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Capitolo 2 Il miele in C ina

2.3 Consumo

Attualmente in Cina sempre più quantità di miele, oltre che essere destinate alle esportazioni, vengono prodotte per soddisfare la domanda del mercato interno. La Cina è il Paese più popoloso al mondo, con oltre 1,385 miliardi di abitanti (Baidu baike), e possiede una delle economie in più rapida crescita a livello mondiale: nel 2017 ha avuto un incremento del 6.9% rispetto all’anno precedente (China’s economy grows).

Il rapporto tra il consumo domestico di miele e la sua produzione è stato del 16,94% nel 1992, che nel 2010 è aumentato arrivando ad una percentuale pari a 79,62%, segnando un netto incremento (Song Haiying et al., p. 248). Nel 2001 il consumo interno di miele è stato di circa 145.000 tonnellate e, considerando la popolazione cinese di allora pari a 1,276 miliardi, il consumo pro capite risultava essere di circa 110 grammi. Nel 2012 il consumo interno di miele ammontava a 338.000 tonnellate; dato che in Cina in quell’anno la popolazione contava circa 1,347 miliardi di individui, risulta che il consumo pro capite di miele equivaleva a 250 grammi: questo significa che in dieci anni è più che raddoppiato (Zhongguo fengmi chanye, pp.7-8). Nel 2014 il consumo pro capite di miele in Cina è aumentato a 300 grammi, come riportato nel 12˚ Piano quinquennale nazionale di apicoltura, e nel 2015 il consumo di miele in Cina ha raggiunto le 344.000 tonnellate, seguita dagli USA (240.000 tonnellate) e Turchia (103.000 tonnellate) (Top 10 countries); i dati rendono naturalmente la Cina uno dei più grandi consumatori di miele a livello mondiale.

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Ma quali sono i motivi per cui il consumo di miele in Cina si è così incrementato negli ultimi anni? Generalmente parlando, il livello e le caratteristiche del consumo di cibo in Cina hanno subito degli importanti cambiamenti tra il 2000 e il 2010: in questo periodo è infatti crollato il consumo di cereali, mentre è aumentato quello di cibi di valore superiore, in particolar modo quelli di origine animale (Zhou Zhangyue et al. 2012, p. 39) Un primo motivo che spiega questo crescente incremento della domanda e del consumo di questi prodotti è l’aumento del reddito: una rapida crescita economica e un moderato incremento della popolazione hanno portato come risultato un aumento del reddito dei consumatori, che naturalmente ha comportato una crescita nell’acquisto di cibo di maggior qualità, come ad esempio quello di origine animale.

Oltre alla rapida crescita economica e ad un moderato incremento della popolazione, anche l’urbanizzazione in genere comporta un aumento di reddito ai nuovi residenti, che con il cambiamento vengono esposti ad uno stile di via urbano, incluse le abitudini di consumo. L’urbanizzazione non modifica soltanto il livello di consumo di cibi differenti, ma anche il tipo di cibo consumato; quando un residente in campagna si sposta in città, il suo consumo di cereali e verdure tende a diminuire, facendo aumentare invece quello di altri cibi come ad esempio quelli di produzione animale. Il livello di urbanizzazione in Cina era molto basso alla fine degli anni ’70 del ‘900 (meno del 20%): le riforme economiche hanno portato ad un’accelerazione dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, il cui livello nel 2003 è raddoppiato rispetto al 1980, raggiungendo circa il 40%; nel 2010, invece, il livello di urbanizzazione ha toccato quasi il 50%, indicando perciò come circa il 50% della popolazione cinese vivesse in aree urbane (Zhou Zhangye et al. 2012, p. 40)

L’incremento dell’urbanizzazione in Cina, che negli ultimi anni ha contribuito all’aumento nel consumo di prodotti animali e altri cibi di qualità superiore, unito ad aumenti di reddito, ha comportato naturalmente dei cambiamenti nello stile di vita delle persone: per fare degli esempi pratici, sempre più cittadini cinesi negli ultimi anni hanno iniziato ad andare in vacanza, a cenare al ristorante, a consumare cibi industriali e confezionati. Ancora, i molti scambi culturali internazionali sempre più frequenti negli ultimi anni e la possibilità di avere a disposizione nel mercato locale diverse tipologie di cibo grazie ai migliori canali di trasporto, hanno portato i consumatori cinesi ad interessarsi a più varietà di cibo, in

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particolare a provare cibi appartenenti ad altre culture o prodotti in altri Paesi, incentivandone l’importazione (Zhou Zhangye et al. 2012, p. 42).

Negli ultimi anni, infine, la produzione e la gestione dell’industria del cibo in Cina sono molto migliorate nell’organizzazione, e sono state attivamente promosse dal governo, permettendo al consumatore cinese di avere a disposizione una gamma di prodotti molto più vasta anche attraverso la diffusione di grandi catene di supermercati (Carrefour, Tesco, etc.), tramite cui i consumatori possono fruire di una vastità di prodotti in modo immediato e diretto, incrementandone la vendita e quindi il consumo; relativamente al miele, questo è dimostrato dal fatto che circa il 54% dei consumatori preferisce acquistare miele in grandi supermercati, mentre il 19,3% acquista questo prodotto in supermercati di medie dimensioni e solo il 16% in negozi specializzati, provando l’efficacia dei primi nell’incrementare le vendite (Guanyu fengmi de shichang diaocha).

Una delle principali motivazioni però alla base di questo forte aumento della domanda, della vendita e del conseguente consumo di miele in Cina risiede nella crescente consapevolezza da parte del consumatore cinese dei benefici alla salute che questo prodotto arreca se ingerito regolarmente: dopo le riforme di apertura, lo standard di vita della popolazione cinese è notevolmente migliorato, come anche è aumentata la volontà da parte dei cittadini cinesi di prendersi cura del proprio corpo attraverso alimenti naturali che possono fungere anche da rimedio per la salute. Negli ultimi anni il settore relativo ai prodotti per la salute è infatti diventato uno fra quelli maggiormente in rapida crescita nel mercato interno cinese, che, secondo le statistiche, nel 2010 ha raggiunto i 260 miliardi di yuan; di conseguenza l’industria apistica, il cui prodotto per eccellenza, ossia il miele, è considerato appunto molto efficace per la cura di molti disturbi, ha avuto un’ottima opportunità di sviluppo interno e una grande richiesta a livello di prodotti.

A stimolare il consumo di miele è inoltre l’invecchiamento della popolazione cinese, dato che sono maggiormente anziani di età superiore a 60 anni che, per motivi legati al benessere fisico e alla cura della persona, costituiscono quella fascia di popolazione cinese che acquista più quantità di miele e prodotti affini (Zhongguo fengmi chanye, p. 8). Oltre agli anziani, in Cina sono essenzialmente gli individui di sesso maschile a consumare miele per motivi legati alla salute e al benessere fisico, mentre è stimato che

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quelli di sesso femminile ne facciano uso principalmente per motivazioni legate alla cosmesi e alla bellezza fisica (2014 nian yi yue, p. 1).

In generale, comunque, escludendo coloro che reputano il miele un prodotto salutare per chiunque a qualsiasi età (55,3%), sono in maggior numero i consumatori cinesi di miele che ritengono che questo prodotto sia maggiormente adatto ad un pubblico femminile, sia che sia giovane (18%), di mezza età (21,3%), o anziano (16,7%); le percentuali di consumatori che indirizzano il miele ad individui di sesso maschile sono piuttosto basse (rispettivamente del 2%, 4%, e 9,3%) (Guanyu fengmi de shichang diaocha).

Una ricerca effettuata grazie a “Zhuan Ling Yong”, una piattaforma cinese attraverso cui è possibile elaborare dei sondaggi di mercato, tramite cui sono stati intervistati 950 individui dai 18 ai 70 anni che abitualmente consumano miele, ha inoltre riportato la frequenza di consumo abituale di questo prodotto: dall’indagine è infatti emerso come il 49% degli intervistati consumi miele ogni giorno (tra costoro, il 40% ne assume una volta al giorno, in prevalenza donne, e soltanto il 9% consuma del miele più volte al giorno), come il 39% degli individui fruisca di questo prodotto minimo una volta la settimana, e come soltanto l’11% consumi miele occasionalmente. Grazie a questo sondaggio è possibile osservare come il miele sia un prodotto assolutamente abitudinario nella vita dei consumatori cinesi (2014 nian yi yue, p. 2).

Per quanto riguarda il tipo di miele preferito dagli intervistati, è emerso come il millefiori sia in cima alla classifica, seguito dal miele di Sophora japonica e da quello di acacia; inoltre, il 96% degli intervistati ha manifestato la sua preferenza nell’acquistare miele prodotto internamente, mentre soltanto il 4% è proiettato verso l’acquisto di miele importato, in particolare da Nuova Zelanda (35%), Corea (19%) e Canada (16%) (2014 nian yi yue, pp.

3-4). Come vedremo nel capitolo successivo, infatti, le importazioni di miele, se

confrontate con la quantità di esportazioni o di produzione del medesimo prodotto, sono relativamente esigue.

Per quanto riguarda il prezzo di acquisto del miele, nel momento in cui un consumatore decide di acquistare un barattolo di miele, la sua disponibilità a pagare viene influenzata dal suo livello di consapevolezza riguardo le funzioni benefiche del prodotto, considerata la chiave del marketing (Gao Yun 2017, p. 60): quando un consumatore acquista del miele

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per la prima volta, la sua disponibilità a pagare sarà molto bassa a causa della scarsa conoscenza del prodotto; tuttavia, una volta comprese le funzioni ottimali del miele, aumenterà anche la disponibilità a pagare. In generale, comunque, la maggior parte dei consumatori cinesi non è disposta a spendere eccessivamente nell’acquisto di miele: una buona parte di essi, equivalente a circa il 29,3%, è disposta a spendere mensilmente dai 21 ai 30 yuan, mentre coloro che spendono più di 50 yuan sono relativamente contenuti (6,6%), come anche coloro che ne spendono meno di 5 (8,8%) (Guanyu fengmi de

shichang diaocha).

Ma in base a cosa un consumatore cinese decide di acquistare un tipo di miele piuttosto che un altro? Sempre grazie al sondaggio realizzato tramite la piattaforma “Zhuan Ling Yong”, è emerso che il fattore in primis considerato nell’acquisto del miele è il marchio (28%), e in Cina Baoshengyuan e Wang’s sono i due brand maggiormente in voga, seguito dal sapore (22%), e, a pari merito con il 13%, dalla composizione e dall’efficacia. Fattori come prezzo (4%), varietà di miele (4%), o provenienza (1%) sembrano essere messi in secondo piano (2014 nian yi yue, p. 5). Altre ricerche hanno rivelato ulteriori elementi che i consumatori cinesi reputano necessari per definire un miele di qualità, come ad esempio alta viscosità, elevato valore nutritivo, colore omogeneo, assenza di impurità,

piacere gustativo, etc. (Guanyu fengmi de shichang diaocha).

La domanda di miele quale alimento nutritivo e benefico, quindi, in Cina, è molto ampia, soprattutto negli ultimi anni, ma i consumatori hanno recentemente sottolineato dei fattori che li rendono particolarmente insoddisfatti, quali ad esempio il basso grado di dolcezza, il cambiamento di colore, la presenza di impurità, bassa viscosità, il non raggiungimento degli standard qualitativi, etc., ma soprattutto l’incapacità di distinguere un miele falso da uno autentico, e la certezza di non poter acquistare mai un miele puro, genuino al 100% (Guanyu fengmi de shichang diaocha,). Questo è infatti uno dei motivi che, come vedremo nel capitolo successivo, influisce anche sull’importazione di miele proveniente da altri Paesi, con standard qualitativi più elevati rispetto a quello prodotto internamente.

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