• Non ci sono risultati.

Il consumatore di vino biologico e la disponibilità a pagare

3.5 Analisi della domanda del vino: attributi estrinseci e intrinseci

3.6.1 Il consumatore di vino biologico e la disponibilità a pagare

Alcuni Autori in anni recenti hanno affrontato direttamente il tema del consumo di vino biologico, analizzando nel dettaglio la disponibilità a pagare. Tale mercato, nonostante sia ancora in fase di sviluppo, ha delle prospettive evolutive molto floride anche in quei paesi dove il  potere  d’acquisto  non  è  così  elevato  come  i  paesi  nordici.  L’obiettivo  di  questi  lavori  è cercare di consolidare questa evoluzione, attraverso delle ricerche di mercato che possano individuare i segmenti e le conseguenti strategie commerciali da applicare (Bauzà et al., 2005). Solitamente nei paesi mediterranei i produttori sono e hanno a che vedere mercati di esportazione (soprattutto verso il nord Europa) e subiscono una forte pressione competitiva, mentre pochi si indirizzano al mercato locale.

100 Capire se vi è disponibilità a pagare è importante non solo perché si nota se vi è riconoscimento da parte del consumatore di una diversità rispetto ai prodotti convenzionali, ma anche se grazie a questo, la realizzazione del prodotto sia economicamente sostenibile.

Bauzà et al. (2005) si  concentrano  più  sull’analisi  della  possibilità  che  il  consumatore  di  vino   biologico attribuisca un surplus al prodotto e individua tre tipi di segmenti in base al tipo di

lifestyle che dichiarano di avere: coloro i quali sono disposti a pagare un premium price poiché

riconoscono al   vino   biologico   un’attenzione   al   rispetto   dell’ambiente   e   della   propria   salute; hanno conoscenza del mercato biologico (il premio è il elevato tra tutti i gruppi). Gli autori propongono come mezzo di promozione una campagna di promozione incentrata nell’evidenziare  gli  aspetti  ambientali  e  salutistici  del  vino  e,  in  particolare, di quello biologico. Il  gruppo  più  esteso  derivante  dall’analisi  dei  dati  riguarda  quei  soggetti  che  hanno  un  riguardo   maggiore  per  l’aspetto  salutistico  e  della  dieta,  meno  per  quello  ambientale.  La  loro  conoscenza   sul biologico è scarsa e il loro premium price è più basso del gruppo precedente. Per gli autori non sembra essere un segmento interessante per i produttori di vino biologico anche se le campagne di promozione di una dieta salutare e di qualità potrebbe attrarli. Infine, i non interessati che dimostrano scarsa attenzione al prodotto e per il quale segmento gli Autori consigliano un maggiore studio e approfondimento così da capire che tipo di approccio usare o al contrario ritenerli non consumatori potenziali.

Ad   ogni   modo,   lo   studio   evidenzia   l’incapacità   del   premio   di   prezzo   di   coprire   i   costi   di   produzione necessari per la realizzazione del prodotto.

Il lavoro di Reamud et al.  (2008),  continua  l’indagine  sulla  valorizzazione  del  vino  biologico   per i consumatori e perfeziona lo studio di Bauzà et al. (2005) in quanto si serve della Conjoint

Analysis per la determinazione della disponibilità a pagare. Il vino viene scomposto in una serie

di  attributi  quali  prezzo,  regione  d’origine,  ambiente  e  biologico  e  viene  chiesto  all’intervistato   di   fare   una   scelta   reale   di   acquisto   di   vino   presso   il   supermercato   per   un’occasione   speciale.   L’analisi   porta   all’individuazione   anche in questo caso di alcuni gruppi o cluster di consumatori:

- Il primo molto sensibile al prezzo; - Il  secondo  al  prezzo  e  all’ambiente; - Il terzo al biologico;

- Il quarto alla regione di produzione e al prezzo.

Il terzo gruppo è quello più interessante ai fini  dell’indagine  in  questione  ed  evidenzia  che  la   regione è il primo attributo di scelta, seguìto   dal   rispetto   dell’ambiente   e   dal   metodo   di   produzione biologico. Il cluster è fatto in prevalenza da donne che  hanno  un’alta conoscenza di cosa si intenda per prodotto biologico, si preoccupano di come è realizzato il prodotto, acquistano spesso questi prodotti e sono sensibili alle tematiche ambientali. La disponibilità a

101 pagare per il vino biologico è tra le più elevate tra i gruppi considerati (pari a circa 5 dollari a bottiglia). Ciò che concludono Reamaud et al. (2008) è che si intravede una potenzialità in questo mercato anche se interessa una quota ancora molto ridotta di consumatori. Ad ogni modo emerge   che   il   biologico   è   meno   considerato   dell’aspetto   ambientale, e questo viene spiegato dagli autori dalla difficoltà a trovare questi prodotti nei negozi, dal fatto che sia ancora poco conosciuto e prodotto. Inoltre si evidenzia una conoscenza e importanza relativa in merito al vino il biologico abbastanza scarsa:  se  l’88%  sostiene  di  aver  mangiato  almeno  una  volta  cibo   biologico, solo il 32% di aver bevuto vino biologico, quindi in effetti sembra valere il concetto che quando si parla di biologico si pensa al cibo e non al bere.

In Italia, gli studi condotti da Platania e Pivitera (2012) sul vino biologico rivelano la disponibilità a pagare un premium price (circa del 10, 20%), giustificato dal fatto che è un prodotto più genuino, certificato, prodotto seguendo determinate norme igieniche e sanitarie ed è meno   dannoso   per   la   salute.   L’informazione   e   la   comunicazione   del   prodotto   sono   aspetti   fondamentali  per  promuoverlo,  ma  il  suo  acquisto  è  ad  ogni  modo  determinato  da  un’attitudine   positiva nei confronti di cosa implichi la produzione biologica. In merito al prezzo, i produttori devono porre particolare attenzione, alti prezzi potrebbero causare attitudini negative per i consumatori.

Lo studio di Ogbeide et al. (2012) evidenzia, infine, come le motivazioni del consumatore dichiarate  sull’acquisto  di  vino  biologico non siano sempre significative alla determinazione di un premium price, questo perché il consumatore si ritrova ad avere opinioni conflittuali sul vino biologico, in merito soprattutto al gusto, alla certificazione e all’autenticità.   La   disposizione all’acquisto  del  prodotto  dipende  da  alcuni  aspetti  che  questo è in grado di fornire ed è ottenuta combinando una serie di elementi come conoscenza del prodotto, la salute, il valore dello stile di vita ai quale il consumatore si vuole conformare. Quando sono positivi creano un credo e attitudini positive che incontrano i bisogni generando una disponibilità a pagare positiva. Ma per questo può essere ostacolato dal fatto che questo prodotto, secondo gli Autori, genera i un rischio percepito derivante principalmente dalla scarsa presenza di informazioni in merito e dalla mancanza di disponibilità del prodotto. I consumatori allora ponderano il proprio rischio percepito associandolo a determinate perdite potenziali, condizioni avverse come quelle finanziarie di performance psicologiche e sociali. Quando il rischio percepito è alto, non pagano un premium price.

Lo  studio  rivela  che  l’età  è  un buon fattore di segmentazione: i più giovani e con un impiego sono interessati al vino biologico in quanto attenti al fattore salute e il vino fa parte del loro stile di vita, mentre i più anziani sono meno interessati probabilmente anche per il costo.

L’immagine   seguente   (Immagine   3.8)   è   interessante   in   quanto   riassume   le   determinanti   della   disponibilità a pagare per il vino biologico.

102 Immagine 3.8: Determinanti della disponibilità a pagare per il vino biologico

103

Capitolo IV

Choice experiment

Documenti correlati