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2.5 Le direzioni tracciate in ambito europeo

3.1.3 La contabilità ambientale

Per quanto riguarda l’ambito della gestione urbana, negli ultimi anni sempre più città ed enti locali in Italia e in Europa stanno lavorando sulla contabilità ambientale, come strumento innovativo di governance per lo sviluppo sostenibile. La contabilità ambientale è un sistema che permette di rilevare, organizzare, gestire e comunicare informazioni e dati ambientali, espressi in unità fisiche e monetarie. Il proposito di affiancare al bilancio economico- finanziario un bilancio ambientale rappresenta certamente un'impresa non facile, soprattutto per il profilo altamente tecnico e specialistico che si richiede, ma è ormai condivisa a livello internazionale la necessità di provvedere all’utilizzo di tale strumento. L’Europa in particolare ne sottolinea già da tempo l’importanza, citandolo nel V e nel VI Piano d’Azione per l’Ambiente nonchè in un’apposita Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2004, e ne ha incentivato la promozione mediante diverse iniziative tra cui il sistema EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) promosso dalla Commissione Europea e ormai ampiamente diffuso, che definisce i requisiti e le modalità di gestione degli impatti ambientali connessi con l’attività svolta da un’organizzazione che mira ad ottenere e mantenere il riconoscimento ufficiale attraverso l’apposito certificato; il sistema Seriee (Système Européen de Rassemblement de l’Information Economique sur l’Environnement) definito da Eurostat, nel cui ambito è stato codificato EPEA (Environmental Protection Expenditure Account), uno specifico conto satellite delle spese per la protezione dell’ambiente.

In Italia dopo diverse proposte di legge si è giunti nel 2007 all’approvazione del disegno di legge delega in materia di contabilità ambientale, che prevedeva “l’istituzione di un sistema di contabilità e bilancio ambientale che integri gli atti di programmazione economico-finanziaria e di bilancio dello Stato, delle Regioni delle Province e dei Comuni, allo scopo di assicurare conoscenza, trasparenza e responsabilità all’azione di governo rispetto ai principi dello sviluppo sostenibile, nell’integrazione delle sue dimensioni

economica, sociale ed ecologica, e di assicurare, altresì, il diritto all’informazione ambientale”. Le successive vicende politiche hanno impedito di dare seguito alla legge delega per cui ad oggi l’Italia è ancora sprovvista di un riferimento normativo in merito. Tuttavia nel frattempo e in maniera assolutamente volontaria sono state avviate delle sperimentazioni interessanti da parte di alcune Amministrazioni locali maggiormente consapevoli e attente rispetto al tema dell'ambiente. In particolare nel 2000 è stato lanciato il Progetto LIFE Ambiente - CLEAR (City and Local Environmental Accounting and Reporting project - Progetto per la contabilità e la rendicontazione ambientale di città e comunità locali), con la finalità, da parte dei 18 Enti locali partecipanti36, di elaborare un metodo condiviso per la costruzione del

documento di Bilancio Ambientale. L’esigenza scaturiva anche dal fatto che tutte le Amministrazioni coinvolte fossero già attive sul fronte della sostenibilità, soprattutto per quanto riguarda la raccolta di informazioni ambientali senza che però queste fossero messe concretamente in relazione con le politiche (ad esempio nei Rapporti sullo Stato dell’Ambiente di Agenda21).

La prima fase del metodo CLEAR è costituita dalla “struttura di rendicontazione” che di definisce sia in base a ciò che l’Ente “deve fare” (ovvero le competenze stabilite dalle leggi), sia in base a ciò che “sceglie fare” (ovvero le proprie scelte politiche rispetto alle tematiche ambientali): nell’ambito di alcune aree di competenza, che rappresentano le principali “macrocompetenze” di cui occuparsi, vengono individuati gli ambiti di rendicontazione, su cui ogni Amministrazione definisce le azioni concrete di cui poi dovrà rendere conto37.

La seconda fase è costituita dal “Piano dei conti”, in cui in base alla struttura di rendicontazione stabilita, si definisce un set di indicatori fisici per poter rendicontare, insieme alle spese monetarie, anche quelle ambientali.

A regime i bilanci ambientali prodotti annualmente devono essere due, uno preventivo e uno consuntivo. Quello consuntivo serve a verificare a posteriori

36 Comune di Ferrara (Capofila), Comune di Bergeggi, Comune di Castelnovo ne’ Monti, Comune

di Cavriago, Comune di Grosseto, Comune di Modena, Comune di Pavia, Comune di Ravenna, Comune di Reggio Emilia, Comune di Rovigo, Comune di Salsomaggiore, Comune di Varese Ligure, Provincia di Bologna, Provincia di Ferrara, Provincia di Modena, Provincia di Napoli, Provincia di Reggio Emilia eProvincia di Torino con la Regione Emilia Romagna e l’associazione internazionale Les Eco Maires.

37

A livello comunale le aree di competenza stabilite dal metodo sono: 1 Verde pubblico, privato e sistemi naturali 2 Mobilità sostenibile e qualità dell’aria 3 Sviluppo urbano sostenibile 4 Risorse idriche 5 Rifiuti 6 Energia 7 Informazione e partecipazione 8 Altri piani ed attività di gestione ambientale.

la spesa ambientale effettivamente sostenuta, gli effetti conseguenti misurati dagli indicatori e quindi nell’insieme l’efficacia delle politiche.

Gli indicatori hanno quindi un ruolo centrale, poiché “servono ai decisori politici per conoscere lo stato dell’ambiente del territorio di competenza e quindi per decidere; per monitorare gli effetti ambientali delle politiche e degli impegni attuati e, infine, per comunicare con trasparenza i risultati della loro gestione agli stakeholder e ai cittadini” (Fonte: Metodo CLEAR, 2003). Ciononostante è importante evidenziare che il progetto non ha voluto porsi tra gli obiettivi quello di sviluppare nuovi indicatori (sebbene fosse auspicabile farlo in base alla necessità di monitorare determinati interventi), né tantomeno di stabilire un set comune da utilizzare per tutte le Amministrazioni coinvolte. Piuttosto si è scelto di attingere ai “giacimenti informativi” che ciascun Ente ha a sua disposizione riordinando, riclassificando ed implementando i dati più significativi per l’elaborazione del proprio Bilancio ambientale. Lo scopo principale è che tali giacimenti, che contengono anche degli indicatori comuni, (per lo più quelli del set ECI), siano capaci di diventare dei veri e propri sistemi informativi locali, ovvero delle banche dati da poter efficacemente consultare per l’elaborazione annuale dei bilanci. Nelle esperienze condotte in questi anni alcune Amministrazioni hanno scelto di inserire nel documento di bilancio anche dei target, mutuati dal Progetto EcoBUDGET dell’ICLEI (finanziato anch’esso nell’ambito del Programma Life), favorendo sempre più l’integrazione dei due metodi. Il metodo EcoBUDGET nasce per essere strumento complementare ai processi di Agenda 21 locale ed è finalizzato all’approvazione di un bilancio di budget ecologico con obiettivi quantificati (per quanto non monetari), che segue le stesse procedure utilizzate per il bilancio economico-finanziario38. Al centro del processo vi è

l’elaborazione di tre documenti chiave: il master budget, la relazione sullo stato dell’ambiente e l’analisi di sostenibilità. Le politiche ambientali prioritarie che si determinano in base ad essi e mediante la partecipazione di stakeholders e cittadini, sono descritte con indicatori di facile comprensione, ognuno dei quali evidenzia tangibili obiettivi di lungo e breve termine. Il processo, come tutti i percorsi di sostenibilità, è circolare, e viene rappresentato in 9 fasi:

Figura 14. Processo di contabilità ambientale EcoBUDGET. Fonte: IDEMS, 2008.

Il Progetto europeo IDEMS (Integration and Development of Environmental Management System) che si è svolto tra il 2005 ed il 2008, ha portato alla pubblicazione delle “Linee Guida per l’integrazione tra bilancio ambientale e sistema di gestione ambientale”, con lo scopo di integrare i sistemi EMAS, CLEAR ed EcoBUDGET, e favorire la gestione ambientale degli enti locali interessati o già coinvolti39.

Un contribuito significativo per l’elaborazione di un metodo condiviso nella redazione di Bilanci ambientali in Italia è stato fornito dall’ISPRA con una recente pubblicazione40, volta a confrontare le esperienze in essere e favorire

la formazione di una normativa comune di riferimento. Una considerazione fondamentale, che vale anche per gli altri strumenti della sostenibilità ed in particolare per la VAS, è che occorre focalizzare l’attenzione non tanto e non solo sul prodotto, quanto piuttosto sul processo di formazione del prodotto stesso. Questo presupposto, che può apparire rischioso nel caso in cui ci si concentri maggiormente sulla procedura trascurando invece gli esiti, va evidenziato perché costituisce uno degli aspetti centrali delle riflessioni già fatte e da fare sulla sostenibilità e sull’uso degli IS nel governo urbano41.

39 Il progetto ha coinvolto nella sperimentazione 4 città: Ravenna (beneficiaria), Ferrara e

Mantova (Italia); Amaroussion (Grecia).

40

ISPRA, “Il Bilancio Ambientale negli Enti Locali. Linee guida”, Manuali e Linee Guida ISPRA, 2009.

41

Considerando le molteplici differenze di modelli di governance, di metodologie adottate e di sistemi informativi disponibili fra le Amministrazioni locali coinvolte, l’ISPRA ha pensato di adottare un approccio modulare, che consente una flessibilità di impostazione utile a favorire la messa a regime del sistema nei tempi necessari a ciascun Ente in base ai propri deficit informativi. Lo schema di metodo proposto è il seguente:

Figura 15. Schema di metodo per il Bilancio Ambientale. Fonte: ISTAT, 2009.

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