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In questo capitolo si cercherà di osservare se la lingua usata dai giovani per scrivere sui social trova delle corrispondenze anche all’interno degli scritti di tipo regolativo prodotti dai ragazzi.

Aspetti grammaticali del LTM

Un primo tratto peculiare del LTM riguarda le cosiddette forme sintetiche, molto diffuse soprattutto per riuscire a far fronte alle esigenze produttive dovute a quella che nel quadro teorico di questo lavoro è stata definita come iperraggiungibilità mediatica. Come osservato da Grasselli (2014) in questo contesto è certamente da sottolineare l'utilizzo di codici omofoni (Lube 6 la migliore!!!) talvolta anche mescolati (4u; xkè). Come non citare poi le abbreviazioni (risp.) o le contrazioni di vocali (cmq). Un altro fenomeno sui generis evidenziato da Gheno (2017) è dato dalle variazioni grafiche, le quali possono essere usate per scopi di sintetici (o ma ke volete?!) o con finalità espressive (Sbanxy paxxa al cubo!).

Ci sono poi quelle che Bonomi (2016) ha definito “strategie comunicative con intenti prosodici” (p.181), di cui fanno parte l'uso delle maiuscole a fini espressivi (NO NO e NO) che sottolineano il tono fortemente irritato dell'enunciato, ma anche l'impiego abusivo della punteggiatura e le ripetizioni di vocali con l'intenzione di rendere l'enunciato più incisivo (andiamo forteeee !!!). Peculiarità lessicali

Per quanto concerne il lessico, il linguaggio giovanile dei social si dimostra molto innovativo e misto. Le peculiarità lessicali più evidenti, come ricorda Grasselli (2014) sono le onomatopee (explBOOOM), l'impiego di forme dialettali o di regionalismi (nun ce tengo a venì), i volgarismi (un trionfo di broccoli, e i broccoli sono, quasi come la merda) nonché l'uso di elementi retorici di cui i più diffusi sono le metafore e le iperboli (se piangi ti si arrugginiscono le guance / ma se tipo

metto lo scotch a terra, la neve attacca).

Ancora Grasselli (2014) ha poi osservato i diversi esempi di linguaggio simbolico, nella cui categoria rientrano le diffusissime emoticon e i simboli (<3). Bonomi (2016) ha inoltre notato l'ampia diffusione di forme tipiche del parlato, come l'uso del ci attualizzante e di forme popolari come sto/sta (sti virus; ma che cavolo c'ha oggi facebook!), così come la dislocazione a sinistra (erano buoni i cannelloni di ieri!).

Anglicismi

Come sappiamo, l'inglese ha assunto lo status di lingua di riferimento in diversi ambiti e diversi settori come ad esempio l'informatica, la musica, l'economia, la comunicazione, ecc. Visto che i social accolgono svariati topic, non sorprende la grande diffusione di termini in lingua inglese. Perlopiù si tratta di termini utilizzati senza alcun adattamento; come ricorda D’Achille (2017) ciò rappresenta una frattura con il recente passato (fino agli anni '90) in cui si erano soliti ricorrere a calchi semantici (skyscraper = grattacielo). L'assenza di adattamenti non ha comunque risolto il problema dell'attribuzione di genere (una mail / un mail) né del plurale (fans o fan).

Oltre a ciò, la maggiore conoscenza dell'inglese ha permesso un aumento nella diffusione di grafemi e fonemi prima estranei alla lingua italiana, il che ha provocato una crescente incertezza nell'uso di alcune lettere all'interno delle parole, come ad esempio l’h o le k (D'Achille, 2017). Dall'inglese hanno preso piede alcuni derivati semanticamente equivalenti come stoppare, mixare, ecc. Per quanto riguarda questi verbi, bisogna dire che in molti casi esisterebbero delle espressioni equivalenti in lingua italiana: la scelta dell'inglese si deve essenzialmente a una maggiore rapidità e velocità impiego. Sempre riprendendo le osservazioni dell’autore sopracitato (2017), altri fenomeni linguistici legati alla lingua inglese sono ad esempio gli accorciamenti (app, memo, ecc.), l'uso di sigle oggi note in tutto il mondo (AIDS), le abbreviazioni (night per nightclub) e le parole

macedonia, cioè formate da pezzi di due o più parole diverse (infotainment). Abbastanza diffusi

nella scrittura in rete sono inoltre i forestierismi e i dialettismi che a seconda dei casi, possono svolgere “funzione ludica, snobistica oppure eufemistica” (D'Achille, 2017, p. 99).

Neologismi

Un altro tratto distintivo dei testi prodotti sui vari supporti mediatici sono i neologismi, di cui se ne riconoscono essenzialmente due tipi: quelli effimeri, immediati e destinati a rimanere impiegati al massimo in una cornice gergale (es. cuorare, stellinare) e quelli invece orientati a essere accolti stabilmente nei dizionari come ad esempio il famoso petaloso (Poggi Salani, Binazzi, Paoli & Torchia, 2017).

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Punteggiatura

Anche nella scrittura sui social la punteggiatura ha subito una forte semplificazione. Tra i fenomeni più importanti Bonomi (2016) sottolinea la quasi scomparsa del punto e virgola, il cui uso tende a ridursi (a ogni livello e in ogni settore) anche nella scrittura cartacea. A svolgere la funzione di segmentazione del testo intervengono, oltre alla virgola e al punto, anche punti esclamativi e interrogativi (molte volte in concomitanza, come ad esprimere una sorta di sorpresa) oppure le emoticon o emoji, collocati quasi sempre alla fine della frase che “finiscono per diventare una particolare forma di punteggiatura espressiva” (Antonelli 2007, p. 149).

Sintassi e assenza di rilettura

La letteratura scientifica inerente alla scrittura dei social è concorde nell'evidenziare una certa

destrutturazione dovuta alle diverse peculiarità del medium su cui si scrive, come ad esempio i

limiti di spazio (di cui twitter, con i suoi 140 caratteri, rappresenta l'esempio più evidente), la rapidità di scrittura (causa prima delle poche possibilità di riflettere su quanto prodotto) nonché la frequente implicitezza dei testi, i quali fanno riferimento a conoscenze condivise tra gli utenti. Queste caratteristiche concorrono inoltre nel provocare un indebolimento dei legami sintattici, inficiando la comprensione dell'atto comunicativo (Bazzanella, 1994).

A livello più generale, mentre il testo scritto, per essere appunto un testo, deve possedere requisiti come la coerenza, la coesione, l’unitarietà nello svolgimento di un tema di fondo, ecc. (Sabatini, 1990) il testo dei social risulta di fatto un elemento isolato che acquista un pieno significato solo se considerato all’interno nel suo contesto (Ferrari, 2014).

Oltre a ciò, non può passare inosservato il progredire di una certa economicità linguistica, che se fino a qualche decennio fa investiva soprattutto la lunghezza e la complessità della subordinazione oppure la tipologia delle clausole usate (vale a dire l'abbandono di frasi verbali a favore di costrutti nominali) va ora estendendosi sempre più verso aspetti morfologici. La separazione delle parole, a cui la scrittura è arrivata gradualmente nel corso della sua storia, sembra oggi messa in discussione: con la diffusione dei vari hashtag (oggi impiegati anche in altri ambiti come i cartelloni pubblicitari o nelle campagne politiche, imponendo di fatto una scrittura senza spazi tra le parole in sequenza) la lingua scritta mostra un ulteriore avvicinamento alla continuità fonica che è propria dell’oralità (D'Achille, 2017). Come osserva ancora D'Achille, sui social lo scritto ha perso alcuni dei suoi tratti tipici, ovvero “il tempo di programmazione anche lungo e la possibilità concessa allo scrivente di intervenire nel testo in fieri, correggendolo e modificandolo” (2017, p. 96). Lo stesso autore evidenzia poi che “il testo affidato alla scrittura può durare nel tempo e raggiungere destinatari lontani; questo spiega perché lo scritto, nelle sue forme tradizionali, ricorra molto di rado alla deissi

spazio-temporale: avverbi come qui, adesso, oggi, ieri e domani sono molto rari perché a distanza di tempo perdono il loro significato” (P. D'Achille, 2017, p. 104).

Lingua dei social e lingua usata nei testi regolativi prodotti: affinità e divergenze.

Una prima grande differenza tra le due categorie sopracitate riguarda l'utilizzo dei deittici spazio- temporali: nei testi regolativi prodotti dagli allievi queste espressioni sono infatti alquanto ricorrenti. In primo luogo, questa frequenza è da ricondursi alla presenza di un contesto di riferimento preciso, che è appunto la ricetta, il gioco, ecc. su cui l'allievo sceglie di scrivere. I deittici permettono di conferire ordine e sequenzialità alle azioni descritte; pertanto, visto il carattere prescrittivo del testo regolativo, la loro presenza non sorprende affatto. Nei testi rilevabili sui vari social invece, buona parte della comunicazione è asincrona, cioè “viene o può venire letta in un momento successivo alla sua creazione e questa distanza farebbe perdere il loro significato” (Gheno, 2017, p. 151).

Per quanto riguarda i tempi verbali, negli scritti telematici redatti dai giovani risulta evidente una certa inclinazione ad accogliere forme più semplici e più tipiche del parlato (es. imperfetto per il congiuntivo). Nel corpus di testi esaminato invece, prevale l'imperativo o comunque altre forme verbali che indicano un comando. Diversamente dai social, in questo contesto non si tratta però di una scelta stilistica, bensì imposta dalla cornice d'uso, subordinata alle finalità prescrittive e regolatrici del tipo di testo che i discenti hanno prodotto.

In termini di coesione e coerenza sintattica, gli scritti presenti sui social sono contraddistinti (come già scritto) da una certa destrutturazione; la necessità di essere rapidi e veloci indebolisce i legami sintattici, il che rappresenta un'ulteriore complicazione nel processo di decodifica di quanto scritto, provocando nell'insieme una sorta di frammentarietà.

Per contro, nel campionario raccolto i testi appaiono perlopiù ben strutturati, soprattutto a livello visivo (es. divisione in capitoli riconoscibili con un contenuto specifico).

Per quanto riguarda la punteggiatura in rete, si può notare una certa tendenza alla semplificazione: il punto e virgola è praticamente scomparso e appaiono nuovi segni a svolgere funzioni interpuntive come ad esempio le emoticon e l'impiego giustapposto e reiterato di punti esclamativi e interrogativi. Entrambi questi due accorgimenti sembrano essere usati per dare una chiave di lettura emotiva del significato letterale dell'enunciato. Nel campionario osservato invece, si fa uso unicamente dei segni di punteggiatura classici (seppur non sempre usati secondo norma); aspetto comune è invece la quasi totale assenza del punto e virgola.

Riguardo al lessico, la diffusa presenza di anglicismi e forestierismi negli scritti su social non trova corrispondenza negli elaborati dei discenti, fatta eccezione per le quattro parole riportate nel capitolo dedicato all'analisi linguistica (ovvero youtube, videotutorial, computer e gateau) che come

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si è visto risultano essere termini irrinunciabili in quanto privi di un corrispettivo in lingua italiana o se esistente, alquanto desueto (computer = cervello elettronico, calcolatore).

Dialettalismi e forestierismi sono assolutamente assenti nelle pagine analizzate. Da una parte, la natura intrinseca dei testi che i ragazzi sono stati chiamati a produrre impone un rigore espressivo non proprio favorevole all'accoglienza di termini fortemente marcati in diatopia. Inoltre, le finalità del testo regolativo, ovvero stabilire regole, dettare prescrizioni e fornire istruzioni spiegano da sé l'incompatibilità con le funzioni ludica, snobistica e eufemistica che invece giustificano la presenza di questi elementi spiccatamente diatopici all'interno dei contributi presenti sui social.

Passando ora alle somiglianze dei due campioni analizzati, dall'analisi dei testi risulta che, nonostante gli allievi avessero due ore scolastiche per redigere il testo, sono presenti errori ortografici piuttosto banali: in molti casi è lecito catalogarli come semplici refusi, mentre in altre circostanze l'eventualità di una certa incompetenza dello scrivente rimane piuttosto fondata (nel corpus di questo studio, l'esempio più evidente è dato dalle diverse voci del verbo cuocere, rese in maniera scorretta in svariati testi. Comune a entrambi i corpora vi è poi la diffusa dimenticanza di accenti e apostrofi. A livello sintattico, sia i testi presenti sui social sia gli elaborati prodotti dagli allievi presentano tendenzialmente un basso grado di subordinazione e la preferenza per l'uso di periodi semplici.

Da ultimo, considerando che molti degli elaborati sono ricette di cucina, ci si poteva aspettare qualche termine in lingua francese, visto che la stessa rappresenta la lingua ufficiale della gastronomia; quest'aspettativa si è rivelata inattesa probabilmente per il fatto che le tracce proposte dal docente erano molto fantasiose e poco reali (vedi allegati) portando quindi indirettamente a escludere l'impiego di un gergo settoriale classico.

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