Alli 5 di maggio si udì la messa nella chiesa di Nostra
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Signora di Consolazione, luogo bellissimo e d e v o tissim o : indi visitai l’ illustrissimo Cardinal L e n i, e da lui con molte premure fui favorito ed obbligato. P o scia diedi volta alla Montagnola, finché, essendo vicina 1’ o ra del pranzo, ritornai a casa del signor Cardinale, col q u ale me la passai fino all’ ora solita, di negozio a lui e di riposo agli altri. Fui favorito di visite diverse, c o m e dal signor Francesco Saracini, dal signor marchese G a le a z z o V alen gh i, dal signor Enzo Bentivoglio e da altri. Io visitai 1’ illustrissimo Cardinal Pio, che mi tenne seco più di tre ore, famigliarissimamente discorrendo, a s e g n o che, con volteggiar un poco in carrozza la F ortezza, fecesi buio. E ritornato a casa ritrovai il signor F ra n cesco C ib o e il marchese Scandiano, indi il conte Ippolito G ig lio li, il signor Claudio Acquilini (A ch illin i), con i quali sino alle 2 ore di notte mi andai godendo il frutto delle d o tte conversazioni loro ( i ) .
Dominica, alli 6 di maggio, mi alzai da letto p e r tem po, volendo assistere, come feci, alla messa del nostro s ig n o r Cardinale ; il quale all’ incontro, per dar luogo più alla mia che alla sua commodità, assai più tardi del suo solito si levò. Udita la sua messa, lo servii a dar v o lta a piedi
( i) Figurarsi con che gusto avranno ra gio n ato di p o e sia , il N o s tro e m e sse r C laudio A ch illin i! Q uesti, nato a Bologna n e l 15 74 e m o rto n el 16 4 0 , c e le b r a to dottore e m aestro di giurisprudenza in B o lo g n a, F erra ra e P arm a, è l ’ a u to re d e l sonetto a Luigi X III di F ran cia: « Sudate, 0 fu ochi, a preparar m etalli ». A q u el re, per la nascita del D elfin o , m andò anch e una c a n z o n e , che d a l c a rd in a le di Richelieu g li fu pagata con una catena d’ o ro d el valsen te di m ille s c u d i; o n d e poco esattam ente, secondo il T irab o sch i, l ’A rte a g a (Rivolu^. del Teatro m usic, it.
t. 2, p. 16) fu condotto a dire che un pessim o so n etto d ell’A c h illin i fo sse p a g a to quattordicim ila scudi. Ma certo , anche m ille scudi per la can zo n e fu ro n o sp esi m ale. D elle rim e d d l’ A ch illini, si ebbero n el Secen to due edizioni, a B o lo g n a 16 3 2 , a V en ezia 1650.
j • nra con sì grato v e rs o li giardini del Tosso, e goduto un c - ^ pranzo.
esercizio
la sua dolce conversazione, andam11 ^ rjtjra]D o p o il quale un’ altra pezza insieme dimora- jjentjss;rn0 nel mio appartamento, ove ebbi visita dell ec ^ ^ qUGSta sig n o r Federico Savelli, generale delle arn ^ ^ m0.
città. E intanto avvicinate le 19 ore si °al 1 ? mUSjca da nastero delle m o n a c h e di San Vito, ove si 11 ^ molti loro fatta in ogni perfezione, accompagni ^ ^ prima varii concerti, sì di voci come di strumer ^ ^ beni- d ella mia partenza volendo le ISIadri per ma^ onastero, g n ità loro goder della pratica mia, apersero ^ ^ ^ mji.
e sulla porta di esso ne arricchirono di fi° ^ sjmava 1’ altri regali. Ma perchè 1' ora intanto s app ^ ^
di andar a volta col Cardinale, a casa ritorn ^ s0]a.
Sign o ria Illustrissima fino alla notte carrozza , ^ j ej]a m ente per la città, ma per le deliziose vei^
Montagnola, ove molte compagnie di dame e
di quando in quando vi s’ incontravano. f org\o, ove A lli 7 vidi la messa nella chiesa di San
1* ^ n p l l a C i t t a ,
la festa di San Maurilio, vescovo di q canto
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lennemente si celebrava, per esser quivi be|jjssjma e di lui onorevolmente custodito. Vi fu fatta oTazi0so sontuosa musica; ne fu mostrato il suo grand
monastero, che di notabile ha un superbo refet ^ ^ ^ quadro d ’ una ricca dipintura, che nella faccia ^ ^ra m eraviglia bella si considera. Questo luogo
piacevoli campi, mezzo miglio appena dalla citta ^ so E qui fece pomposa vista in quel giorno 1
concorso della gente che d’ ogni qualità vi si er
nata. Ritornai dal mio Cardinale verso le 13, e ^ trattenni circa alle 19; e da queste fino alle 24
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passai in visitar il signor conte G ig lio li, e nel sentir poi una profondissima disputa fatta tra il padre G aetano ed altri Gesuiti e Domenicani per una parte e tre certi E b rei per l’ altra; i quali a quest’ effetto mandarono al C o lle g io dei detti Padri tre dei loro più valorosi rabbini. E rito r
nandomene a casa, fui accompagnato dalli signori Gua- lenghi, G iglioli, Scandiani, Cibo ed altri. Mi tenne poi seco il Cardinale sino alle tre di notte.
Alli 8 feci levata di bonissima ora, per cavalcare alla volta della Fortezza nuova col signor Cardinale, che n’ era l’ a rch ite tto , udita la messa sulle g ore. E udita la messa conforme al solito, andò rivedendo tutti i la v o ranti di quella superbissima fabrica e delle artellarie di essa. E perchè quelli signori dell’ Accademia ferrarese desideravano di accettarmi al possesso di quel luo go che in quella passai (?), concedettero per loro mera inclina
zione e bontà; essendosi ben fuor della stagione delle adunanze loro convocati, anco delle ville, tutti quelli c a valieri eh’ erano sino a 30, mi fecero ad essi cortesemente invitare. Io, nell’ ora destinata, alle stanze loro benissimo adornate indrizzatomi, fui nel principio delle scale da due di que’ s ig n o r i, cioè il signor Grimaldo Alduijni co m
missario della Camera Apostolica e il signor Francesco Saracino protettor si può dire di quella A cca d em ia , in nome di tutto il Collegio cortesemente incontrato. Poi dall’ ingresso dell’ antisala ove que’ signori risiedono, fui da due altri aggiunti anche nel modo di prima ricevuto, che furono il signor conte Giglioli e il signor don F r a n cesco Cibo. In tal maniera da tutti quattro accom pagnato nella stanza ove risiede il trono dell’ Accadem ia, e da tutti saluta'0 per esser giorno del mio ingresso, e così
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