno risposto alle mie domande per la loro accoglienza e per la

loro sensibilità.

Ringrazio i docenti, che mi hanno guidato in questo percorso e hanno saputo infondere in me

la passione per una professione che mi riempie il cuore.

Ringrazio la professoressa Ornella Manzocchi, che con i suoi preziosi consigli e la sua

attenzione mi ha seguito passo passo nell’ultima tappa di questo iniziale cammino.

Ringrazio di cuore i miei genitori, ai quali dovrei dire “grazie” per mille ragioni. In questo caso

li ringrazio per esserci stati in ogni momento e per aver sempre creduto in me, anche quando, io ci credevo poco.

Ringrazio anche un po' me stessa, per la persistenza e la perseveranza.

“Se ce la metto tutta, non posso perdere. Forse non vincerò una medaglia d’oro, ma sicuramente vinco la mia battaglia personale. È tutto qui.”

FONTI

Bibliografia

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Altre fonti

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Fonti grafiche

Immagine di copertina.

Disponibile da https://www.sololibri.net/Cos-e-la-resilienza.html (ultima consultazione in data 15.08.18)

ALLEGATI

Allegato 1 - Canovaccio di partenza focus group con persone che hanno subito un evento invalidante

Allegato 2 - Focus group con persone che hanno subito un evento invalidante

Allegato 3 - Canovaccio di partenza focus group con educatori che lavorano in un Centro Diurno che accoglie persone che hanno subito un evento invalidante (Centro Diurno Casa Vallemaggia)

Allegato 4 - Focus group con educatori che lavorano in un Centro Diurno che accoglie persone che hanno subito un evento invalidante (Centro Diurno Casa Vallemaggia)

Allegato 5 - Schema Pro Infirmis (esclusione, separazione, integrazione, inclusione). Disponibile da https://www.sguardisostenibili.ch/calendario/2017/6 (ultima consultazione in data 27.07.18)

Allegato 6 - Modello costruzione della resilienza di Vanistendael e Lecomte (2000). In Malaguti, E. (2005). Educarsi alla resilienza. Come affrontare crisi e difficoltà e migliorarsi. Trento: Erickson. (pp.180-181).

Allegato 7 - Focus concettuale Centro Diurno Casa Vallemaggia Locarno, Pro Infirmis (2018).

Allegato 1 - Canovaccio di partenza focus group con persone che hanno subito

un evento invalidante

- INTRODUZIONE - DOMANDE:

1. Gestione dell’evento invalidante

- Quali sono stati i primi sentimenti e pensieri dopo aver subito l’evento invalidante?

- Come avete reagito alla presa di coscienza di dover vivere una condizione diversa?

- Cosa vi ha fatto più paura?

- Come avete affrontato la situazione?

- Avete mai avuto paura di non riuscire ad affrontare la situazione?

- Che tipo di difficoltà avete dovuto affrontare? (Psicologiche, società, identità, abitazione, ...)

Quali sono quelle che avete più faticato ad affrontare? - Di che cosa avete avuto più bisogno?

- Avete avuto bisogno di qualcuno in questo percorso?

- Vi sono state (una o più) figure importanti in questo percorso?

Pensate che abbiano contribuito al modo in cui avete affrontato l’evento?

- Pensate che determinate vostre caratteristiche personali (autostima, tolleranza rispetto a situazioni negative, gestione di determinati eventi nella vita) o determinate situazioni che avete affrontato nella vita, abbiano contribuito a farvi affrontare in maniera più o meno positiva l’evento?

- Oggi, i sentimenti e i pensieri dell’inizio, sono ancora presenti? Se no, in che modo sono cambiati?

2. Accettazione

- Ad oggi pensate di poter dire di aver accettato la vostra condizione? Se sì, grazie a cosa pensate di averla accettata?

Se no, quali sono gli aspetti che vi impediscono di accettarla?

3. Identità

- Subire un evento come quello che voi avete subito, può turbare la fiducia in sé stessi e la percezione che si ha di sé?

- Vi sono dei fattori che hanno avuto delle ricadute sulla considerazione che avete di voi?

Se si, quali? (Impossibilità di svolgere in attività lavorativa, necessità di ricollocarsi nel mondo del lavoro, diventare un utente del Centro, ...)

- Essere in una condizione di disabilità vi fa sentire diversi come persone? Sotto quali aspetti?

- Avete la sensazione di aver perso la vostra identità? Per quale motivo?

- Se pensate a prima dell’evento, come vi sareste definiti in tre parole? Ed oggi, come vi definireste?

4. Relazione di cura – Centro Diurno/Educatore - Siete venuti al Centro di vostra spontanea volontà?

Se sì, per quale motivo? Se no, chi ve l’ha consigliato? In che momento del percorso? - Venire al Centro è stato utile?

Per quale motivo?

- Il confronto con persone che hanno affrontato esperienze simili alla vostra vi ha in un qualche modo aiutato?

Perché?

- Pensate di poter dire che l’educatore vi è stato di aiuto? Per quale motivo?

- La vedete e la vedevate come una figura positiva per il vostro processo di rielaborazione dell’evento?

Avete mai rifiutato il suo aiuto?

5. Passato-presente-futuro

- Vi capita spesso di pensare al passato? In che modo?

- E all’evento? In che modo?

- Ad oggi, c’è ancora motivazione, speranza nel futuro in voi? - Avete mai smesso di sperare, di crederci?

- Cosa vi ha spinto a non mollare? - Come guardate al futuro oggi?

- Pensate che questo evento possa essere ritenuto come un evento che in un certo senso vi abbia aiutato o possa aiutarvi a migliorare?

- Sentite di aver “guadagnato” qualcosa da ciò che è successo?

- Se vi soffermate ad osservare la vostra vita, vi dite soddisfatti di ciò che avete fatto?

Allegato 2 - Focus group con persone che hanno subito un evento invalidante

1) F. è un signore di 65 anni, nel 2003 ha fatto un incidente in montagna che gli ha

causato una compressione al midollo ed ora è tetraplegico in completo.

2) N. è una signora di 55 anni, nel 2010 ha avuto un aneurisma celebrale che le ha causato delle problematiche legate al peso. Oggi ha un peso nella norma, ma sono insorte delle problematiche all’occhio sinistro che è strabico e le fa vedere doppio e la parte sinistra del corpo è leggermente addormentata. Segue anche una terapia psichiatrica perché la malattia è andata ad influire anche sul suo morale.

3) C. è una signora di 49 anni, nel 2011 ha avuto delle lesioni al nervo ottico a causa di un’immunodeficienza acquisita. Oggi vede poco bene.

4) L. è una signora di 61 anni e nel 2010 ha avuto un ictus. 5) S. è una signora di 46 anni, e nel 2010 ha avuto un ictus. 6) R. è educatore e coordinatore del Centro Diurno dal 2013.

Per preservare l’anonimato delle persone intervistate abbrevierò i loro nomi con le lettere sovra citate. I miei interventi saranno riportati con la sigla “Int.” che sta per intervistatrice. L’incontro si è svolto in uno spazio del Centro Diurno in cui erano presenti solo i partecipanti all’intervista ed è durato un’ora e quindici minuti.

Int.: Buongiorno a tutti, io sono Sandy e sto frequentando la SUPSI, una scuola universitaria per le professioni sociali e sanitarie. Da tre anni sto svolgendo la formazione per diventare educatrice ed ho svolto le mie esperienze professionali nell’ambito dell’infanzia e dell’handicap. Mi ritrovo ora alla fine del percorso e a dover scrivere la tesi di Bachelor. Per questo lavoro dovevamo scegliere una tematica da approfondire che suscitasse il nostro interesse ed io ho deciso di svolgere il lavoro sul deficit acquisito. Affronterò il tema dal punto di vista dell’identità, della gestione e della cura, perciò l’intervista verterà su questi aspetti. Ho deciso di svolgere delle interviste di gruppo sia con voi che con gli educatori allo scopo di comprendere da un lato in che modo le persone affrontano un evento invalidante che cambia loro la vita, e dall’altro, come i professionisti possono essere di aiuto in questo processo. Innanzitutto vi ringrazio per esservi offerti disponibili a svolgere questo incontro per me molto prezioso e vi garantisco che tutto ciò che verrà detto durante questo momento verrà riportato nel mio lavoro in forma anonima e sarà utilizzato unicamente a scopo formativo.

Ho preparato delle domande guida ma mi piacerebbe intrattenere una conversazione nella quale vi sentiate liberi di parlare rispetto ai temi che verranno trattati e se vi fossero determinate domande alle quali non volete rispondere sentitevi liberi di dirmelo senza alcun problema. Io vi porrò le domande e R. è qui per aiutarmi nel moderare e gestire la discussione. Siccome abbiamo poco tempo vi chiederei di lasciare spazio ad ognuno per parlare, cerchiamo quindi di non parlarci sopra altrimenti diventa difficile capirci.

Vorrei iniziare conoscendovi. Chiederei quindi di fare un giro di tavolo in cui ognuno fa una breve presentazione di sé in cui se è possibile oltre a ciò che volete dirmi, per me sarebbe importante che esprimiate la vostra età, quale deficit avete, a che età è insorto e per quale motivo.

F.: Io mi chiamo F., ho quasi 65 anni, nel 2003 ho avuto un incidente in montagna e ho fatto una compressione al midollo e sono diventato tetraplegico in completo.

F.: (…)

N.: Io mi chiamo N., sono del 1963, nel 2010 ho avuto un aneurisma celebrale che mi ha portato ad essere ricoverata per lungo tempo, prima all’ospedale civico poi alla clinica Hildebrand per fare della riabilitazione. Avevo dei problemi motori, a causa dei medicamenti, prima sono aumentata tantissimo di peso, in seguito sono diminuita tantissimo di peso, adesso sto nella via di mezzo per cui va bene, però sono insorti dei nuovi problemi perché l’occhio sinistro è diventato strabico e questo comporta una visione doppia di quello che io osservo quindi devo mettere questa bendina da pirata (mostra la benda che porta all’occhio) per evitare di vedere doppio e la parte sinistra del mio corpo è leggermente addormentata per cui io dico sempre, se qualcuno mi vuole picchiare, lo faccia dalla sinistra che così non sento nulla. Devo seguire delle terapie psichiatriche perché questo infortunio, questa malattia, ha toccato tantissimo sul mio morale perché ormai la mia vita è cambiata, ho perso il mio posto di lavoro, io lavoravo in una casa per anziani alla recezione come centralinista e chiaramente da un giorno all’altro mi sono ritrovata ricominciando la vita da capo con questa difficoltà. Per fortuna ho dei genitori d’oro, dei fratelli d’argento e ho conosciuto grazie a dio questo Centro Pro Infirmis che frequento solo due volte alla settimana però che mi dà veramente tantissimo. Vivo da sola a Solduno e sono indipendente, con bisogno di aiutini però, come dicono i tedeschi “im gründe genommen”, nell’insieme, ce la posso fare.

Int.: Ok perfetto, grazie mille. N.: Di niente.

C.: Io mi chiamo C., ho 49 anni e qualche anno fa … , una volta ci vedevo benissimo, guidavo la macchina, vivevo con il mio ex amico, dico ex perché poi ne ho avuto un altro con il quale sono assieme già da 17 anni. Facevo tutto, lavoravo, guidavo la macchina, correvo a fare la spesa, facevo le pulizie, ero in ufficio 8 ore al giorno, ho sempre lavorato e poi improvvisamente ho avuto queste lesioni al nervo ottico per via di un’immunodeficienza acquisita e da lì la mia vita è cambiata, ho cominciato a vedere sempre meno sempre meno. C’era un periodo in cui andavo fino in Austria a fare la pranoterapia, che sono quelle persone che ti mettono le mani sulla testa e ti danno un’energia incredibile e mi aiutava tantissimo. In più, facevano delle punture che aiutavano contro ogni tipo di malattia, a quanto pare anche il cancro e quindi io chiedevo per la mia debolezza dello stato immunitario. Poi sono tornata a casa e vedevo molto male e siccome non volevo più andare in Austria, volevo trovare un medico che mi aiutasse qua in Ticino. Allora ho fatto tutta una ricerca, ho visto una sera alla televisione, che facevano vedere appunto le persone che facevano la pranoterapia e hanno detto per ulteriori informazioni rivolgersi a un sito. Allora ho telefonato alla mia amica che aveva internet e le ho chiesto di controllare tutti gli indirizzi che riusciva a trovare sotto quel sito in Ticino. E lei mi ha subito ritelefonato indietro e mi ha detto che c’erano un sacco di indirizzi, tra cui una certa signora di Ascona. Allora sono andata per un bel periodo da lei a fare la pranoterapia e poi questa signora molto gentile mi ha detto “C. io voglio aiutarti di più, ti consiglio di fare l’agopuntura.” E da lì ho scoperto l’agopuntura che faccio già da diverso tempo che mi aiuta sempre di più, appunto a vedere sempre meglio. E nel frattempo ho scoperto il Centro Diurno, cosa che vengo già da tanti anni. Quanti anni sono che vengo R.? R.: Hai iniziato più o meno quando ho iniziato io, quindi 2013, cinque anni.

C.: Ho scoperto il Centro Diurno dove mi trovo benissimo e niente sono qua, vado sempre a fare l’agopuntura e vengo tutti i giorni al Centro e mi trovo veramente bene.

Int.: Grazie mille C. . Dato che C. e N., avete parlato entrambe del Centro Diurno, vi anticipo che ho pensato a delle domande sul Centro e quindi dopo approfondiremo questo aspetto. C. e N.: Va bene.

L.: Tocca me! Mi chiamo L., ho 61 anni. Nel 2010 ho avuto un ictus, per fortuna non così grave da cui poi mi sono ripresa. Dopo l’ospedale e la clinica Hildebrand a fare ergoterapia e tutte le attività che bisogna fare, pian pianino mi sono ripresa. Ho cominciato a vivere con il mio destino, sicuramente all’inizio ho fatto più fatica, poi pian pianino è sempre andata

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