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Consumo/ Consumption

Nel documento Environmental Humanities (pagine 66-68)

Trattandosi di un processo indispensabile per tutti i sistemi viventi, il consumo non dovrebbe creare così tante problematiche. Tuttavia esso è la causa dei cambiamenti climatici. Ogni attività implica il “consumo di natura” ossia di materia ed energia, e tale energia, che si tratti di energia endosomatica o esosomatica, proviene dalla natura (o meglio dal Sole) trasformandosi in differenti carriers (vettori) mate- riali: petrolio, carbone, gas, ma anche biomassa, vento, maree. La combustione di fonti fossili genera gas climalteranti che ad alte concentrazioni incrementano l’effetto serra naturale, dando origine al moderno riscaldamento globale del pianeta. Il fattore critico è che nell’attuale sistema economico il consumo di energia e materia, pur essendo un’attività univer- sale e transtorica, tende a crescere continuamente per produrre beni di consumo e generare profitti economici.

Il fatto che il “consumo di natura” si dipani sulla base dei principi dell’economia capitalista in società sempre più complesse, lo trasforma in qualcosa di molto diverso dal semplice processo riproduttivo e metabolico, che rimane purtuttavia il suo principale obiettivo. La continuità stori- co-biologica della specie umana e dei suoi membri, garan- tita nel tempo da un sistema complesso di attività e prati- che di produzione, distribuzione, utilizzo e scarto di oggetti, si trasforma in attività tese principalmente al guadagno econo- mico che rimuovono sistematicamente ogni limite fisico ed umano all’aumento del consumo e quindi della produzione. Quando il processo di riproduzione bio-sociale non riconosce

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Fonte: IPCC (2014); grafico basato sulle emissioni globali calcolate dal 2010.

Dettagli su ‘Contribution of Working Group III to the Fifth Assessment Report of the Intergovern- mental Panel on Climate Change’.

più limiti sociali e naturali al suo dive- nire, quando la materialità delle nostre vite dipende da quanti beni abbiamo a dispo- sizione, quando si pensa che la prospe- rità economica e il benessere sociale aumentino con l’aumentare del consumo, abbiamo già definito l’insieme di cause alla base del cambiamento climatico.

Il consumo che contribuisce al riscal- damento globale è quello richiesto dai processi di estrazione di materie prime ed altra energia, che viene poi spesa nei processi allargati di produzione, circola-

zione e consumo di beni finali. In questa interdipendenza di produ- zione e consumo sta probabilmente la principale moderna spiegazione del cambiamento climatico: senza consumo non vi è produzione, senza consumo, esaurimento, distruzione di materia, energia e beni finali non vi sono oppor- tunità per la produzione (crescente) di merci. Consumo e produzione non vanno dunque trattati come mondi separati, inconciliabili, addirittura antagonisti, ma come due insiemi di processi e di attività che sono strettamente interdipendenti, e spesso, come nel caso del “consumo di natura”, indistinguibili. Ovviamente il consumo finale di molti beni da parte dei consumatori non genera direttamente gas serra. Piuttosto è il consumo di energia fossile nel processo di produzione, o l’al- levamento dei bovini – e non il consumo di una bistecca – che genera gas serra. Purtuttavia, il driver della produzione di beni è il consumo di questi beni, e quanto più si consumano e più rapidamente, tanto più occorre produrne.

D’altra parte, il consumo, proprio perché organizzato collettivamente e gestito da grandi organizzazioni, è una causa delle emissioni di gas serra. Il trasporto, la circolazione, la distribuzione e la vendita al dettaglio delle merci implica un costante e crescente consumo di ener- gia e di suolo, e perciò di emissioni.

Peraltro, la separazione di produzione e consumo pone il problema della valuta- zione dell’impatto delle varie attività sulle emissioni di gas serra e quindi sul cambia- mento climatico. Normalmente i settori di consumo presi in considerazione per valu- tare i loro impatti sulle emissioni globali sono quelli riportati nel grafico seguente.

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ambito Fisico percorso di lettura Scoperta

In oceanografia la corrente oceanica (o corrente marina) è una massa di acqua marina in movimento rispetto all'acqua che la circonda e dalla quale si può differenziare per densità, salinità, temperatura o colore.

L'insieme delle correnti oceaniche dà vita alla circola- zione termoalina, ossia la circolazione oceanica regolata da due importanti fattori quali la differenza di densità dell'ac- qua (a sua volta in funzione di temperatura e salinità) e il vento.

Vi sono vari tipi di correnti marine, classificate in base a diversi aspetti:

• processo formativo (correnti di gradiente, correnti di deriva);

• distanza dal fondale (correnti di superficie, di profondità media e profondità abissali);

• temperatura media interna: calde, correnti superfi- ciali che vanno dall'equatore ai poli; fredde, correnti superficiali che vanno dai poli all'equatore;

• tipo di flusso: orizzontali, correnti che si spostano parallelamente alla superficie; verticali, correnti che si spostano perpendicolarmente alla superficie. Le correnti che vanno dall'equatore ai poli trasportano anche aria calda, come la corrente del Golfo. Le correnti che vanno dai poli all'equatore mitigano le fasce intertropi- cali. Questo tipo di correnti, la cui origine è essenzialmente termoalina, non va confuso con le correnti costiere, la cui genesi è dovuta principalmente al vento e al moto ondoso.

Le correnti marine hanno una notevole importanza anche nella biosfera, poiché:

• condizionano il clima (le correnti calde lo rendono più mite, le correnti fredde favoriscono la deserti- ficazione);

• contribuiscono alla diffusione delle specie vege- tali e animali (trasportando semi e uova di animali a volte anche da un continente all'altro);

• trasportano il plancton (che è alla base della catena alimentare e viene seguito da molti pesci, da cui deriva la pescosità di alcuni mari).

Nel documento Environmental Humanities (pagine 66-68)

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