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I contatti con la scuola e con gli specialisti

4.1 Trasposizione ed analisi dei dati

4.1.6 I contatti con la scuola e con gli specialisti

A parte il caso del Docente 6, per il quale il direttore si era mosso in anticipo, nessun docente ha affermato di aver ricevuto l’aiuto spontaneo da parte di qualcuno. Due docenti su sei hanno spiegato di aver parlato con la docente di sostegno pedagogico, mentre tutti i docenti hanno informato il direttore (se non già informati da lui stesso) o il docente responsabile. La Docente 4 ha atteso il consiglio della docente di sostegno pedagogico prima di agire: “È stata una consulenza esterna, ma lei non è intervenuta direttamente. Abbiamo deciso passo a passo cosa fare, in funzione di come rispondeva la bambina”. In un caso (Docente 2) è stata avvisata l’Antenna di Coordinamento Cantonale per gli Eventi Traumatogeni dell’accaduto, venendo invitata a tenersi pronta per un intervento diretto sulla classe qualora ne fosse stato necessario. Il Docente 6 ha inoltre voluto informare gli insegnanti di sostegno delle scuole medie che avrebbe frequentato la bambina in futuro, al fine di monitorare possibili cambiamenti del carattere importanti, a distanza di anni. Quattro docenti su sei hanno sentito la necessità di essere sostenuti, di non sentirsi soli nel gestire situazioni del genere. “Per me è stato utile non sentirmi da solo ma sentirmi supportato. Mi ha dato del coraggio” (Docente 2).

Tutti i docenti hanno inoltre affermato che nessun bambino è stato seguito da uno psicologo interno alla scuola. Due docenti su sei hanno però confermato la presenza di uno psicologo esterno all’istituto in aiuto ai bambini in questione; “So che gli psicologi hanno gli strumenti per farti parlare, e in questi casi la cosa migliore da fare è parlare” (Docente 6).

La ricerca ha quindi evidenziato come le figure del direttore e del docente di sostegno pedagogico debbano sempre essere informati in casi del genere: questo non significa che il loro intervento sia poi automatico. Inoltre la ricerca ha messo alla luce la presenza dell’Antenna di Coordinamento Cantonale per gli Eventi Traumatogeni, la quale è da contattare se il docente ritiene necessario un supporto esterno verso il bambino, della classe intera, o di sé stesso. Infine i dati mostrano come per i docenti spesso sia significativo sentirsi supportati da qualcuno. Non sentirsi soli è importante. Per quanto riguarda il sostegno di psicologi ai bambini che hanno vissuto situazioni simili, la teoria (Grollman, 2005) afferma che in certi casi tale presenza è fondamentale. La teoria (Grollman, 2005)

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esagerati ed anormali. I dati hanno invece mostrato come tali comportamenti siano stati assolutamente assenti al rientro in classe e nella vita privata dei bambini in questione.

5 Conclusioni

Questo è stato un lavoro che mi ha tranquillizzato nell’ottica di possibili situazioni del genere che potrei trovarmi a dover gestire nel corso del mio futuro professionale. Aver sentito più racconti in merito mi ha permesso di acquisire conoscenze che mi potrebbero aiutare nella gestione di un lutto grave nella mia classe. Ovviamente il mio desiderio è di non dovermi mai trovare a dover affrontare situazioni del genere; ma in caso dovesse capitare, ora sento di avere degli strumenti in più.

Questa ricerca mi ha dato una visione realistica di come i bambini potrebbero reagire alla morte di un loro genitore, facendomi comprendere l’importanza di avere sempre pronte attività e strumenti per l’intervento diretto sul singolo o sulla classe e metterli in atto non appena la necessità della classe o del bambino in questione lo richiedessero.

Si è trattato di una ricerca che mi ha permesso infine però di affrontare una tematica che spesso è evitata, a volte nemmeno mai pensata o immaginata, ma che, tutti potremmo trovarci a dover gestire. È stato importante osservare come nella maggior parte dei casi i bambini coinvolti direttamente nel lutto ricerchino spontaneamente la normalità e la quotidianità della vita scolastica. In situazioni simili, la maggior parte dei docenti ha scelto di non modificare sostanzialmente il proprio comportamento ed atteggiamento nei confronti di questi allievi, in quanto, a loro parere, cambiamenti importanti del modo di relazionarsi con loro avrebbe potuto destabilizzare quella normalità della quale essi necessitavano e stavano ricercando. Il docente dovrebbe sempre aspettare, osservare e comprendere se un intervento in materia sia necessario oppure no. Infatti, se la necessità dell’allievo e della classe sono quelle di ottenere la normalità e la quotidianità al più presto, il docente dovrebbe optare per proseguire il suo percorso didattico con la classe come programmato prima del lutto.

Il modo in cui il docente affronta il tema con il bambino orfano di un genitore, secondo i docenti intervistati, non deve essere differente rispetto all’approccio utilizzato con il resto della classe, a differenza di quanto ipotizzato precedentemente alle interviste. Esistono però attività che si possono svolgere a “grande gruppo” e che possono aiutare a superare il momento di tristezza, oltre che ad introdurre il tema della morte. Per i bambini l’importante in questi casi è l’esternare le proprie emozioni, parlare, condividere con tutti i propri pensieri e sentirsi ascoltati, capiti, uniti agli altri. Tale obiettivo potrebbe essere raggiungibile mediante la lettura di determinati libri, come “Il cerchio magico” (Tamaro, 2010), “Mio nonno era un ciliegio“ (Nanetti, 1998) e “Mattia e il nonno” (Piumini, 1999) ed altri, dai quali il docente può poi far nascere una discussione ed uno scambio di

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che entrano in gioco in quei frangenti. Tali strategie sono state suggerite da più docenti. Esistono quindi, come ipotizzato, metodi concreti per affrontare il tema con la classe; la differenza sta nel metterle in atto solamente quando la situazione lo richieda e non automaticamente ad ogni circostanza.

I dati raccolti mi hanno quindi permesso di affermare che le mie ipotesi di ricerca, nella maggior parte dei casi, non sono state del tutto confermate. Il preconcetto che un tema così delicato debba sempre essere trattato in situazioni del genere è stato smentito: anzi, i dati affermano che tale necessità spesso non nasce nei bambini. È quindi probabile che il docente, in caso di morte di un genitore di un allievo della propria classe, non si trovi ad affrontare il tema con il singolo o l’intera classe. La ricerca ha inoltre segnalato, l’importanza di essere veritieri nei confronti dei bambini quando ci si trova di fronte al tema della morte; giri di parole risultano essere controproducenti, frasi di circostanza come “è andato in cielo, è partito, è un angioletto” sono risultate essere del tutto fuori luogo. Il linguaggio del docente dovrebbe quindi essere chiaro, esprimendo la verità dei fatti, facendo però attenzione a calibrare adeguatamente l’uso di determinati vocaboli a seconda del tipo di bambini con il quale egli ha a che fare. La ricerca ha infine smentito l’ipotesi inerente l’intervento automatico del docente di sostegno o di uno psicologo verso il bambino direttamente coinvolto in un lutto simile. Tali figure possono intervenire in casi simili, ma solamente se le necessità del bambino sono tali. È comunque opportuno informare il direttore ed il docente di sostegno pedagogico; sentirsi sostenuti è sempre importante per un docente in simili circostanze. In relazione alle mie prospettive future credo di essere maggiormente informato della vastità degli elementi che entrano in gioco nella gestione di una situazione simile. Sono consapevole di chi devo interpellare, come potrei agire, ma soprattutto quando potrebbe essere necessario intervenire e quando, invece, sarebbe controproducente.

Questo lavoro potrebbe permettere di portare avanti successive ricerche in ambito educativo, ad esempio andando a raccogliere testimonianze di docenti che hanno agito direttamente sulla classe, affrontando il tema della morte perché le esigenze degli allievi lo richiedevano, analizzando così le circostanze nelle quali tali interventi sono stati messi in atto. Si potrebbe inoltre andare a verificare quali elementi hanno fatto sì che nascesse nei bambini la necessità di affrontare il tema della morte.

6 Bibliografia

- Botturi, L., Totti, G., (2011) Corso teorico SUPSI DFA, Introduzione alla Ricerca in

Educazione, formazione di base del secondo anno, 2011-2012.

- Fitzgerald, H., (2002). Mi manchi tanto! Come aiutare i bambini ad affrontare il lutto. Molfetta: Meridiana.

- Goleman, D. (1995). Intelligenza emotiva, Milano: Rizzoli.

- Greenberg, Ph.D. & Mark, T., (2010). Emozioni a scuola: perché e come la scuola si

dovrebbe occupare delle emozioni dei bambini?. Pennsylvania: State University.

- Grollman, E. A., (2005). Perché si muore? Come trovare le parole giuste: un dialogo tra

genitori e figli. Milano: Red Edizioni.

- Mariano, S. (2007). La ricerca qualitativa; principi e metodi. Roma: Aracne.

- Sunderland, M. (2005). Aiutare i bambini… a superare lutti e perdite. Attività

psicoeducative con il supporto di una favola. Trento: Erickson.

- Vignati, R. (a cura di). A scuola dalle emozioni. Disponibile in:

http://digilander.libero.it/dibiasio.neoassunti/TEMATICA5/Disabilita/scuola%20emozioni.pdf Visitato il 24 ottobre 2012.

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6. Allegati

6.1 Intervista

1 Informazioni sul caso

1.1 Quanto tempo fa gli è capitato di vivere l’esperienza della morte di un genitore di un proprio allievo/a? Se le è capitato più di una volta, mi può elencare la lista dei casi? A quale caso si riferisce in questa intervista?

1.2 L’allievo era maschio o femmina? Il defunto era il padre o la madre? 1.3 Di che cosa è morto il genitore?

1.4 In caso di morte per malattia, essa è durata per molto tempo? 1.5 Che classe frequentava l’allievo? Quanti anni aveva all’epoca? 1.6 Da chi è stato informato lei del decesso del genitore?

2 La reazione successiva alla notizia

2.1 Quali emozioni ha provato? Come ha reagito alla notizia? 3 I contatti con la famiglia

3.1 Ha preso Lei contatto con la famiglia una volta appresa la notizia? Se sì, come mai? O è stata la famiglia a contattarla dell’accaduto?

3.2 La famiglia le ha chiesto qualcosa di particolare inerente le informazioni da dare al bambino o i comportamenti da adottare nei suoi confronti? Che cosa?

3.3 Dopo qualche tempo ha avuto ancora degli scambi con la famiglia? Come mai? Se sì, da chi sono stati richiesti?

3.4 Che emozioni sono entrate in gioco al momento di parlare con la famiglia dell’accaduto? È meglio mostrare no nascondere le emozioni forti?

4 Il maestro e l’allievo

4.1 È stato difficile riflettere sul come parlare dell’accaduto alla classe ed al bambino direttamente coinvolto?

4.2 Il bambino ne ha parlato? In che modo? Come mai? In quali occasioni e con chi (con la classe, con i compagni, con lei,…)?

4.3 Il docente ha sollevato l’argomento con l’allievo o è stato l’allievo ad esprimere il bisogno di parlarne?

4.4 In che modo ha affrontato il tema con il bambino direttamente interessato? Se il bambino non gliene ha parlato, lei ha sollevato l’argomento? In che modo? Come mai?

4.5 Ha avuto contatti fuori dalla classe con il bambino? Come mai? Come si è comportato in quel caso?

4.6 Quali emozioni ha provato nei momenti di classe successivi alla morte del genitore (rientro in classe, discussioni con il bambino e la classe)?

4.7 I suoi atteggiamenti e comportamenti con il bambino sono cambiati? In che modo?

4.8 Il bambino ha manifestato un cambiamento del modo di relazionarsi con gli altri e con lei? In quali termini? Come ha agito lei nei suoi confronti e nei confronti della classe in questo caso? 4.9 Per affrontare questo tema con il bambino coinvolto quale linguaggio ha utilizzato? Vi sono parole più adatte rispetto che ad altre in una situazione simile? Quali?

5 Il docente e la classe

5.1 Ha informato lei la classe del decesso e della situazione? In quale modo? 5.2 Quali emozioni ha provato lei?

5.3 Come hanno reagito gli allievi? Con quali emozioni?

5.4 Ha parlato con la classe di come comportarsi con il bambino al suo rientro? Che cosa ne è emerso? Quale approccio è stato definito con il resto della classe? Sono arrivate proposte interessanti da parte degli allievi?

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5.6 Ha utilizzato strategie/attività particolari per affrontare il tema (es: lettura di libri che avvicinano i bambini al tema della morte). Quali? Le può descrivere? Come mai?

5.7 Ha evitato di svolgere determinate attività successivamente all’accaduto? Quali? Come mai? 5.8 L’approccio che il docente adotta nei confronti del bambino coinvolto direttamente è differente rispetto a quello da adottare con il resto della classe? Se, sì, in quali termini e limiti?

È giusto che il docente mostri alla classe le proprie emozioni di tristezza in situazioni simili? È giusto lasciarsi andare?

6 I contatti con la scuola e con gli specialisti

6.1 Si è rivolto a qualcuno all’interno dell’istituto scolastico per avere un aiuto? Se sì, a chi? Qualcuno si è offerto di aiutarla?

6.2 Che cosa le è stato suggerito di fare? Le è stato di aiuto? In che misura?

6.3 Ha sentito il bisogno di sentirsi supportata da altre persone per gestire il momento con la classe, nella vita privata e con il genitore rimasto? In quali termini?

6.4 Ha gestito la situazione con il bambino supportato da specialisti (psicologi, sostegno, eccetera)? Se sì, in quale misura hanno aiutato il bambino coinvolto e l’intera classe?

6.5 In che misura per lei è stato importante essere informato causa che ha portato il genitore alla morte?

7 Suggerimenti e consigli

7.1 Ha ancora contatti con l’allievo? (Se accaduto diversi anni fa)

7.2 Ha avuto occasione di riparlare con lui o con la famiglia della morte? (Se accaduto diversi anni fa) In quali occasioni? È stato difficile? Perché?

7.3 Pensa di avere usato la strada migliore per gestire il caso o, ripensandoci, si comporterebbe diversamente? Se diversamente, in quali termini?

7.4 Quali consigli darebbe ad un docente che si trova a dover gestire una situazione di questo tipo?

6.2 Intervista Docente 1

1 Informazioni sul caso

1.1 Quanto tempo fa gli è capitato di vivere l’esperienza della morte di un genitore di un proprio allievo/a? Se le è capitato più di una volta, mi può elencare la lista dei casi? A quale caso si riferisce in questa intervista?

Inizio con una premessa: i lutti che ho avuto nella mia classe risalgono uno al 1980 e uno al 1983. Nessuno di noi era mai stato informato o istruito su come comportarsi in situazioni del genere, quindi sono andato un po' a naso, molto con il cuore, e forse in modo poco sistematico. Mi riferisco ad entrambi i casi.

1.2 Gli allievi erano maschi o femmine? I defunti erano i padri o le madri?

Si trattava di due maschi. Ed erano morte, in entrambi i casi, le madri.

1.3 Di che cosa sono morti il genitori?

Si tratta di due suicidi.

1.4 Che classe frequentavano gli allievi? Quanti anni avevano all’epoca?

Uno la quarta elementare, l'altro la seconda elementare. Quindi dieci ed otto circa.

1.5 Da chi è stato informato lei del decesso dei genitori?

Sono stato informato del decesso, in entrambi i casi, dai padri. Quindi non dall'autorità.

2 La reazione successiva alla notizia

2.1Quali emozioni ha provato? Come ha reagito alle notizie?

Si reagisce con molto stupore soprattutto perché ci si trova di fronte ad un suicidio e non di fronte una morte naturale o a un incidente. Ti trovi anche a riflettere e a farti delle domande sul perché una persona arriva a compiere dei gesti così estremi. Premetto, due famiglie che stavano bene, sia economicamente, sia a livello di salute.

3 I contatti con la famiglia

3.1 Ha preso Lei contatto con le famiglie una volta appresa la notizia? Se sì, come mai? O sono state le famiglie a contattarla dell’accaduto?

La famiglie mi ha annunciato il decesso, poi io ho ripreso contatto con loro e sono andato a trovarli. Sono andato in casa.

3.2 Le famiglie le ha chiesto qualcosa di particolare inerente le informazioni da dare ai bambini o i comportamenti da adottare nei loro confronti? Se sì, che cosa?

No, assolutamente no. Lo scopo non è quello di spettegolare, ma di dare un'informazione chiara, sia ai bambini direttamente coinvolti, sia ai compagni di classe di questi bambini. Mi ricordo però che avevo detto alle famiglie che avrei avuto un occhio molto più attento sulla reazione che avrebbero avuto entrambi i bambini in classe, sia nei rapporti con me sia nei rapporti con i

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padri. Ho chiesto ai padri di spiegarmi costantemente il comportamento dei bambini a casa, in modo che, se necessario, un aiuto da un qualche psicologo si sarebbe sempre potuto richiedere.

3.3 Dopo qualche tempo ha avuto ancora degli scambi con le famiglie? Come mai? Se sì, da chi sono stati richiesti?

Vi sono stati sicuramente degli scambi ma sinceramente ora non ne ricordo i dettagli.

3.4 Che emozioni sono entrate in gioco al momento di parlare con le famiglie dell’accaduto? È meglio mostrare no nascondere le emozioni forti?

Sicuramente un grandissimo dispiacere, sia verso le madri, sia verso i loro figli. Trovo sia importante condividere la propria tristezza sincera con la famiglia colpita dal lutto.

4 Il maestro e l’allievo

4.1 È stato difficile riflettere sul come parlare dell’accaduto alle classi ed ai bambini direttamente coinvolti?

Non è stata una passeggiata, non avevo nessuna competenza e conoscenza in materia. Mi sono quindi fidato del mio istinto, ti dico la verità. La prima cosa da fare era comunque parlarne alle classi, quindi io ho annunciato ai genitori che cosa avrei detto alla classe; ho spiegato che avrei detto ai ragazzi che era morta la mamma di un loro compagno di classe ma che assolutamente non ne avrei spiegato la causa. Con i bambini abbiamo cercato di essere i più naturali possibili, senza togliere il momento della festa della mamma a scuola.

4.2 I bambini ne hanno parlato? In che modo? Come mai? In quali occasioni e con chi (con la classe, con i compagni, con lei,…)?

Che io mi ricorda nessuno dei due ne ha mai parlato spontaneamente.

4.3 Il docente ha sollevato l’argomento con gli allievi o sono stati gli allievi ad esprimere il bisogno di parlarne?

I due bambini non mi hanno mostrato il bisogno di parlarne ed anche io non ho sollevato il discorso davanti a tutta la classe. Ho lasciato piuttosto che il tutto venisse vissuto in modo naturale.

4.4 Ha avuto contatti fuori dalla classe con i bambini? Come mai? Come si è comportato in quel caso?

Mi ricordo che come padre mi ero messo a disposizione per aiutare queste famiglie ed accogliere i figli in determinati momenti delle giornate successive in caso di bisogno. Cosa che poi mi sembra non sia avvenuta però.

4.5 Quali emozioni ha provato nei momenti di classe successivi alla morte dei genitori (rientro in classe, discussioni con il bambino e la classe)?

Inizialmente dispiacere, ho cercato di agire con il cuore. Ma poi piano piano la situazione si è stabilizzata.

4.6 I suoi atteggiamenti e comportamenti con i bambini sono cambiati? In che modo?

La quotidianità non è cambiata secondo me. Come già detto prima, viene un po' più spontaneo d'essere un po' più attento verso il bambino direttamente coinvolto dalla morte di un genitore. Ma però, malgrado questo, si deve cercare di essere il più naturale possibile. Magari al posto di riprenderli cinque volte li riprendevo quattro volte, ma non bisogna cambiare drasticamente i rapporti nei loro confronti. Ovviamente, se dopo un evento traumatico, uno di questi bambini inizia ad essere eccessivamente provocante, avrei detto" smettila" e poi avrei cercato di capire il perché di questa sua reazione; non bisogna far finta di non vedere. Anche per quanto riguarda il lavoretto per la festa della mamma, non bisogna aver paura di affrontare questo passo, basta spiegare che la mamma ora non c'è più fisicamente, ma rimane il ricordo. L'argomento è sicuramente da affrontare senza aver paura di queste cose.

4.7 I bambini hanno manifestato un cambiamento del modo di relazionarsi con gli altri e con lei? In quali termini? Come ha agito lei nei loro confronti e nei confronti delle classi in questo caso?

All'inizio (parlando del bambino del primo caso, di quarta elementare) è stato un po' più distratto, un po' più svogliato. Ma della morte non me ne ha mai parlato. Però posso dire che pian piano è migliorato; ovviamente a me vien da dire "apparentemente". Poi non puoi mai sapere dentro di lui che cosa passasse veramente. Però mi vien da dire che la situazione si è stabilizzata, i bambini sono tornati alla normalità. ricordo che il papà aveva un assunto una donna alla pari, quindi una figura femminile che in un certo limite sostituiva la mamma. Quindi questo forse l'ha aiutato. Io ho

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